lunedì 4 luglio 2016

Mother's day

Mother's day è pieno di luoghi comuni, di parodia tipica della famiglia tradizionale americana, di banali gag viste e straviste, di personaggi femminili stereotipati: la mamma lavoratrice, quella gay, la ventenne che sostituisce la biologica nei weekend. Un'accozzaglia di fatui avvenimenti e intrecci tra le storie corali interpretate da attori di calibro quali Julia Roberts, Jennifer Aniston, Kate Hudson, che non sortisce che un flebile sorriso e l'amarezza di non aver potuto cambiare canale col telecomando (perché nemmeno sul divano di casa si godrebbe dell'imbarazzante senso dell'umorismo di bassa qualità della pellicola). Madri che fanno le seducenti con l'ex equivocando la proposta maschile di parlare senza figli per una ipotetica avance a riscaldare la minestra quando altro non è che la confessione dell'avvenuto secondo matrimonio con un'altra, più giovane e più bella; madre in carriera che ha abbandonato la figlia avuta in adolescenza ma che ha composto un album di foto ricordo con le stampe mandate ogni anno dai genitori adottivi (e che è lì pronto ad essere sfogliato dalla donna insieme alla figlia ritrovata); la madre mentitrice, sposata con un uomo indiano tenuto nascosto alla famiglia razzista; la madre gay che ha adottato il bimbo della compagna; l'ex militare vedovo di una moglie soldato in guerra con due figlie a carico che non si dà pace per sé e per loro. Tono comico saputello a tutti i costi, estetica ovviamente upper class, villette a più piani con giardino, palestra e work-out quotidiano per mantenere tonico quel corpo che deve sempre aderire ai canoni da modella, anche over forty. Scardinare i topos americani wasp è, ben evidentemente, impossibile e non è certo prerogativa di Garry Marshall, regista pluriottantenne (Pretty woman, Capodanno a New York per citare due titoli cinematografici; Happy days, tra i primi capolavori di prodotti seriali televisivi, negli anni Sessanta), ardire a cotanta impresa, come d'altronde non ha mai preteso di fare.
Dalla sceneggiatura e dal progetto produttivo il film aveva gli elementi tutti a posto, appesi lì perfetti nel carattere Helvetica su carta bianca stampata da ink laser jet: Julia Roberts, per sempre nei ricordi del pubblico come prostituta redenta dalle infinite gambe fuoriuscenti dalla mini vertiginosa, i riccioloni liberi al vento e il suo sorriso ingenuo da duecento denti; Kate Hudson, degna figlia di sua madre Goldie Hawn (ma dal viso più neutro), eterna trentenne onnipresente in tutte le commedie americane degli ultimi dieci anni, dal trash al ricercato, smile tutto fossette, il fisichetto elegante racchiuso in shorts jeans stile Seventies, sovente in ruoli che la declinano come la bella white anglo-saxon protestant che fa molto sport per non cedere alla gravità ineluttabile del tempo, battuta sempre pronta, sospiri di delusione, disillusione, nuova illusione nel credere all'amore; Jennifer Aniston (che presto sarà irriconoscibile per via del botox e simili), divorziata in forma, felice di mostrarsi in tutine da gym aderenti, bicipiti gonfi e piedi scalzi ben curati (hai voglia a pedicure con il cachet guadagnato da ogni pellicola); la giovane sosia di Julia Roberts quando aveva vent'anni, Brit Robertson (tò, anche di nome, suonano uguali), tutta moine, dolcezze, lacrime quando di dovere. I ruoli maschili di contorno - Jason Sudeikis, Timothy Olyphant, Hector Elizondo - sono classiche figurine adesive su personaggi scritti a tavolino, aderenti meteore dell'universo femminile, giustapposizioni simboliche del perché le donne diventano omosessuali, zitelle inacidite, donne single in carriera con un dolore racchiuso dentro al cuore. Nel mondo reale essere una madre vuol dire un sacco di cose orrende, disgustose, difficili, in cui sentirsi perdute, incapaci, desiderose di essere altrove, lontano mille miglia dalla prole generata: tutto ciò qui non appare, nemmeno di striscio, perché non è glam, non è chic, non è bello da vedere né da dire.

(Mother's day); Regia: Garry Marshall; sceneggiatura: Lily Hollander, Tom Hines, Matt Walker, Anja Kochoff Romano; fotografia: Charles Minsky; montaggio: Bruce Green, Robert Malina; musica: John Debney; interpreti: Julia Roberts, Jennifer Aniston, Kate Hudson, Jason Sudeikis, Timothy Olyphant, Hector Elizondo; produzione: Mike Karz, Wayne Rice, Daniel Diamond, Brandt Andersen. Howard Burd, Mark DiSalle; distribuzione: 01 Distribuzione; origine: USA, 2016; durata: 118'



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