Prima di arrivare al fulcro di questo meraviglioso film inglese, Urban Hymn, non si può non partire dal notevole regista che l'ha diretto. Michael Caton-Jones, dopo aver studiato alla NFTS (National Film and Television School) di Londra, ha iniziato presto la propria carriera registica nel corso della quale ha diretto, tra gli altri, diverse star hollywoodiane del calibro di Liam Neeson, Jessica Lange e Tim Roth. Famoso inoltre per aver scoperto il talento del giovane Di Caprio, scegliendolo non a caso per il cast del film This Boy's Life (1993), basato sulle memorie dello scrittore Tobias Wolf, Caton-Jones, prima di dedicarsi a Urban Hymn, si è dedicato anche all'ambiente televisivo firmando la regia della mini-serie in otto puntate World Without End.
Arrivando al suo ultimo prodotto audiovisivo possiamo effettivamente constatare che si tratta di un profondo dramma che, sullo sfondo delle rivolte estive britanniche del 2011, racconta la parabola ascendente, dalla violenza di strada alla redenzione attraverso la musica, della bella diciassettenne protagonista Jamie, ribelle per natura domata dalla grandezza di un'assistente sociale che nel suo lavoro di catarsi sulla ragazza ci mette veramente tutto il corpo e tutta l'anima. La poesia di Jamie che esce pian piano dalla droga, dallo sballo e dalla perdizione è tutta ambientata nel sud-est di Londra e vede come controcanto l'amicizia sentita e morbosamente malata di Leanne, l'unica rimasta accanto a Jamie dopo la morte della madre tossicodipendente. Ma il cordone ombelicale, soprattutto quando lega tra loro un passato troppo pesante per far spazio al presente e un futuro troppo bello e promettente per essere vero, va tagliato. E a volte, per farlo, bisogna trovare il coraggio sia fisico che psicologico di scontrarsi frontalmente con tutto quello che distanzia se stessi dai propri sogni…
La musica come vocazione. La musica come salvezza. La musica come passione. La musica, come filtro d'ascolto e di lettura delle chiavi emotive più intime di ogni essere umano, regna nel cinema cosiddetto “urbano”, quello in cui si unisce di proposito il mondo della strada a quello delle alte aspirazioni artistiche di coloro i quali desiderano raggiungere il cosiddetto “American Dream” sulla scia di note che possano veramente cambiare la vita. Da sempre una colonna portante della settima arte, da Sister Act (Emile Ardolino, 1992) a Whiplash (Damien Chazelle, 2014, vincitore di ben tre Premi Oscar nel 2015, tra cui quello per il Miglior Attore Non Protagonista conferito al superbo J. K. Simmons), passando attraverso La leggenda del pianista sull'oceano (Giuseppe Tornatore, 1998), 8 Mile (Curtis Hanson, 2002), School of Rock (Richard Linklater, 2003) e Jersey Boys (Clint Eastwood, 2014), la musica non solo entra prepotentemente a far parte della bellezza sia estetica che visiva del cinema ma, soprattutto, diventa spesso e volentieri il vero e proprio personaggio principale, caratterizzando in modo profondamente diegetico non solo il genere del musical, ma anche tutti gli altri tipi di film in cui, senza di essa, non si raggiungerebbe neanche lontanamente lo stesso apice emozionale.
(Urban Hymn) - Regia: Michael Caton-Jones; Soggetto: Michael Caton-Jones; Sceneggiatura: Nick Moorcroft; Fotografia: Denis Crossan; Montaggio: Istvan Kiraly; Musiche: Tom Linden; Scenografia: XXX; Costumi: Rob Nicholls; Interpreti: Kate (Shirley Henderson), Jamie (Letitia Wright), Leanne (Isabella Laughland), Ian Hart (Ian Wilson), Steven Mckintosh (David Linton); Produzione: John Sachs, Andrew Berg, Neil Chordia, Daniel Toland per Eclipse Films (Regno Unito) e Dashishah Global Production SA (Svizzera); Distribuzione internazionale: Metro International Entertainment (Regno Unito); Origine: U.K., 2016; Durata: 114'; Web info: http://ift.tt/2ajbnSe
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