Il 7 agosto del 1974 il funambolo francese lasciò il mondo a bocca aperta camminando su un filo d'acciaio teso tra le due Torri Gemelle di New York.
Si chiama The Walk. Vorrebbe dire la camminata; la passeggiata. E di passeggiate come quella che racconta, oggi ne avremmo un bisogno infinito, immane. Non solo per uscire di casa con lo spirito leggero, ma per quello che quella passeggiata ha significato per lo spirito di tante persone nell'oramai lontano 1974.
Il film che si chiama così l'ha diretto nel 2015 uno tra i più liberi e spericolati tra i registi hollywoodiani, il Robert Zemeckis di Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Cast Away e di Polar Express, la cui familiarità con gli effetti speciali era qui vertiginosamente fondamentale.
La trama di The Walk, quella di una storia vera
The Walk racconta la storia di un signore francese che si chiama Philippe Petit, che nella vita fa il funambolo, l'artista di strada, lo scrittore. Un signore che oggi ha 70 anni (ne compirà 71 nell'agosto del 2020) e che ne aveva 25 nel 1974, quando - dopo aver compiuto analoghe imprese nella natia Francia e in altri luoghi del mondo - realizzò quella destinata a farlo entrare nella leggenda: tendere un cavo d'acciaio tra le cime delle due Torri Gemelle del World Trade Center di New York (sì, quelle che dopo l'11 settembre 2001 non esistono più), a 417 metri d'altezza dal suolo, e fare quello che sapeva e sa fare meglio di chiunque altro: camminare su quel cavo, avanti e indietro per 45 minuti, lasciando il mondo col fiato sospeso e a bocca aperta. Il tutto, ovviamente, in maniera clandestina, organizzando un piano degno delle più elaborate rapine della storia - lo stesso Petit usava la parola "colpo" per la sua operazione - per entrare in segreto nelle Torri con i suoi complici e le sue attrezzature, e per poter fissare il pesantissimo cavo sul quale doveva camminare tra la vetta degli edifici, distanti tra loro oltre 60 metri.
Il crimine artistico del secolo
L'impresa di Petit è stata definita "il crimine artistico del secolo". L'idea di attraversare un cavo teso tra le Torri Gemelle gli venne, come racconta anche il film di Zemeckis, quando lesse un articolo sulle Torri - allora ancora in costruzione - pubblicato su una rivista mentre era nella sala d'attesa del suo dentista. Nel corso dei sei anni che passarono dall'idea alla sua esecuzione, però, Petit non rimase col le mani in mano (o coi piedi troppo piantati per terra), divenendo famoso e incorrendo in numerosi problemi di carattere giudiziario camminando tra cavi tesi tra le guglie delle cattedrale di Notre Dame a Parigi, o tra i piloni dell'Harbour Bridge di Sydney, in Australia.
Quando terminò la sua esibizione newyorchese, che aveva ipnotizzato passanti e attirato l'attenzione di tv, radio e giornalisti, Petit venne arrestato. Ma la portata del suo gesto - che non è stato un semplice gesto artistico e atletico, d'equilibrismo, ma qualcosa di più profondo, filosofico, metafisico e perfino spirituale - spinte la procura newyorchese a far cadere le accuse, tramutando la condanna di Petit nell'obbligo di esibirsi al Central Park per i bambini di New York, su un cavo teso sopra il lago oggi noto come Turtle Pond, e allora noto come il Belvedere. E la Port Authority of New York & New Jersey gli concesse un pass a vita per l'Observation Deck delle Torri Gemelle.
Dall'impresa di Petit a The Walk
Il film di Robert Zemeckis è a oggi solo l'ultimo tassello di un percorso che racconta e tramanda l'impresa di Philippe Petit.
Nel 1984 Sandi Sissell aveva realizzato sui fatti del 1974 un film documentario di mezz'ora intitolato High Wire, che contava su "Glassworks" di Philip Glass come ipnotica colonna sonora. Nel 2003 uno scrittore di nome Mordicai Gerstein ha pubblicato un libro illustrato per ragazzi, vincitore della Caldecott Medal, intitolato "The Man Who Walked Between The Towers", e con lo stesso titolo due anni dopo fu realizzato un cortometraggio animato che ha vinto diversi premi.
L'opera cinematografica più importante che racconta l'impresa di Petit tra le Torri Gemelle rimane però Man on Wire, uno splendido documentario di James Marsh che la racconta nel dettaglio coi toni del thriller. Il film di Marsh, ammirato in tutto il mondo, venne premiato con l'Oscar nel 2009: sul palco per ricevere il premio, assieme a Marsh, salì lo stesso Petit, che ringraziò l'Academy per aver "creduto nella magia", fece sparire una moneta che teneva tra le dita e tenne la statuetta in equilibrio sulla sua fronte e sul suo mento.
Nel 2002, all'indomani degli attentati che distrussero le Twin Towers, fu lo stesso Petit (autore di svariati libri, tra i quali segnalo il bellissimo "Trattato di funambolismo" edito in Italia da Ponte delle Grazie) a scrivere un memoriale sulla sua impresa intitolato "Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo", anche questo dello stesso editore), che è servito da base per la sceneggiatura di The Walk.
The Walk: il trailer del film di Robert Zemeckis
Man on Wire: il trailer del documentario di James Marsh
Joseph Gordon-Levitt, il Philippe Petit di The Walk
Per interpretare Philippe Petit in The Walk, Robert Zemickis ha fortemente voluto Joseph Gordon-Levitt, l'attore americano di film come (500) giorni insieme, Inception, Looper, Lincoln e Snowden, che proprio da quest'ultimo film di Oliver Stone non vediamo sul grande schermo.
Così il regista aveva raccontato a Comingsoon.it la sua scelta:
Il lavoro di casting per me è differente per ogni film, non seguo un metodo specifico, se non quello di avere delle buone vibrazioni con gli attori che ho visionato alla fine della giornata. Guardi alla carriera di un interprete, e se ancora non ne ha guardi l’audizione che ha sostenuto, e lo vedi immediatamente nella parte. Io mi connetto in questo modo con loro, cerco la schiettezza e la passione, qualcosa che poi condivideremo durante le riprese. Con Joseph è andata esattamente così, era la mia prima scelta per il ruolo di Philippe perché ha grandi abilità fisiche e una clamorosa padronanza del francese. Oltre a questo ha un interesse sincero per le arti fisiche come l’acrobazia, sapeva davvero cosa stavamo facendo.
Per prepararsi al ruolo, Gordon-Levitt ha lavorato, oltre che con Zemeckis, anche con Philippe Petit in persona. Quando venne alla Festa del Cinema di Roma per presentare The Walk al pubblico italiano, questo è quello che Petit aveva raccontato sul suo lavoro con l'attore americano:
Quando ho saputo quale attore mi avrebbe interpretato ho insistito coi produttori, anche se mi hanno dato solo otto giorni di tempo, e gli ho detto “ti insegnerò e l’ottavo giorno potrai camminare sul filo. Lui mi ha guardato stupito, ma abbiamo iniziato con una linea per terra (cosa molto più difficile) poi su un filo sempre più alto e alla fine sono andato da Zemeckis e gli ho detto “è pronto”. Più che altro volevo che avesse l’eleganza, lo spirito, la passione del mio modo di camminare sul filo. Ci sono stati ovviamente degli stuntman ma in molte scene il corpo e i piedi sono proprio quelli di Joseph Gordon-Levitt.
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