sabato 28 marzo 2020

Ipotesi di complotto: le teorie della cospirazione sono vere e divertono, ma solo al cinema


Oggi più che mai è necessario relegare nelle due ore di durata di un film ogni complottismo.

Negli ultimi tempi, complici i social e le fake news da un lato, e certe derive incontrollate si parte dell'establishment socio-economico mondiale, i complottismi sono all'ordine del giorno. Ci sono in Italia e non solo importanti movimenti d'opionione e perfino politici che sono nati e prosperati gettando, con propaganda più o meno diretta, benzina sul fuoco di chi vedeva teorie della cospirazione e manovre para-massoniche ovunque, e credeva alle favole sulla condensa che si forma dietro ai motori degli aerei, sui Protocolli dei Savi di Sion, sulla non sfericità della Terra, sulla presunta ricostruzione dello sbarco sulla Luna, e altre assortite amenità che riguardano questo o quell'altro aspetto della vita pubblica.
Oggi più che mai, di fronte all'emergenza sanitaria mondiale che stiamo vivendo, sarebbe necessario smetterla di stare appresso a queste fantasiose teorizzazioni (specie se riguardano l'origine del Covid-19) alle notizie non confermate o palesemente false fatte diventare virali in rete.
E invece, pare che in giro ci siano in gran parte emuli di Jerry Fletcher, il tassista newyorchese complottista e paranoide interpretato da Mel Gibson in Ipotesi di complotto, thriller diretto nel 1995 dal Richard Donner che con Gibson aveva girato Arma letale.

In film di Donner, va detto, è piuttosto divertente. Sceneggiato da Brian Helgeland, vede Julia Roberts recitare al fianco di Gibson come protagonista femminile, e con lei nel cast c'è anche Patrick Stewart, che in questo caso non è il Capitano Picard di Star Trek ma un inquietante scienziato al soldo della CIA.
Già, perché in buona sostanza quella di Ipotesi di complotto è la storia di un teorico della cospirazione più che vagamente borderline che scopre sulla sua pelle che tutto quello che teorizzava e temeva è vero, e che in passato era stato uno dei soggetti sottoposti al Progetto MKULTRA, allo scopo di farlo diventare un killer dalla volontà completamente piegata a quella dell'Agenzia.
Poi, ovviamente c'è tutto il resto della storia, con il personaggio della Roberts che cerca di aiutarlo a salvarsi da questi agenti segreti cattivi e tutto quello che ci si può aspettare da un thriller hollywoodiano.

E però, facessero attenzione, i Jerry Fletcher di casa nostra, o aspiranti tali. Perché Ipotesi di complotto è un film, e la realtà è ben diversa da quella dei film. Altrimenti io, o voi, potremmo essere ad esempio dotati dei poteri dell'Uomo Ragno, o voi quelli di far innamorare bellezze come Brad Pitt o Scarlett Johannsson, o di viaggiare ai confini dello spazio incuranti delle possibilità realmente offerte dalla scienza, o magari avere la sfortuna di imbatterci in creature mostruose come vampiri e lupi mannari.
Come dite? Il progetto Progetto MKULTRA è esistito davvero? Certamente. Ma, a parte che le tecniche di controllo mentale non prevedevano la formazione di killer professionisti, sarete d'accordo con me che contrapporre fumose teorie complottiste a evidenze scientifiche oggettive, come quelle che riguadano la forma sferica del nostro pianeta, o il tracciamento dell'origine del Covid - 19, è qualcosa di completamente diverso.

Poi certo, sono d'accordo con voi sul fatto che, in Italia come nel mondo, le élite che ci hanno governanto non sono sempre state propriamente dei modelli di onestà e trasparenza, e che non abbiano fatto granché per conquistarsi e meritarsi la nostra fiducia.
Cerchiamo però di non buttare alle ortiche secoli di sviluppo del pensiero razionale e scientifico, le conquiste dell'Illuminismo, il superamento di superstizioni. Cerchiamo di non abbandonarci alle sirene delle dicerie e del sentito dire, e di ripeterle meccanicamente, nemmeno nel caso dei gossip di cronaca rosa.
E lasciamo che le nostre velleità avventuroso complottiste si sfoghino guardando Ipotesi di complotto, o qualche altro film del genere, lasciando così che le nostre paure più irrazionali vengano sublimate e esorcizzate. Poi, terminati i titoli di coda, vale sempre quel vecchio adagio, che proprio al cinema ci hanno insegnato: "It's only a movie".



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