Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2017, Suburbicon diretto da George Clooney è un film con Matt Damon e Julianne Moore che attraverso lo humour nero fa un ritratto scioccante e razzista della provincia americana anni 50.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2017, il film di George Clooney che racconta una storia atroce usando le tonalità della commedia nera, purtroppo si ispira a fatti realmente accaduti. Suburbicon è il titolo della sceneggiatura scritta da Joel e Ethan Coen che Clooney si è ricordato di avere su uno scaffale del suo ufficio, impilata insieme a tante altre. I fratelli cineasti che con lui hanno lavorato in Fratello dove sei?, Prima ti sposo, poi ti rovino, Burn After Reading e Ave Cesare!, gli avevano spedito questo script nel 1999, ma fu una delle storie che non vennero prodotte semplicemente perché altre passarono avanti. Non facciamo infatti nessuna difficoltà a riconoscere la mano dei Coen nella stesura della narrazione, comunque rivista dallo stesso Clooney e dal suo socio e produttore Grant Heslov.
Suburbicon: la storia vera a cui si ispira il film di George Clooney
Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, gli Stati Uniti vissero il boom economico che ebbe il suo momento d'oro negli anni 50. Nacquero i famosi agglomerati suburbani che garantivano a tutti una villetta di proprietà, con garage e giardino, strade pulite e sicure e quella parvenza di agio che faceva sentire tutti bene, creando adorabili comunità con il vicinato. Almeno questo in apparenza. La media borghesia americana iniziò a stabilirsi in questi sobborghi, un buon lavoro si trovava senza difficoltà e crearsi una famiglia era il traguardo di arrivo del sogno americano. "Sì, ma se eri bianco” precisa Clooney. “La cosa divertente che abbiamo fatto in questo film è stato rimuovere quella patina della perfetta vita casalinga per vedere quanto le cose possano degenerare”.
“George e io abbiamo sviluppato la sceneggiatura basandoci sugli avvenimenti che si verificarono a Levittown, Pennsylvania”, dice Heslov. “Nel corso delle nostre ricerche, George ha scoperto un documentario del 1957 intitolato Crisis in Levittown, la vera storia di quanto accadde a William e Daisy Meyers, la prima famiglia afroamericana a trasferirsi a Levittown”. “Il giorno stesso in cui i Meyers arrivarono, il postino credette che la sig. Meyers fosse la domestica e le chiese se la sig. Meyers era in casa”, racconta Clooney. “Quando lei rispose di essere proprio la sig. Meyers, il postino continuò il suo giro casa per casa chiedendo a tutti... Avete incontrato i vostri nuovi vicini? Prima di sera si erano radunate circa 500 persone che gridavano insulti razziali, sventolavano bandiere confederate e davano fuoco a una croce”.
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La storia di Suburbicon scritta da Coen "era una commedia/thriller con temi simili a quelli di Fargo e Burn After Reading" spiega il regista. "Sono personaggi che ispirano compassione e che purtroppo prendono pessime decisioni. Abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto realizzare qualcosa di un po’ meno divertente e molto più cupo e ci è sembrato il momento giusto per un film arrabbiato”. È quel punto che George Clooney ha avuto l’idea di prendere la sceneggiatura già pronta di Suburbicon e ambientarla a Levittown nella settimana in cui vi i Meyers prendono casa e vi si trasferiscono.
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