Come tanti miei coetanei, con Bruce Willis io ci sono cresciuto.
Prima con Moonlighting, il telefilm che interpretava assieme a Cybill Shepherd, formando una coppia tanto formidabile e affiatata sullo schermo quando elettrica e impossibile nella vita reale: i due si odiavano, infatti.
E poi, ovviamente, con il primo Die Hard (da noi intitolato Trappola di cristallo), che era e rimane un filmone indimenticabile, e poi con tutti i sequel, e con quello che è venuto col successo: il Falò delle vanità depalmiamo, il folle La morte ti fa bella di Zemeckis, e poi ovviamente Pulp Fiction e Il quinto elemento e Il sesto senso e via discorrendo.
Sono di quelli, però, che pensano che John McLane non si batta, non ci sono Tarantino, Terry Gilliam, Walter Hill o Wes Anderson che tengano.
Bruce Willis è e rimarrà sempre John McLane, il personaggio che assieme al Martin Riggs di Mel Gibson ha rappresentato l'apice dell'action hollywoodiano venato di commedia tra gli Ottanta e i Novanta del Novecento.
E però, forse, c'è un'eccezione.
C'è un film al quale forse voglio ancora più bene che ai Die Hard (anche se non è difficile voler bene a qualche film più che agli ultimi due capitoli della serie). Un film nel quale Willis interpreta un ruolo, e delle battute, che non hanno niente da invidiare a McLane, e al suo "Yippee-ki-yay, motherfucker". Un film che catturava alla perfezione, ancora più di Die Hard, la malinconia che si celeva dietro il sarcasmo cinico e il sorriso amaro di Willis. E quel film è L'ultimo boy scout.
Che, col senno di poi, alla luce delle notizie recenti ha anche un sottotitolo amarissimo che recita "Missione sopravvivere".
L'ultimo boy scout Willis l'ha girato nel 1991, quando già, grazie ai primi due Die Hard, era una superstar amatissima in tutto il mondo.
Il copione - venduto alla cifra record, per allora, ma ancora elevatissima, di un milione e 750mila dollari - era firmato da Shane Black, quello che aveva già scritto il primo Arma letale, e che poi avrebbe diretto Iron Man 3, per dirne uno. Ma anche Kiss Kiss Bang Bang.
Il regista era Tony Scott, quello che i maligni indicano come il fratello bravo di Ridley e che i cinefili più seriosi invece giudicano il fratello scemo, ma che è stato uno che, finché era vivo, l'action l'ha preso e rigirato come un calzino.
Produttore era il potentissimo Joel Silver.
E poi c'era Damon Wayans, che faceva la spalla di Willis.
La lavorazione, pare, fu disastrosa. Tutti litigavano con tutti. Willis con Wayans, Willis con Scott, Black con Scott e Silver e tanti altri incroci ancora. Black riscriveva di continuo. Scott rigirava. Il montaggio fu un'impresa titanica, e se ne venne fuori solo grazie a Stuart Baird.
Tutti si lamentavano, e Black e Scott sostenevano che il copione originale fosse molto meglio del film finito.
E però.
E però L'ultimo boyscout è bello anche perché sgangherato, sgangherato e stropicciato e imperfetto come Joe Hallenbeck, il personaggio di Willis, ex agente dei servizi segreti diventato un investigatore privato semi alcolizzato con la moglie che lo tradisce col suo migliore amico, assunto per proteggere una spogliarellista (era Halle Berry) che viene ammazzata e poi impegnato di per scoprire chi l'ha fatta fuori facendo coppia, di malavoglia, col volenteroso fidanzato di lei.
Joe Hallenbeck, quello che dice cose come "l'acqua è bagnata, il cielo è blu, e le donne hanno i segreti", o come "credo nell'amore e credo anche nel cancro", o "l'ho finita la dignità", ma soprattutto come "mi devi fare accendere, e ti ammazzo se mi tocchi".
Tra le altre cose che diceva Joe Hallenbeck nel film, c'era anche che se usciva vivo da quella storia, dalla storia del film, si sarebbe messo a ballare la giga, che poi è una danza popolare. E ovviamente Joe usciva vivo da quella storia, e si metteva a ballare la giga, sopra i riflettori di uno stadio gremito, ripreso dalle telecamere e trasmesso sui maxischermi, con la folla che acclamava.
Ecco: sarebbe bello immaginare che oggi, dopo tutto quello che siamo venuti a sapere, Bruce Willis, anche senza telecamere e maxischermi, anzi senza telecamere e maxischermi, potesse mettersi da una parte e ballare la giga per festeggiare l'esito positivo, il più positivo possibile, di una storia davvero brutta.
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