venerdì 24 gennaio 2020

The morning show (Stagione 1) - Teste di Serie

«L'America ama me. Per cui io ho in pugno l'America!»
(Alex Levy)

LA FALSA BELLEZZA

Dal 1941 a oggi, Orson Welles ce lo ha ripetuto un milione di volte: la stampa, quello dell'informazione, è un potere che deve essere sfruttato per raccontare la verità e non per prendersi gioco di essa; non per prendersi gioco di chi, grazie alla verità raccontata dagli organi di stampa, tiene viva l'informazione stessa.

Dall'ormai celebre “caso Weinstein” a oggi, la storia recente ha traghettato nelle piazze e dietro gli schermi di tutto il mondo il feroce movimento femminista #MeToo, feroce nella sua volontà di portare alla luce senza alcun compromesso di sorta gli abusi e i soprusi patiti dalle donne schiacciate e violentate – mai termine fu più “appropriato” – dallo strapotere machista dell'Occidente moderno; una crociata irrefrenabile che, a suo modo, ha generato addirittura una marea montante di isteria, portando quasi allo svilimento nervoso ogni tentativo di approccio e rapporto interpersonale in ambito lavorativo.

Di tutto questo e molto altro parla The morning show, serie di punta della neonata Apple Tv+, servizio streaming della “mela di Cupertino”, ideata per dar battaglia sul mercato alle concorrenti Netflix, Amazon Prime Video e compagnia cantante.

Ideata da Jay Carson e affidata a un cast di prim'ordine, tra cui spiccano le due protagoniste Jennifer Aniston e Reese Whiterspoon - superba e col dente avvelenato la prima, vulcanica e dai nobili intenti la seconda -, la serie pone l'accento con vigore su due temi centrali: la grande responsabilità di trasmettere la verità in capo a chi elabora e detiene un servizio di informazione e l'elaborazione spesso conflittuale, impari e meschina dei rapporti tra colleghi sul posto di lavoro. Entrambe legate l'una all'altra e irrimediabilmente in contrasto.

Tuttavia, il punto di forza dell'intera serie, nonché a suo modo leva narrativa grazie alla quale viene smosso l'acquitrino stagnante dal quale si diramerà l'azione, coincide con la pecora nera Mitch Kessler, anchorman sfrontato e persistente come un perenne sentore di minaccia, interpretato da un vorace Steve Carell, mattatore sullo sfondo di una tragedia annunciata. È il “suo” Mitch l'orco scelto per emulare le codarde conquiste di Harvey Weinstein – per altro espressamente citato, come doveroso per un prodotto che affonda le proprie radici in un contesto sociale veritiero e verosimile; è il “suo” Mitch la folata di vento in tempesta utile a scoperchiare un vaso di Pandora nel quale sono racchiuse le pericolose ambizioni e i giochi di potere dei protagonisti in gioco, pian piano portate alla luce da una sceneggiatura puntuale e sempre in tono con le evoluzioni-involuzioni dei personaggi stessi.

Se Mitch Kessler rappresenta il lato oscuro del varietà, del successo e dell'immagine di un'America apparentemente perfetta – impossibile non pensare a primo impatto al cannibalesco e arrivista sistema capitalistico-professionale a stelle e strisce – la determinata Bradley Jackson di Reese Whiterspoon è il suo perfetto contraltare: pomposo e subdolo il primo, sincera e generosa la seconda, in grado di condurre perfino l'intraducibile Alex Levy della Aniston verso un sentiero di lucida redenzione.

Ma, nonostante il chiaro intento di porre i riflettori sull'esigenza di osservare e recepire con maggior attenzione ai dettagli le correlazioni personali-professionali nate nell'ambito di un qualsiasi contesto professionale, quindi maggiormente soggetto a scalate gerarchiche e conflitti ideali – e l'ascesa e la caduta sentimentale del rapporto amoroso tra il metereologo Yanko/Néstor Carbonel e l'assistente Claire/Bel Powley ne è un esempio demistificatore – The morning show pone in conflitto due differenti modi di svolgere il lavoro di giornalista: da una parte l'artificio, la finzione dietro lo schermo messa in scena dai due conduttori e dall'altra, la verve, la sfrontatezza nella ricerca della verità e il sacrificio e l'abnegazione affinché questa venga condivisa con gli occhi e le orecchie dei lettori/ascoltatori, perpetrata dalla stoica Bradley. Da uno schermo televisivo, a quello di qualsiasi dispositivo con cui accedere a Youtube, per poi espiare ogni peccato di nuovo dietro lo stesso schermo da cui era stata incubata tanta falsità. Ecco come The morning show chiarisce con una netta presa di coscienza il valore rivelatorio del quinto potere, mettendo a contrasto le miriadi di possibilità di cui i mass media possono avvalersi per veicolare a loro preferenza anche la più minuta informazione, macchinando e snaturando la veridicità dei fatti.

The morning show ci dice che è sacro compito di chi l'informazione la crea e la sfrutta quello di dipendere e salvaguardare chi è in dovere e in diritto di recepirla. È la verità ciò che conta, nel bene o nel male, nella rinascita o nella distruzione. Così come fu per Harvey Weinstein, ma pur sempre nella misura di quello che solo la verità non manipolata può e deve raccontare.

(The morning show); genere: drammatico; showrunner: Jay Carson; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 10; interpreti: Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Steve Carell, Billy Crudup, Mark Duplass, Gugu Mbatha-Raw, Néstor Carbonell, Karen Pittman, Bel Powley, Desean K. Terry, Jack Davenport; produzione: Media Res, Echo Films, Hello Sunshine; network: Apple TV+ (U.S.A., 1 novembre-20 dicembre 2019), Apple TV+ (Italia, 1 novembre-20 dicembre 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 60' per episodio; episodio cult prima stagione: 1x08 - Lonely at the top (1x08 - In vetta si é soli); 1x10 - The interview (1x10 - Il silenzio della verità)



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