domenica 26 gennaio 2020

Litigi d'amore con Kevin Costner e Joan Allen: il film diverso da come te l'aspetti


Litigi d'amore, scritto e diretto da Mike Binder, è una storia sulla negatività di fronte alla vita, più che una commedia romantica.

Litigi d'amore (2005), scritto e diretto da Mike Binder, è un film con Kevin Costner e Joan Allen, tre volte nomination all'Oscar per Nixon, La seduzione del male e The Contender. A partire dal titolo italiano, passando per i trailer che furono diffusi, è facile farsi un'idea di una commedia romantica un po' leggera, una narrazione che inneggia alla prospettiva per donne di una certa età di incontrare sulla propria strada un affascinante Kevin Costner. Questo lungometraggio si è rivelato in realtà per chi scrive una curiosa sorpresa, perché il suo tema di fondo è ben diverso e molto più spietato.

Partiamo dal titolo originale: Litigi d'amore s'intitola in realtà "The Upside of Anger", cioè "Il lato positivo della rabbia". Quantomai curioso e ironico per una commedia romantica. In effetti la protagonista Terry (Allen) è una iena: abbandonata dal marito senza una spiegazione (lei sostiene sia fuggito con una sospetta segretaria in Svezia), è arrabbiata col mondo e rende la vita impossibile alle sue quattro figlie, che invece vorrebbero ormai abbracciarlo. Nella vita di Terry entra il vicino di casa, l'ex-giocatore di baseball ora diventato DJ, il Denny portato sullo schermo da Costner. Tutto il racconto è costruito su una tensione costante tra la positività di fondo di Denny, recepita dalle ragazze come un dono che è stato loro negato negli ultimi tre anni, e la negatività di mamma Terry, anche verso lo stesso Denny.

La genialità di Binder, che si riserva il ruolo del bruttino Shep, producer di Denny e fidanzato quarantenne (malvisto) di una delle ragazze, è in due elementi che rendono il film molto più profondo di quel che sembra. Una è il registro della scrittura, che punta sì a strappare un sorriso, però mai a scapito di una caratterizzazione realistica e plausibile dei personaggi, tanto che i momenti di tensione e dramma non appaiono mai incollati per principio, ma coerenti con le sfumature che l'autore cerca. Il secondo elemento, potentissimo, è nel colpo di scena poco prima del finale, non fine a se stesso ma nodale nel portare Terry e noi stessi ad aprire gli occhi su un'amara verità dell'esistenza. Proseguite solo se non siamo riusciti a stimolare la vostra curiosità e avete sventuratamente deciso di non dare una chance a "Litigi d'amore".

Terry scopre che il marito Grey non le aveva affatto abbandonate: era tragicamente caduto e morto in un pozzo nascosto della loro tenuta. Il cadavere è scoperto quando vengono avviati dei lavori. Il senso ultimo del film ci si rivela nella sua pienezza: Terry aveva scelto di default l'interpretazione più negativa per lei, senza nemmeno attivare ricerche, rivelando a se stessa e agli altri la propria insicurezza. Comprende quanto la sua visione del mondo sia stata egocentrica e quanto il prossimo meriti uno straccio di fiducia in più. La rivelazione è concettualmente anticipata prima nel film, dallo sfogo di Denny contro Terry, al cinico rifiuto di lei alla prospettiva di un nuovo matrimonio e di una nuova felicità.
Un film da rivalutare... o forse da valutare sul serio per la prima volta. 



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