mercoledì 3 maggio 2017

La notte che mia madre ammazzò mio padre

Una commedia nera tra Agatha Christie e il Vaudeville, diretta con mano graffiante e piuttosto felice da una donna, Inés Paris, che smorza i toni eventualmente più caustici di una regia al maschile, a tutto vantaggio della credibilità di un plot intelligente e sottile che riserva almeno un paio di colpi di scena riusciti e godibili, insieme a un altro paio di appena più costretti dalla volontà di aggiungere polvere al botto finale, e quindi promossi anche questi: è La notte che mia madre ammazzò mio padre, e arriva dalla Spagna, dove ha fatto registrare incassi stellari al botteghino, dopo aver portato a casa il premio del pubblico al Festival di Malaga. La regista, fin dalle confusionarie e sgangherate sequenze iniziali, mostra subito di puntare tutto sull'effervescenza dei dialoghi e dell'affiatamento perfetto del cast, lasciando briglia sciolta agli attori scegliendo di seguirli e inquadrarli con una macchina da presa volutamente mobilissima e famelica di ogni dettaglio che aggiunga pepe e zolfo all'ingegnosa spirale di eventi generata all'interno di una famiglia allegramente “allargata”, tra ex e nuovi mariti, mogli e amanti, con relativa prole figliata dagli uni e dalle altre. La scena del “delitto”, perché ogni giallo che si rispetti deve avere il suo morto ammazzato, è la casa di uno scrittore di romanzi di gialli, che ha appena terminato di vergare una sceneggiatura cinematografica. La sua ex moglie, che fa la produttrice, ha invitato per cena un notissimo attore argentino, appena atterrato da Buenos Aires, per convincerlo ad accettare la parte del protagonista. A fare gli onori di casa è l'attuale moglie del romanziere, attrice non più giovanissima ma di notevole avvenenza, dalla carriera incerta e mai baciata dal successo. A metà serata piombano all'improvviso l'ex marito della moglie del romanziere con una sua recente ed esplosiva fidanzatina… Da qui ha inizio un gioco di finzioni e di messe in scena in cui tra essere e apparire nessuno sa quello che sa l'altro, che si rivela più sagace di quanto non sembri, addirittura squisitamente “cinematografico”, visto che al cinema, in nome di quella complicità che si stipula tra lo spettatore e lo schermo, il gioco non è poi così dissimile. Tra tutta la assortita e felice parata di attori (chissà nel doppiaggio italiano quanto andrà perso della mordacità e della pirotecnica musicalità dell'originale spagnolo) vanno citate le grazie muliebri della splendida Belén Rueda, che il pubblico italiano ha già conosciuto in Mare dentro, Con gli occhi dell'assassino, e The Orphanage, sulle cui pirandelliane duttilità di interprete molto puntano l'argomento del film, e un po' tutto il film stesso. Avviso: non si ride a squarciagola, né a crepapelle, ma l'ora e mezza vola in stato di grazia, e al mezzo sorriso fisso che accompagna l'intera visione si abbinano sopracciglia aggrottate da una divertita e costante curiosità.

(La noche que mi madre mató a mi padre); Regia: Inés Paris; sceneggiatura: Inés Paris, Fernando Colomo; fotografia: Néstor Calvo; montaggio: Ángel H. Zoido; musica: Arnau Bataller; interpreti: Belén Rueda, Eduard Fernández, Diego Peretti, María Pujalte, Fele Martínez, Patricia Montero; produzione: LA NOCHE MOVIE, SANGAM FILMS; distribuzione: EXIT media; origine: Spagna, 2016; durata: 93'



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