lunedì 29 ottobre 2018

Festa del cinema di Roma - Green Book

Green book è uno di quei film che ci entri aspettandoti qualcosa di già visto, una sequenza di immagini prevedibili senza stupore né empatia né braccioli della poltrona stretti con rabbia dai palmi chiusi, e invece ti trovi davanti con stupore a una messa in scena inusuale, raccontata in maniera classica ma coinvolgente ai massimi livelli. Il libro verde del titolo deriva dal The Negro Motorist Green Book, la guida stradale che segnalava in giro per l'America i (pochi) locali accoglienti nei confronti di persone di colore. Ambientato nel 1962, le prime immagini raccontano il Copacabana, nightclub di New York, dove l'eco del proibizionismo, della malavita dominante, della superiorità del più forte la fanno da padroni. Tony Villalonga è un buttafuori dal nervo facile e l'occhio lungo: sa come ingraziarsi le persone giuste. Tony, per gli amici Tony Lip, e dottor Donald Shirley sono due uomini di mondo: il primo nato nel Bronx da famiglia italoamericana conosce la realtà della strada, in cui la legge del più forte vige sovrana; il secondo, musicista di grande talento scoperto nel ghetto da un bianco all'età di quattro anni e mandato a studiare (primo nero) in Unione Sovietica, colorato nella pelle ma educato, raffinato, dal lessico forbito come un aristocratico wasp. Una coppia improbabile unita dall'emergenza: alla chiusura del Copa Tony si trova senza lavoro con famiglia da mantenere, bisognoso di uno stipendio (non può procacciarsi 50 dollari ogni giorno mangiando ventisette hotdog in una sfida al pub), Shirley, un musicista che sta per partire per un tour di concerti con il suo trio attraverso gli Stati del Sud, dall'Iowa al Mississipi a cui manca un autista pronto a tutto. Il colloquio di lavoro è esilarante: l'afroamericano vestito con una lunga tunica etnica, servito da Amit un maggiordomo indiano, in una casa straripante di oggetti preziosi provenienti da ogni parte del globo, siede su un trono circondato da trofei, come zanne di elefante, cristalli portafortuna, monili: il loro linguaggio usa vocaboli incomprensibili all'altro, ma una miccia di stima reciproca negli occhi si accende in quel primo incontro. Giocando sul doppio paradosso di un italoamericano intrinsecamente discriminatorio e razzista e di un nero che non conosce le sue radici, arrivando quasi a rinnegarle, il film stuzzica provocando e fa sorridere empatizzando con entrambi i protagonisti. La trama ha il suo crescendo e uno svolgimento previsto sin dall'inizio, attraverso una discesa agli inferi voluta e cercata dal nero perché “Il genio non basta, ci vuole il coraggio per cambiare i cuori”, come dirà il musicista sovietico componente del trio a Tony, come motivazione del viaggio da parte di Shirley. Insegnando l'uno all'altro una dignità declinata in modi differenti, sporcandosi le mani mangiando pollo fritto (le cui ossa si buttano dal finestrino della macchina in corsa poiché biodegradabili, ma non il cartone della coca-cola), scrivendo sotto dettatura del colto pianista lettere mirabilmente romantiche alla moglie, chieste specificamente da lei alla partenza (“costano meno delle chiamate tra stato e stato”), convivendo nella stessa cella di provincia prima di venire scarcerati su intervento di Bobby Kennedy. On the road, buddy movie, romanzo di formazione, manifesto per una pacifica e gratificante integrazione razziale, Green Book è tante cose in una: dialoghi serrati e comici fuori luogo, struttura che alterna emotività e realismo, recitazione di grande qualità (Viggo Mortensen convincente nel suo accento stropicciato di parole italiane, Mahershala Ali, spettacolare mix di puzza sotto il naso e fragilità commossa). Spassoso il gioco di parole tra Pittsburgh e Titsburgh, città di seni, in cui Tony si aspetta di trovare nella città le donne più procaci del paese. Ispirato alla storia vera dell'amicizia tra i due uomini durata tutta la vita, fino al 2013 quando morirono a pochi mesi l'uni dall'altro. Godibile e consigliabile: un film per tutti

(Green book); Regia: Peter Farrelly; sceneggiatura: Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga; fotografia: Sean Porter; montaggio: Patrick J. Don Vito; musica: Kris Bowers; interpreti: Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Don Stark, Sebastian Maniscalco; produzione: Jim Burke, Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga, Charles B. Wessler;distribuzione: Universal; origine: Stati Uniti; durata: 130'



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