venerdì 31 agosto 2018

A Star is Born: recensione dell'esordio alla regia di Bradley Cooper che recita al fianco di Lady Gaga


Ci sono film figli di un patto chiaro fra creatività. È questo decisamente il caso, spinto all’evidenza assoluta, ma anche reso credibile da una chiara sincerità di fondo, di A Star is Born. Il ritorno/remake di un classico canovaccio del cinema americano, quello della scoperta di un talento musicale nascosto nell’anonimato di una vita molto comune, nasce dalla passione di Bradley Cooper per la musica, e per questa storia, e dalla speculare passione di Lady Gaga per la recitazione. La regia è l’esordio del quattro volte nominato all'oscar, che ha reso il suo ruolo, quello dello scopritore, almeno tanto importante quanto quello della stella che nasce. Se Lady Gaga si è affidata all’esperienza dell’attore Cooper, quest’ultimo si è lasciato consigliare dalla grande cantante. 

“Tanta gente ha talento, la differenza la fa se hai qualcosa da dire”, dice il cantante Jackson Maine, con look, capelli, barba e anche voce roca che rimandano a Eddie Vedder, quando ascolta per caso la giovane cameriera Ally, performance occasionale in un piccolo locale, durante una serata drag queen. “Devi essere te stessa, metterti a nudo, se vuoi durare”, aggiunge nel momento in cui la sua protetta, e nel frattempo amata, sta per esplodere con l’album d’esordio. 

Un'ossessione per la sincerità, per la musica che deve venire dal cuore, onnipresente nel film, tanto da insistere rispetto alla storia originale su alcune scene e svolte narrative drammatiche. Le parabole dei due artisti si muovono in versi opposti: lui è una stella che sta soccombendo all’abuso di alcol e droghe, lei è appunto nascente e da spaventato bruco vogliosa di spiccare il volo come farfalla. I due si incrociano, ritrovando una comune fragilità e l’amore per la performance pura, quella figlia dell’urgenza di comunicare, di dire cose che si sentono nelle viscere. 

Non sembra casuale, però, l’adattamento delle storia alle caratteristiche della Gaga performer, non solo cantante. Il cantautore senza fronzoli Jack inizia a vedere con sospetto l’aggiunta di orpelli estetici propugnati dal giovane manager molto in voga di Ally, che vuole lanciarla con ballerine, capelli platino, balletti e un personaggio più in linea con i gusti pop attuali. Chissà che non sia un percorso di autoanalisi anche per l’amante dell’eccessivo Lady Gaga, brutto anatroccolo che si nasconde dietro maschere e coreografie, che forse proprio grazie ad Ally potrebbe rendersi conto come sia al suo massimo senza trucco, aiutata solo dalla sua voce e dal suo indubbio carisma, quello che trasforma il talento in una formula magica per pochi eletti. Il film lo dimostra, anche grazie a una delle migliori performance di Cooper, cantante dalle insospettabili capacità.

Sono loro due che rendono A Star is Born qualcosa di più rispetto a una (ben nota) storia convenzionale di ascesa e caduta di due artisti alle prese con la celebrità, spesso poco in sintonia con il talento. 



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