domenica 19 giugno 2022

I migliori film presentati al Tribeca at Home 2022

Con il ritorno progressivo alla normalità dopo la pandemia i festival cinematografici stanno proponendo forme sempre più ridotte delle edizioni “virtuali” che hanno contraddistinto questi ultimi due o tre anni, tanto che il prossimo Toronto Film Festival ha deciso di eliminarla per tutto. Il Tribeca Film Festival in questo senso non ha fatto eccezione, regalando al pubblico e alla stampa che hanno scelto di “rimanere a casa” un cartellone meno folto dello scorso anno, ma non per questo non meno interessante. Eccovi dunque una carrellata di quanto di meglio abbiamo potuto vedere nell’edizione 2022 del Tribeca at Home. Buona lettura.

I migliori film presentati al Tribeca at Home 2022

  • A Love Song
  • La santa piccola
  • The Integrity of Joseph Chambers
  • Roving Woman
  • Jerry & Marge Go Large
  • Breaking the Ice
  • A Wounded Fawn

A Love Song

Una grande caratterista del cinema americano quale Dale Dickey compone con dolcezza e profondità commovente un personaggio femminile di rara potenza emotiva in A Love Song di Max Walker-Silverman. Faye si è accampata sulla sponda di un lago sperduto nel West americano. Passa le sue giornate in attesa di qualcuno, facendo al tempo stesso amicizia con gli altri campeggiatori del luogo. L’unità di ambientazione rurale e come sempre splendida da esperire conferisce al lungometraggio lo scenario perfetto per una storia dalle atmosfere soffuse, un incontro di anime perse nelle distese sconfinate delle pianure americane. La Dickey lavora con pienezza nel creare uno stridore poetico tra il suo aspetto “duro” - la regia di Walker-Silverman si sofferma con pudore e verità sulle righe profonde, sulle mani ossute dell’attrice e del personaggio - e un’anima invece gentile, la cui voce spesso appena sussurrata compone un universo interiore di autentica intimità. È ovviamente lei l’anima e il corpo di questo film a tratti struggente, che racconta l’animo umano senza retorica alcuna, tutt’altro. Già passato con successo allo scorso Sundance, A Love Song ha impreziosito e di molto il cartellone del Tribeca Film Festival 2022.

La santa piccola

Uno dei migliori film visti a questa edizione del Tribeca at Home parla italiano, anzi napoletano volendo essere più precisi. L’esordiente Silvia Brunelli con La santa piccola mette in scena una città vitale e passionale, raccontando una storia che mostra senza però ridicolizzarli i luoghi comuni del folklore di Napoli: la fede religiosa come la superstizione, la libertà come l’oppressione sociale, l’amore per il calcio e l’attaccamento alla famiglia - in particolare quello di un fratello maggiore per la sorellina che potrebbe essere la piccola santa del titolo. Senza mai strafare, trovando anzi un equilibrio estetico e di tono davvero ammirevole, la Brunelli crea un realismo magico degno del miglior Paolo Sorrentino - anche se ovviamente con meno mezzi economici per riprodurne la potenza visiva. La santa piccola possiede almeno un paio di scene realmente emozionanti, potenti sia nel significato che nella messa in scena. In particolar modo la lunga sequenza di un rapporto sessuale tra i due protagonisti e una donna più matura rappresenta un momento di cinema folgorante, splendidamente accompagnato da una colonna sonora vibrante. La santa piccola è un film coraggioso anche nell’esporre le sue ingenuità. Davvero una bella e sentita sorpresa. 

The Integrity of Joseph Chambers

Interessante variazione sul tema del libero arbitrio e sul peso delle proprie scelte si è rivelato The Integrity of Joseph Chambers, scritto e diretto da quel Robert Machoian che poco tempo fa si era messo in luce con l’interessante The Killing of Two Lovers. Clayne Crawford è il protagonista assoluto del lungometraggio girato in 4:3 che vede protagonista un padre di famiglia spinto dall’orgoglio a dimostrare di poter passare una giornata cacciando cervi da solo nel bosco. Sempre in bilico propositivo tra commedia di situazione e dramma morale, The Integrity of Joseph Chambers si prende i suoi tempi per sviluppare una trama vera e propria ma nel frattempo offre uno studio psicologico piuttosto preciso, quello di un “uomo senza qualità” che proprio a causa della sua mancanza di “machismo” si trova di fronte a un bivio impossibile da evitare, un qualcosa che definirà che tipo di persona è. L’attore - come ricordiamo caduto in disgrazia dopo essere stato allontanato dal set della serie TV Arma letale per comportamenti ritenuti “tossici” - regala la giusta bidimensionalità al personaggio di Joe, tratteggiandolo in maniera leggera quando il film prende la strada della commedia vagamente assurda, salvo poi dargli la necessaria profondità emotiva nei momenti al contrario maggiormente drammatici. Il ritmo del lavoro di Machoian non è certo quello di un action-movie scatenato, ma arrivando fino in fondo a The Integrity of Joseph Chambers si riesce ad assaporare un prodotto che sa proporre domande etiche in maniera precisa e non ricattatoria, infiltrandosi nella mente dello spettatore per restarci. Con merito. 

Roving Woman

Road-movie atipico e gentile si è rivelato Roving Woman dell’esordiente Michael Chmielewski, storia di una giovane donna che dopo una traumatica rottura con il compagno si trova a vagare per un’America rurale e accantonata, scoprendo l’umanità di molti personaggi ai margini nello stesso momento in cui la protagonista tenta di ritrovare se stessa. Scritto dallo stesso regista insieme all’attrice principale Lena Góra, il film lavora sulle attese e sul non detto con discreta efficacia, lasciando allo spettatore la possibilità di riempire i silenzi e la mancanza di una vera e propria sceneggiatura con le proprie sensazioni. Lo sguardo di Chmielewski è invisibile e insieme attento, capace di cogliere le piccole fragilità e i momenti di sconforto di Sara ma anche la sua dolcezza. Roving Woman viene poi impreziosito dalla partecipazione di John Hawkes, che nella sequenza finale duetta con la protagonista e offre un momento di cinema coinvolgente e sincero. La grandezza di un attore può essere esplicitata anche da una sola semplice scena…

Jerry & Marge Go Large

Tratto dalla storia vera dell’uomo che scoprì un difetto nella lotteria dello stato del Massachusetts e riuscì a vincere milioni di dollari, Jerry & Marge Go Large è una commedia per famiglie che fa della gentilezza del tocco il suo punto di forza. I due protagonisti Bryan Cranston e Annette Bening con la loro sapienza riescono a dare profondità e sfaccettature alla coppia di eroi di tutti i giorni. In particolare l’indimenticato Walter White di Breaking Bad lavora sul timbro della voce e sul linguaggio del corpo in maniera precisa al fine di rappresentare un uomo persosi dopo il pensionamento che ritrova la gioia di vivere grazie all’uso appropriato del suo dono, ovvero una mente matematica. Dietro la confezione leggera ma niente affatto superficiale il film di David Frankel riflette su questioni morali piuttosto importanti, presentando al pubblico dilemmi precisi sotto forma di intrattenimento ben organizzato. Senza mai strafare questa commedia centra l’obiettivo di intrattenere, allietare e regalarci figure molto ben delineate.

Breaking the Ice

Efficace storia di valorizzazione e presa di coscienza, il film austriaco Breaking the Ice mette in scena le vicende complesse di una giovane giocatrice di hockey che inizia a barcollare sotto la pressione di troppi interrogativi: la propria sessualità, il nonno malato, il fratello distante, il nuovo amore per una compagna di squadra appena arrivata. Al suo primo lungometraggio Clara Stern costruisce un personaggio sfaccettato e coinvolgente, interpretato con sicurezza e il giusto piglio aggressivo da Alina Schaller. All'interno degli schemi del film sportivo Breaking the Ice offre delle varianti e alcune soluzioni narrative che lo rendono un prodotto solido e al tempo stesso piuttosto fresco.

A Wounded Fawn

Nella sezione Midnight del Tribeca 2022 è stato presentato l’horror A Wounded Fawn, storia di un serial killer che riesce a portare nella sua casa di campagna una donna appena uscita da una relazione dolorosa. Ma il rapporto carnefice-vittima si rivelerà ben presto pieno di sorprese…Diretto dal produttore di horror indipendenti Travis Stevens, questo lungometraggio possiede un suo fascino folle e stralunato: bisogna decisamente lasciargli il tempo di svilupparsi, di progredire nella sua discesa all’inferno fatta di una messa in scena barocca nella sua povertà, piena di simbolismi e di una tensione estetica a tratti interessante. Tanto succo di pomodoro, trucchi ed effetti speciali artigianali, oltre che l'evidente fascino della co-protagonista Sarah Lind fanno di questo A Wounded Fawn un horror che mescola serio e faceto con discreto coraggio, ostentando la propria “povertà” per tentare di elevarla come mezzo per trascendere il genere. L’esperimento funziona a metà, ma possiede spunti molto divertenti, anche solo da provare ad analizzare.



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