lunedì 1 novembre 2021

Io sono Babbo Natale: a un anno dalla sua scomparsa, l'ultima grande interpretazione di Gigi Proietti

Nella vita, di tanto in tanto, abbiamo bisogno che tutto vada bene, che qualcuno ci dia un colpetto sulla spalla e ci sussurri nell'orecchio: "Vedrai che ce la farai". Ci serve un angelo custode, insomma, una favola, una piccola magia, un miracolo. Tutti questi ingredienti sono l'impasto di una commedia natalizia che parla di famiglia, di seconde opportunità e di un signore dal vestito rosso e dalla lunga barba bianca che, nella notte fra il 24 e il 25 dicembre, gira per il mondo consegnando regali ai bambini.

Io sono Babbo Natale è il nuovo film di Edoardo Falcone, che torna a dirigere Marco Giallini, già protagonista insieme ad Alessandro Gassmann di Se Dio vuole. Al Rocco Schiavone del piccolo schermo il regista affianca un mostro sacro che ci manca moltissimo, e che lo scorso anno ci ha lasciato il 2 di novembre, nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Parliamo dell'ottavo Re di Roma Gigi Proietti, e infatti la commedia arriva nelle nostre sale, distribuita da Lucky Red, il 3 novembre, anche per ricordarci il talento e l'importanza che ha avuto per noi l'indimenticabile Mandrake di Febbre da cavallo.

Io sono Babbo Natale: la trama e il trailer

Io sono Babbo Natale è una storia di amicizia e di redenzione. Protagonista della vicenda è un ladro di nome Ettore che, una volta uscito di prigione, ha tutta l'intenzione di tornare a fare ciò che gli riusciva meglio: rubare. Ettore aveva una compagna, Laura, e una figlia piccola, Alice, e le ha abbandonate a cuor leggero. Per fortuna Alice ha un nuovo papà, Luciano, che però si sta separando da Laura. Un giorno Ettore viene scambiato per un senzatetto da un uomo anziano che gli regala 50 Euro. L'uomo, Nicola, accoglie in casa Ettore e gli rivela di essere Babbo Natale, chiedendogli di aiutarlo nei preparativi per il Natale e trascinandolo in un'avventura prodigiosa e rigeneratrice.

Il messaggio di Io sono Babbo Natale

Io sono Babbo Natale è un feel-good movie nel senso migliore del termine e ci insegna che a volte perfino il delinquente più scapestrato può diventare buono. Per farlo deve lavorare sull'empatia e capire il valore delle altre persone. Per trasmettere questo messaggio così importante, Edoardo Falcone sposa la commedia al fantastico, genere certamente poco percorso in Italia, se non si contano pochi mirabili esempi come La befana vien di notte, con Paola Cortellesi. Io sono Babbo Natale è anche un film sulla memoria, che ci dice che noi siamo le esperienze che abbiamo fatto. Però possiamo fare pace con il nostro passato e cambiare, a qualsiasi età. Basta incontrare il consigliere giusto.

L'ultimo film di Gigi Proietti

Io sono Babbo Natale ha un'importanza particolare e suscita grande commozione anche perché è l'addio di Gigi Proietti alla macchina da presa. E' bello che l'ultimo ruolo ricoperto dall'immenso attore sia proprio quello di Babbo Natale. I regali che Santa Claus infila nei camini delle case non sono altro, se ci pensiamo, che tutti i personaggi larger than life che Gigi ci ha portato in dono. Babbo Natale è anziano e un po’ stanco, così come lo era Proietti sul set. Quando qualcuno, durante la lavorazione del film, si informava sulle sue condizioni di salute, lui aveva l'abitudine di rispondere, fra il divertito e lo sconsolato: "Abito ancora in via di guarigione". Aveva l'aria sofferente Gigi fra una ripresa e l'altra, ma quando sentiva il grido "azione!", tornava ragazzo e si muoveva rapidamente e con scioltezza, cimentandosi in eccellenti performance. Nel film, Babbo Natale trova un assistente, forse per un passaggio di testimone, e ci piace pensare che, nella realtà, questo possa essere successo proprio con Marco Giallini, che ha le carte in regola per lasciare anche lui, il più tardi possibile, una grande eredità ai romani e anche agli abitanti del resto del nostro stivale. Nicola in Io sono Babbo Natale dice: "Solo un adulto rimasto bambino può diventare Babbo Natale". Gigi, essendo attore, era rimasto bambino, perché aveva negli occhi lo stupore e la meraviglia di un bimbo e perché chi recita, lo sappiamo, deve conservare un entusiasmo infantile, perché in fondo un attore gioca a essere un'altra persona, a trasformarsi in un personaggio, e non a caso in francese "recitare" si dice jouer.
Quando ha scritto il film, Falcone aveva già in mente di affidare la parte di Nicola a Proietti, e di Gigi ha detto: "Aveva uno spirito fanciullesco, raccontava barzellette e storielle. Mi porto dietro la sua umanità". Quanto a Giallini, per anni ha considerato Proietti come una sorta di nume tutelare. Sul set del film è diventato per lui una specie di padre, con cui rideva di gusto. Proietti gli inviava spesso dei messaggi spiritosi, come: "C'ho una gallina a casa, te faccio fai un ovetto".

Marco si è commosso quando ha parlato del film nel giorno di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma, riflettendo sulla carriera cinematografica del collega e dicendo che per lui era un rammarico il fatto di non essere stato chiamato come avrebbe voluto a prestare il suo talento alla settima arte. Lo aveva ripetuto lui stesso in diverse occasioni, come quando, nel 2019, parlando ai giornalisti in occasione dell'uscita di Attraverso i miei occhi, in cui doppiava un cane, aveva detto: "Il doppiaggio non sostituisce certo il cinema". Eppure Gigi adorava i film, anche se, ultimamente, i nostri gli sembravano diventati "storie un po’ piccole, che invece di un'ora e mezza possono durare tre quarti d’ora". Pensava invece che il numero dei bravi attori e delle brave attrici fosse aumentato, e se ne rallegrava.

Maestro nel doppiaggio - aveva prestato la voce a Sylvester Stallone, Marlon Brando, Dustin Hoffman, Gregory Peck e Sean Connery - in tempi recenti Proietti aveva avuto il suo momento di gloria al cinema. Per esempio Alessandro Gassmann lo aveva voluto interprete principale del suo film da regista Il Premio. Poi era arrivato Matteo Garrone, che nel suo Pinocchio gli aveva affidato il personaggio di Mangiafuoco, che Gigi aveva interpretato con maestria, rendendolo sì tuonante e minaccioso, ma dandogli nello stesso tempo più di un barlume di umanità. Certo, Proietti aveva nel suo curriculum Brancaleone alle crociate, Febbre da cavallo e Panni Sporchi, ma negli anni Duemila gli erano state proposte commedie che forse non avevano solleticato il suo palato di grande mattatore e uomo d'ingegno, perché troppo distanti dalla grande commedia all'italiana e quindi prive di quel coté malinconico e serio che tanto piaceva al direttore del Globe Theatre dentro Villa Borghese a Roma. Per tutte queste ragioni siamo convinti che Io sono Babbo Natale sia stato il giusto film testamento per l'uomo che amava indossare camicie bianche, che amava la sua famiglia e che era una persona buona, la stessa che, durante il lockdown, ha detto teneramente ai "vecchietti" d'Italia: "Cari nonni, restiamo a casa".

Le nostre interviste a Edoardo Falcone e Barbara Ronchi

In Io sono Babbo Natale, il personaggio di Laura ha il volto di Barbara Ronchi, che abbiamo visto in Padrenostro e Cosa Sarà, e che troveremo prossimamente in Mondocane. L'abbiamo incontrata insieme al regista Edoardo Falcone alla Festa del Cinema di Roma. Entrambi ci hanno raccontato di Gigi Proietti: della sua dolcezza sul set, della sua generosità, della sua recitazione per nulla istrionica ma naturale, dell'emozione provata a fare un film insieme a lui.



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