giovedì 27 aprile 2017

Fiore

Al suo terzo lungometraggio, dopo La casa sulle nuvole e Alì ha gli occhi azzurri, il giovane regista romano Claudio Giovannesi confeziona un dramma giovanile che stupisce per la schiettezza e la forza emotiva: Fiore narra le vicissitudini d Daphne (interpretata da Daphne Scoccia, attrice per nulla acerba considerando l'età, sorprendentemente dotata di una notevole presenza scenica), adolescente priva del dovuto calore famigliare, quasi senza fissa dimora, costretta dalle circostanze e da un carattere tempestoso e ribelle a commettere vari furti per sbarcare il lunario; un'abitudine che vede presto la fine, quando viene rintracciata dalle forze dell'ordine, arrestata e condotta presso un carcere minorile. E' proprio all'interno del carcere che Daphne riesce, paradossalmente, sia a trovare una parvenza di pace, sia a scoprire l'amore negli occhi e tra le braccia di Josh (Josciua Algeri), sentimento di cui ha così disperatamente bisogno, tanto da spingerla a fuggir via per poter riabbracciare il compagno, quando suo padre (un Valerio Mastandrea vincitore del David di Donatello come miglior attore non protagonista), anch'egli segnato da un passato di cui non andarne fieri, le permette di vivere una giornata di libertà, per partecipare alla comunione del figlioccio.

La bravura di Giovannesi spicca nella scelta di rinunciare a inquadrature fisse e statiche, per seguire, addirittura pedinare Daphne dapprima per i corridoi della metro di Roma, poi per strada e così fin dentro gli angusti spazi del carcere minorile: la macchina da presa osserva Daphne con sguardo nervoso, ma sempre focalizzato su di lei (la protagonista finisce sempre al centro dell'inquadratura, perchè è lei il fulcro della storia e il centro stesso del suo mondo travagliato e ingiusto per una della sua età), mentre tutti gli altri comprimari restano sullo sfondo, tranne Josh, che riuscirà a farla innamorare e per merito della performance sopra le righe di Daphne Scoccia, dai lineamenti ferini e lo sguardo da bombardiere; Fiore acquista, in questo modo, una valenza che quasi trascende i limiti della fiction.

Oltre a documentare la condizione psicologicamente precaria degli inquilini del carcere minorile, Fiore è un film che parla d'amore, o meglio delle terribili conseguenze della mancanza d'amore: Daphne è una giovane cresciuta in e da un mondo troppo austero per la sua età, che non conosce l'affetto e il benessere del focolare domestico che desidera ardentemente (si fa tatuare il nome del padre sull'avambraccio) e che, per lunghi tratti, sembra paradossalmente trovarne un'algida replica tra le mura del riformatorio (la sequenza della festa di capodanno, con sfilata dei detenuti annessa è sicurmanete la migliore dell'intero film, intrisa di ansia e tenerezza), quasi a indicare la necessità di vivere in un luogo delimitato e abitato; la ricerca dell'amore trova compimento con lo scambio d'affetti tra Daphne e Josh, culminando nella fuga finale dalle forze dell'ordine, esplicito gesto liberatorio di due individui affini e sempre in bilico tra ciò che è giusto (per loro) e sbagliato (per la società a cui appartengono). Daphne e Josh infrangono la legge, possono anche essere un pericolo per gli altri, ma come tutti non smettono di cercare amore e comprensione, in scorci di normalità o sfidando la legge, consumato in un abbraccio o nel semplice tenersi per mano.

Certo, Fiore non è esente da difetti, soprattutto nella sezione centrale dell'opera, a tratti prolissa: Giovannesi si adagia per troppo tempo nel mostrare le scene di vita quotidiana all'interno del carcere minorile, appesantendo la narrazione già lineare e per nulla articolata, riproponendo per troppe volte alcune meccaniche (lo scambio di lettere clandestine tra i due innamorati, le punizioni, tutte uguali e quasi compassionali della responsabile dell'ala). Ma Fiore è un film che prende vita grazie soprattutto ai suoi personaggi veritieri e coerenti e alle emozioni sprigionate da questi, : e il cinema italiano ha, oggi più mai, bisogno di entrambi.

Presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, Fiore è la conferma che il talento di Claudio Giovannesi è ormai sbocciato e pronto per essere elogiato.

(Fiore); Regia: Claudio Giovannesi; sceneggiatura: Claudio Giovannesi, Filippo Gravino, Antonella Lattanzi; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Giuseppe trepiccione; musica: Claudio Giovannesi, Andrea Moscianese; interpreti: Daphne Scoccia, Josciua Algeri, Valerio Mastandrea, Laura Vasiliu; produzione: Pupkin Production, IBC Movie, Rai Cinema con il contributo del MiBACT; distribuzione: BiM Distribuzione; origine: Italia, 2016; durata: 110'



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