giovedì 22 settembre 2016

Prima del prossimo sguardo

Una strada dritta, oscura, senza bordi, al di là della quale non vi è nulla da vedere perché gli occhi di Edoardo sono al buio da tempo. Un buio non definitivo ma permanente e popolato da visioni, ricordi e immagini. Edoardo vive da solo con il suo cane che lo guida e lo accompagna in un quartiere periferico di Roma dove trascorre le sue giornate tra qualche chiacchiera al bar con i soliti amici, il desiderio di tornare a vedere e la paura di dimenticare tutto quello che i suoi occhi hanno già visto. Nei suoi ricordi e nelle sue visioni c'è l'infanzia, la scuola e l'attesa del Natale; c'è suo padre all'uscita dalla fabbrica, con l'odore addosso del lavoro, e sua madre che lo incoraggia ad andargli incontro; c'è una ragazza romantica e sognatrice che gli regala un amuleto e che forse lo ama, amando anche la sua “oscurità”. Un tragico incidente ha portato Edoardo nelle tenebre della cecità, non aveva vent'anni e ora quel buio assomiglia alla morte. C'è un prima e un dopo nella vita di chi ha perso la vista ed Edoardo non fa che ricordare tutte le ultime cose che ha vissuto prima di sprofondare nell'oblio dei giorni senza luce. E se tornasse a vedere? Una speranza c'è: un'operazione chirurgica molto costosa che gli restituirebbe la vista e tanti soldi trovati per caso, piovuti dal cielo. Ora la strada non è più dritta, ora c'è un bivio, una decisione da prendere. Edoardo vuole veramente tornare a vedere? Vuole andare o restare? Vuole amare o odiare? Vuole vivere o morire?

Su queste amletiche domande si snoda Prima del prossimo sguardo , il cortometraggio ideato e diretto da Fabio Luise, video maker indipendente, che affronta il delicato tema dell'handicap, nella fattispecie la perdita della vista, con una chiave di lettura che non è quella della menomazione fisica e del suo aspetto sociale, ma quella interiore di chi all'improvviso si trova a fare i conti con una vita senza più luce. “Io sono morto, sono il buio” ripete Edoardo come un mantra che rivela una delle sensazioni più profonde che forse può provare chi non ha più il dono della vista e che comunica tutto il dramma che vive il protagonista di questa storia. Una storia narrata per capitoli, con primi piani stretti, sfocature, dissolvenze, flashback e la telecamera che sta addosso agli interpreti quasi a voler imprigionare i loro pensieri e le loro emozioni. L'intero cortometraggio è popolato da immagini dissociate, a colori e in bianco e nero, caratterizzate dalla visionarietà per provare a descrivere il mondo dei pensieri e dei ricordi di chi non vede più ma che un tempo vedeva. Il soggetto è interessante ma lo sviluppo è a tratti leggermente ridondante e frammentato anche se coerente con gli obiettivi comunicativi della narrazione. L'interpretazione degli attori è da video amatoriale ma funzionale allo stile del racconto, il montaggio serrato, la fotografia senza troppi artifizi e il commento musicale suggestivo e adeguato all'alternarsi delle scene più surreali a quelle più realistiche. Le immagini finali, girate come un film muto, restituiscono allo spettatore la leggerezza della narrazione e quella luce cui anela il protagonista della storia in un epilogo catartico e solo qualche sequenza prima poco prevedibile.

Quello che rimane alla fine della visione di Prima del prossimo sguardo non è tanto l'estetica del cortometraggio, il suo stile narrativo o le abilità registiche del suo autore, quanto i contenuti racchiusi quasi per intero nelle riflessioni di Edoardo, rivelate dalla sua voce extradiegetica che aleggia su tutto il racconto ricordando allo spettatore che vivere è scegliere, avere la possibilità di decidere ogni istante anche, e soprattutto, quando i giorni sono senza luce.

Tweeting: Un piccolo racconto interiore sulla perdita della vista, il buio dell'anima, la fatalità e le scelte cruciali della vita.

Where to:Trailer su YouTube.

(Prima del prossimo sguardo); Soggetto, regia e messa in scena: Fabio Luise; testi: Massimo Martinelli; interpreti: Amedeo D'Amico, Marta Bifano, Roberta Gangeri, Fabio Farronato, Matteo Micheli; montaggio: Gianluca Cristofori; montaggio del suono: Sabrina Quartullo; musiche: Gabriele Bochicchio; produzione: Cignonero; origine: Italia, 2016; durata: 15',00''



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