lunedì 15 dicembre 2025

Rob Reiner: chi era e perché gli abbiamo voluto tutti bene

Fa particolarmente male, oggi, due giorni dopo aver celebrato il compleanno di una leggenda americana come Dick Van Dyke, scrivere della morte assurda di un altro indimenticabile personaggio dello spettacolo come l'attore, regista, produttore e attivista Rob Reiner, ucciso tragicamente a 78 anni assieme alla moglie Michele, nella loro casa di Brentwood alle 3.30 del 14 dicembre. Mentre scriviamo, la polizia sta ancora interrogando il figlio Nick, principale sospettato dell'omicidio dei genitori. Proprio con lui nel 2015 il regista aveva collaborato per il film Being Charlie, inedito da noi, in cui, su sceneggiatura del figlio, si raccontava la lotta di un giovane con la tossicodipendenza. Una tragedia famigliare, se le attuali ipotesi verranno confermate, che rende ancora più drammatica la circostanza della scomparsa di Reiner e della moglie. Anche perché proprio ad una sitcom intitolata in originale All in the Family, da noi Arcibaldo, dove interpretava Michael Stivic, il genero liberal del reazionario Archie di Carroll O'Connor, sono legati i nostri primi ricordi di lui come spettatori. Qua sotto potete vedere una scenetta tra i due. Per il ruolo, Rob Reiner vinse due Emmy.

La vita e la carriera di Rob Reiner

Come molti sicuramente sanno, Rob Reiner era un figlio d'arte di talento, cresciuto in una casa frequentata da gente come Mel Brooks, Norman Lear e altri leggendari personaggi della comicità americana. Il padre era proprio la metà di un duo comico con Brooks, Carl Reiner, attore, regista, commediografo e sceneggiatore, scomparso nel 2020 all'età di 98 anni. E a proposito del Dick Van Dyke Show, che Reiner padre scrisse e interpretò in un ruolo da comprimario, i personaggi di Van Dyke e di Mary Tyler Moore erano di fatto ispirati ai genitori di Rob, in una delle prime sitcom autobiografiche della storia. La madre di Rob era l'attrice e cantante Estelle Lebost (è lei che al ristorante pronuncia la storica battuta, in Harry ti presento Sally, “prendo quello che ha preso lei”). Fin da bambino, dunque, Robert Norman Reiner respira intelligenza e ironia. La sua carriera inizia come attore in televisione negli anni Sessanta, dopo aver frequentato la celebre UCLA. Appare in numerosi telefilm dell'epoca, da Batman a The Beverly Hillbillies, e in alcuni film del padre. Collabora come sceneggiatore con Steve Martin dal 1969, prima di approdare al ruolo di “testone” (meathead in originale) che lo rende famoso presso il grande pubblico. Interpreta Michael Stivic nella sitcom di Norman Lear All in the Family (Arcibaldo), ispirata alla serie inglese Till Death Us Do Part, dal 1971 al 1976. Il soprannome affibbiatogli da Archie gli resta attaccato addosso, tanto che Reiner dichiara ad un certo punto: “Potrei vincere il Nobel e scriverebbero 'Testone vince il premio Nobel'”.

Leggi anche Spinal Tap II: The End Continues, il trailer ufficiale del sequel del mitico mockumentary di Rob Reiner!

Dopo altre partecipazioni televisive, Rob Reiner decide di passare dietro la macchina da presa. This is Spinal Top, Il mockumentary del 1984 su una fittizia rock band, con Christopher Guest, Michael McKean, Harry Shearer e lo stesso Reiner nel ruolo del regista Marti Di Bergi, dà il via a una brillante carriera, che conta alcuni dei nostri film preferiti di sempre e siamo sicuri anche dei vostri. Dopo il divertente Sacco a pelo a tre piazze, Reiner dirige nel 1986 uno dei migliori adattamenti di sempre di Stephen King con lo struggente Stand by Me, lanciando una nuova generazione di giovani talenti americani come protagonisti. L'anno successivo è la volta dell'amatissimo fantasy con Cary Elwes e Robin Wright, La storia fantastica. Dal 1971 Reiner è sposato con un'altra leggendaria attrice e regista, Penny Marshall, da cui divorzia nel 1981. In piena crisi, lo consola la grande amicizia con la sceneggiatrice Nora Ephron, di cui nel 1989 porta al cinema il suo film forse più celebre e amato, Harry ti presento Sally. La storia racconta proprio i suoi tentativi di rifarsi una vita da single e la loro amicizia e inizialmente dovrebbe concludersi con i due protagonisti che si salutano per sempre. Ma proprio durante le riprese, Reiner conosce la fotografa Michele Singer, che sposa nel 1989 e che morirà tragicamente con lui dopo avergli dato tre figli, e decide di cambiare il finale del film.

Ormai affermato regista, Reiner nel 1990 porta al cinema un altro magistrale adattamento da Stephen King, Misery non deve morire, con James Caan e Kathy Bates, prima di dedicarsi a film di altro genere. Seguono tra i tanti il dramma militare di successo Uomini d'onore, Genitori cercasi, Il Presidente – Una storia d'amore, L'agguato – Ghosts of the Past, Storia di noi due, Alex & Emma, Vizi di famiglia, Non è mai troppo tardi, LBJ e altri. Reiner chiude simbolicamente il cerchio rimettendo insieme la band ormai attempata in Spinal Tap II: la fine è solo l'inizio, che speriamo non resti inedito da noi come il suo primo film, uscito solo in homevideo. L'ultima sua regia è proprio un film concerto della band, Spinal Tap at Stonehenge: The Final Finale, che uscirà purtroppo postumo. Come regista, Rob Reiner è uno dei più candidati a diversi premi, ma ne vince troppo pochi. Da sempre liberal e difensore dell'eguaglianza e dei diritti civili, è uno dei più espliciti oppositori di Donald Trump, è stato co-fondatore dell'American Foundation for Equal Rights, attivo anche nella difesa dell'ambiente e per tutta la vita, così tragicamente spezzata, ha difeso la democrazia del suo Paese, diventando anche bersaglio dell'odio dei sostenitori dell'attuale presidente. La sua scomparsa lascia un vuoto umano enorme ed è un vero e proprio shock culturale, per come è avvenuta. Gli dobbiamo tanto: risate, commozione, intrattenimento nel senso più elevato della parola. Ci spezza il cuore il dolore che lascia nei figli e negli amici come Billy Crystal e Larry David, i primi ad arrivare sul luogo del delitto. La sua morte e quella dell'amata moglie in queste tragiche circostanze ci parla di un mondo impazzito, preda della sofferenza e dell'odio, proprio quello contro cui Rob Reiner si era battuto per tutta la vita.



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domenica 14 dicembre 2025

Cinque film in streaming interpretati da Michael Shannon, protagonista di Norimberga

Nel corposo cast di Norimberga, in arrivo nelle sale italiane questa settimana, oltre ai premi Oscar Russell Crowe e Rami Malek troviamo anche il sempre affidabile Michael Shannon. Ed è proprio a questo attore che vogliamo dedicare i nostri odierni cinque film in streaming. Buona lettura.

Cinque film in streaming interpretati da Michael Shannon, nel cast di Norimberga

  • 8 Mile 
  • Revolutionary Road
  • L’Uomo d’Acciaio
  • Loving
  • La Forma dell’Acqua - The Shape of Water 

8 Mile (2002)

Il primo ruolo di una certa consistenza a Michael Shannon glielo regala un grande “artigiano” quale era Curtis Hanson. nel ruolo dello spasimante antipatico di Kim Basinger, madre di Eminem, l’attore fornisce una prova antipatica ed efficace, Un altro tassello prezioso per la riuscita di 8 Mile, film di grande impatto emotivo che racconta le difficoltà di una Detroit proletaria e mai disposta ad arrendersi. Anthony Mackie anche nel cast che abbiamo amato moltissimo, e non soltanto per le canzoni potenti come Lose Yourself, che vinse l’oscar. Fotografia pazzesca di Rodrigo Prieto. Disponibile su Rakuten TV, CHILI, Google Play, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

Revolutionary Road (2008)

Prima candidatura all'Oscar come miglior attore non protagonista - la seconda arriverà per Animali notturni - grazie a un ruolo piccolissimo ma prezioso, che sbugiarda le ipocrisie di una classe borghese idealista e meschina. Sam Mendes fa di Revolutionary Road un film potentissimo, anche grazie alla collaborazione di due protagonisti eccellenti come Kate Winslet e Leonardo DiCaprio. La fotografia di Roger Deakins è come sempre strepitosa, e impreziosisce un dramma familiare a tinte forti e di eleganza formale inusitata. Il miglior film dell’anno. Disponibile su Rakuten TV, CHILI, Google Play, Apple Itunes, TIMVIsion, Amazon Prime Video, Paramount +.

L’Uomo d’Acciaio (2013)

Nel ruolo del Generale Zod Shannon offre una prova di carisma indiscutibile, sicuro anche quando si lascia andare sopra le righe come il ruolo richiede. È lui l’arma in più de L’Uomo d’Acciaio, nuova rivisitazione di Superman che funziona sotto quasi ogni punto di vista. Henry Cavill, Kevin Costner, Russell Crowe, Amy Adams e tutti gli altri compongono un cast solido e ben orchestrato. Film robusto, scorrevole, a tratti commovente. Dei cinecomic diretti da Zack Snyder è senza dubbio il migliore. anche se a essere sinceri non vi voleva proprio moltissimo ad esserlo…Ottimo successo al botteghino, anche se non straordinario. Disponibile su Rakuten TV, CHILI, Google Play, Apple Itunes, Netflix, TIMVIsion, Amazon Prime Video, NOW.

Loving (2016)

Piccolissima ma preziosa partecipazione al bellissimo film diretto dall’amico Jeff Nichols, con cui ha lavorato praticamente tutti i film. Ruth Negga e Joel Edgerton sono protagonisti umanissimi e commoventi di Loving, melodrama tratto da una storia vera che racconta la segregazione razziale in maniera precisa e dolorosa. Anche in questo caso ci troviamo di fronte al miglior film dell’anno, un dramma umano scritto, diretto e recitato con aderenza fisica ed emotiva totale. la Negga arriva alla nomination all’Oscar, ma molti altri membri del cast lo avrebbero meritato. Film compreso. Struggente e necessario. Disponibile su Rakuten TV, Amazon Prime Video.

La Forma dell’Acqua - The Shape of Water (2018)

Nel ruolo del folle antagonista, Shannon regala a La Forma dell’Acqua - The Shape of Water la cupezza necessaria per diventare una favola nera che racconta benissimo il nostro presente. Guillermo Del Toro dirige Sally Hawkins, Octavia Spencer, Richard Jenkins al meglio delle loro possibilità in un film di fantascienza che trionfa prima a Venezia e poi agli Oscar. Messa in scena azzeccata, scrittura potente, interpretazioni corpose. Un successo annunciato per un film dark e poetico quando serve. Secondo noi leggermente sopravvalutato, ma questo non significa che non sia pieno di grandi qualità. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, TIMVIsion, Disney +.



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Kate Winslet sull'ossessione della perfezione a Hollywood: "La mancanza di rispetto per la propria salute è terrificante”

Kate Winslet non è un’amante della chirurgia plastica e, in una recente intervista al Sunday Times, ha riflettuto sul modo in cui molte star del cinema ne facciano utilizzo. Attrice premio Oscar, ha condiviso le proprie preoccupazioni in merito alla “ricerca della perfezione”, soprattutto da parte delle nuove generazioni di star.

Kate Winslet sull’utilizzo eccessivo della chirurgia plastica ad Hollywood e non solo: “La mancanza di rispetto per la propria salute è terrificante”

Kate Winslet non apprezza l’utilizzo eccessivo della chirurgia plastica e ha condiviso i propri timori in merito. Ha ammesso che i giovani attori sono “ossessionati dalla ricerca della perfezione per ottenere più mi piace su Instagram. Mi sconvolge moltissimo. È devastante. Se l'autostima di una persona è così legata al suo aspetto, è spaventoso. Ed è sconcertante perché ci sono momenti in cui penso che vada meglio, quando guardo le attrici agli eventi vestite come vogliono, con qualsiasi forma. Ma poi tante persone prendono farmaci per dimagrire. È così contraddittorio. Alcune scelgono di essere se stesse, altre fanno di tutto per non esserlo. E sanno cosa stanno introducendo nel loro corpo? La mancanza di rispetto per la propria salute è terrificante. Mi dà fastidio ora più che mai. È un f*****o caos là fuori”.

Ha poi aggiunto che l’uso dilagante della chirurgia plastica si estende ben oltre “tutte le attrici”, poiché le donne di tutto il mondo “risparmiano per il Botox o roba del genere". Ha riflettuto sull'invecchiamento naturale: "Quello che amo di più è quando le mani invecchiano. È la vita, nelle tue mani. Alcune delle donne più belle che conosco hanno più di 70 anni e ciò che mi sconvolge è che le giovani donne non hanno idea di cosa significhi veramente essere belle”. Kate Winslet ha anche ricordato delle critiche mosse nei confronti del suo aspetto ad inizio della sua carriera, dopo il successo arrivato con Titanic: “I media erano vili, mi prendevano di mira con un bullismo incessante. Non ero pronta a diventare un’attrice famosa. Ero così giovane, ma mi sentivo così violata”.



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Fast X Part 2: Vin Diesel annuncia un cameo di Cristiano Ronaldo nel capitolo conclusivo della saga

Torniamo a parlare di Fast X: Part 2, capitolo finale del celeberrimo franchise inaugurato nel 2001 da Fast and Furious. Se ben ricordate, qualche settimana fa gli appassionati della saga sono stati rassicurati da Vin Diesel alias Dominic Toretto, che ha fatto intendere che tutti i problemi che avevano precipitato il film in fase di stallo erano stati risolti. Due giorni fa l'attore ha postato una sua foto sul set e, a seguire, uno scatto in cui al suo fianco c'è il fortissimo Cristiano Ronaldo. Ebbene sì, nel film che chiude la serie ci sarà, sebbene in un piccolo ruolo, il calciatore portoghese che dal 2018 al 2021 ha giocato nella Juventus. Al momento non sappiamo nulla sulla parte che il campione sportivo andrà a interpretare, ma la sua presenza nell’action che dovrebbe arrivare in sala nell'aprile del 2027 un po’ ci stupisce, dal momento che una delle ragioni per cui l'undicesimo Fast and Furious ha rischiato di non vedere la luce è stato il rifiuto della Universal Pictures di stanziare un budget stellare come quello del film precedente, costato 340 milioni di dollari. L'incasso mondiale del film (700 milioni di dollari) ha certamente dimostrato la fedeltà del pubblico a Toretto & Co., ma contando che F9, uscito nel 2021, aveva guadagnato 729 milioni, la produzione sperava in qualcosa di più. Ciò significa che Ronaldo o ha lavorato gratuitamente o ha ricevuto un parco gettone di presenza.

Il cameo di Cristiano Ronaldo in Fast X: Part 2

Accanto alla sua fotografia con Cristiano Ronaldo affidata a Instagram, Vin Diesel ha scritto:

Tutti mi hanno chiesto se avrebbe fatto parte della mitologia di Fast and Furious. Devo dirvi che ci sarà per davvero. Ho scritto un ruolo per lui.

Insieme a Vin Diesel, torneranno per il gran finale Dwayne Johnson (Luke Hobbs), Jason Statham (Deckard Shaw), Jason Momoa (Dante Reyes), Jordana Brewster (Mia Toretto), Michelle Rodriguez (Letty Ortiz) e altri ancora. Nel mese di giugno Diesel aveva annunciato che il pubblico avrebbe ritrovato Brian O'Connor, il personaggio interpretato originariamente da Paul Walker. Non a caso Fast X: Part 2 si allontanerà dai capitoli più recenti che lo hanno preceduto per tornare alle origini. Il film verrà diretto, come Fast X, da Louis Leterrier, mentre a scrivere la sceneggiatura ci hanno pensato Christina Hodson e Oren Uziel.



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40 anni vergine, Kat Dennings ricorda il suo primo grande ruolo cinematografico: "Era tutto nuovo per me"

Oggi il nome di Kat Dennings è strettamente associato al successo di 2 Broke Girls, così come al suo ruolo nell’universo Marvel sin dai tempi di Thor. Inoltre, di recente, è apparsa da co-protagonista in Quell’uragano di figlia. Eppure, a distanza di anni, l’attrice ha ricordato il suo primo ruolo di spicco sul grande schermo e come ha affrontato quell’esperienza.

40 anni vergine, Kat Dennings ricorda il suo primo grande ruolo cinematografico e l’esperienza sul set: “Era tutto nuovo per me”

Forse non tutti sanno che il primo ruolo cinematografico di spicco di Kat Dennings al cinema risale al 2005 e si intitola 40 anni vergine. Prima di allora, era già apparsa in alcuni film come Nata per vincere nel 2004 e Down in the Valley nel 2005, ma è con 40 anni vergine che ha dato una spinta alla sua carriera.

Ai microfoni di People, ha riguardato delle vecchie foto della première di quel film: “Sembrano passati mille anni, invece sono 20”. Diretta da Judd Apatow, la commedia di successo ha scelto Steve Carell come protagonista ed interprete di Andy, un quarantenne introverso e particolarmente sfortunato con le donne. A popolare il cast anche Seth Rogen, Paul Rudd, Romany Malco, Elizabeth Banks, Catherine Keener, Leslie Mann e Nancy Carell, così come Kat Dennings, che ha interpretato la figlia del personaggio di Catherine Keener: “È così bella, divertente e meravigliosa”, ha ammesso.

L’attrice ha poi riflettuto sulla sua prima, grande esperienza cinematografica: “È stato il mio primo grande film in uno studio, quindi non potevo credere di essere lì. Ero molto nervosa, ma tutti erano così gentili e ricordo che l'atmosfera era tipo: 'Oh, aiuto io a far funzionare le cose', e poi è diventato un grande successo. Tutti sanno che Steve è una delle persone più gentili del mondo. È il migliore”. Ha poi riflettuto sullo stile di improvvisazione per cui era noto il cast: “Era tutto nuovo per me e ogni ripresa era completamente diversa, mi sedevo lì e pensavo: ‘Quelle non sono le battute’. E a volte la regista ti urlava una nuova battuta proprio prima del tuo turno, tipo: ‘Kat, dici questo invece… Bene, azione’”.



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sabato 13 dicembre 2025

I Fantastici 4, Jessica Alba affronta la scena "umiliante" 20 anni dopo

Sono trascorsi vent’anni da quando Jessica Alba ha interpretato la Donna Invisibile ne I Fantastici 4. Mentre l’MCU ha rilanciato la Prima Famiglia sul grande schermo scegliendo un’altra attrice per il ruolo di Sue Storm, Jessica Alba ha ricordato di recente una delle scene che ha definito “umiliante” da girare. Di quale si tratta?

I Fantastici 4, Jessica Alba racconta della scena “umiliante” che ha girato

A detta di Jessica Alba, interpretare Sue Storm non è stato piacevole al 100%. L’attrice ha ricordato che una delle scene inserite nel film de I Fantastici 4 ha generato in lei un certo imbarazzo tanto da definirla “umiliante”. La scena in questione vede Sue spogliarsi completamente durante il salvataggio sul ponte per poter essere completamente invisibile e superare la polizia senza essere scoperta. Ed è in quel frangente che appare sullo schermo con indosso soltanto biancheria intima.

In occasione del Red Sea Film Festival, Jessica Alba ha definito quel salvataggio sul ponte la sua scena “meno preferita” da girare in entrambi i film de I Fantastici 4. Provenendo da “una famiglia piuttosto conservatrice”, girare quella scena ha generato in lei ansia e si è rivelata essere un’esperienza profondamente negativa: “Ho pensato che fosse orribile. Era molto umiliante nella vita reale. Sono cresciuta in una famiglia piuttosto conservatrice e sono una persona piuttosto modesta. Ho temuto quella scena per settimane”.

Al tempo stesso, ha apprezzato molti aspetti della Donna Invisibile che ha interpretato: “Era una donna che ammiravo. Era molto materna e molto gentile, ma allo stesso tempo non si lasciava sopraffare; diceva sempre quello che pensava. Aveva una grande morale. Non importa chi sei, puoi ammirarla. Spesso, le donne in queste storie hanno bisogno di essere salvate da un uomo o dal cattivo, il problema della storia. Questo era allora. Ora è diverso”. All’attrice è stato chiesto se avesse avuto modo di imbattersi nella Sue Storm di Vanessa Kirby ne I Fantastici Quattro: Gli Inizi e ha ammesso di non aver avuto ancora l’occasione, ma desidera farlo con la sua famiglia: “Di solito guardo questi film con i miei figli”.



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Le Follie dell'Imperatore compie 25 anni: la storia segreta del classico Disney e del documentario sparito che la racconta

Nel dicembre del 2000 arrivava nelle sale americane Le follie dell'imperatore, nella lunga tradizione dei Walt Disney Animation Studios ancora oggi uno dei loro film più strani: la storia del viziato imperatore inca Kuzco, trasformato in lama per errore dalla strega Yzma e dal suo scagnozzo Kronk, educato però al rispetto del prossimo dal contadino Pacha. 25 anni dopo, l'umorismo scatenato, il ritmo travolgente e le trovate che sfondano la quarta parete lo hanno reso tanto un classico, quanto un film divisivo tra gli appassionati della casa: per qualcuno lo sberleffo e l'animazione slapstick lo avvicinano più alla tradizione warneriana che a quella disneyana. E in effetti, indagando dietro le quinte, non doveva andare così.

Kingdom of the Sun, il film che nessuno avrebbe mai visto

Reduce dal Re Leone, il regista Roger Allers avviò dopo il 1994 un progetto per un altro lungometraggio animato, immerso nella cultura degli Inca, intitolato Kingdom of the Sun. Il giovane pastore di lama Pacha (con la voce originale di Owen Wilson) si scambiava di posto con un suo gemello, un viziato imperatore (David Spade), incarnando con semplicità un buon governo, dalla parte della gente: il tutto conquistando il cuore di una ragazza che aveva sempre detestato il vero imperatore, e resistendo agli attentati della strega Yzma (Eartha Kitt), che trasformava l'imperatore in lama e inseguiva il segreto dell'eterna giovinezza. Nel 1997 il team Disney coinvolse Sting nella composizione di sei canzoni che avrebbero puntellato la storia, nel puro stile dei classici epici musical animati del Rinascimento Disney dei Novanta. Affiancato da Mark Dindal come co-regista, Allers era molto contento della proposta. Venne completato l'intero story reel del film, uno storyboard montato con una colonna sonora provvisoria, inframmezzato da pencil test, cioè sequenze animate a matita per alcuni momenti chiave, utili a delineare in modo chiaro la personalità dei protagonisti. C'è qualcosa che non vi torna? Le follie dell'imperatore ve lo ricordavate un po' diverso, no? Certo, perché, dopo la proiezione dello story reel, gli allora capi dello studio Thomas Schumacher e Peter Schneider lo demolirono pressocché in toto. Troppa carne sul fuoco, una storia che andava in tante direzioni diverse, un film che voleva essere troppi film contemporaneamente. Capita sempre in questa fase che diversi elementi di un cartoon siano modificati, ma - per la stessa ammissione delle persone coinvolte - non in modo così drastico. Kingdom of the Sun, così com'era, per i capi era da buttare.

Da Kingdom of the Sun a The Emperor's New Groove

Fu proposto allora di focalizzarsi su un solo tema: il raggiungimento della maturità, dall'egoismo all'apertura verso il prossimo. La storia venne sfrondata, eliminando l'influenza del "Principe e il Povero" e l'idea del gemello, concentrandosi sull'imperatore Kuzco trasformato in lama (sempre Spade), riprogettando Pacha da zero come uomo adulto e saggio, per contrasto. Fuori quindi Owen Wilson, entrò John Goodman come voce del simpatico pastore. In questo processo, si verificò tuttavia un terremoto più sensibile: specialmente dopo una prima revisione dello storyboard ad opera di Chris Williams (in seguito regista di Bolt, Big Hero 6 e Il mostro dei mari), il tasso di umorismo si alzò. Tanto. Troppo per Roger Allers, che non riconobbe più il progetto come suo, tanto che dolorosamente decise di lasciare il film tutto nelle mani di Dindal. Non fu l'unica defezione: nemmeno l'animatore Andreas Deja, sulle prime felicissimo di dar vita a una villain carismatica come Yzma nella prima versione, riusciva a ritrovarne il fascino in un personaggio buffonesco, che lasciò al collega Dale L. Baer.
A tempi di record, con una data d'uscita che si avvicinava, Mark Dindal iniziò ad assemblare un film tutto costruito sui personaggi, precisamente due coppie, buoni e cattivi, cioè Kuzco / Pacha e Yzma con l'assistente inetto Kronk. A doppiare la strega rimase Eartha Kitt, ma Kronk nacque solo in questa revisione del film, con la buffissima voce originale di Patrick Warburton.
Tutto in discesa a quel punto? Magari. Sting dovette accantonare l'orgoglio d'artista: le sue canzoni sarebbero state tutte cestinate, doveva scriverne adesso solo una per la storia e un'altra per i titoli di coda, in un registro diverso, per giunta quando stava ormai lavorando su un nuovo album e un nuovo tour. "Alla fine mi son detto: so anche fare l'artigiano, se serve, non è detto che debba dare proprio tutto me stesso a ogni progetto" - fu la riflessione dolcemara del cantautore. Sting però protestò per il finale previsto, dove Kuzco semplicemente costruiva il suo arrogante parco acquatico da un'altra parte: per lui contraddiceva la morale della storia, e fu accontentato con una modifica. Guai last minute anche per la colonna sonora, inizialmente affidata a Marc Shaiman, ma giudicata troppo "spiegona" per le scene: rimosso Shaiman, entrò John Debney, definitivo.
I capi adesso apprezzavano quello che vedevano, ma dovevano anche loro superare uno scoglio psicologico: lo studio Disney aveva mai presentato al pubblico un film così farsesco? E il pubblico si sarebbe mai affezionato a un protagonista nel primo atto della storia così sgradevole? Pazienza, il dado era tratto, il film almeno aveva un timone saldo.

Le follie dell'imperatore, il classico suo malgrado

Ma come sappiamo tutto ciò che vi abbiamo raccontato? Pure voci? No. La moglie di Sting, Trudie Styler, fu coinvolta per realizzare un backstage di Kingdom of the Sun, salvo poi trovarsi a testimoniare la tempesta che vi abbiamo raccontato, ricavandone con John-Paul Davidson il documentario The Sweatbox (il titolo si riferisce alla prima cabina in cui Disney rivedeva i giornalieri dei cartoon, senz'aria condizionata). Presentato ai festival, questo lavoro è stato però comprato dalla Disney solo per farlo sparire. Certo, qualcuno nel documentario ogni tanto lancia qualche improperio colorito non proprio "disneyano", ma è un peccato vergognarsi di quello che successe: si evince un enorme rispetto reciproco in ogni circostanza, senza contare che aver partorito un cartoon così coerente, superando il disastro iniziale, è un monumento alla professionalità dello studio. Pensando alla franchezza molto simile del (bellissimo) backstage a puntate Frozen II - Dietro le quinte, disponibile su Disney+ e altrettanto duro e problematico, sarebbe bello che si riconsiderasse oggi la disponibilità di The Sweatbox. La creazione artistica non è un processo lineare: quella collettiva ancor meno. Le difficoltà potranno far paura agli azionisti, per noi spettatori e spettatrici aggiungono solo fascino all'esperienza.
Le follie dell'imperatore non vinse Oscar (solo una candidatura di rito per "My Funny Friend and Me" di Sting) e incassò nel mondo più o meno 170 milioni di dollari, per un budget stimato di 100: flop. La Pixar aveva già avviato la rivoluzione dell'animazione in CGI, la tecnica 2D tradizionale a mano libera era al tramonto a Hollywood, il Rinascimento Disney era agli sgoccioli. Ma il film è cresciuto nel cuore di chi gli diede una chance allora e continua a scoprirlo oggi: scatenato come pochi, fu anche benedetto da una versione italiana tra le migliori mai realizzate. Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu come Kuzco e Kronk vengono messo in ombra, non perché i due non siano perfetti ed esilaranti, ma solo perché a interpretare Yzma c'è una titanica Anna Marchesini: questo film è la vera impronta cinematografica che in carne e ossa non ha mai lasciato. Da applausi.



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