Con un titolo che di per sé evoca già un mondo fatto di ossimori e contrasti, “Dirty paki lingerie”, spettacolo andato in scena in occasione dell'On Stage Festival, ovvero il festival statunitense a Roma nella sua prima edizione, non delude le aspettative del pubblico.
Diretto dalla newyorkese Erika Gould e scritto dalla talentuosa Cobina Gillis, lo spettacolo newyorkese è interpretato da una poliedrica e convincente attrice dalle evidenti origini pakistane ma che come le protagoniste, di cui pende le sembianze, è ormai americana..
Stiamo parlando di Aizzah Fatima, la quale interpreta in modo fluido e naturale, senza sbavature, ben sei donne islamiche che vanno dai sei ai sessant'anni, tutte con una stessa problematica: riuscire a vivere in un contesto americano, “nonostante” le loro origini,affrontando le delicate tematiche di sesso, religione e politica.
Gli spunti di riflessione sono molti e tutti collegati al continuo contrasto tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe diventare, a simboleggiare questa aria di “cambiamento” un po' satura, è la lingerie sporca delle protagoniste, che all'improvviso viene tirata in ballo come se rappresentasse un amuleto attraverso il quale sconfiggere le barriere culturali, laddove tutto si universalizza.
Come per asserire: “La lingerie è un gesto di affrancamento dall'eccessiva moralità...di cui sono imbevute tutte le donne poi costrette a fare i conti con una libertà occidentale in cui però devono inserire matrimoni combinati o fidanzamenti imbarazzanti.
Non si capisce quanti alcuni personaggi siano pro o contro alcune tradizioni: è la croce e delizia del melting-pot americano, in questo caso ancora più evidente, perché le storie si sviluppano a New York, e lì tutto può accadere. La bellezza del testo è una continua fotografia di dialoghi reali, resi esilaranti grazie alla bravura di Aizzah Fatima, che con facilità passa dall'essere una bambina alle prese con la vita di tutti i giorni alla mamma attempata che si preoccupa di procurare un fidanzato alla figlia attraverso un sito per incontri matrimoniali.
Non è un mistero che molto spesso in grandi città americane, esistano realtà razziali chiuse in se' e queste chiusure vengono abilmente svuotate del loro significato, grazie alla collaborazione delle donne che hanno creato queste spettacolo, senza nascondere segreti.
Di e con Aizzah Fatima
Drammaturga Cobina Gillitt
Regia Erica Gould
Traduzione Alessandra Porcù nell'ambito di un progetto di didattica innovativa in collaborazione con Dipartimento di Lingue Letterature e Culture Straniere dell'Università di Roma Tre
from Close-Up.it - storie della visione http://bit.ly/2S03NB6
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