venerdì 1 settembre 2017

Venezia 74 - Candelaria

"L'anima puó solamente sorridere quando si accetta la morte."
- Victor Hugo

La vita, spesso, é sofferenza. É nostro compito, quindi, vivere per riuscire a scovare uno spiraglio di luce tra le nebbie dell'esistenza che ci avviluppano.

Come accade per i due anziani protagonisti di Candelaria, diretto da Jhonny Hendrix Hinestroza e presentato nella sezione autonoma delle Giornate degli autori alla 74esima edizione del Festival di Venezia: Candelaria (Veronica Lynn) e il suo compagno Victor Hugo (Alden Knight) sono due settantenni che vivono nella Cuba dei primi anni Novanta, inginocchiata dall'embargo americano, oppressa da povertá, delinquenza e dilagamento della prostituzione; i due trascorrono le giornate in maniera apatica, distraendosi con hobby frivoli e concedendosi a sera sparute performance canore in un placido locale, un pó come a volersi mostrare in vesti differenti, artisti fuggevoli come il tempo che segna i loro volti con rughe e tristezza. Un giorno Candelaria trova per caso una cinepresa sulla pila di panni sporchi nella lavanderia dell'hotel in cui lavora e la porta a casa con sé: l'oggetto introdurrá nelle vite mondane della coppia un guizzo di euforia, ben accolto da Victor Hugo che lo sfrutta per riprendere l'amata come solo due giovani innamorati osano fare. Quando, peró, l'uomo si lascia derubare incautamente e si prodiga per ritrovare la videocamera, scopre che é finita nelle mani di un noto ricettatore che, interessato a rivendere i filmati intimi dei due ai turisti che affollano la capitale, chiede a Victor Hugo di fare affari, in cambio di un equo compenso, ossigeno indispensabile per le tasche dei due poveri anziani.

Hinestroza si aggira per le vie de l'Havana con passo lento, sbirciando tra i vicoli, negli appartamenti vuoti, nei locali notturni popolati da estranei e cittadini che sembrano trovare conforto solo nel caldo abbraccio di note acustiche e malinconici canti folkloristici. La Cuba di Candelaria é un Paese spossato, incapace di risollevarsi perché manca tutto ció che serve per riuscirci, dal lavoro, al denaro, dalla legalitá allo spirito di iniziativa: c'é chi sogna di lasciare la sua casa (come l'amico di Victor Hugo), chi fa affari illeciti derubando chi ha giá poco o nulla per sé e chi vive impassibile una condizione di solitudine e abbandono, soprattutto emotivo, come Candelaria e Victor Hugo, per giunta gravemente malato. Cosí l'occasione di guadagnare soldi “facili” grazie a filmini pornografici sembra un'occasione irripetibile per pagare le cure di cui l'uomo necessita, per concedersi pasti degni del loro nome e scrostare via la ruggine dei tempi che furono, con sciccherie e acquisti un tempo impensabili per una coppia di poveri settantenni.

Ma a Hinestroza non interessa scendere in profonditá nel pantano socio-economico in cui annaspa Cuba, mostrandolo tutt'al piú come contorno per permettere al cuore del suo film di pulsare senza costrizioni: a Hinestroza interessa raccontare una storia d'amore che é tragica e passionale al tempo stesso, una condizione estrema che spinge due ingenui settantenni a compiere gesti estremi per la loro etá e per il loro decoro individuale. Quando due anziani che hanno trascorso una vita intera insieme ottengono l'opportunitá di scavalcare quell'amore primordiale grazie a un lusso improvviso, inatteso ed effimero, e si accorgono di svendere il loro stesso amore, la loro intimitá, la loro individualitá per un bene finto e illusorio, l'unica strada percorribile é quella di tornare sui propri passi, di guardare in faccia la realtá, di accettare che al mondo non conta altro che quel sentimento che li lega e li costringe a guardarsi negli occhi con timidezza dopo anni di patimenti e vane speranze. L'amore tra Candelaria e Victor Hugo é giá un lusso in sé, soprattutto in un ambiente in cui i legami sono flebili come il futuro e uomini e donne non sono altro che clienti dei loro stessi impulsi e necessitá.

Peccato per un secondo finale che appesantisce con un pizzico di patetismo una pellicola sí drammatica e agrodolce, ma al contempo riflessiva e intimista: le lacrime di Victor Hugo prima dei titoli di coda inacidiscono la dolcezza degli sguardi innamorati dei due, la fragilitá dei loro corpi cadenti e la sensibilitá con cui si sfiorano e si baciano.

(Candelaria); Regia: Jhonny Hendrix Hinestroza; sceneggiatura: María Camila Arias, Jhonny Hendrix Hinestroza, Abel Arcos, Carlos Quintela; fotografia: Soledad Rodriguez; montaggio: Anita Remón, Mauricio Leiva, Jhonny Hendrix Hinestroza; musica: Miller Castro; interpreti: Alden Knigth, Verónica Lynn, Manuel Viveros, Philipp Hochmair; produzione: Antorcha Films, Razor Film Produktion, DHF Pucará Cinema Fidelio Films, Producciones de la 5ta Avenida, Fundación La Manada;distribuzione: //; origine: Colombia, Germania, Norvegia, Argentina, Cuba, 2017; durata: 95'



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