In una delle prime (saranno mille) telefonate in cui il protagonista Norman Oppenheimer di L'incredibile vita di Norman, interpretato da Richard Gere nello splendore dei suoi settant'anni, parla con l'amico avvocato Philip, l'altro gli dice: “Rischi di diventare un uomo che annega…” e lui gli risponde: “Non dimenticare che sono un buon nuotatore”. Un attacco che è già un proclama. Norman è un faccendiere, un affarista senza ufficio, un uomo che surfa tra la miseria e la nobiltà.
Il film narra la storia di un'amicizia e del suo tradimento, una trama che racchiude in sé gli archetipi classici: la salvezza, il perdono, la fiducia. Un ruolo-sfida per Richard Gere, da commedia antica, tra I soliti ignoti (Mario Monicelli, 1958) e, per opposizione, Mr. Smith va a Washington di Frank Capra (1947): Norman è un uomo al tempo stesso meschino e ricco d'animo, un uomo che lotta per la sopravvivenza ma che pensa sempre al bene altrui, si spende a fine perduto, si riconosce nell'ipotetico rapporto amicale con Micha Eshel, un uomo sedotto quasi per caso in mezzo alla strada un pomeriggio di rigido inverno nuiorchese, e che diventa un'amicizia intercontinentale che sorvola i 9.118 chilometri di distanza tra Stati Uniti e Israele, che sorpassa le differenze tramite un gesto semplice e basilare come regalare un paio di calzature (raffinate, di marca, dal prezzo insostenibile di mille e duecento dollari). Un personaggio sfaccettato che ricorda la bonarietà da venditore di televendita sui canali privati ma con la ostinazione di un Mosè che vuole portare in salvo la popolazione e, per farlo, divide le acque del mar Rosso col suo bastone (e l'aiuto divino). Un sapore biblico aleggia nelle battute tra il potente in ascesa politico israeliano e il ciarlatano millantatore Norman Oppenheimer (qualcuno gli dice "Conosco tutti gli Oppenheimer del mondo tranne lei"). Elegante uomo di mezza età, ridotto a nutrirsi di nascosto al caldo della sinagoga di quartiere: rasentando il barbonismo - non lo vediamo mai a casa sua, ne avrà una? - si nutre di cibo in barattolo e cracker quando non ingurgita caramelle gommose dolci da un tubo. In tasca ha sempre una grossa siringa carica di un antidoto contro una forte allergia a noci, noccioline, mandorle, anacardi, frutta secca: se ne ingerisce anche una piccola quantità, gli si serra la gola, non respira più e muore.
Bravissimo Lior Ashkenazi, attore israeliano, indimenticabile in Matrimonio tardivo (regia di Dover Kashashvili, 2001) di cui era protagonista. Qui interpreta Micha Eshel, co-protagonista alla pari con Gere, con cui duetta eccellentemente nella scena delle scarpe: Norman, pronto a tutto, abborda il politico davanti a una vetrina di Lanvin, mentre l'uomo sta occhieggiando un paio di scarpe classiche da uomo. Norman consente a chi gli sta intorno di tirare fuori un lato di sé che solitamente si preferisce occultare. Il vice del viceministro israeliano, infatti, non si consentirebbe l'acquisto di un bene superfluo come quelle scarpe che gli calzano a pennello: è Norman a insistere di regalargliele, senza sapere che quell'azione li legherà per sempre, fino alla morte.
Grandi cameo di una scena o due: Charlotte Gainsbourg per la prima volta con chioma riccia (inappropriata), naturale e insinuante come sempre. Isaach de Bankolé (Chocolat, Claire Denis, 1988) nel ruolo del discreto e lusinghiero commesso del negozio di moda. Steve Buscemi nel ruolo del rabbino, ostico e critico, capace di affondare il coltello nella piaga pronunciando parole dure dalle labbra gommose atteggiate in un sorriso da Joker.
Con una recitazione misurata, tutta fisica, fatta di spostamenti lievi della bocca all'ingiù o di un aggrottamento sommario delle sopracciglia Gere ci regala (dopo quella del barbone metropolitano ne Gli invisibili, 2014, per la regia di Oren Moverman) una felice interpretazione di maturità, più bello ancora con le rughe ai lati degli occhi e qualche etto sul girovita, trasformando la sua innata raffinatezza somatica in un ibrido tra barbone ed eroe martire dell'amicizia: un'amicizia fondata sul nulla.
(Norman: The Moderate Rise and Tragic Fall of a New York Fixer); Regia: Joseph Cedar; sceneggiatura: Joseph Cedar; fotografia: Yaron Scharf; montaggio: Brian A. Kates; musica: Jun Miyake; interpreti: Richard Gere, Lior Ashkenazi, Michael Sheen, Steve Buscemi, Charlotte Gainsbourg; produzione: Oren Moverman, Gideon Tadmor, Eyal Rimmon, David Mandil, Miranda Bailey, Lawrence Inglee; distribuzione: Lucky Red; origine: Usa, 2016; durata: 118'
from Close-Up.it - storie della visione http://ift.tt/2y9Mvr0
Nessun commento:
Posta un commento