venerdì 18 agosto 2017

La Torre Nera

"Io non miro con la mano, colui che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l'occhio.
Io non sparo con la mano, colui che spara con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io sparo con la mente.
Io non uccido con la pistola, colui che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di suo padre. Io uccido con il cuore."

- Roland Deschain

Nella saga letteraria che Sthepen King ha immaginato e scritto a partire dal 1982, conclusasi (per ora) nel 2012 con l'ottavo romanzo dal titolo La leggenda del vento, idealmente collocabile tra il quarto e il quinto capitolo della serie, si susseguono svariati episodi che restano impressi nella memoria, tra i quali uno in particolare, davvero significativo: durante la traversata delle terre desolate, il pistolero Roland Deschain e i suoi compagni di viaggio tengono conciliabolo per chiarire alcuni aspetti del loro viaggio e, durante la conversazione, Roland disegna una mappa circolare nel quale centro indica la sua mèta, ovvero la Torre Nera, confessando ai tre compagni “Proprio qui c'é la Torre Nera, che ho cercato da sempre...”. Un passaggio apparentemente senza valore, ma in realtá molto significativo (per altro trasposto con scioccante leggerezza nel film), poiché chiunque abbia familiaritá con la fluviale saga kinghiana sa bene che Roland il pistolero é da sempre alla ricerca della Torre, senza sapere il perché: tutto ció che sa é che deve raggiungerla e scoprire cosa si cela su, nell'ultimo piano; una ricerca disturbata dalla presenza dell'Uomo in Nero, male ancestrale incarnato che lo accompagna fin dall'infanzia, antagonista sí di valore, ma non quanto la Torre. Per Roland Deschain di Gilead la Torre é tutto. La Torre é la sua vita e nulla e nessuno potranno impedirgli di raggiungerla.

Cosí come per l'ultimo pistolero, anche per Ron Howard e una piccola fetta di Hollywood, il progetto di trasposizione della saga kinghiana su grande schermo ha assunto nel corso degli anni una sorta di ossessione; ma, dopo tanto peregrinare, e alla luce del risultato finale, sembra che Ron Howard e la produzione avevano ben chiaro il motivo di tale ossessione: tramutare l'epopea western-fantasy-horror del Re del Brivido in una pretenziosa e grossolana patacca commerciale.

Il progetto iniziale era stato affidato alle menti di J.J. Abrams e Damon Lindelof, sull'onda lunga del successo avuto con la serie tv culto Lost, ma i due rinunciarono presto, sovraccaricati dagli impegni che la loro creatura televisiva imponeva; successivamente la produzione spinse il progetto nelle mani dello stesso Ron Howard che, dopo una lunga fase di gestazione, dovette accantonare il progetto per difficoltá produttive; infine, nel 2015, si pensó di rilanciare l'idea di trasporre La Torre Nera e di affidarla nelle mani non molto sapienti di Nicolaj Arcel (Royal Affair), scegliendo il possente e tenebroso Idris Elba per la parte del pistolero Roland (e giú con le prime accalorate critiche per aver osato alterare l'immagine di un pistolero ideato da King a immagine e somiglianza del Clint Eastwood dei capolavori western di Sergio Leone) e il premio Oscar Matthew McCounaughey nei panni di Walter O'Dim/Randall Flagg, ovverosia l'Uomo in Nero, spietato ed enigmatico stregone.

Considerata l'impossibilitá di trasporre l'anima della saga kinghiana in qualsiasi altro vettore diverso dalle bianche pagine sulle quali prese vita per via della sua autoreferenziale valenza metanarrativa (lo stesso King ha definito la saga come un contenitore di tutte le sue storie), sarebbe risultato soddisfacente per lo meno un tentativo di riproporre su pellicola un western-fantasy che traesse forza e sentimento dall'immensa aura magica/tragica/emotiva della saga letteraria, invece quel che Arcel, Thomas Jensen, Akiva Goldsman e Jeff Pinkner sono riusciti a confezionare é una storiella snaturata sia nella trama che nell'assortimento (defezione) di tutta una serie di personaggi non principali, bensí fondamentali presenti nei romanzi (Eddie, Susannah, padre Callahan, Blaine il Mono, il fantomatico Re Rosso, e molti altri andrebbero enunciati); se da un lato perfino gli spettatori vergini dei romanzi riescono chiaramente ad avvertire una sensazione pulsante di scollamento tra i vari avvenimenti, incastrati in modo da velocizzare in maniera vertiginosa la sequenza causa-effetto narrativa piluccata dai romanzi, i fan dell'opera del Re dovranno sorbire increduli l'appiattimento psicologico dei personaggi principali, su tutti quello del pistolero Roland, trasformato nella pellicola di Arcel in un eroe caritatevole e di buon cuore, lontano anni luce dalla figura tormentata e ambigua presente nei romanzi.

La Torre Nera evidenzia, cosí, un cast tecnico in totale confusione, da una parte soverchiato dall'esigenza produttiva di omettere gran parte di materiale narrativo che sará destinato a una quasi certa miniserie tv in programma per il 2018, nella quale assisteremo alla “nascita” del pistolero e agli eventi che lo hanno condotto sulle orme del malvagio Walter (verranno probabilmente ripresi gli eventi narrati da King nel quarto romanzo della saga, La sfera del buio), nonché ad altra carne al fuoco destinata a un giá chiacchierato sequel; d'altra parte, la regia di Arcel non appare in grado di procedere passo dopo passo per (almeno) tentare di riproporre quell'aura di misticismo e inquietudine sottocutanea che traspare dalla versione cartacea: ecco, forse piú del pessimo lavoro sui personaggi e sull'evoluzione storica degli eventi, il grande fallimento del progetto “Torre Nera” sta proprio nell'assenza di un barlume di magia, di empatia, di carisma. Una colpa grave che va attribuita alle decisioni della produzione di affidare a un regista privo di una propria cifra stilistica un progetto ambizioso e complesso (ricordate quanto realizzato da Peter Jackson con la trilogia tolkeniana de Il signore degli anelli?), folle nel voler condensare una saga composta da sette romanzi (piú il giá citato ottavo “postumo”) in un'ora e mezza di girato, inopportuna nel frammentare tra cinema e tv un franchise dalla potenza immaginifica/commerciale spropositata, addirittura offensiva nei confronti di un'opera figlia di uno dei piú fulgidi geni creativi letterari del dopoguerra (e, considerato ció, suscita enorme meraviglia come Stephen King abbia potuto apporre il benestare a un'operazione tanto scellerata, maledetto denaro!)

Al netto di quanto scritto, resta solo una certezza: Hollywood ha davvero dimenticato il volto di suo padre.

(The dark tower); Regia: Nikolaj Arcel; sceneggiatura: Nikolaj Arcel, Anders Thomas Jensen, Akiva Goldsman, Jeff Pinkner; fotografia: Rasmus Videbæk; montaggio: Alan Edward Bell, Dan Zimmerman; musica: Junkie XL; interpreti: Idris Elba, Matthew McConaughey, Tom Taylor, Claudia Kim, Katheryn Winnick, Fran Kranz, Abbey Lee Kershaw, Jackie Earle Haley, Dennis Haysbert, Michael Barbieri, Jose Zuniga; produzione: Weed Road Pictures, Imagine Entertainment, Media Rights Capital; distribuzione: Warner Bros.; origine: USA, 2017; durata: 95'



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