"Io guiderò la tua mano."
Black Philip
Ci voleva Robert Eggers, un regista statunitense di trentaquattro anni al suo debutto, per farci capire quanto le streghe ci facciano ancora paura. La strega del suo The witch, presentato nel 2015 al Sundance Film Festival, distribuito solo ora nelle sale italiane, è un essere malvagio riemerso dalle pieghe del folklore britannico, abitante ancestrale di quel New England del diciassettesimo secolo, funestato dal timore in Dio, dai sortilegi e dalla stregoneria e, soprattutto, dall'incapacità di comprendere e assimilare il cambiamento e ciò che non si conosce.
The witch è, prima di tutto, un film che si nutre degli stereotipi del genere, catapultando lo spettatore in un contesto bucolico a tinte fosche, tanto vasto, quanto opprimente: la decisione della famiglia capeggiata dal religioso e rigoroso William (Ralph Ineson) di fuggire via dalla comunità di cui fanno parte, accusata dallo stesso di aver smarrito il sentiero divino, per poter vivere nel pieno della devozione e del sacrificio cristiano in una terra vergine da coltivare, funge da preambolo e oscura premonizione per l'inferno che li attende; Eggers utilizza questo incipit così netto come ingranaggio principale per sviluppare il suo sabba narrativo, conferendo corpo e dimensione alle paure e alle insicurezze insite nel fragile animo umano costretto a dover affrontare drastici mutamenti (l'allontanamento) e le aberrazioni figlie di ingiustificati eccessi di fede (la paura del demonio in ogni forma possibile e immaginabile).
Sviscerando e fondendo folklore e realtà, il regista americano penetra nelle profondità del bosco oscuro, esaltando simbolismi e citazioni bibliche (dal capro Black Phliph alle ossessive preghiere dei membri della famiglia), spazzando via come un ciclone improvviso la patina di sacralità e innocenza dei protagonisti: nel microcosmo di The witch nessuno è redento, nessuno ha la certezza di poter riposare tra le braccia di Dio, macchiati dall'invidia, dal desiderio di una vita agiata che non esiste più, dal desiderio morboso per i piaceri della carne, dall'arroganza e dalla superbia. Ogni più spaventoso timore finisce col tramutarsi in realtà (dalla perdita dei figli, alla moria del raccolto e del bestiame, dalla perdita della fede, alla consapevolezza di aver fallito come nucleo famigliare a se stante), riducendo l'uomo timorato di Dio in un essere insignificante, in balìa della sua natura umana e peccatrice, corroso nello spirito e nel giudizio da un fanatismo religioso in grado di privarlo di ogni residuo di raziocinio e umanità (dubitare e accusare la propria figlia o un fratello di praticare la stregoneria è uno degli atti più brutali e osceni a cui dovevano sottomettersi soprattutto le donne in quel periodo).
Magnetico e conturbante, The witch ammalia grazie a una fotografia a tratti pittoresca, sfruttando possenti campi totali, strutturando alcuni momenti di intimo raccoglimento casalingo simili a citazioni iconografiche cristiane (il padre che siede a capotavola in preghiera, illuminato dalla tenue fiamma della candela, circondato dall'oscurità, assomiglia verosimilmente a un Cristo dipinto), esaltando i chiaroscuri e innumerevoli tonalità di grigio in maniera sublime: un esempio di quanto uno svolgimento narrativo lineare non pregiudichi la qualità di una pellicola che, d'altro canto, opprime e inchioda lo spettatore, riuscendo a soggiogare le capacità immaginifiche con movimenti di macchina lenti e coinvolgenti e stacchi improvvisi, che mai si smarriscono nel folto bosco, indizi di una consapevolezza autoriale degna d'interesse.
A rendere The witch un prodotto quasi eccellente contribuisce la scelta di Eggers di giocare con i personaggi, esaltandone la vacuità e l'ambiguità, impedendo a chi osserva di avere dei punti di riferimento comportamentali per prevedere come verrà sciolto l'intreccio: ognuno di essi scruta nella penombra e nel dubbio il comportamento dell'altro, giudicando, supponendo, accusando, fingendo e mentendo, abbandonandosi al potere oscuro del diavolo per goderne (impressionante la sequenza della morte del piccolo Caleb, interpretato da Harvey Scrimshaw, in preda a visioni mistiche); con le loro paure e i difetti primordiali di una natura peccatrice, i “buoni”, i fedeli, in The witch, impressionano e spaventano più della strega stessa e dei suoi satanici rituali.
Un horror monumentale. Con It follows, il migliore degli ultimi anni.
(The witch: A New England folktale); Regia: Robert Eggers; sceneggiatura: Robert Eggers; fotografia: Jarin Blaschke; montaggio: Louise Ford; musica: Mark Korven; interpreti: Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie, Harvey Scrimshaw, Ellie Grainger, Lucas Dawson, Julian Richings, Bathsheba Garnett, Sarah Stephens, Wahab Chaudhry, Axtun Henry Dube, Athan Conrad Dube; produzione: Daniel Bekerman, Lars Knudsen, Jodi Redmond, Rodrigo Teixeira, Jay Van Hoy; distribuzione: Universal Pictures; origine: U.S.A., 2015; durata: 90'
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