"La storia sarà scritta a matita, ma la realtà è scolpita nel ferro e attraversa tutta questa nazione. E la verità più grande di tutte è questa: senza me e uomini come me, la vostra gloriosa ferrovia non sarebbe mai stata realizzata!"
Thomas Durant
Dopo cinque anni trascorsi a menar le mani, spargimenti di sangue, piazzare chilometri di ferro per rotaie, notti affogate nel whiskey e amori trovati e poi perduti, giunge al capolinea l'odissea verso la redenzione del satanasso della televisione dei giorni nostri, l'ex sudista Cullen Bohannon (interpretato con ardore, bravura, barba incolta, lunga chioma grigia e celesti occhi di brace da Anson Mount). Cinque anni all'inferno o, per rimanere in tema, a Hell on Wheels, il babilonico avamposto ai confini dell'America civilizzata, lì dove il progresso anela il suo posto e si fa strada con le unghie e i denti e il piombo. Da Hell on Wheels è in partenza un treno fantasma che viaggia senza fermarsi mai, dal quale si rischia di cadere ed essere dannati per l'eternità, sul quale viaggiano uomini marci fin nel midollo, dal passato burrascoso, insanguinato, alcuni in cerca di redenzione, altri semplicemente di un cantuccio per continuare a giocare a rimpiattino con i loro demoni personali.
Forte di una sceneggiatura solida e lineare, l'epopea western ideata da Tony e Joe Gayton, ormai giunta alla conclusione, può essere considerata senza mezzi termini una delle serie tv più sottovalutate degli ultimi anni: la costruzione della ferrovia che avrebbe espanso e civilizzato l'America selvaggia del west, cacciato via i “terribili” nativi pellerossa e aperto le porte del futuro al progresso meccanico e tecnologico che avrebbe reso gli Stati Uniti d'America il Paese più avanzato nel settore in tutto il mondo occidentale è solo l'ingranaggio narrativo perfetto per un racconto (dannato) sui dannati figli della Guerra di Secessione americana e i loro fantasmi, pronti a perseguitarli per l'eternità. E ce n'è per tutti: dal Nostro pistolero borderline, al cinico affarista senza scrupoli (e Machiavellico) Thomas Durant (interpretato da Colm Meaney, sguardo vitreo e pugno di ferro), quintessenza dell'affarismo cannibale di Washington; e ancora l'ex schiava indiana Eva (Robin McLeavy), donna risoluta intenzionata a riemergere dalle paludi abissali della violenza, gettandosi a capofitto nell'unico business a disposizione per una donna dal suo passato, quello dei bordelli; così come i due fratelli irlandesi Sean e Mickey McGuinnes (Ben Esler e Philip Burke), giunti da lontano per costruire da zero un'esistenza dignitosa nella terra del Domani e delle opportunità; senza dimenticare uno dei personaggi più tragici e diabolici degli ultimi anni di serializzazione, autentica nemesi di Bohannon, lo Svedese, Thor Gundersen (Christopher Heyerdahl, in assoluto il miglior attore dell'intero cast, mefistofelico, usurpatore, dannato e manipolatore). Ognuno di loro ha incarnato una faccia, un aspetto, del violento passato della Frontiera americana, ha rivolto lo sguardo verso l'orizzonte decantato come radioso del futuro degli Stati Uniti, ha combattuto contro l'ostracismo dei potenti, dei mecenati assetati di dollari e sangue, ha dovuto fare i conti con la furia di un popolo al quale veniva sottratto con la forza, giorno dopo giorno, un pezzettino di terra sotto i piedi; non vengono riservati trattamenti di favori per nessuno a Hell on Wheels, che siano bianchi, pellerossa, schiavi neri, operai cinesi, randagi, giocatori d'azzardo, cavalieri di ventura o puttane, così che tutti devono pagare per aver vissuto (o continuare a vivere) le loro vite, sempre a caro prezzo.
Tony e Joe Gayton hanno da sempre avuto come unico obiettivo quello di raccontare un grande pezzetto di Storia americana: quella dell'espansione, della morte della Frontiera, dell'audacia di superare montagne e il confine stesso del mondo conosciuto. Il tutto seguendo sempre lo stesso binario, un'unica legge scritta sulla terra polverosa col sangue di assassini e innocenti, ovvero che non esiste progresso senza sacrifici, che siano giusti o crudeli, necessari o evitabili. Ogni uomo è solo e deve fare i conti con il proprio passato, consapevole che il futuro non aspetta chi rimane indietro.
Hell on Wheels ha il merito di concludersi con una serie di episodi dall'accurato formalismo tecnico e narrativo, staccandosi senza rimpianti, in un finale semplice, chiaro e dai forti toni malinconici, dai personaggi che lo hanno reso uno show accurato nella sua dispiegazione narrativa, godibile oltre ogni dubbio o incerti auspici, ricco di sottotrame incalzanti, nonostante l'alto numero di personaggi stessi in gioco.
Forse non attirerà l'attenzione del pubblico mainstream, ma che Hell on wheels si sia rivelato un affascinante prodotto di genere e non un seplice passatempo da fanatici di pistoleri e indiani, è una certezza a tutti gli effetti. Perchè la Storia della prima ferrovia transcontinentale, riletta dai Gayton, pulsante di eroi tragici e cattivi già sconfitti e resi tali dalle angherie di un mondo in declino e pronto a rinascere dalla ceneri dei cadaveri di soldati e schiavi, possiede il retrogusto amaro di un poema sulla vita e la morte dell'uomo. Nato e poi morto, rinato e gettato nell'inferno tra i vivi, per ridare grazia al mondo a cui più appartiene, per poi essere cacciato via e non godere del futuro costruito con il sudore e le mani lerce di fango e sangue.
(Hell on Wheels); genere: western, storico; sceneggiatura: Tony & Joe Gayton; stagioni: 5 (terminata); episodi quinta stagione: 14; interpreti: Anson Mount, Colm Meaney, Common, Dominique McElligott, Tom Noonan, Eddie Spears, Ben Esler, Phil Burke, Christopher Heyerdahl, Robin McLeavy, Kasha Kropinski, Dohn Norwood, Jennifer Ferrin, MacKenzie Porter, Jake Weber, Tim Guinee, Byron Mann, Reg Rogers, Angela Zhou, Chelah Horsdal; produzione: AMC; network: AMC (U.S.A., 18 luglio 2015-23 luglio 2016), Inedita (Italia); origine: U.S.A., 2016; durata: 60' per episodio; episodio cult quinta stagione: 5x08 – Two soldiers
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