giovedì 25 aprile 2019

Dilili a Parigi

Il film apre su una scena di routine domestica tribale: una famiglia africana affetta e prepara il pasto con ruoli stabiliti come in catena di montaggio - tagliare, mettere sul fuoco, cucinare i prodotti della natura che verranno mangiati. La inquadratura si allarga e non siamo altro che in uno zoo, lo spettacolo è a favore di un pubblico di occidentali curiosi, gli attori dei migranti addestrati per la scenetta rurale. La ragazzina dai capelli gonfi e la mano veloce si chiama Dilili - è una giovane meticcia kanaka, arrivata dalla Nuova Caledonia francese a fine Ottocento portata da Louise Michel, un'anarchica insegnante francese - e appena uscita dallo zoo (dove è ingaggiata come comparsa) conosce Orel, un giovane facchino dall'aspetto curato e perbene, con cui si mette a chiacchierare istintivamente in un incontro di amicizia a prima vista. A Parigi è in corso un'emergenza: qualcuno rapisce le bambine che trova in giro, dalle più piccole alle ragazze, si dice si tratti di una banda di malviventi dal nome anomalo, i Maschi Maestri, assetata di giovani fanciulle. Dilili è dunque anche lei in pericolo, la sua madre adottiva è in viaggio, la bambina vive in questi giorni da sola con la servitù, il suo nuovo amico Orel le dice che si prenderà cura di lei e, nonostante il reale pericolo, la porterà in giro col suo triciclo per la Ville Lumière, che la piccola conosce a stento. Tra un inseguimento, una fuga, una ricerca nelle reti fognarie sotterranee i due eroi, coadiuvati da Emma Calvé, nota cantante d'opera, e dal suo autista razzista Lebeuf (che si rabbonirà lungo la strada), riusciranno a smascherare la banda di misogini, maschilisti, violenti rapitori: gli incontri con personaggi che animavano l'ambiente culturale intellettuale, artistico e scientifico della Belle Epoque renderanno lo svelamento del mistero pregno e appassionante (Marcel Proust, Auguste Rodin, Marie Curie, Pablo Picasso, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Henri Matisse, Henri de Toulouse Lautrec). Denso di riferimenti alti, con momenti cinematografici visionari (la scultura “la porta del diavolo” di Rodin vola nell'inquadratura e viene mostrata in molte angolature), la trama sviluppa una posizione proto-femminista dei personaggi principali, votati alla liberazione dell'universo femminile da uomini invasati da un diabolico sogno di redenzione mondiale dalla tentazione femminile e dediti al sopruso e allo sfruttamento muliebre. Con la sua solita sapiente e originale tecnica - disegno animato sovrapposto a immagini della città fotografate e ritoccate da lui come sfondo - Michel Ocelot regala al pubblico un viaggio incantato in un'epoca perduta, gloriosa e stimolante in cui tutto era ancora possibile, ogni cambiamento lì da venire, ogni trasformazione politica e artistica in via di divenire da potenza ad atto. Molteplici i livelli di lettura e di fruizione dell'opera: l'aspetto fiabesco e magico per i bambini, il lato citazionista - fortemente spinto - godibile da un pubblico adulto.

(Dilili a Parigi); Regia: Michel Ocelot; sceneggiatura: Michel Ocelot; interpreti: Prunelle Charles-Ambron, Enzo Ratsito; distribuzione: Movie Inspired; origine: Francia; durata: 95'



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