Invisible di Pablo Giorgelli assume in pieno il punto di vista della protagonista Eloisa detta Ely, adolescente inquieta in una Argentina contemporanea. Va a scuola la mattina, il pomeriggio lavora come assistente in uno studio veterinario, a merenda mangia junk food, la sera torna a casa da una madre depressa, sempre a letto a guardare la televisione. Non sorride mai Ely, le sue belle labbra carnose non regalano mai gioia e spensieratezza allo spettatore, piuttosto si imbronciano, screpolate vengono leccate nervosamente, ospitano dita le cui unghie vengono mangiate a sangue fino all'ultimo brandello di pelle. La ragazza è incinta del figlio del veterinario: un uomo sui quaranta, padre di famiglia, gentile e a modo ma serenamente invischiato in una relazione di tipo puramente sessuale con una minorenne. Tutto il film segue la decisione della ragazza di sbarazzarsi del feto: prima con pillole illegali comprate di contrabbando con la liquidazione materna, poi confessando il suo stato all'amante che le propone un aborto illegale privato a sue spese. Quasi nessuna musica di commento, poche parole dette in tono sommesso, una recitazione totalmente naturalista portano davvero ad introdursi nella vita privata di questa famiglia smembrata composta di due donne, madre e figlia, che si addormentano entrambe davanti a un monitor mangiando schifezze. Non c'è nulla da ridere: le scelte si pagano, il sesso costa sulla pelle più di uno stipendio, la vita obbliga a crescere anche quando non se ne avrebbe voglia. Il ribaltamento dei ruoli familiari potrebbe ricomporsi se la giovane facesse il salto diventando a sua volta madre? Non se ne parla, non vi sono ragionamenti o istinti o desideri: si sta a bordo della nave anche mentre sta affondando, le scialuppe le ha prese tutte qualcun altro più fortunato o furbo o entrambe le cose. A metà film viene portata allo studio veterinario una cagnetta incidentata: "ha attraversato la strada senza guardare" (frase che si direbbe più di un infante che di un animale). Prendersi cura di un cane ferito, a cui sono state amputate le zampe posteriori, accudirlo come un bambino sono gesti naturali per Ely. In fondo la cagnetta è come lei: ha attraversato la strada senza guardare. I Dardenne hanno, come tutti i maestri, generato stili e vizi cinematografici: le inquadrature di nuca a seguire il protagonista stancano a furia di essere ripetute. La mano del regista è leggera, la presa di posizione di solidarietà con il personaggio femminile centrale ha una sua coerenza narrativa profonda e insita nella storia, le performance recitative sono all'altezza del progetto. Attorno a questa storia piccola e privata si sente la storia con la esse maiuscola che respira nella società corrotta, nel debito del paese di cui si parla in classe, nella clandestinità medica, nella povertà intorno. Nulla è urlato, tutto è tra le righe. Semplice, univoco, diretto.
(Invisible); Regia e sceneggiatura: Pablo Giorgelli; fotografia: Diego Poleri; montaggio: María Astrauskas; musica: Pedro Onetto; interpreti: Mora Arenillas, Mara Bestelli, Diego Cremonesi; produzione: Urban Factory, Tarea Fina (AR), AireCine (AR)origine: Argentina, Brasile, Uruguay, Germania, Francia 2017; durata: 87'
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