Presentato in anteprima mondiale oggi, Mercoledì 3 Agosto 2016, alla 69° Edizione del Festival del Cinema di Locarno, il documentario ad opera del regista scozzese Douglas Gordon, I Had Nowhere to Go, è direttamente ispirato all'omonimo libro del celeberrimo Jonas Mekas (Biržai, 24 dicembre 1922), regista, poeta e artista lituano, dedito nella propria vita, assieme al fratello Adolfas Mekas, alla fondazione della rivista Film Culture, nonché alla co-fondazione dell'Anthology Film Archives di Manhattan, New York.
Esso tratta, con un linguaggio espressivo che lo stesso regista definisce “quasi senza immagini, infatti non è un errore se vedete uno schermo nero…”, la storia dello stesso artista lituano il quale, vittima come molti altri profughi, esuli e apolidi del suo tempo delle terribili conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, fu costretto a lasciare il proprio paese natio per rifugiarsi in America. Lì, una volta arrivato dopo anni di intensa e pressante violenza interiore ed esteriore, decise di dedicarsi alla sua più grande passione, il cinema, muovendo i propri passi nella sperimentazione cinematografica d'avanguardia.
L'effetto complessivo che trasmette l'opera è, per usare una nota parola di brechtiana memoria, straniante.
Lunghissime parti del film, contrassegnate da uno schermo completamente nero, proseguono solo grazie alla narrazione dell'unico interprete che è protagonista di I Had Nowhere to Go, lo stesso Mekas, che narra la propria vita come se stesse leggendo ad alta voce - e con che voce! - il proprio libro.
Pochi sprazzi di luce sullo schermo sono dati da qualche estrapolazione visiva apparentemente lontana dall'essere compresa: una mano anziana che taglia un tubero dal color rosso sangue si sussegue, infatti, ad un insieme di poche e povere verdure girate in un pentolone di ghisa bollente; un piede che schiaccia una patata su carta straccia di giornale si alterna a due piedi che camminano nella neve. Il tutto con qualche ripetuta ripresa audiovisiva di una musica grave, al pianoforte, che accompagna come sottofondo l'immobilità di un gorilla dallo sguardo umano e tristissimo, come se avesse patito in prima persona l'orrore di una guerra d'altri.
L'effetto di una spontanea cromo-terapia, che proprio in quanto tale dà grande valore alla profondità della parola orale, cosparge questa sorta di diario del destino, raccontato quasi esclusivamente con il potere del nero, del suono e della narrazione da audio-libro drammatico. Il colore scarseggia, eppure, quando c'è, si mostra in tutta la propria forza cromatica: dallo schermo completamente nero si passa, con lentissimi effetti di transizione dati dalle dissolvenze e dalle assolvenze, ad uno schermo completamente bianco o rosso, rendendo ancora più immaginativa questa realtà immersiva, sospesa tra passato e presente, che contraddistingue l'intero documentario.
A delineare la linea temporale della narrazione si sentono saltuariamente potentissimi rumori di bombe che esplodono: sipari tra un momento e un altro, cambi di scena tra una pagina del diario di Mekas e la successiva, stacchi fortissimi dal silenzio della paura al frastuono della guerra.
(I Had Nowhere to Go) - Regia: Douglas Gordon; Soggetto & Sceneggiatura, tratti dal romanzo di: Jonas Mekas; Montaggio: Ninon Liotet; Suono: Frank Kruse; Interpreti: Jonas Mekas (nel ruolo di se stesso); Produzione: olddognewtricks; Origine: Germania, 2016; Durata: 100'; Web info: http://ift.tt/2aUmm1O
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