Jim Cummings è un ragazzo americano magro e dal sorriso perenne e smagliante. Classe 1985, ha vinto nel 2016 il Sundance con un cortometraggio intitolato Thunder Road, e da lì in avanti si è affermato come una delle voci più eccentriche e personali del cinema indipendente americano. Uno che produce, scrive, dirige e recita, e che lavora all'interno del sistema indie innovando e imponendo uno stile come fecero, qualche anno fa, i fratelli Duplass o Joe Swanberg.
Thunder Road parlava, attraverso un lungo piano sequenza, di un poliziotto che, al funerale della madre, si faceva protagonista durante la sua orazione funebre di una tragicomica performance in cui ballava e cantava sulle note dell'omonima, celeberrima canzone di Bruce Springsteen. Due anni dopo, nel 2018, Thunder Road è diventato un vero e proprio film lungometraggio, che esce ora finalmente in Italia: in digitale giovedì 15 aprile, su Io Resto in Sala e Wanted Zone, distribuito da Wanted Cinema, casa di distribuzione specializzata nel cinema indie e di qualità di tutto il mondo. "Per ora così," dice Anastasia Piazzotta, a capo di Wanted Cinema, "ma speriamo di poterlo presentare presto anche in sala." Ovviamente, lo speriamo tutti.
"All'inizio non pensavo che il corto potesse diventare un lungo," confessa Jim Cummings, che Thunder Road l'ha scritto, prodotto, diretto, interpretato e anche montato, collegato su Zoom con la stampa italiana. Col tempo, l'americano ha invece capito che si poteva fare: "Credevo che il corto dovesse rappresentare il climax del lungometraggio, di un film che raccontasse in precedenza del rapporto di Jim, il protagonista, con la mamma che poi muore; ma poi ho capito invece che il corto poteva essere l'inizio di una storia: della storia di Jim che cerca di recuperare il rapporto con la figlia dopo il terribile imbarazzo che le causa durante funerale con il suo comportamento."
La sintesi è corretta. La versione estesa della trama comporta anche che a sconvolgere emotivamente e psicologicamente il protagonista Jim, poliziotto in una cittadina del Texas, oltre alla morte di una madre con cui ha avuto un rapporto conflittuale, sia anche il divorzio dalla moglie e la richiesta della donna di un affido esclusivo della bambina , accetatta dal giudice. Tutto questo, oltre a causare problemi nel rapporto con la bambina, sconvolgerà anche la vita professionale di Jim, mettendo a dura prova la pazienza del suo collega Nate, col quale fa coppia da anni.
"Per il film volevo delle scene che fossero tragiche e bellissime, ma anche comicamente demenziali, per rendere il tutto emotivamente ancora più complicato," dice Jim Cummings. Del suo protagonista Cummings dice che "è umano, complicato, onesto. La morte di sua madre lo porta a realizzare quale sia il senso della vita, gli fa capire quello che è davvero importante, e quindi lo definirei anche consapevole. Il nostro obiettivo era quello di raccontare la storia biblica di Giobbe sotto forma di commedia: a Jim accade di tutto, gli crolla il mondo addosso, ma lui affronta le cose."
Di certo, però, quello di Jim è anche un personaggio fragile, depresso, ansioso: "l'America è società guidata dal testosterone," commenta Cummings, "in cui vengono idolatrate figure maschili forti ma stronze. Io che, sono cresciuto guardando i film di Indiana Jones, volevo raccontare quel genere di personaggio in chiave umoristica: è bello vedere un duro ammettere di non sapere cosa sta facendo o collassare di fronte alle difficoltà. Rappresentare un tipo diverso di figure maschili era un altro obiettivo di questo film."
E in Thunder Road, spiega Cummings, c'è anche qualcosa di autobiografico: "Mi sono accorto di tante cose solo quando la mia famiglia me lo ha fatto notare, ma ci sono tante cose prese dalla nostra vita: questo film racconta di me se tutto nella mia vita fosse andato storto, e non fossi riuscito a tenermi in piedi." Ad esempio, anche Cummings ha divorziato, nel 2014: "tutto quello che avevo allora erano i miei amici PJ e Ben," racconta, "e loro e il loro supporto li ho messi nel personaggio di Nate, che è una figura amorevole, che sostiene il protagonista e che è capace di perdonarlo: non capita spesso al cinema e in America di imbattersi in figure simili."
Dopo Thunder Road, che ha vinto il Gran Premio della Giuria al SXSW e a Deauville, Jim Cummings ha diretto una commedia horror intitolata The Wolf of Snow Hollow, e ha presentato al recente Festival di Berlino un terzo lungo da regista, co-sceneggiato e co-diretto con PJ McCabe, intitolato The Beta Test, anche questo venato di horror e di umorismo. Come attore, lo potete vedere su Netflix in The Block Island Sound, nel quale interpreta il bizzarro amico cospirazionista del protagonista. "Non avrei mai pensato di arrivare dove sono, sono stato molto fortunato," dice Cummings aggiungendo che gli piacerebbe "continuare a creare film che siano scomodi, cose che spiazzino e divertano il pubblico. The Beta Test, ad esempio, parla di un collasso delle agenzie del mondo hollywoodiano: sarà sicuramente controverso e avrà qualche guaio, e va bene così. Quello che cerco di fare col mio cinema è aiutare gli indipendenti, affinché si sentano meno soli e meno inadeguati all'interno di un sistema che fa di tutto per reprimerci."
Per chi se lo chiedesse: "Thunder Road" di Springsteen è stata scelta da Cummings perché, nel suo raccontare di un uomo che chiede a una ragazza di lasciare la piccola città che potrebbe riservare loro solo un futuro gramo per andare incontro alla vita, il regista ha pensato potesse adattarsi benissimo anche alla storia di un padre che vuole iniziare una nuova vita con la figlia.
Mentre nel corto è presente, in Thunder Road versione lungometraggio il brano non c'è: "abbiamo girato la scena iniziale per un giorno intero," spiega Cummings. "L'abbiamo fatta per nove volte al mattino, utilizzando la canzone, e nove al pomeriggio, senza la canzone: e l'ultimo take era quello perfetto per il film."
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