Una luna chiamata Europa, film in concorso al Festival di Cannes nel 2017, è una storia particolare che mira a combinare realismo e uno spirito visionario, concepita dal regista Kornél Mundruczó, già autore di Tender Son e White God. Approfondiamo la trama raccontata dal film e leggiamo cos'ha da dirci il regista sul suo lavoro.
Una luna chiamata Europa, la trama del film ungherese
Il protagonista di Una luna chiamata Europa è Aryan (Zsombor Jéger), un profugo che viene ferito da un agente di polizia, nel tentativo di superare con la sua famiglia il confine dell'Ungheria: incredibilmente, scopre che l'incidente gli ha dato un superpotere, consentendogli letteralmente di volare. Nell'ospedale del campo per i rifugiati, il dottor Stern cerca di capire a cosa si debba il prodigio, ma poi decide di usare la capacità di Aryan proprio in questo senso, spacciandolo per angelo per rassicurare e illudere i suoi pazienti. Non è solo sfruttamento, tuttavia, perché Stern cercherà anche di difendere Aryan, al quale oramai si è affezionato, dalle autorità che mirano ancora a bloccare il ragazzo...
Una luna chiamata Europa, un fantasy sulla cristianità secondo Kornél Mundruczó
In un'intervista al sito inglese The Upcoming, il regista di Una luna chiamata Europa, Kornél Mundruczó, ha spiegato qualcosa del suo approccio flessibile al concetto di "genere", visto che questo stesso film miscela appunto realismo e fantastico: "Mi piace mischiare i generi. Se facessi un dramma sociale non lo sentirei molto vicino. Per me si tratta di stilizzare e cercare una lettura poetica. È concreto, cupo, ma è anche un action thriller. È un fantasy ed è un what-if". Centrale comunque per Kornél è il cambio di atteggiamento nel dottor Stern, prima sfruttatore dell'immigrato, poi disposto a salvarlo. Nello specifico l'autore ci spiega:
In Europa ci sono migliaia di anni di Cristianità, eppure a volte sento che li abbiamo completamente dimenticati. All'inizio, il personaggio del dottore è uno che non crede a nulla. A dir il vero è un bastardo, beve, è cinico e senza amore. [...] Usa Aryan per i suoi scopi. [...] La sua bussola emotiva però segna un'altra direzione nel corso del film. Aryan non ha alcun vero carattere, è più un angelo, è come un confessionale. Stern parla sempre con Aryan e cambia attraverso quel viaggio.
Kornél tuttavia non mira a prendere una posizione netta, ma già a partire dai nomi dei personaggi mescola le carte e invita a non dare nulla per scontato: "Stern è un nome ebraico, molto intellettuale. Aryaan è un nome molto sacro, ma ha anche una connotazione nazista. Per me le contraddizioni portano alla verità. Non c'è una verità chiara, possiamo usare i nomi come una contraddizione." Leggi anche Jupiter's Moon: recensione del film ungherese in concorso al Festival di Cannes 2017
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