Fare un film senza troppe parole che tenga la tensione (e l'emozione) per settantasei minuti è un'impresa che solitamente, nel cinema francofono, compiono soprattutto i fratelli Dardenne. Revenir di Jessica Palud non ha nulla simile alla cinematografia dei fratelli Dardenne: nessuna inquadratura di nuca, nessuna macchina mano a seguire personaggi difficili, appena usciti dal carcere, che non lasciano presagire nulla di buono, la cui redenzione è improbabile.
Inizia in media stress: Thoms, il figlio emigrato in Canada, torna alla fattoria di famiglia, richiamato dalla madre morente in ospedale. Il padre ce l'ha con lui, non si parlano da 12 anni, fosse per lui non lo avrebbe cercato. La prima persona che incontra in casa è un bimbo, Alex, di sei anni, che sta giocando in cortile con la palla ed è caduto. Thomas lo medica con cura, immaginandone l'esistenza e il loro grado di parentela.
La storia si sviluppa in un arco temporale di cinque giorni e mezzo, durante i quali gli equilibri e gli intrecci tra i personaggi - un figlio un padre un nipotino una nonna morente e la cognata (moglie del figlio minore suicida, fratello di Thomas) - si spostano millimetricamente su fili sottili come ragnatele tra difficoltà di comunicazione dell'amore, dei fatti, della verità.
I visi sudati emozionati sofferenti e subito dopo ridenti per via della freschezza pura del bambino, rischiarano lo schermo con l'intensità di un diapason vibrante per l'eternità.
Ascoltare i silenzi, osservare le rughe, comunicare con i corpi è primario in questa storia. Le riconciliazioni, i lutti, i segreti familiari non si dipanano con velocità, nella fretta, nelle false speranze.
L'uso di una messa in scena realistica con un occhio al sociale e uno al documentario accresce l'empatia dello spettatore.
Gli attori sono straordinariamente in parte, anche nelle scene più difficili.
Si esce dalla sala sottosopra, scombussolati, partecipativi e si vorrebbe continuare a sapere qualcosa di loro e della loro sorte.
(Revenir); Regia: Jessica Paud; sceneggiatura: Jessica Palud, Philippe Lioret, Diastème; fotografia: Victor Seguin; montaggio: Thomas Marchand; musica: Augustin Charnet, Mathilda Cabezas; interpreti: Niels Schneider, Adèle Exarchopoulos, Patrick d'Assumçao, Hélène Vincent, Franck Falise, Jonathan Couzinié; produzione: Fin Aout Productions (Marielle Duigou, Philippe Lioret); origine: Francia, 2019; durata: 76'
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