Si è inaugurato ieri a Palazzo di Firenze, dove sarà fino al 6 ottobre, un bellissimo omaggio organizzato dal figlio Emanuele Salce e da Andrea Pergolari, ad uno dei talenti più poliedrici dello spettacolo.
Sicuramente tutti, di Luciano Salce, ricordano il volto, l'eleganza, l'ironia e la voce. Pochi però, oggi, hanno davvero consapevolezza di quanto sia stato importante per il nostro spettacolo questo anarchico e poliedrico intellettuale. Nato il 25 settembre 1922 a Roma, in un'agiata famiglia borghese e rimasto subito orfano di madre, studia in un collegio dei Gesuiti fino al liceo classico e inizia, senza terminarli, gli studi di giurisprudenza. Durante la guerra, trascorre due anni nei campi di prigionia tedeschi, poi, al ritorno, coltiva la sua passione, la recitazione, frequentando l'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico, dove si trova a lavorare con futuri colleghi come Vittorio Gassman (con cui scrive anche un romanzo/diario, pubblicato nel 2004), Nino Manfredi, Vittorio Caprioli, Luigi Squarzina e molti altri.
Dopo una tournée in Brasile, dove trova la prima moglie, e i primi due film realizzati in Brasile, torna in Italia dove inizia la carriera d'attore al cinema, per poi firmare nel 1960 Le pillole di Ercole. Seguono titoli memorabili come Il federale, La voglia matta, La cuccagna, Ti ho sposato per allegria, Colpo di Stato, Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue, L'anatra all'arancia, e la collaborazione con Paolo Villaggio nei mitici Fantozzi e, ancor più, Il secondo tragico Fantozzi, film diventati veri e propri oggetti di culto. Salce dirigerà ancora l'attore genovese in Professor Krantz tedesco di Germania, in Il... Belpaese e in altri film. Ugo Tognazzi e Monica Vitti sono due altri grandi attori con cui stabilisce un felice sodalizio.
Ma nel frattempo recita a teatro, al cinema, lavora in radio, presenta in tv negli anni Sessanta i memorabili show del sabato sera come Studio Uno, con Lelio Luttazzi, e Sabato sera, appunto. E, come ha ricordato il figlio Emanuele Salce, scrive, scrive, scrive. Ironico, anarchico, feroce, mai banale, talvolta tacciato di qualunquismo e maschilismo, Luciano Salce è stata una delle personalità più notevoli dell'Italia del Novecento, che una malattia ci ha strappato troppo presto quasi 30 anni fa, il 17 dicembre del 1989.
A quest'uomo affascinante, intelligente e simpatico, il figlio Emanuele e Andrea Pergorlari, già autori nel 2009 del documentario L'uomo dalla bocca storta, hanno dedicato una Mostra "Luciano Salce. L'ironia è una cosa seria", che è stata inaugurata il 25 settembre (giorno della sua nascita) a Palazzo Firenze di Roma, ospitato dalla Società Dante Alighieri, e che continuerà, a ingresso libero, fino al 6 ottobre. Un'occasione imperdibile per vedere in riproduzione le sue foto, ricostruire i suoi anni all'Accademia, leggere le sue lettere, ridere con le clip tratte dai suoi film e dalle sue performance televisive, ammirare le locandine e le colonne sonore originali dei suoi film (grazie all'apporto del collezionista lucchese Alessandro Orsucci).
A inaugurare questa bellissima esposizione sono stati ieri Emanuele Salce, che dal padre ha ereditato la simpatia, Andrea Pergolari, Mario Sesti, Valerio Caprara e Domenico Monetti, in un'interessante discussione sul suo cinema e sulla sua personalità. Sono venuti a rendere omaggio a Salce noti personaggi dello spettacolo, colleghi e amici, come Pippo Baudo, Giancarlo Magalli, Max Tortora, Erminia Manfredi, Pupi e Antonio Avati e moltissimi altri.
Imperdibili gli altri due appuntamenti in programma: Il 2 ottobre alle 18 in un incontro moderato da Franco Cordelli si parlerà delle multiformi espressioni artistiche di Salce, mentre il 6 ottobre alle ore 17 Gianluca Guidi condurrà la serata finale in una festa/evento in cui amici e artisti vari renderanno omaggio a Luciano Salce attraverso interventi, letture e improvvisazioni, citazioni e ricordi, una serata impreziosita dalle musiche dei suoi film e delle sue canzoni, dirette dal maestro Fabio Frizzi.
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