martedì 24 settembre 2019

Ad Astra tra scienza e fantascienza


James Gray ci racconta che l'idea del film nasce da un futuro molto plausibile.

Il 26 settembre uscirà l'ultimo film di James Gray, Ad Astra, presentato alla Mostra del cinema di Venezia come già lo fu la sua opera prima, Little Odessa, nel 1994, che vinse il Leone d'Argento quando il regista newyorkese aveva solo 25 anni. A quel film ne sono seguiti altri cinque, tra il noir metropolitano e il dramma sentimentale e adesso arriva la sua settima opera, che è anche la prima di fantascienza.

Essendo però da sempre il regista molto attento alla realtà storica, Gray ci ha tenuto in modo particolare, come ci racconta in questa intervista, ad avere una base strettamente scientifica per la storia che racconta. Per questo ha fatto ricorso a consulenti esterni della Nasa e di altre agenzie, assicurandosi che quello che vediamo nel film sia "meno fanta" e "più scienza" possibile. 

Al di là del fatto di essere uno dei generi più fantasiosi e immaginifici creati dall'uomo, infatti, la fantascienza prende spesso le mosse da quello che è più vicino a noi, limitandosi a elaborare sui futuri e plausibili sviluppi della nostra tecnologia.

Ad Astra ci dà appuntamento al cinema, dove ritroveremo anche Brad Pitt, attore di cui si fa un gran parlare per gli Oscar (anche per C'era una volta a... Hollywood), assieme a Liv Tyler e a due grandi veterani come Tommy Lee Jones e Donald Sutherland.





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