venerdì 17 febbraio 2023

Ant-Man and The Wasp Quantumania, Evangeline Lilly: "Sognavo una Hope più dark"

Dopo aver incontrato insieme ad altri giornalisti Evangeline Lilly durante la promozione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ci siamo convinti che l'attrice abbia una personalità spiccata, che per la sua sincerità contrasta un po' col marketing massiccio di un prodotto del genere. Non che Evangeline, resa ormai mitica dal ruolo di Kate in Lost, disprezzi quello che fa, però poche sue risposte sono scontate come magari ci si aspetterebbe.

Ant-Man and the Wasp Quantumania ed Evangeline Lilly: "Hope è come me"

Con Ant-Man and the Wasp: Quantumania siamo arrivati al terzo film della saga Marvel, e il suo personaggio è apparso in varie forme anche altrove: a questo punto si può dire che Evangeline Lilly conosca bene la sua Hope. Che tipo è? Una che racchiude una dolcezza in una corazza di durezza esteriore, qualcosa che Evangeline sente di avere in comune col personaggio: confessa che anche a lei capita di pensare che gli altri la ritengano più forte di com'è in realtà... o che la credano più dura nei loro riguardi di come lei in effetti è!
Quando in una precedente conferenza stampa le fu chiesto di un possibile assolo di Hope in un prossimo film o in una prossima serie Marvel, Evangeline dirottò la domanda verso il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, lì presente. Ora però aggiunge che, a essere onesta, aveva un'idea di sviluppo del suo personaggio non concretizzata: voleva esplorare il lato più oscuro di Hope, invece si è scelto di andare nella direzione opposta, verso una Hope che abbraccia sempre più affetto ed empatia. Quello che si vede comunque sullo schermo è solo una frazione del lavoro fatto in preproduzione, e in questo film - aggiunge senza essere più esplicita - c'era già un numero sufficiente di personaggi da gestire.
Lilly non si fa mancare però parole affettuose sui Marvel Studios: per lei il team creativo sa mantenere desta l'immedesimazione del pubblico nei supereroi, evitando allo stesso tempo che si prendano troppo sul serio. "I loro fallimenti i nostri, i loro successi i nostri". Non dimentica che Wasp fu il primo personaggio femminile a comparire in un titolo del Marvel Cinematic Universe, e rivendica il primato: "Credo che nel genere la rappresentazione femminile sia ulteriormente aumentata, da quando comparve il nome di Wasp. Sono aumentate anche le donne giovani, il che è bello. C'è ancora da fare però, bisogna lavoare di più sulle sfumature dei personaggi femminili. Non ho ancora visto Wakanda Forever, ma WandaVision aveva già un personaggio femminile pienamente realizzato e tridimensionale."
Sorprendentemente dolce e chiara la risposta a una delle consuete domande in questo contesto: se avesse i poteri di Wasp, di rimpicciolirsi e volare dove vuole, come li userebbe? "Vedrei cosa fanno a scuola i miei figli: non per sorvegliarli a scopo "materno", ma perché so che non li conoscerò mai al di fuori del loro rapporto con me. Mi piacerebbe vedere quali persone sono quando io non sono in giro." Leggi anche Ant-Man 3, Evangeline Lilly alias Hope è pronta per un assolo?

Evangeline Lilly: "Recitare mi fa ancora male, vivo nella beata ignoranza"

Nel tripudio di effetti visivi e set digitali di Ant-Man and the Wasp Quantumania, Evangeline ha trovato più difficile il suo lavoro? In realtà l'ha trovato più facile che negli altri film, perché almeno in questo caso non ha dovuto recitare gli spiegoni scientifici degli altri capitoli, o pianificare effrazioni, sempre entrando in ossessivi dettagli tecnici! Oltretutto, Ant-Man 3 fa uso dello StageCraft dell'Industrial Light & Magic, un sistema inaugurato con Mandalorian: gli attori recitano in un teatro di posa (il "Volume"), dove intorno a loro viene proiettato e mosso in tempo reale l'ambiente in cui si trovano, esteso poi con oggetti di scena veri e propri con cui possono interagire. Lo sforzo d'immedesimazione è stato per Lilly meno complesso di quanto si possa pensare.
Qualcuno magari non lo ricorda, ma in passato Evangeline Lilly aveva confessato di trovare a volte difficile recitare, quasi le procurasse una sofferenza interiore. Incredibilmente, questo aspetto della sua personalità non è cambiato: "Confermo, anche se suona un po' folle da una che lo fa ormai da vent'anni. Sarebbe il mio lavoro! È diventato più facile che agli inizi, ma continua a farmi male dentro, non so bene come spiegarlo, forse lo farò quando scriverò un'autobiografia! C'è qualcosa, nell'essere qualcun altro e soffocare me stessa, nel sentirmi limitata dall'identità di un'altra persona... Ma sul set devi pur portare te stessa, e nell'ambiente mi sento molto vulnerabile ed esposta. E credo che sia naturale nel contesto: non sei mica dallo psicologo, non stai facendo visita a tua madre. Questi sono estranei che vogliono fare soldi da quello che fai tu. È una cosa che mi fa male, e non ho ancora capito come evitare questa sensazione."
Forse anche per questi motivi, Evangeline si è illuminata quando le abbiamo chiesto della sua esperienza di doppiaggio, sempre su Hope, per la serie animata What If...? su Disney+: "Non mi sono mai divertita tanto in un progetto Marvel, è liberatorio, io sono una che usa la mimica e il corpo tantissimo, mi dicono sempre: controllati, ti muovi troppo, stai ferma. Lì potevi lasciarti andare e spassartela!"
A coronamento di questo approccio diametralmente opposto al nerdico, quando si parla di Marvel, Evangeline Lilly sorride divertita quando le domandano del futuro del suo personaggio o dell'MCU: "Quando stavamo girando Quantumania, non avevo idea che fosse il primo film della Fase 5. Io non so nulla, non so cosa verrà né so cos'è venuto prima! Immagino che potrei saperlo se lo chiedessi, ma mi piace lasciarmi trasportare e andarmene per la mia strada. Vivo nella beata ignoranza."

Ant-Man, Evangeline Lilly e la difesa del cinecomic

Non sono mancati negli anni critiche al genere dei cinecomic, da registi anche autorevoli come Martin Scorsese. Lei come si pone sulla questione? La risposta di Evangeline Lilly è sorprendentemente ragionata, considerando che date le circostanze promozionali avrebbe potuto liquidare la cosa con una battuta. L'attrice invece sceglie un'altra angolazione: "L'intrattenimento è sempre il riflesso della società in quel momento, quello che creiamo culturalmente per il cinema risente dell'impatto con ciò che accade nel mondo. Tra gli anni Settanta e Novanta, la gente voleva materiale per pensare, voleva sfidarsi, ma se guardate all'epoca di Charlie Chaplin o alla Grande Depressione, la gente sullo schermo voleva vedere solo leggerezza. Credo che siamo di nuovo in una di quelle stagioni, dove la gente si sente ansiosa e spaventata... pesante. Vuole solo che qualcuno le dica che alla fine le cose tornano a posto."



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