venerdì 31 marzo 2017

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La notte di Halloween riserva sempre brutte sorprese

Regia di Rob Zombie. Con Torsten Voges, Sandra Rosko, Elizabeth Daily, Richard Brake, Malcolm McDowell, Sheri Moon Zombie, Meg Foster, Daniel Roebuck, Judy Geeson, Tracey Walter, Lawrence Hilton-Jacobs, Ginger Lynn, Lew Temple, Jane Carr, Jeff Daniel Phillips, David Ury, Devin Sidell, Kara Gibson, Pancho Moler, Jermain Hollman, Kevin Jackson, Andrea Dora, Michael Alcott, Esperanza America.
Genere Horror - USA, 2016. Durata 102 minuti circa.

Il 30 ottobre 1975, durante la notte di Halloween, cinque persone vengono rapite e tenute in ostaggio in un luogo infernale chiamato "Murder World", dove sono costretti a partecipare ad un gioco violento, il cui obiettivo è quello di sopravvivere dodici ore contro una banda di pagliacci sadici.





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An Intimate Look Inside the World of David Lynch

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The worlds that David Lynch creates are as visionary and immersive as any in cinema, and part of their allure lies in the fiercely maintained elusiveness of the man behind the camera. Jon Nguyen, Rick Barnes, and Olivia Neergaard-Holm’s documentary David Lynch: The Art Life, now playing at New York’s IFC Center, lifts the curtain on this iconoclast, offering a rare glimpse at his private life and the creative process that has shaped his art, music, and early films. Take a look at what critics are saying:

  • For Vogue, Julia Felsenthal writes that the documentary serves not only as Lynch’s “artistic bildungsroman” but also as “a film about fatherhood, the traumatizing birthing process that makes a child into a parent.”
  • Over at Slant, Chuck Bowen delves into the film’s dark side, explaining how it illustrates “the idea that, yes, you can go home again, but at the risk of revealing your home to be built atop decay.”
  • The wealth of archival material on display, including footage of Lynch as a young man, makes David Lynch: The Art Life “delicious watching for a fan . . . He always had that thousand-yard stare—as if looking over the top of everybody’s head—but it didn’t used to be so stylish,” writes Josephine Livingstone in the New Republic.
  • Christina Newland at RogerEbert.com hails Lynch as “one of American cinema’s finest oddities” and calls the documentary “a compelling slice of cinephile inquiry.”
  • At the A.V. Club, Sean O’Neal notes how the film highlights Lynch’s dedication to the life of an artist, “capturing him as a man who hates leaving his woodshed and is never happier than when left alone to his craft.”

And in this exclusive clip, Lynch recalls the joy of crafting the macabre, insular world of his first feature, Eraserhead:



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Did You See This?

Screen_shot_2016-05-20_at_4.28.07_pm_large Jean-Pierre Léaud takes the spotlight this week in a career-spanning retrospective at the Film Society of Lincoln Center. To mark the occasion, Film Comment has republished Olivier Assayas’s 1996 tribute to the French film icon, whom he . . .

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Kevin Spacey, Michelle Williams e Mark Wahlberg: tris d'assi per All the Money in the World di Ridley Scott

Dal biopic sul rapimento Getty del 1973 esce invece di scena Natalie Portman

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David Hemmings Traces His Path to Blow-Up

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Like his famously enigmatic landscapes, the performances that anchor Michelangelo Antonioni’s films are integral to his vision of existentialist ennui. Among the most iconic is David Hemmings’s turn in the Italian master’s first English-language feature, Blow-Up, a psychological mystery that centers on a rakish young fashion photographer who becomes obsessed with a murder he has unwittingly captured on film. Though Antonioni had been interested in Terence Stamp playing the lead, the director ultimately enlisted the then twenty-four-year-old Hemmings after seeing him in a theatrical production of Dylan Thomas’s Adventures in the Skin Trade. The actor catapulted to stardom after the film’s release, his boyishly weary face reflecting both the glamour and the menacing undercurrents of swinging London.

In this excerpt from an August 1977 interview on the Canadian television program City Lights, featured in full on our new release of the film, Hemmings recounts his experience auditioning for Antonioni and his reaction upon watching the film for the first time in Hollywood.




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Ghost in the shell

"Soltanto considerando la nostra eccezionalità come virtù possiamo trovare la pace."
- Daisuke Aramaki

Prima di affrontare qualsiasi discorso, è lecito e doveroso porsi una semplice domanda: che bisogno c'era di un live-action di Ghost in the shell? Nessuno: il film diretto da Rupert Sanders è un prodotto asettico, impossibilitato a riprodurre anima e sentimento di non una, ma bensì due opere d'arte, ossia il manga Ghost in the shell di Masamune Shirow e l'omonimo adattamento animato di Mamoru Oshii. Questa elementare considerazione serve unicamente per delineare il film di Sanders come prodotto meramente commerciale, una macchina da botteghino, con l'unico pregio possibile di poter suscitare così tanta curiosità nelle nuove generazioni, da spingerle a riscoprire i veri capolavori appena citati.

Non sempre è possibile e cosa buona e giusta riprodurre un'opera riuscita e compiuta come lo è Ghost in the shell di Shirow. Tuttavia Oshii è riuscito nell'intento di realizzare un lungometraggio animato non solo conservando l'anima dell'opera prima sullo schermo, ma riadattandola in un contesto storico produttivo e sociale differente, modellandola secondo il suo personale gusto estetico e narrativo: in questo modo il film di Oshii non solo osava con successo rileggere il mito di Blade Runner, ma si poneva come pietra angolare per la fantascienza cyber-punk negli anni a venire (e non è affatto un caso se gli allora fratelli Wackowski furono i primi a dichiarare di aver presto spunto dal film di Oshii per realizzare il loro Matrix). Nel rispetto delle regole, Sanders aveva due possibili strade da percorrere per realizzare il suo live-action: ripetere quanto realizzato da Oshii rispetto al manga, ovvero riadattare il lungometraggio animato in un live-action in grado di evolversi seguendo le linee guida di un'autorialità personale e, spingersi verso nuovi confini, con coraggio, correndo perfino il rischio di realizzare un film a tratti sconnesso da quanto ammirato (e amato fin'ora), ma pur sempre originale, oppure copiare passo dopo passo l'opera cardine di Oshii.

Sanders ha deliberatamente optato per la seconda opzione, trasformando il suo Ghost in the shell in una copia smunta e per molti tratti priva di vigore, concettualemte più incline ai film fantascientifici d'azione, relegando l'introspezione e l'ambiguità individuale dei personaggi a sprazzi di reminescenze o a battute a effetto. Proprio come i glitch che assillano il Maggiore Mira (una Scarlett Johansson a suo agio in un ruolo non facile), l'emotività e la genuinità del capolavoro di Oshii si avvertono a sprazzi, come echi di una visione passata, ricordi tanto lontani, quanto ancora vividi e consapevolmente impossibili da replicare.

Un ulteriore difetto emerge quando è necessario inserire personaggi dai caratteri somatici occidentali (unica eccezione Takeshi Kitano, vero colpo al cuore, che quasi commuove) in un contesto per necessità orientale, operazione che nasce come presupposto per l'occidentalizzazione del prodotto voluta dalla produzione, che in questo modo cannibalizza non uno, ma due capolavori, per sputare fuori solo la confezione, decorata con effetti digitali brillanti e fluorescenti, perfetti per un film di fantascienza che vuole lasciarsi ammirare solo come puro intrattenimento. E, paradossalmente, se si possiede il coraggio e la sfrontatezza di sedersi e incollare lo sguardo accantonando per due ore scarse la consapevolezza di conoscere “l'origine” del film di Sanders, questo Ghost in the shell adempie il compito di intrattenere. Intrattenimento ben confezionato. Un guscio. Tanto sgargiante, quanto vuoto.

(Ghost in the shell); Regia: Rupert Sanders; sceneggiatura: Jamie Moss, William Wheeler, Masamune Shirow (soggetto); fotografia: Jess Hall; montaggio: Neil Smith, Billy Rich; musica: Clint Mansell, Lorne Balfe; interpreti: Scarlett Johansson, Takeshi Kitano, Pilou Asbæk, Michael Pitt, Juliette Binoche, Chin Han, Danusia Samal, Lasarus Ratuere, Rila Fukushima, Joe Naufahu; produzione: DreamWorks SKG, Grosvenor Park Productions,Paramount Pictures, Seaside Entertainment; distribuzione: Universal Pictures; origine: U.S.A., 2017; durata: 120'



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Ghost in the Shell: le atmosfere del film, un noir futuristico

Il film diretto da Rupert Sanders con Scarlett Johansson è attualmente nei cinema italiani.

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Roma, dal 3 aprile: Alida Valli e Giuseppe De Santis. Una mostra e due rassegne

La Casa del Cinema di Roma ricorda una delle attrici più importanti del cinema italiano:

ALIDA VALLI
MOSTRA – RASSEGNA | RITRATTO DI UN'ATTRICE: ALIDA VALLI (3-28 aprile)

La mostra Ritratto di un'attrice: Alida Valli – curata da Giulio D'Ascenzo ed Elisabetta Centore per l'Associazione Teatroantico racconta la splendida favola di Alida Valli ripercorrendo le tappe fondamentali di una carriera che, in oltre cinquant'anni, ha attraversato tutte le stagioni del nostro cinema. Ad accompagnare la mostra ricca di foto, immagini, manifesti, locandine, libri ci sarà anche una rassegna di alcuni suoi film realizzata in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale. Le novità proseguono con l'omaggio al grande regista:

GIUSEPPE DE SANTIS
RASSEGNA | GIUSEPPE DE SANTIS, UN APPREZZATO PROFESSIONISTA DI SICURO AVVENIRE (3-24 aprile)

La Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l'Associazione Giuseppe De Santis festeggiano, a cento anni dalla nascita, uno dei maestri del cinema italiano con una rassegna di film da lui diretti e/o sceneggiati.

CASA DEL CINEMA Spazio culturale di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale Gestione Zètema Progetto Cultura Direzione Giorgio Gosetti in collaborazione con Rai; Rai Cinema 01 distribution sponsor tecnici Deluxe; Kodak

INDIRIZZO Largo Marcello Mastroianni, 1 INFO tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it L'accesso in sala sarà garantito fino ad esaurimento dei posti disponibili

Una mostra ricca e necessaria per rendere omaggio ad una delle attrici più talentuose del cinema italiano. Attraverso foto di scena, locandine, fotobuste, manifesti, libri e brochure, tutti rigorosamente originali, la mostra Ritratto di un'attrice: Alida Valli – curata da Giulio D'Ascenzo ed Elisabetta Centore per l'Associazione Teatroantico e ospitata dalla Casa del Cinema dal 3 aprile al 28 aprile – racconta la splendida favola di Alida Valli ripercorrendo le tappe fondamentali di una carriera che, in oltre cinquant'anni, ha attraversato tutte le stagioni del nostro cinema. Da grande diva dei telefoni bianchi a star di enorme successo internazionale.

La Mostra si concentra in particolar modo sui primi trent'anni di carriera dell'attrice, dal 1935 al 1965, e viene affiancata da una rassegna cinematografica realizzata in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale attraverso la quale è possibile apprezzare e ricordare la grande attrice scomparsa nel 2006.

Alida Valli esordisce giovanissima sul grande schermo, interpretando fin dall'inizio ruoli da protagonista e diventando ben presto l'attrice simbolo del cinema italiano del periodo fascista. Si afferma grazie ai film Manon Lescaut (1939) e Ore 9: lezione di chimica (1941) mentre la sua versatilità la impone nei ruoli drammatici di Luisa in Piccolo mondo antico di Mario Soldati (Premio speciale del conte Giuseppe Volpi di Misurata come. Miglior Attrice italiana dell'anno Festival di Venezia) e di Eugenia Grandet nell'omonimo film di Mario Soldati (Nastro d'Argento come miglior attrice).

Il produttore Selznick vorrebbe fare di lei la Ingrid Bergman italiana e per questo la convince a trasferirsi a Hollywood. Durante questo periodo recita in Il caso Paradine di Alfred Hitchcock, Il miracolo delle campane di Irving Pichel ed Il terzo uomo (1949) di Carol Reed e nel 1951 rientra in Italia. Pochi anni dopo fornisce una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro di Luchino Visconti, Senso (1954) e la sua fama si consolida sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo (La grande strada azzurra, 1957), Franco Brusati (Il disordine, 1962), Pier Paolo Pasolini (Edipo re,1967). Negli anni settanta si dimostra un'attrice molto versatile, lavorando con Valerio Zurlini in La prima notte di quiete (1972), con Mario Bava in Lisa e il diavolo (1972), con Bernardo Bertolucci in La strategia del ragno (1970) e nel kolossal Novecento (1976).

PROGRAMMA

LUNEDÌ 3 APRILE
ore 19.00 | Inaugurazione della mostra Ritratto di un'attrice: Alida Valli
ore 19.30 | Da Siamo donne episodio Alida Valli di Gianni Franciolini, Italia, 1953

DOMENICA 16 APRILE
ore 17.00 | Piccolo mondo antico di Mario Soldati, Italia, 1941

LUNEDÌ 17 APRILE
ore 17.00 | La luna di Bernardo Bertolucci, Italia, USA, 1979

Nel centenario della nascita la Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l'Associazione Giuseppe De Santis non poteva esimersi dal festeggiare uno dei Maestri indiscutibili del cinema italiano con una rassegna dei film da lui diretti e/o sceneggiati in programma presso la Casa del Cinema dal 3 al 24 aprile.

Oltre al richiamo dell'ultimo film da regista di De Santis, nel titolo della rassegna, Un apprezzato professionista di sicuro avvenire, si nasconde un'ironica quanto amara riflessione sul suo essere uomo di cinema in un mondo dello spettacolo a lui sempre più alieno. È come se De Santis avesse avuto, da una parte, coscienza di sé, delle proprie capacità di professionista del cinema e, dall'altra, con lucida e disincantata ironia vedesse la propria carriera di regista tutt'altro che sicura. È sufficiente scoprire le date della sua filmografia per capire le reali difficoltà per un maestro come lui di realizzare film: ben otto anni separano il suo ultimo lungometraggio da Italiani brava gente (1964). Non è un caso quindi che il primo cartello dei titoli di testa del film Un apprezzato professionista di sicuro avvenire reciti “Un film di Giuseppe De Santis” mentre l'ultimo “direttore artistico Giuseppe De Santis”. La prima formula si è venuta affermando nel corso degli anni ‘30 con il crescere dell'importanza della nozione di regista all'interno di una situazione di lavoro collettivo. Essa assume un significato particolare, come nel caso di De Santis, in quanto indica che il regista è il responsabile principale dell'opera. L'autore assoluto del proprio film nonostante le molte difficoltà.

Il 16 maggio 1997 Giuseppe De Santis se ne è andato lasciando un vuoto immenso. E come scrive l'Associazione Giuseppe De Santis (www.assodesantis.com): «Non potendo filmare egli stesso le storie che ideava con un mai sopito impulso creativo, negli anni di inattività forzata egli è comunque riuscito a trasmettere ai giovani la passione per la “settima arte”: negli anni ‘80 come insegnante di recitazione al prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia (tra i suoi allievi di allora c'è una fetta di attori del giovane cinema italiano: Iaia Forte, Roberto Di Francesco, Francesca Neri...), nell'anno accademico 1996-97 come docente di regia alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma»

PROGRAMMA

LUNEDÌ 3 APRILE
ore 15.00 Giorni di gloria di Luchino Visconti, Marcello Pagliero, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero (1945, 70')
ore 16.30 Ossessione di Luchino Visconti (1943, 140')

LUNEDÌ 10 APRILE
ore 16.00 Il sole sorge ancora di Aldo Vergano (1946, 90')
ore 18.00 Caccia tragica di Giuseppe De Santis (1946, 90')

LUNEDÌ 24 APRILE
ore 16.00 Donne proibite di Giuseppe Amato (1954, 89')
ore 18.00 Riso amaro di Giuseppe De Santis (1948, 109')



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saldaPress a Romics 2017: Green Valley, Aliens, il workshop di Giuseppe Camuncoli e molto altro...

Da giovedì 6 a domenica 9 aprile 2017 va in scena a Roma la ventunesima edizione di Romics. Anche questa volta saldaPress sarà presente con un proprio stand, con diverse grandi novità e con un gruppo di autori che i lettori potranno incontrare per dediche e sketch.

Le novità saldaPress disponibili a Roma – oltre a diversi oggetti del merchandising di The Walking Dead, Outcast e Aliens – sono otto, a partire da una straordinaria anteprima: il primo numero di Green Valley, la nuova serie Skybound scritta da Max Landis e disegnata da Giuseppe ‘Cammo' Camuncoli, vincitore del Romics d'Oro insieme a Matteo Casali e ospite dello stand saldaPress. Green Valley – collana che uscirà nei prossimi mesi con cadenza regolare – sarà disponibile a Romics in anteprima assoluta e in versione white cover – albo in tiratura limitata a 1500 copie – pronta per essere dedicata e sketchata dallo stesso Camuncoli.

In attesa che l'11 maggio debutti al cinema Alien: Covenant, il nuovo film di Ridley Scott, non mancheranno neanche due delle novità più attese del momento: il primo numero del mensile Aliens – che contiene gli episodi inaugurali della mini-serie Aliens Defiance – e Prometheus, primo volume di Fire and Stone, un ciclo narrativo che riunisce tutte le properties dell'Aliens Universe targato Dark Horse.

Un altro titolo atteso da migliaia di fan è il volume 26 di The Walking Dead, intitolato Chiamata alle armi e a sua volta disponibile a Romics per raccontare l'evoluzione del drammatico confronto coi Sussurratori.

Non mancheranno neanche il nuovo capitolo di '68, intitolato Fronte Interno, il volume 12 di Invincible, intitolato Duro a morire, e due della uscite regolari saldaPress, cioè l'albo 46 di The Walking Dead e l'albo numero 7 di Ghosted. Molte novità, dunque, diverse straordinarie.

Gli ospiti e gli incontri, elencati nelle due tabelle di seguito, sono altrettanto prestigiosi, in particolare il workshop con Giuseppe Camuncoli. Gli ospiti saldaPress presenti, oltre allo stesso Camuncoli, saranno Matteo Casali – che ritirerà il Romics d'Oro insieme al disegnatore di Green Valley –, Alessandro 'Dr. Manhattan' Apreda (autore di RIM CITY), Mick Bertilorenzi (disegnatore di QUEBRADA - SECONDA CADUTA) e Daniele Orlandini (disegnatore di RIM CITY).

Per saldaPress sarà dunque un'edizione ricchissima e piena di appuntamenti da non perdere.



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Il Permesso - 48 ore fuori: nuove clip del film di Claudio Amendola con Luca Argentero

Il film è attualmente nei nostri cinema.

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La Bella e la Bestia, Ghost in The Shell e Il permesso sul podio del Box Office di ieri

Il nuovo film Disney è ancora il più visto nei cinema italiani.

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Dal 3 al 24 aprile, alla Casa del Cinema, "Giuseppe De Santis, un apprezzato professionista di sicuro avvenire"

La rassegna è a cura di CSC - Cineteca Nazionale in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis.

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Alien Covenant: Ridley Scott approfondisce il legame con Prometheus [SPOILER]

Che i film fossero collegati non era un segreto, visto che Covenant è un sequel, ma il pubblico del CinemaCon ha capito il come.

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Transformers - L'Ultimo Cavaliere: vuoi vedere un'anteprima del film in versione IMAX?

L'evento Imax presso il cinema Skyline Multiplex di Milano si svolgerà martedì 4 aprile.

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'Harry Potter in Concerto' con l'Orchestra Italiana del Cinema a Milano e Napoli

Dopo lo straordinario successo di critica e pubblico ottenuto il 2-3-4- dicembre 2016 con i 4 concerti sold out all'Auditorium Conciliazione di Roma con la presenza di oltre 7000 persone, l'Orchestra Italiana del Cinema è lieta di annunciare il CineConcerto Harry Potter e la Pietra Filosofale nei giorni 12-13-14 Maggio 2017 presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano, presentato da Marco Patrignani e Forum Music Village, con il patrocinio del Consolato Generale Britannico e del Department for International Trade, in collaborazione con BMW Mini Milano (mobility partner), Radio Dimensione Suono (RDS) (media partner) e Four Points by Sheraton Milan Center (hotel partner).

Il concerto sarà tenuto dagli oltre 80 musicisti dell'Orchestra Italiana del Cinema che suoneranno dal vivo, in sincronia con le immagini, i dialoghi e gli effetti speciali, ogni nota di Harry Potter e la Pietra Filosofale. Mentre l'orchestra eseguirà l'indimenticabile colonna sonora firmata da John Williams, il pubblico potrà rivivere la magia del film in alta definizione tramite uno schermo di ben 14 metri. I biglietti sono in vendita su www.ticketone.it e ai seguenti recapiti telefonici 06 8084259, oltre che presso le casse del Teatro degli Arcimboldi

Il film-concerto di Harry Potter è un'altra fantastica esperienza tratta dal mondo magico di J.K. Rowling: la prima opera della serie, realizzata nel 2001 e nominata per sette BAFTA e tre premi Oscar, tra cui Miglior colonna sonora originale al 74° Academy Awards, segna ora il debutto della “Harry Potter Film Concert Series” un tour mondiale di Cine-concerti lanciato da CineConcerts e Warner Bros. Consumer Products a partire dallo scorso giugno e che ha già fatto registrare il sold-out all'Hollywood Bowl e in tutti i più importanti teatri del mondo cui è stato annunciato.

Justin Freer, presidente di CineConcerts e produttore e direttore d'orchestra della Harry Potter Film Concert Series, afferma: "La serie di film di Harry Potter è uno di quei fenomeni culturali che capitano una volta nella vita e che continuano a deliziare milioni di fan in tutto il mondo. È con immenso piacere che offriamo, per la prima volta in assoluto, l'opportunità di ascoltare la premiata colonna sonora eseguita dal vivo da un'orchestra sinfonica, il tutto mentre l‘adorato film viene proiettato in simultanea sul grande schermo. Sarà un evento indimenticabile”.

Brady Beaubien di CineConcerts, produttore dei concerti per la Harry Potter Film Concert Series, aggiunge: “Harry Potter è sinonimo di euforia in tutto il mondo. Speriamo che, eseguendo questa musica incredibile in simultanea con il film intero, il pubblico si diverta a fare ritorno in questo mondo e a riconfrontarsi con le tante, magnifiche personalità e avventure che lo abitano".

In qualità di presidente della O.I.C. e produttore dello show in Italia, Marco Patrignani dichiara: "Siamo orgogliosi di portare per la prima volta in Italia una nuova ed emozionante forma di spettacolo cine-musicale dal vivo: The Harry Potter Film Concert Series. Il ruolo della musica nel film è cruciale e questa è un'occasione più unica che rara per scoprire come il talent di un grande compositore qual è John Williams abbia contribuito a dare vita a una storia. È anche sorprendente poter ammirare i singoli musicisti creare un suono straordinario unico e scoprire i colori e le suggestioni che ogni strumento è in grado di creare in relazione a ogni momento del film. Harry Potter è una delle maggiori saghe di successo nella storia e penso che la serie di film-concerto sia una meravigliosa opportunità per tutte le età, per rivivere o scoprire fin dall'inizio questa emozionante avventura e lasciarsi trasportare dalla magia della sua musica”.

CineConcerts è una delle maggiori società produttrici di esperienze musicali dal vivo accompagnate da mezzi visivi. Fondata dal produttore e direttore d'orchestra Justin Freer e dal produttore e scrittore Brady Beaubien, CineConcerts ha intrattenuto milioni di spettatori in tutto il mondo grazie a presentazioni musicali che ridefiniscono l'evoluzione delle esperienze dal vivo. Alcune delle recenti esperienze di musica dal vivo includono Il gladiatore, Il padrino, La vita è meravigliosa, DreamWorks Animation In Concert, Star Trek: The Ultimate Voyage 50th Anniversary Concert Tour e Colazione da Tiffany. Justin Freer è diventato in poco tempo uno dei direttori di colonne sonore più ricercati, con un lungo elenco che va dai grandi live sinfonici alle proiezioni olografiche. Ha fatto la propria comparsa in alcune delle maggiori orchestre del mondo, incluse la Chicago Symphony Orchestra, la London Philharmonic Orchestra, la New York Philharmonic, la Philadelphia Orchestra, la Philharmonia Orchestra, la San Francisco Symphony e la Sydney Symphony Orchestra. Dalle proiezioni di film con orchestre dal vivo agli eventi sportivi con musiche interattive, fino alle programmazioni di vacanze in ambientazioni originali 3D, CineConcerts si trova in testa all'intrattenimento dal vivo. Per ulteriori informazioni sulla Harry Potter Film Concert Series, si prega di visitare il sito http://ift.tt/2aUl2Mn.

L'Orchestra Italiana del Cinema (O.I.C.) è il primo ensemble sinfonico italiano ad essersi dedicato esclusivamente all'interpretazione di colonne sonore. L'Orchestra è nata nell'ambito del Forum Music Village, lo storico studio di registrazione fondato alla fine degli anni Sessanta da quattro pietre miliari della musica da film: Ennio Morricone, Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Luis Bacalov. Suo obiettivo è quello di promuovere in tutto il mondo la straordinaria eredità musicale delle colonne sonore di film sia italiani che internazionali. Impegnata su un vasto programma di colonne sonore, l'Orchestra presta una particolare attenzione al repertorio storico italiano, e grazie alla collaborazione di esperti del settore ha recuperato partiture di capolavori non pubblicati e/o mai registrati, con il sostegno di numerose associazioni, fondazioni e archivi pubblici e privati. Nel corso della sua attività, l'OIC è stata sostenuta da prestigiose istituzioni italiane, tra le quali Presidenza della Repubblica, Consiglio dei Ministri, Senato della Repubblica, Ministero degli Affari Esteri, Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo, Ministero dello Sviluppo Economico, Unesco, Fondazione Federico Fellini, Fondazione Italia Cina, Cinecittà Luce e Centro Sperimentale di Cinematografia. Tra i lavori presentati, lo spettacolare concerto multimediale Il suono del Neorealismo, (Roma, 2010), Cinematology (Beijing International Film Festival, 2011); The Artist (Ravello Festival, 2012); Beyond La Dolce Vita (UCLA Losa Angeles, 2013); La febbre dell'oro di Charlie Chaplin (Auditorium Parco della Musica Roma, 2015); Harry Potter e la Pietra Filosofale (Auditorium della Conciliazione, Roma 2016).
http://ift.tt/2dM9v6P

Su Warner Bros. Consumer Products
Warner Bros. Consumer Products, azienda gestita dalla Warner Bros. Entertainment, è una delle maggiori organizzazioni di licensing e retail merchandising a livello mondiale.

Orchestra Italiana del Cinema
Marco Patrignani | Presidente e direttore artistico
Daniele Belardinelli | Direttore musicale
David Barsotti | Produzione Musicale
Giorgio Perri | Produzione esecutiva
Roberto Volpe | Pubbliche relazioni & Rapporti Istituzionali
Jason Piccioni | Consigliere Artistico
Claudio Petri | Web Marketing
Viviana Tomassini | Segreteria Generale
Piazza Euclide 34, 00197 Roma
Tel + 39 068084259 - Fax + 39 068074947
info@orchestraitalianadelcinema
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HARRY POTTER, tutti i personaggi, nomi e prodotti relativi sono marchi registrati di © & ™ Warner Bros. Entertainment Inc. J.K. ROWLING`S WIZARDING WORLD™ J.K. Rowling e Warner Bros. Entertainment Inc. Publishing Rights © JKR. (s17)

IL CONCERTO DI HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE™

Teatro degli Arcimboldi
V.le dell'Innovazione 20 – Milano

Dal 12 al 14 Maggio 2016
Venerdì 12 ore 20.30
Sabato 13 ore 15.30 e ore 20.30
Domenica 14 ore 15.30

Biglietti da Euro 35,00 a Euro 90,00 (+ prevendita)
Previste riduzioni per gruppi, giovani, anziani e famiglie
Biglietteria Ticketone www.ticketone.it
Biglietteria Teatro degli Arcimboldi, Tel. 02.64.11.42.212



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Uscite al cinema, 30 marzo 2017

Ben tredici nuovi titoli vi aspettano al cinema a partire dal 30 marzo, tra cui: l'adattamento live-action di Ghost in the shell, capolavoro di Masamune Shirow; il ritorno alla regia di Claudio Amendola con un noir urbano; il viaggio in auto di due rivali politici irlandesi con all'orizzonte un accordo di pace storico; il dramma di una donna "ferita" dalla guerra in Croazia, diretto da Zrinko Ogresta.

17 ANNI (E COME USCIRNE VIVI)
Regia: Kelly Fremon; Genere: Commedia; Cast principale: Hailee Steinfeld, Haley Lu Richardson, Blake Jenner, Kyra Sedwick, Woody Harrelson, Eric Keenleyside; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Nadine e Krista sono due liceali unite da un solido rapporto di amicizia. Un giorno, Nadine scopre che Krista sta frequentando in gran segreto suo fratello. Così la loro amicizia inizia a sgretolarsi, finchè...

CLASSE Z
Regia: Guido Chiesa; Genere: Commedia; Cast principale: Alessandro Preziosi, Andrea Pisani, Alice Pagani, Antonio Catania, Enrico Oetiker, Greta Menchi, Il Pancio, Alberto Farina, Luca Filippi, Armando Quaranta, David Zheng, Francesco Russo, Johnny Zheng; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Tranquilla la vita da liceale? Nemmeno per scherzo! Quando un gruppetto di compagni di classe si accorge di essere stato spostato e aggregato assieme ad altri in una nuova classe, conosciuta per la presenza di individui turbolenti, la corsa verso l'esame di maturità si trasformerà in un piccolo incubo a occhi aperti...

DALL'ALTRA PARTE
Regia: Zrinko Ogresta; Genere: Drammatico; Cast principale: Ksenija Marinkovic, Lazar Ristovski, Tihana Lazovic, Robert Budak, Toni Šestan, Vinko Kraljevic; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Zagabria: Vesna è un'infermiera con una figlia laureata in legge in procinto di sposare un uomo senza ambizioni. La donna ha perso contatto con suo marito da oltre vent'anni, a causa della guerra in Croazia. Ma una telefonata inattesa le cambierà la vita per sempre...

GHOST IN THE SHELL
Regia: Rupert Sanders; Genere: Fantascienza; Cast principale: Scarlett Johansson, Michael Pitt, Michael Wincott, Takeshi Kitano, Pilou Asbæk, Christopher Obi, Joseph Naufahu, Juliette Binoche; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Major è un androide unico nel suo genere: è, infatti, un ibrido tra una macchina e un essere umano. Major è l'agente di punta di una sezione militare adibita per contrastare i più pericolosi criminali del mondo. Ma l'incontro con uno spietato avversario metterà in dubbio alcune certezze legate al suo passato e altre al suo futuro...

IL PERMESSO – 48 ORE FUORI
Regia: Claudio Amendola; Genere: Noir, thriller; Cast principale: Claudio Amendola, Luca Argentero, Valentina Bellè, Giacomo Ferrara, Valentina Sperlì, Antonino Iuorio, Ivan Franek, Alessandra Roca, Massimo De Santis, Stefano Rabatti, Andrea Carpenzano, Gerry Mastrodomenico, Alice Pagani; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Luigi, Donato, Angelo e Rossana sono quattro detenuti a cui viene concesso un insolito permesso di 48 ore. Una volta fuori dovranno decidere in che modo comportarsi, capire chi è l'artefice della loro”evasione” e, soprattutto, confrontarsi con un mondo diverso da quello che ricordavano.

IL VIAGGIO
Regia: Nick Hamm; Genere: Drammatico, commedia; Cast principale: Freddie Highmore, Toby Stephens, John Hurt, Colm Meaney, Catherine McCormack, Timothy Spall, Ian McElhinney, Ian Beattie, Barry Ward; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Irlanda del Nord: i due leader politici e acerrimi rivali Ian Paisley e Martin McGuinness si incontrano per discutere uno storico accordo di pace. Ma le circostanze li spingeranno ad affrontare un lungo viaggio in macchina, durante il quale...

LA MIA FAMIGLIA A SOQQUADRO
Regia: Max Nardari; Genere: Commedia; Cast principale: Gabriele Caprio, Bianca Nappi, Marco Cocci, Elisabetta Pellini, Eleonora Giorgi, Ninni Bruschetta, Luis Molteni, Elisa Di Eusanio, Raniero Monaco Di Lapio, Silvia Tortarolo; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Martino ha undici anni e arrivato in prima media scopre una verità sconcertante: è l'unico scolaro a non far parte di una famiglia con genitori separati! Resosi conto delle attenzioni e dei regali che i suoi compagni ricevono dai rispettivi genitori come “contentino”, Martino decide di escogitare un modo per far separare anche suo padre e sua madre.

LA VENDETTA DI UN UOMO TRANQUILLO
Regia: Raul Arévalo; Genere: Drammatico, thriller; Cast principale: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz, Raúl Jiménez, Manolo Solo; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Curro è un rapinatore che, dopo un colpo, è l'unico a essere arrestato. Dopo aver scontato la sua pena, una volta uscito, torna a casa da sua moglie Ana. Ma ben presto dovrà gestire una situazione opprimente e nociva per sè e per la sua famiglia.

LA VERITA', VI SPIEGO, SULL'AMORE
Regia: Max Croci; Genere: Commedia; Cast principale: Ambra Angiolini, Carolina Crescentini, Edoardo Pesce, Massimo Poggio, Giuliana De Sio, Pia Engleberth, Maurizio di Carmine; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Dopo sette anni di relazione, Dora rompe con Davide, che la lascia da sola a prendersi cura dei due figli. Impegnata a tempo pieno a gestire una caotica vita lavorativa e ad adempiere ai doveri di genitore, Dora dovrà elaborare presto il distacco da Davide e cominciare a guardare nuovamente avanti.

PER UN FIGLIO
Regia: Suranga Deshapriya Katugampala; Genere: Drammatico; Cast principale: Kaushalya Fernando, Julian Wijesekara, Nella Pozzerle; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Lì Sunita è una badante originaria dello Sri Lanka che non riesce a godere di un sereno rapporto con il figlio, cresciuto in Italia e, per questo, affine a una concezione culturale diversa e quasi inconcepibile per la donna...

THE MOST BEAUTIFUL DAY – IL GIORNO PIU' BELLO
Regia: Florian David Fitz; Genere: Commedia; Cast principale: Florian David Fitz, Matthias Schweighofer, Alexandra Maria Lara, Rainer Bock; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Andi e Benno sono due malati a cui resta poco tempo. Dopo aver raccimolato una discreta somma di denaro, i due fuggono dalla clinica che li ha in cura per raggiungere l'Africa, alla ricerca dell'(ultimo) giorno più bello della loro vita!

VIRGIN MOUNTAIN
Regia: Dagur Kari; Genere: Drammatico; Cast principale: Gunnar Jónsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson; Data di uscita: 30 marzo.
_ Breve sinossi: Fusi è un quarantenne ancora restio a diventare un adulto e ad assumersi le dovute responsabilità. Conduce una vita piatta, fino a quando una donna e una bambina lo costringeranno a aprire gli occhi...



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Giorgia Ferrero all'anteprima del nuovo film di Max Nardari : "una commedia come poche"!

La splendida serata di Giorgia Ferrero dove ModErno-Hair-Stylist di Erno Rossi è stata protagonista per acconciatura e make up della stessa, che ricordiamo appartiene al Noto Wedding Planner & Hair Stylist dei Vip & William Vittori Coordinator Support Event & Event Manager dei Vip della Eds WP Eventi che ha accompagnato l'attrice al Cinema Adriano per l'anteprima del regista Max Nardari "La mia famiglia a soqquadro" svoltasi il 29 marzo scorso.

Giorgia indossava un Romeo Gigli dopo averlo scelte fra le centinaia di opportunità dell'Atelier Rappresentanze Conti di Roma.

Il commento a caldo di Giorgia:
"Una serata molto divertente, ho incontrato anche amici di vecchia data e ne sono rimasta felice... Il film di Max è una commedia forte ed intelligente come poche se ne vedono in Italia. Il mio consiglio?Andate a vederlo, soprattutto in questo primo weekend! In bocca al lupo Max"!

Ecco quindi un'intervista a Giorgia:
http://ift.tt/2nGuLgC...



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Sharon Calahan, direttore della fotografia della Pixar, ospite al Romics

La manifestazione comincia il 6 aprile, con ospiti prestigiosi come Sharon, veterana dell'industria dell'animazione.

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Dall'altra parte

Dietro una nuova vita si nasconde un segreto indicibile
* * * - - (mymonetro: 3,00)
Consigliato: Sì
Regia di Zrinko Ogresta. Con Ksenija Marinkovic, Lazar Ristovski, Tihana Lazovic, Robert Budak, Toni Sestan, Vinko Kraljevic, Tena Jeic Gajski, Ivan Brkic, Alen Liveric, Mate Gulin, Iskra Jirsak, Ivana Legati, Marija Tadic, Ljerka Margitic Miholjevic, Mira Bosanac, Filip Rados, Marica Vidusic, Niko Pavlovic, Stanka Gjuric.
Genere Drammatico - Croazia, Serbia, 2016. Durata 80 minuti circa.

Zagabria. Vesna è un'infermiera che presta assistenza domiciliare a persone anziane. Ha un figlio sposato, un nipotino e una figlia che sta per sposarsi ma che non trova lavoro. La causa sta nel suo cognome. Il padre Zarko è stato infatti giudicato come criminale di guerra per quanto ha fatto durante il conflitto che ha sconvolto i Balcani. Un giorno però Zarko la chiama mentre è al lavoro. Si sentiranno di nuovo di lì a poco e lui le manifesterà il desiderio di rivederla.





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giovedì 30 marzo 2017

The War - Il Pianeta delle Scimmie, un nuovo trailer del film di Matt Reeves

Il terzo capitolo della nuova serie del Pianeta delle Scimmie rebootata nel 2011.

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On the Channel: The Child’s Point of View in The Spirit of the Beehive

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Released in 1973, near the end of General Franco’s military dictatorship, Víctor Erice’s strikingly poetic first film, The Spirit of the Beehive, reflects on the earliest days of the regime, depicting the aftermath of the Spanish Civil War in an isolated Castilian village through the eyes of a wide-eyed, taciturn six-year-old named Ana. In the latest installment of Observations on Film Art, a Criterion Channel original program that focuses on great auteurs’ mastery of the formal elements of cinema, film-studies scholar Kristin Thompson examines Erice’s adoption of a child’s point of view in telling his elliptical fable about the traumas of war. The below excerpt from the episode finds Thompson contrasting other art films’ use of children as sympathetic focal points with Erice’s less common choice of employing the technique to emphasize the horrors and mysteries of the adult world.



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Repertory Pick: Phantasmagoric Fellini in Ann Arbor

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Next Monday, the Michigan Theater in Ann Arbor will raise the curtain on the 1969 historical fantasy Fellini Satyricon. Following the underwhelming response to his first color feature, 1965’s gaudily surreal Juliet of the Spirits, and his reluctant abandonment of a project about a musician’s journey through the afterlife, the great Federico Fellini decided to return to his recurrent theme of Roman decadence and take it in a new direction altogether: back to ancient times. The resulting film, a free-form adaptation of a classical satire that survives only in fragments, turned out to be one of the director’s most controversial works. Featuring only a loose episodic plot, Satyricon spends much of its run time simply indulging in the hedonistic demimonde of its imperial Roman setting, the film’s chaotic vision of ritualized violence and pansexual abandon underscoring the ephemerality of corporeal life in this pagan dominion. In the essay included in our release of the film, Michael Wood addresses the film’s emergence from the free-love upheavals of the sixties, as well as its distinctive alchemy of stylistic vigor and thematic darkness, writing that there is “too much life in the film for [its] morbid sense to prevail, too much energy in the rapid, busy gestures and the lurid makeup.”



from The Criterion Current http://ift.tt/2nk02T0

Cars 3: un nuovo video ci permette di dare un'altra sbirciata al film Disney Pixar

Il terzo capitolo delle avventure di Saetta McQueen arriverà nei cinema italiani il 14 settembre.

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Festival del Cinema Europeo di Lecce: presentata la diciottesima edizione

Un omaggio a Totò, Stephen Frears, Valerio Mastandrea, il Premio Mario Verdone.

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L'artigogolo 2016 [libro]

È possibile godere del teatro, dei suoi testi creativi, delle voci di questi e dell'ispirazione di artisti emergenti anche su carta e non solo su un palcoscenico? Sì, grazie a L'Artigogolo 2016, raccolta di opere per il teatro edita da ChiPiùNeArt S.r.l.s., giunta al secondo anno di pubblicazione che, grazie all'inaugurazione della collana teatrale Le nebulose, è riuscita a far confluire in un unico testo le opere vincitrici del concorso L'Artigogolo 2016 e dal DOIT Festival (Drammaturgie oltre il teatro). In questo modo al lettore viene data l'opportunità di confrontarsi e immergersi con creazioni artistiche destinate a prendere forma come opere drammaturgiche, ma qui riadattate come racconti, monologhi o canovacci, lasciando che sia lo svolgimento narrativo a prendere per mano il lettore.

Il filo conduttore che lega le sei creazioni contenute ne L'Artigogolo 2016 è quello della guerra: non solo guerra in senso stretto, ma esternata e incarnata in differenti accezioni. Scavando nel profondo della sua valenza e terrificante portata storica; esplorando le intimità turbolente e primordiali dell'animo umano in conflitto con il superficiale ed effimero desiderio di apparire della società; portando alla luce il conflitto del singolo individuo, invisibile e solitario, con la paura di affrontare e combattere il dolore e la violenza ingiustificata e gratuita.

Si inizia con Perchè la guerra, di Alessandro Izzi, dialogo tra due personaggi, liberamente ispirato al carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud che si focalizza sull'ineluttabilità della guerra, del conflitto tra più Nazioni, una sorta di malefica inclinazione che è insita nell'animo umano. Izzi si chiede (attraverso i personaggi) se è davvero così difficile vivere in pace e per quale motivo questa inspiegabile necessità di farsi la guerra sembra prevalere sul desiderio di amarsi l'un l'altro; l'amore e il rispetto reciproco non sono insiti nella nostra natura tanto quanto (e magari ancor di più) la deprecabile attitudine alla distruzione? Perchè la guerra è un opera che punta il dito contro la società cinica che trasforma i bambini in soldati, privandoli di quella purezza e bontà che tanto occorrerebbero come lenitivo ai mali autoimposti dalla stessa. Un testo che suscita al contempo rispetto per la Storia, che spinge a imparare dagli errori commessi e che cerca in tutti i modi di far emergere non solo gli orrori senza senso dell'essere umano trasfigurato, ma anche le qualità, il buonsenso e l'amore di cui tutti dispongono e dei quali si dovrebbe maggiormente far uso.

Antigone – Metamorfosi di un mito, Serena Gaudino impugna l'Antigone di Sofocle per originare un parallelo tra le sofferenze e le battaglie fisiche e morali tra Antigone e Creonte, nuovo re di Tebe, cieco e ostinato a credere in un malsano e distorto volere divino, con quelle attuali e brutali di alcune donne sopravvissute a tragedie famigliari, nel centro di Scampia, quartiere napoletano funestato dalla malavita: i vari confronti valgono metaforicamente come tentativi di analizzare il rapporto tra lo Stato e la società malata (nella figura di Creonte e degli assassini di Scampia) e il cittadino (Antigone e le donne coraggio), in continuo conflitto e incapaci di comprendersi l'un l'altro. Gaudino mostra ed elogia la grandezza del coraggio e della determinazione a lottare dei suoi protagonisti e ci riesce con decoro, incantando il lettore grazie alla ricerca del mito della tragedia e della tragedia del nostro mondo, quello moderno solo per indicazione temporale. Tuttavia stona la resa in versi della seconda parte, quella relativa alle donne di Scampia: un alternanza e diversificazione della forma avrebbe non solo spezzato in maniera dinamica la narrazione, ma reso più personale le tristi vicende delle superstiti alla violenza e alle privazioni della malavita del quartiere napoletano.

In Nascondigli, Michela Giudici e Alessandro Veronese sfruttano le icone di due personaggi di fantasia (il portiere Benjamin Price, tratto dalla serie animata Capitan Tsubasa, conosciuta in Italia come Holly e Benji e di Violetta Castillo, protagonista della serie per ragazzi Violetta) per raccontare il mostro, la violenza sessuale perpetrata da un pedofilo verso un'indifesa bambina: in questo tentativo romanzato di raccontare l'orrore, Giudici e Veronese raccontano di quanto sia spesso morbosamente necessario rifugiarsi nella finzione per poter convivere con la realtà, di come la violenza generi altra violenza e di quanto sia necessario denunciare ciò che di deprecabile prende vita tra le pieghe della nostra esistenza; riaffiora ancora una volta quella necessità di distruzione che deforma e imbruttisce l'individuo in un essere folle e senza logica (da questa propensione a insistere sulla mancanza di lucidità dei protagonisti, entrambi già perduti, la narrazione viene a volte appesantita da reiterati giochi di parole o digressioni logiche che rischiano di appesantire la lettura), privandolo dell'amore verso il prossimo e se stesso.

A seguire, Neime, di Amalia Bonagura, l'opera più lunga di tutte, con il maggior numero di personaggi utilizzati: Neime è il nome di un paesino mite e quasi fuori dal mondo, arroccato sul versante di una montagna, che ospita personaggi socievoli e sereni, fin quando una frana (metafora scelta per indicare la guerra, il conflitto) non rade al suolo i paesi a valle, spingendo i sopravvissuti a fuggire via per trovare la salvezza; ne arriverà uno solo, che verrà chiamato John, e da quel momento la vita a Neime cambierà per sempre, così che paura e insicurezze emergeranno a dominare gli istinti dei paesani. Con Neime, Bonagura riflette sulla coesistenza dell'individuo visto come diverso in un ambiente a lui non famigliare (lampante il riferimento alla precaria situazione che affligge i migranti oggigiorno), agli occhi di persone placide che nascondo pur sempre un animo ostile e deformato dalla paura non appena la quotidianità a cui sono abituati viene irrimediabilmente modificata; per colpa di un finale che avrebbe meritato più ampio respiro, Neime si lascia assaporare con maggior trasporto seguendo la prima chiave di lettura (quella che lascia presto spazio al confronto-scontro tra i paesani e l'estraneo), che elogia il senso di comunità e il calore dei piccoli gesti e l'altruismo possibile anche con quel poco che si possiede.

Gretel e tutti gli altri, di Susanna Mannelli è, invece, un'opera singolare e accattivante, che si distacca dal tema portante dell'intera raccolta, per concentrarsi sulla potenza narrativa ed educativa delle favole, di come queste insegnino ad addomesticare le paure fin dalla tenera età; la narrazione è veicolata da un uso personale e fantasioso del linguaggio, per mezzo del quale Mannelli inventa nuove parole o alterna un registro comune a un altro più vicino al flusso di coscienza, seppure appartenga a quello di vari personaggi immaginari, quindi imprevedibili ed estroversi. Una lettura piacevole e condensata in poche pagine.

L'intruso di Davide Tassi è un monologo che vede come protagonista un individuo inteso come intruso nella società, inadeguato a rapportarsi con gli altri per via del suo essere diverso, incurante di apparire, dall'animo incancrenito da atti di violenza appartenenti a un passato che lo hanno inevitabilmente spinto verso un destino oscuro e depravato; riemerge dopo Nascondigli l'orrore dello stupro e della pedofilia, utilizzate questa volta come scintilla di una presa di coscienza alienante, cancerosa anche per chi supera l'età adolescenziale. Tassi descrive la società come un contenitore finto, privo di colore e incapace di accendere sentimenti ma, al contrario, sorretta da un'incessante aspirazione ad apparire come essa stessa impone di essere, omologati, lupi travestiti da agnelli; e l'intruso del racconto assume i contorni di una coscienza (seppure in difetto) che ha come unico obiettivo quello di far affiorare alla luce del sole la vera indole mostruosa dei lupi, dell'animale-umano, uomo per necessità, bestia per naturale vocazione. Un testo che pesa come un macigno sul petto (coscienza) del lettore, un racconto accorato e che possiede la potenza immaginifica di un thriller urbano.

La raccolta si chiude con Il dono di Hitler, di Daria Veronese, frutto di un'accurata ricerca storica sul campo di concentramento di Terezin, dal 1941 al 1945, in cui vennero confinati i più grandi artisti e intellettuali ebrei, sfruttati dal comandate nazista Schachter che li obbligò a inscenare diverse opere liriche e teatrali, divenute popolari anche tra i più alti ranghi del Reich. Veronese si concentra sul senso di perdita lasciato dalle vittime di Terezin, soprattutto bambini autori di disegni e drammatiche poesie, sulla potenza dell'arte come via di fuga dalla terrificante e cruenta realtà delle sevizie, e di come questa possa addolcire perfino i cuori degli stessi carnefici (Schachter per primo, vuoi per affetto latente, che per necessità, sente il bisogno di salvaguardare i suoi artisti, al contrario dell'indifferenza del mostruoso Eichmann). Il dono di Hitler fonde al contempo ricerca storica, racconto storico, saggistica e romanzo di formazione, suscitando terrore, passione e, infine, rabbia. Con ogni probabilità, l'opera migliore dell'intera raccolta.

Con la raccolta Le Nebulose, la ChiPiùNeArt S.r.l.s. restituisce la narrazione teatrale ai lettori che grazie a questa raccolta possono immergersi nella fantasia degli autori per rivivere assorti il teatro non su di un palcoscenico, ma tra le pagine di un libro.

Autore: AA.VV.
Titolo: L'Artigogolo 2016
Collana: Le Nebulose
Editore: ChiPiùNeArt S.r.l.s.
Dati: 265 pp.
Anno: 2016
Prezzo: 17,00 €
Isbn: 978-88-98917-17-4
webinfo: Scheda libro sul sito Editore



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I Nuovi Film al Cinema dal 30 Marzo 2017

Tutto sulle novità in sala dal 30 marzo 2017: le trame dei film, i trailer, le recensioni e il trovacinema.

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Piccoli crimini coniugali: Sergio Castellitto e Margherita Buy in una clip esclusiva

Il film di Alex Infascelli tratto dalla pièce di Eric-Emmanuel Schmitt arriva nei cinema italiani il 6 aprile.

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La Bella e la Bestia supera i 15 milioni e diventa il film più vista in Italia nel 2017 fino a oggi

Il film Disney in live action è il maggior successo cinematografico di questi primi 3 mesi dell'anno.

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I ragazzi di Classe Z rifanno la celebre scena de L'attimo fuggente... più o meno

La commedia di Guido Chiesa arriva oggi, 30 marzo, nei cinema. Ve ne mostriamo una nuova scena e vi portiamo nel backstage.

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Orrore e magia nera nel trailer di A Dark Song, il film di Liam Gavin

Presentato con successo al Fantastic Fest dello scorso anno, si avvia ad essere distribuito in VOD.

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Ghost in the Shell

Sanders rilegge il manga di partenza in chiave più classica, guardando al recente cinema dei supereroi. Senza tradire l'immaginario del franchise.
* * * - - (mymonetro: 3,00)

Regia di Rupert Sanders. Con Scarlett Johansson, Michael Pitt, Juliette Binoche, Michael Wincott, Pilou Asbæk, Takeshi Kitano, Chin Han, Christopher Obi, Joseph Naufahu, Kaori Momoi, Yutaka Izumihara, Tawanda Manyimo, Rila Fukushima, Chris Obi, Danusia Samal, Lasarus Ratuere.
Genere Azione - USA, 2017. Durata 120 minuti circa.

Il Maggiore è un essere unico nella sua specie, il prototipo di quello che molti potrebbero diventare in futuro, e un'arma potentissima. Recuperato da un terribile incidente, il corpo biologico del Maggiore è stato sostituto con uno interamente artificiale, ma il ghost, cioè l'anima, è rimasta la sua. Da qualche parte, la parte più importante, il Maggiore è ancora umana, anche se (e proprio perché) la sua natura le pone dei dubbi che la tormentano. Li sfrutta Kuze, un misterioso terrorista, che la Section 9, capitanata dal Maggiore e gestita dalla Hanka Robotics ha l'ordine di trovare ed eliminare.





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Ralph Breaks The Internet: ecco il titolo del sequel di Ralph Spaccatutto

Lo ha reso noto la Disney Animation durante il CinemaCon di Las Vegas.

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Uscita natalizia in America per il nuovo film di Paul Thomas Anderson con Daniel Day-Lewis

Un bel regalo per i fan del duo, che aspettano ansiosamente il film, il cui titolo di lavorazione è Phantom Thread.

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Il Viaggio (The Journey)

La grande amicizia di due acerrimi nemici
* * * - - (mymonetro: 3,47)

Regia di Nick Hamm. Con Timothy Spall, Colm Meaney, Toby Stephens, Catherine McCormack, Ian McElhinney, Barry Ward, Ian Beattie, Freddie Highmore, John Hurt.
Genere Drammatico - Gran Bretagna, 2016. Durata 94 minuti circa.

Due uomini chiusi in una Mercedes sotto la pioggia scozzese. Hanno poche ore per ultimare un gesto destinato a cambiare la Storia: mettere fine alla guerra civile che da decenni ha insanguinato l'Irlanda del Nord. Nonostante le resistenze politiche e una manifesta avversione reciproca, il reverendo Ian Paisley leader del Partito Unionista Democratico e Martin McGuinnes del Sinn Féin trovano in quella giornata del 2006 un accordo di pace, sofferto ma tuttora duraturo.





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Dopo il sequel di Spider-Man: Homecoming, Spider-Man potrebbe uscire dal Marvelverse cinematografico

La produttrice Amy Pascal commenta la collaborazione tra Sony, Marvel e Disney come un evento cinematografico molto speciale.

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mercoledì 29 marzo 2017

Logan Lerman e Olivia Cooke uniranno le forze in Tracking a Russian Spy

Alla regia del film, basato su una storia vera, troveremo Nima Nourizadeh

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Channing Tatum produrrà e forse reciterà in Zombie Brother

Il progetto prevede una collaborazione su vasta scala con la compagnia cinese Tencent

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It, ecco il trailer: finalmente online le prime immagini video ufficiali del film tratto dal capolavoro di Stephen King

Galleggiano, galleggiano tutti e anche voi galleggerete.

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Hollywood at War: A Conversation with Mark Harris

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Hollywood has always been most comfortable functioning as the world’s dream factory, but in moments of international crisis, the depiction of reality on-screen can become both a social imperative and a political flashpoint. In his 2014 book Five Came Back, film journalist Mark Harris unearths the history of Tinseltown’s involvement in World War II, a time when Washington began to rely on the movie industry to drum up public support for its intervention and to document the victories and sacrifices of American soldiers abroad. A fascinating look at the disparate ways in which a commercial art form responded to the exigencies of the real world, this sprawling narrative is anchored by biographical portraits of five Oscar-winning directors—John Ford, Frank Capra, William Wyler, George Stevens, and John Huston—who were enlisted to make war documentaries, resulting in work that ran the gamut from mythic, often jingoistic portrayals of heroism to more nuanced accounts of the human toll of combat. All of these Hollywood titans emerged from their military service with their lives, careers, and aesthetics profoundly transformed, and the broadened social and artistic consciousness they brought home with them would reverberate throughout American cinema for decades to come.

With a new three-hour Netflix adaptation of Five Came Back premiering this Friday, Harris stopped by Criterion to chat about the growing pains these filmmakers experienced during this historical turning point and what their stories tell us about the fundamental tension between reality and illusion in cinema.

How did you get interested in this subject?

What piqued my interest was that I knew very little about it. For my first book, Pictures at a Revolution, I covered the late sixties because I had a very natural interest in that era. For this project, it was almost the reverse. I did not have a great affinity for World War II history, or even Hollywood in that era, but as a journalist I abide by this idea that as soon as you’re avoiding something you have to go toward it. I didn’t know much about that period, but I associated it with a swagger and larger-than-life quality that did not seem real to me. It’s not that I was skeptical about it, but ever since I was a little kid listening to my father tell World War II stories, I’ve found it hard to relate to putting yourself in harm’s way. I started looking at that time, not just at directors, but also producers, émigré actors. Originally, in my head, it was going to be a 2,000-page book. But as I was inching toward a proposal, it really struck me that the story of directors who left and came back was where I stood to learn the most.

In addition to chronicling the lives of these directors, the book captures the emergence of documentary as a force within Hollywood. As you tell us, it’s during World War II that the Oscars create a category for best documentary, and for several years all the nominees were war films, produced by the U.S. or by foreign governments. How would you characterize the changing attitudes toward nonfiction filmmaking during these years?

At the beginning, even the word documentary was greeted with some skepticism. Frank Capra said documentaries were films about polar bears sliding around on their asses. Any time you’re writing about cultural history, it’s an attempt to situate yourself in time. I had to constantly remind myself that at the beginning of World War II, sound movies were only a decade old—YouTube is older than that now. I imagine that by the time World War II started, a lot of people who went to the movies had never seen a documentary. And that means the ethical rules that make documentary a repository of truth and accuracy weren’t fully developed.

This gets into tricky territory. You have John Huston restaging scenes for The Battle of San Pietro, and this is obviously problematic—he knew it and never admitted it. But he was basing his reenactments on his own idea of what war should look like on camera. For him, it was a real ends-justify-the-means moment, and the end, in this case, was realism. These guys were wrestling with a complex set of conflicting imperatives: an obligation to truth, an obligation to the cause, and an obligation to good filmmaking and storytelling. Sometimes it’s almost impossible to tick off all of those boxes at once.

This premium placed on reality on-screen gives rise to a lot of important developments in postwar filmmaking, including Italian neorealism. Did you learn anything about how it affected cinema beyond the time frame explored in the book?

There’s a push toward American social realism, which begins, in 1946, or even earlier, in 1945, with a movie like The Lost Weekend. And then in 1946 you get The Best Years of Our Lives, and there’s a move toward a more socially conscious American filmmaking that starts after the war. I think that’s true in many national cinemas, but it sometimes takes a really long time to manifest itself. In England, in the early 1950s after the war, you get all the Alec Guinness comedies that are an escape from realism, and it’s not until the late fifties and early sixties that you get all that kitchen sink realism. It’s a mistake to think, “Oh, that was 1960, so it couldn’t have possibly been an aftereffect of World War II.” It was definitely related.

The war also fosters a greater sense of individualism and creative independence among Hollywood directors. Is it accurate to say that some of what you describe anticipates not just the rise of auteurism but also the rebellious spirit of sixties Hollywood that you explored in Pictures at a Revolution?

Yes. I think there’s a direct line from the end of World War II to the beginning of auteurist film theory thirteen or fourteen years later. These men all came back to Hollywood with a profoundly changed attitude toward studios and what their role should be. They wanted to be the designers of their own careers, which is why Capra got Stevens and Wyler to form their own company, Liberty Films. Even though the company only ended up making one movie [It’s a Wonderful Life], that impulse to break away from the tyranny of studio heads and studio politics was in place across the board in Hollywood, not just with directors but with actors, producers. Something really new started to take hold there.

The fun thing for me is that a couple people in Five Came Back show up briefly in Pictures at a Revolution. In that book, George Stevens is very late in his career and struggling through the making of The Greatest Story Ever Told, and John Huston is struggling through the making of The Bible. It’s fun to take some of these people who can’t give the greatest accounts of themselves in Pictures at a Revolution and go back and let them have their moment in this book.

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William Wyler on set. Courtesy of Netflix.

We’ve been talking mostly about Hollywood, but I’m curious if your research revealed anything about the adjacency of these directors’ war documentaries to journalism. Were the films being consumed as if they were journalism?

No question. These short documentaries would run before features the same way Hearst or The March of Time newsreels would. At the beginning of the book, George Marshall makes this counterintuitive decision that the people who are in charge of newsreels should not be the ones documenting the war, that it should be Hollywood filmmakers because they’re better storytellers and sellers. But the adjacency is still there. When William Wyler flies on this big multi-plane raid over Germany, it happens to be on a day when the War Department has decided that a lot of journalists, including Walter Cronkite, should be what we now would call embeds, going out for the ride. That mission turns out be pretty disastrous, with heavy American casualties that are widely reported.

One of the things I found interesting to explore was the uncomfortable stretch for these filmmakers, who were being asked to do something way outside of their own experience. And this culminates at Dachau, where George Stevens is not only acting as a journalist with his camera but also as a prosecutor and an evidence gatherer. This man who started making Laurel and Hardy shorts instinctively and immediately knew what his job should be at Dachau. Seventy-five years later, there’s so much Holocaust denial out there, but just imagine how much more there would be without the footage he captured.

Going into the war, from the perspective of Washington, D.C., and the public, there was skepticism about Hollywood, which was seen as an industry of foreigners and subversives and Communists and immigrants and Jews. World War II was the first moment when Hollywood was asked to become—and also took it upon itself to become—a repository of American values.

And it’s because the movies were being asked to be this repository of American values that Hollywood becomes a part of a conversation about what these values are. And what American is. I was struck by how conflicted both the government and the filmmakers were when it came to representing people of color on-screen. You have a figure like the black playwright Carlton Moss, who serves as an important corrective in the production of a documentary called The Negro Soldier . . .

Yes, and there’s also Know Your Enemy: Japan. When we started thinking about turning the book into a documentary, I realized that it’s one thing to describe what the depiction of the Japanese was like, but nothing you can do in writing matches the impact of just showing a little bit of that.

I didn’t realize how torn the War Department was about the racist depictions in that film. I just assumed everyone in power was on board with scapegoating the Japanese community in that way.

I did too, and it was very jolting to discover. We’re conditioned, for good reason, to think that all government intervention in content is bad, but what do you do with something like the depiction of Japanese Americans and African Americans? On the one hand, the government is actually pushing Hollywood for more enlightened and progressive portrayals than what the filmmakers originally intended. On the other, the government’s motives for doing that were problematic and corrupt. In the case of African Americans, they’re trying to get more of them enlisted, and in the case of Japanese Americans, they’re trying to make it easier to scatter and reintegrate them throughout the Southwest. When I was researching Know Your Enemy: Japan, I kept hoping that I would get to the point late in that film’s gestation, when Huston and Capra worked on it, and see those racist clichés start to fall away.

But it’s Huston who ultimately writes the most racist version of the script.

Right, and Capra kept a lot of it. There’s a lot to chew on here. And obviously I would never have gone into the book telling myself I was going to omit something because it was unflattering.

Were there things that you came to appreciate about these filmmakers that you hadn’t before?

I was really relieved that I did not hate any of the five by the time this ended. In terms of their personalities, some were more difficult than others. I think it comes across how moved I was by the stories of Wyler and Stevens. I never get tired of watching or showing people The Best Years of Our Lives. But I can’t call that movie underrated because I think people really do get it’s one of the great American movies. A movie that I do think is underrated is They Were Expendable, which is not one of Ford’s most known or loved movies—it’s sentimental and male in a way that is not in fashion right now. Unlike It’s a Wonderful Life, which was wrong for its moment and then got rediscovered, They Were Expendable never got its due, and even Ford publicly rolled his eyes at it a few times in the fifties. But it’s a very good, sober, sad movie about loss and parting and failure, which is such an unusual thing for an American filmmaker to have made at this moment of triumphalism.

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John Ford shooting World War II propaganda. Courtesy of Netflix.

Does Hollywood ever mobilize itself again behind a political cause to the degree that it did during World War II?

You can certainly see some unity in Hollywood in the 1960s around the civil rights movement, with everyone from Paul Newman to Harry Belafonte to Marlon Brando going to the South and marching. I think that was the closest thing. And there was a point when I thought I was going to have a postscript in the book set in 1950, when Cecil B. DeMille tried to institute an anti-Communist loyalty oath for the Director’s Guild of America. That’s the only time, including the times recounted in the book, when all five of these directors got together, and each of them played a different role in making that loyalty oath not happen. It’s an unbelievably dramatic story, and the only reason I didn’t do it was that to tell the story fairly and fully would’ve taken about forty or fifty pages.

Now that cinema is no longer as central in our culture, it doesn’t seem possible that Hollywood will exert the same level of influence in the Trump era as it did in those instances you mention.

And that wouldn’t necessarily be desirable. We get our information from a lot more places now. We wouldn’t need Hollywood to bring a nonfiction version of war home for us because we have an infinitely greater number of visual journalism sources. Obviously I didn’t imagine that Five Came Back was going to emerge in a Trump presidency. We were working on this very intensely during the election, and though we didn’t change anything because of it, we were certainly aware of questions of fake news and the dangers of state-run media. I’m moved by the fact that from the very beginning of this story there was concern about censorship and the government putting a heavy hand on Hollywood moviemaking, and that this concern was shared by both Republicans and Democrats in Congress. Only fringe lunatics would have tried to argue against the value of an established journalistic practice. If that resonates with people when they read the book or watch the series, good.



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The Startup: prenota il tuo invito omaggio per l'anteprima del film

Il film di Alessandro D'Alatri con Andrea Arcangeli, Paola Calliari e Matilde Gioli arriva nei cinema il 6 aprile.

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Warren Beatty: 80 anni tra fascino, ambizioni e stardom

Un traguardo importante per un personaggio fondamentale di una Hollywood che sta scomparendo.

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Valerian: è arrivato il nuovo teaser trailer del film di Besson, ed è mirabolante!

Sono arrivate le nuove immagini del film di fantascienza con Dane DeHaan e Cara Delevingne in uscita al cinema quest'estate.

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Louis Garrel è Jean-Luc Godard nel primo trailer di Redoutable

Il film di Michel Hazanavicious che vede il giovane attore interpretare il leggendario regista.

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Mura

Roma, Teatro Argentina. In scena fino al 1 aprile Mura, performance teatrale di Riccardo Caporossi con Vincenzo Preziosa e Nuccio Marino.
Un'opera suggestiva e ricca di spunti di riflessione che ricorda quello che nel 1977 fu Cottimisti, spettacolo messo inscena da Caporossi insieme a Claudio Remondi: la costruzione in scena di un vero e proprio muro, composto da 1000 mattoni. Altri tempi per valutare il senso dello spettacolo, afferma Caporossi e ciò che propone oggi sulla scena non è che un dettaglio di quel muro che al tempo portava dietro di se questioni importanti e scottanti, prima fra tutte il muro di Berlino.

La pièce è allestita presso la Sala Squarzina e lo spettatore è invitato a confrontarsi con una scatola nera con all'interno un piccolo muro, solo 50 mattoni, che piano piano viene disfatto creando, nell'atto della sottrazione, immagini diverse e suggestive, evocazioni perfette di idee semplici ma toccanti. L'attore è fautore di ogni azione e le mani di Caporossi e Preziosa, con precisione ed eleganza, non sbagliano un colpo. I due sono supportati da un utilizzo sapiente delle luci di scena, elemento fondamentale per la buona riuscita della pratica teatrale, per cui le figure dei due attori si trovano in ombra, invisibili allo spettatore, illuso e incantato alla vista delle sole mani.

Mattoni, mani e diversi oggetti tra cui si annoverano: scarpe, cappelli, scale in miniatura, bottiglie, cannocchiali, bastoni ombrelli e altro ancora. Cosa rappresenta il muro? una barriera, un ostacolo, un impedimento fisico e mentale che simbolizza i limiti dell'uomo contemporaneo, spaventato dalle differenze di razza e religione ma anche dal timore che l'altro, sconosciuto o semplicemente diverso, possa invadere il proprio spazio che necessita di delimitazione.
La messinscena è arricchita dall'elemento verbale; la voce di Riccardo Caporossi pronuncia sentenze, le canticchia e apre le menti degli astanti: la solita cosa degli uomini: dividere. Un qui e un là, senza il vano di una porta. Murata è la via e la testa.

Un'esperienza calda e accogliente, 60 minuti in cui lo spettatore può concedersi il lusso di riflettere su cosa rappresentino nel 2017 le barriere, quelle fisiche e quelle psicologiche, capaci di separare uomini protagonisti della stessa storia, della stessa terra, della stessa vita.



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Martedì 28 marzo, al cinema Trevi, "Giovanni Lombardo Radice, una vita da zombie"

Alle 20.30 incontro moderato da Ivan Zingariello con Giovanni Lombardo Radice, Masolino d'Amico, Edoardo Margheriti, Andrea Schiavi, Michele Soavi. Nel corso dell'incontro verrà presentato il volume Giovanni Lombardo Radice alias John Morghen, Una vita da zombie. Vita privata e carriera di una star dell'horror (David and Matthaus, 2016).

from News dal Centro Sperimentale di Cin... http://ift.tt/2o6BQb2

Roma, 1 aprile: Teatro Arciliuto - Spettacolo di Teatro Canzone Con Emiliano Ottaviani, il Cantattore

Sabato 1 aprile nello storico Teatro Arciliuto di Roma, che quest'anno compie 50 anni di attività, una data unica da non perdere con il teatro canzone di Emiliano Ottaviani.

Un'esuberante fusione di parole, canzoni, ironia, irriverenza ed un pizzico di dissacrante romanità. Un concerto/spettacolo dove canzone d'autore e teatralità si uniscono nel segno dell'umorismo e della leggerezza aprendo spunti di riflessione sul presente.

Uno spettacolo rivelatosi una fortunata formula, che ha visto esibirsi Emiliano Ottaviani in più di quaranta concerti nell'ultimo anno, tra teatri, rassegne, piazze e locali.

Ad arricchire la serata ci sarà l'attrice Maria Cristina Gionta che interpreterà alcuni monologhi del cantattore romano.

“Un cantattore straordinariamente eclettico. Emiliano si districa facilmente tra i vari temi sociali che coinvolgono tutti noi, soprattutto quelli relazionali. Le sue canzoni leggere ed ironiche fotografano fedelmente il nostro vissuto. Ognuno di noi vi si può riconoscere…Tutto ciò rende Emiliano Ottaviani un funambolo della musica e del testo che ti fa oltrepassare il limite della razionalità e ti fa varcare il limite del visibile per portarti nel mondo della gioia e del sorriso disincantato”Carlo Mafera

Emiliano Ottaviani - in concerto - Spettacolo di Teatro Canzone

Con
Emiliano Ottaviani (voce, chitarra e kazoo)
Simone Salerni (fagotto)
Paolo Monaldi (percussioni)

E con la partecipazione di Maria Cristina Gionta

Ore 20,30 Aperitivo Cena facoltativo
(Drink Euro 10,00), Si consiglia la prenotazione
Ore 21,30 Concerto nella Sala Teatro
Ingresso Intero Euro 15,00 - RIDOTTO Euro 10,00 ( il ridotto è riservato alle persone iscritte alla mailing list del Teatro http://ift.tt/2gv5dMW... )

Si ricorda che il numero dei posti è limitato ed è preferibile la prenotazione scrivendo a info@arciliuto.it o telefonando al mobile 333 8568464 (phonecall & sms) o al tel. 06 6879419 (dalle ore 18,00 in poi)

Ulteriori Info Sul Sito Ufficiale Del Teatro:
http://ift.tt/1TrD4WZ...

Teatro ARCILIUTO
Piazza Montevecchio, 5 – 00186 Roma (Italy)
Tel. +39 06 6879419 (dalle ore 18,00 in poi)
333 8568464 (calls&sms)
info@arciliuto.it
www.arciliuto.it

Emiliano Ottaviani.
Romano. Attore e cantautore, per brevità “cantattore”. Laureato in filosofia, da sempre unisce la musica, la recitazione e la scrittura ed il teatro-canzone non poteva non rivelarsi la sua naturale vocazione… Nel 2004 realizza un videoclip di un suo brano dal titolo “L'incessante appello del cuore”, girato a Parigi e diretto da Alessandro Leone, selezionato e presentato in concorso alla terza edizione del festival nazionale per videoclip “Videoclipped the Radio Stars”, organizzato dalla produzione cinematografica “Fandango” in collaborazione con “Musica” di Repubblica, ricevendo consensi sia dagli addetti ai lavori che dal pubblico. Sempre lo stesso videoclip è stato trasmesso sul canale tv “All Music”. Come attore a teatro spazia dai classici al teatro sperimentale, dalla commedia fino al recital ed al match d'improvvisazione teatrale, mentre in televisione nel 2005 è protagonista di puntata nella fortunata prima serie della fiction “Provaci ancora Prof” diretta da Rossella Izzo, accanto a Veronica Pivetti ed Enzo De Caro… Al cinema lavora in “Colpevole”, lungometraggio diretto da Vincenzo De Carolis ed in diversi cortometraggi tra cui “Nanni” per la regia di Lorenzo Faccenda (in arte System) in concorso nel 2006 all'”International Short Film” di Los Angeles. Come autore scrive diversi spettacoli tra cui: “Il vigneto di Torbe”, surreale e toccante commedia che narra la storia di un poeta-vignaiolo della Borgogna, “Domani i tuoi occhi”, atto unico di denuncia contro la guerra e l'adattamento teatrale de “L'aquila tornerà a volare", l'omonima fiaba scritta da Giancarlo Malombra ed Elvezia Benini. Nel 2015 esce il suo Ep dal titolo “Un caffè al vetro” e successivamente il videoclip di “Sorridimi”, brano estratto dall'ep, diretto da Leonardo Cinieri Lombroso, selezionato tra i finalisti della XIII edizione del Festival nazionale “Roma Videoclip”, dove riceve il "premio speciale per il sociale". Attualmente Emiliano si esibisce in spettacoli/concerto di teatro canzone caratterizzati da un'esuberante fusione di parole e canzoni dai contenuti ironici ed irriverenti, dove canzone d'autore e teatralità si uniscono nel segno dell'umorismo e della leggerezza aprendo spunti di riflessione sul presente.



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Underworld - Blood Wars: la prima clip in italiano con Kate Beckinsale e Theo James

Il quinto e ultimo capitolo della saga arriva nei cinema italiani il 6 aprile.

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Mark Wahlberg e Peter Berg progettano la trilogia action di Mile 22

Dopo i seri Deepwater e Boston - Caccia all'uomo, attore e regista pensano a un sostenuto action movie classico.

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Piani Paralleli: una clip esclusiva dal film che celebra il pianista e compositore Jazz Giovanni Mazzarino

Il film sarà nei cinema dal 7 aprile prossimo.

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Le UglyDoll diventano un film di animazione di Robert Rodriguez

Non c'è solo il remake di Fuga dal New York nei piani del grande amico di Quentin Tarantino.

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Amber Heard nel thriller The Kind Worth Killing

Dirige il film Agnieszka Holland e l’ispirazione è un libro di Peter Swanson.

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Claudia Cardinale protagonista del poster ufficiale del Festival di Cannes 2017

La più grande manifestazione di cinema del mondo torna a omaggiare, tre anni dopo Marcello Mastroianni, un grande nome del nostro cinema.

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Michal Bay dirige un film sul narcotrafficante El Chapo Guzmán

Il regista racconterà la cattura del capo del cartello di Sinaloa in un progetto targato Sony.

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Nirvanna the Band the Show (2017)

Nirvanna the Band the Show

“Is it worth risking this kid's life for a chance to play the Rivoli?” — Matt

What do Growing Pains, Home Alone, Daredevil, Entourage, Crank, My Dinner with Andre, and Dog Day Afternoon have in common? Absolutely nothing... That is, until Nirvanna the Band the Show came along.

When co-creators Matt Johnson and Jay McCarrol were shooting Viceland’s first ever scripted series, there was one thing that kept the show’s highly improvised plots anchored: the title sequences. Every episode of Nirvanna the Band the Show inserts the main characters into a parody of a familiar opening credit sequence. It’s their way of worldbuilding in a show that can spin off in just about any direction, but sooner or later the choice of opening leads to an “aha” moment within the episode. As consummate consumers of film and TV content, Johnson and the team at Zapruder Films throw in everything from ‘80s sitcoms to retro video games, trashy action flicks and classy art films, letting the viewer make what they will of the insane post-postmodern smorgasbord.

And these are not scrappy versions of the sequences either, but slick, well-produced replicas created completely from scratch, juxtaposing the show’s decidedly DIY aesthetic. Homage is too serious a word, yet to label them as simple parodies doesn’t do them justice either. Nirvanna’s version of the Daredevil opening apes the complex fluid simulation of Elastic’s original, but adds devil sticks and an ill-fitting fedora. Their Entourage opener pins credits to familiar landmarks – swapping Los Angeles for Toronto. Their pixelated Crank sequence needs to be seen at least eight times to process all the mayhem, and their My Dinner with Andre opening switching the continental cuisine of Café des Artistes for the egg rolls and chicken balls of the vaunted Mandarin Chinese buffet.

Every effort is made to make the sequences look and feel like the originals, from navigating fair use law for music rights, to transferring footage to 16mm to make the classic film sequences feel more cinematic. No detail is too small, no reference too obscure. Perhaps none more obscure than the first episode, which is a shot-for-shot recreation of the opening titles from the 2007 web series Nirvanna the Band the Show is based upon.

A discussion with Co-Creators MATT JOHNSON and JAY MCCARROL, Title Designer JOSH SCHONBLUM, and VFX Supervisor TRISTAN ZERAFA.

So going into this project did you always know you were going to do title sequences based on existing ones?

Matt: Yes. For whatever reason that was so important to us when we made the web show. I don’t even know why. I think because the show was trying to play on television tropes and we were such fans of what was on TV. I think we thought it would help us with where the stories would start. This can be like…

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