domenica 13 ottobre 2024

I migliori film presentati al New York Film Festival 2024

Si è conclusa ieri la 62a edizione del New York Film Festival, tenutasi come sempre nei cinema del complesso del Lincoln Center. Anche quest’anno la rassegna ha accolto nel proprio cartellone i lungometraggi più importanti selezionati in precedenza dei maggiori appuntamenti europei come Cannes, Venezia e Berlino. Se la qualità del cartellone è stata come sempre elevata, variegata e attenta alla presentazione di titoli provenienti da tutto il mondo, quest’anno sono forse mancanti però quei lavori capaci di rendere il NYFF62 un evento realmente memorabile. Ecco comunque il meglio che siamo riusciti a vedere al New York Film Festival 2024

I migliori film presentati al New York Film Festival 2024

  1. The Shrouds
  2. Anora
  3. Emilia Pérez
  4. The Brutalist
  5. A Traveler’s Needs 

The Shrouds

Sfruttando con ironia il suo alter-ego Vincent Cassel come suadente protagonista, David Cronenberg costruisce un puzzle narrativo e visivo come sempre ammaliante, che riflette sul suo cinema passato citando con intelligenza ma anche sul futuro prossimo, o meglio sull’eredità che un essere umano può lasciare dopo la sua dipartita. The Shrouds si rivela un lungometraggio fortemente personale, intriso di uno spirito autoironico soffuso ma tangibile, che ci mostra un altro aspetto quasi più leggero di Cronenberg stesso. Quasi un’opera di commiato, disegnata con precisione e un bizzarro, nerissimo, ovvero cronenberghiano spirito caustico. Noi personalmente lo abbiamo amato.

Anora

Un’esplosione di vita irruenta, burrascosa, sfacciata fino ad essere brutale. Sean Baker dirige il suo film maggiormente compiuto, sfruttando al meglio il talento viscerale e la fisicità prorompente di una perfetta Mikey Madison. Premiato con la Palma d’Oro a Cannes, Anora è un film che strizza l’occhio a John Cassavetes e tratteggia una New York sotterranea  e palpitante, quella di Coney Island dove umanità e perdizione si fondono con grande energia. La sequenza centrale ambientata nello sfarzoso soggiorno è cinema di potenza espressiva impagabile. Si ride tutto il tempo di personaggi persi, di figure verissime e marginali. Da applausi. 

Emilia Pérez

Jacques Audiard tenta una nuova strada nella sua declinazione del melodramma, con un film senza confini dove il crime-movie si trasforma in storia almodovariana, dove gli intermezzi musicali - nettamente la parte migliore - fungono da collante velenoso e ritmato, grazie soprattutto alla prova grintosa, quasi rabbiosa di Zoe Saldana. Emilia Pérez si prende molti rischi e vince moltissime delle sue battaglie, ma anche quando fallisce come nel finale un po’ troppo telefonato si dimostra cinema di idee, di scelte coraggiose, di intelligenza autoriale sopra la comune. Conferma del talento grezzo ma potente del cineasta francese. 

The Brutalist

Brady Corbet sceglie di portare sul grande schermo un’epopea umana particolare e dolorosa, quelal di un architetto sopravvissuto all’Olocausto che tenta di sopravvivere negli Stati Uniti finché non ha l’opportunità di una vita, ma a quale costo? The Brutalist è un lungometraggio diretto con spunti visivi di enorme interesse, sorretto dalla prova maiuscola di Adrien Brody, montato e fotografato con effetto. Anche se le due anime del protagonista non sempre si fondono con pienezza, il tentativo di farne una saga di tre ore e mezzo si rivela a tratti davvero elettrizzante. Premiato con il Leone d'Argento per la miglior regia a Venezia.

A Traveler’s Needs

Hong Sang-soo sfrutta con parsimonia e leggerezza una Isabelle Huppert come sempre soave e capace di delineare con precisione un personaggio quasi etereo. Storia di scarti esistenziali, di culture che si sfiorano, di sentimenti taciuti o non compresi, A Traveler’s Needs è un lungometraggio di vita quotidiana a tratti quasi impalpabile, ma nel senso migliore del termine. Ci si diverte a seguire le vicende bislacche e comunissime di questa donna francese che si barcamena in Corea tra corsi di lingua personalissimi e un coinquilino con madre possessiva. Una commedia di costume che è una boccata d’aria fresca. 

P.S. - Il New York Film Festival ha anche presentato alcuni lungometraggi che invece hanno deluso le aspettative. Su tutti vogliamo citare The Damned di Roberto Minervini, western di confine che mai si discosta da quanto presentato e raccontato da molto cinema americano passato, e soprattutto Blitz di Steve McQueen, film la cui messa in scena ricercata stride profondamente con la storia e il tema trattati, a dimostrare a nostro avviso una certa confusione tra forma e contenuto che il cineasta spesso esplicita. 



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