sabato 24 giugno 2023

Spider-Man: Across the Spider-Verse 100 artisti hanno abbandonato il progetto prima della sua fine

Spider-Man: Across the Spider-Versè il secondo capitolo della trilogia animata nata dalla collaborazione tra Sony Pictures Animation Marvel sulle avventure di una delle varianti dell'Uomo Ragno, Miles Morales. Il film, arrivato nelle sale il 1°giugno, ha già superato il mezzo miliardo di dollari di incassi al botteghino e si è rivelato ancora più apprezzato e amato del primo film, vincitore del Premio Oscar come Miglior film d'animazione. Tuttavia, sembra che la produzione della pellicola non sia stata priva di controversie e situazioni problematiche, le quali sono state portate alla luce da un'inchiesta attualmente in corso.

Spider-Man: Across the Spider-Verse, 100 artisti hanno abbandonato il progetto prima che fosse finito

Come riporta Vulture, 100 artisti hanno abbandonato la produzione di Spider-Man: Across the Spider-Verse a causa delle dure condizioni di lavoro del film. Tra le difficoltà a cui i disegnatori erano sottoposti c'erano cambiamenti all'ultimo minuto nel design di personaggi o sequenze, tanto che il lavoro di molti artisti è stato poi completamente eliminato nella versione finale del film. Vulture ha deciso di chiedere a diversi artisti, che hanno preferito mantenere l'anonimato, di raccontare la propria esperienza ed è emerso che la realizzazione del film - costato 150 milioni di dollari - si è rivelata ardua e complessa. Le lamentele si concentravano sull'eccessivo revisionismo e sull'incapacità di Phil Lord, uno dei produttori, di concettualizzare le scene animate in 3D nelle prime fasi della loro progettazione.

Lord preferiva, infatti, intervenire quando erano state già ultimate, spesso vanificando il lavoro dei disegnatori e provocando un blocco in numerosi reparti. Gli artisti intervistati hanno anche rivelato che lo slittamento da aprile 2022 a giugno 2023 è stato sì dovuto a esigenze legate alla pandemia da covid19 ancora in corso, ma anche perché gli artisti assunti nella primavera del 2021 non hanno potuto procedere con i lavori sempre a causa della tendenza accentratrice di Phil Lord, che pretendeva di revisionare ogni sequenza, mettendo in ombra le responsabilità creative dei registi Joaquim Dos Santos, Justin K. Thompson e Kemp Powers. I ritardi causati dal produttori hanno poi portato i disegnatori a lavorare per oltre 11 ore di lavoro al giono, sette giorni a settimana, per più di un anno, per cercare di riguadagnare il tempo perduto, revisionando anche 5 volte una scena prima dell'approvazione finale:

"Un centinaio di persone hanno lasciato il progetto perché non ce la facevano più. Ma molti sono rimasti, perché volevano essere certi che il loro lavoro sopravvivesse fino alla fine. Quando viene cambiato, non è più il tuo lavoro. So che ci sono state delle persone che hanno lavorato al film per più di un anno e poi se ne sono andate, e ora hanno poco da mostrare in portfolio, perché è stato cambiato tutto. Hanno lavorato a una produzione infernale e ora non hanno nessun materiale da mostrare."

Vulture ha raggiunto anche Amy Pascal, produttrice della Sony Pictures Entertainment, la quale si è limitata a commentare che a una produzione come quella di Spider-Man: Across the Spider-Verse hanno partecipato oltre un migliaio di artisti, tecnici, addetti allo storyboarding, animazione, editing, perciò, non era una sorpresa che 100 persone avessero abbandonato il progetto:

"Una delle cose più belle del poter lavorare sull'animazione è che vai avanti finché la storia non è perfetta. Se la storia non è giusta devi continuare ad andare avanti finché non funziona."

E ai lavoratori che hanno dovuto rivedere 5 volte di fila le scene si è limitata a un: "Beh, benvenuti, questo significa lavorare a un film". Michelle Grady, di Sony Pictures Imageworks, ha voluto sottolineare come le testimonianze raccolte non rappresentino la maggior parte del team che ha lavorato al film. Ciò che davvero concerne sono le condizioni a cui sono stati sottoposti gli artisti per poter lavorare e che ancora oggi non hanno un sindacato loro a cui appellarsi, ma sono rappresentati da una branca di IATSE, la Animation Guild, nata nel 1952 per garantire agli animatori e disegnatori delle garanzie in un'industria, quella cinematografica, che ancora oggi ne sottovaluta e sottopaga il lavoro. 



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