martedì 31 marzo 2020

Il direttore della fotografia di Avengers lavorerà al prossimo Spider-Man


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Le riprese di Black Adam potrebbero essere rimandate, parola di Dwayne Johnson


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Star Wars: Andrew Jack, alias il maggiore Caluan Emmatt, è morto per il Coronavirus


Il mondo del cinema piange la sua prima vittima del virus, attore e soprattutto dialect coach sui più importanti set di Hollywood.

Andrew Jack, noto ai fan di Star Wars per aver interpretato il maggiore Caluan Emmatt sia ne Il Risveglio della Forza che ne Gli Ultimi Jedi, si è spento a causa del Coronavirus. Il suo portavoce Jill McCullough ha dichiarato: "E’ morto questa mattina a Londra di Covid-19 presso il St Peter’s Hospital, a Chertsey. Andrew viveva in una delle più vecchie case galleggianti sul Tamigi. Era orgogliosamente indipendente ma follemente innamorato di sua moglie Gabielle Rogers, che era dialect coach come lui. Gabrielle al momento è tragicamente bloccata, in quarantena, in Australia. Non ha potuto parlargli o vederlo alla fine della sua vita e c'è la possibilità che non sia riesca a fare il funerale".

Andrew Jack, che aveva prestato la propria voce al personaggio di Moloch in Solo: A Star Wars Story, ed essendo insegnante di dizione aveva dato una mano agli interpreti dell'intera nuova trilogia di Guerre Stellari. Nella sua lunga carriera, aveva aiutato oltre 200 attori: Robert Downey Junior per Chaplin, Pierce Brosnan per i film in cui era stato James Bond, e poi Cate Blanchett e Viggo Mortensen. Aveva inoltre inventato i vari accenti della Terra di Mezzo per la trilogia de Il Signore degli Anelli, insegnandoli poi al cast, e nel film Troy aveva dato lezioni tanto ai greci quanto ai troiani. Sposato da appena un anno, Jack aveva messo la sua perizia di dialect coaach anche a disposizione degli interpreti di Avengers: Endgame, Robin Hood, Sherlock Holmes, Alien v. Predator e Captain America.



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Fast & Furious: diventa Lego la Dodge Charger di Vin Diesel

Con un accordo di licensing, la Lego piazza sul mercato la sua versione del bolide che Dominic Toretto guida nella saga di Fast & Furious.

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Harry Potter e il Principe Mezzosangue, J. K. Rowling ci parla di Silente, Draco e Ginny

J. K. Rowling concesse un'interessante intervista a Mugglenet, dopo la pubblicazione del sesto capitolo della saga di Harry Potter. Qualche stralcio.

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Mortdecai: il film da vedere e commentare insieme mercoledì 1° aprile con SimulWatch


Un'originale commedia con Johnny Depp nei panni di un ricco mercante d'arte, bon vivant e truffaldino. Appuntamento su SimulWatch mercoledì 1° apile alle ore 21.

C'è una divertente commedia in programma per la visione condivisa di mercoledì 1° aprile organizzata dalla redazione di Comingsoon.it su SimulWatch, la nostra app disponibile gratuitamente su Google Play e App Store: l'ha diretta nel 2015 David Koepp, vede protagonista Johnny Depp affiancato da Ewan McGregor, Gwyneth Paltrow, Olivia Munn, Paul Bettany, Jeff Goldblum e Oliver Platt, e s'intitola Mortdecai.
L'appuntamento per vedere tutti insieme Mortdecai e commentarlo con amici e familiari, ognuno a casa propria, attraverso la chat di SimulWatch è fissato oggi mercoledì 1° aprile alle 17.

Leggi anche La nostra recensione di Mortdecai

Mortdecai prende il titolo dal nome del suo protagonista, Charlie Mortdecai, un mercante d'arte amante della bella vita e grande intrallazzatore, specializzato nel vendere opere di dubbia provenienza. Per via dei suoi debiti col fisco, verrà obbligato a fare l'agente segreto per l'MI5 e a indagare sulla morte misteriosa di una restauratrice e sula sparizione di un quadro di Goya, finendo in un intrigo che coinvolge criminali russi, terroristi internazionali, e altri tetri e pericolosi figuri.
Il film è basato sui quattro romanzi - in particolare sul primo - scritti da Kyril Bonfiglioli che hanno come protagonista il personaggio di Charlie Mortdecai, editi in Italia da Piemme.

SimulWatch è la app creata da Coming Soon che è sia motore di ricerca di film all'interno di tutte le piattaforme di streaming legale operanti in Italia, sia una piattaforma attraverso la quale fissare appuntamenti condivisi per la visione di un film e commentarlo attraverso la chat interna con amici, parenti o perfino sconosciuti comodamente dal divano di casa vostra.
Il prossimo appuntamento con la visione condivisa SimulWatch sarà con: Trolls.



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Coronavirus: il trailer del primo film sul Covid-19 arriva dal Canada


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Il riccio: un piccolo film da un grande caso letterario


Tratto liberamente dal best-seller "L'eleganza del riccio", esce nel 2009 il film Il riccio di Mona Achache con una straordinaria Josiane Balasko.

Nel 2009 arriva al cinema Il riccio, opera prima della regista franco-marocchina Mona Achache, con la bravissima attrice francese Josiane Balasko, la giovanissima Garance Le Guillermic (vincitrice del premio Lumière come miglior promessa femminile) e l’attore giapponese trapiantato in Inghilterra Togo Igawa (se avete visto The Crown, era l’imperatore Hirohito) nei ruoli principali. Il film racconta la storia dolceamara dell’ ispida e sciatta portiera di un palazzo altoborghese parigino, Renée, che nasconde un ricco mondo interiore e sembra aprirsi al mondo e trovare una parvenza di felicità quando - attraverso una ragazzina di 11 anni, l’aspirante suicida Paloma - conosce Kakuro Ozu, un elegante e raffinato signore giapponese. Il riccio è la trasposizione cinematografica di quello che è stato un vero e proprio caso letterario internazionale, tanto che perfino da noi, per un lungo periodo, sui mezzi pubblici era difficile non trovare qualcuno che non fosse immerso tra le pagine del libro di Muriel Barbery, "L'eleganza del riccio". Ma come mai un progetto tanto ambito finì nelle mani di una regista alle prime armi?

L'eleganza del riccio: il libro

"L’eleganza del riccio" di Muriel Barbery, docente di filosofia e scrittrice, esce nel 2006 ed è subito un successo sorprendente: resta in testa alle classifiche di vendita francesi per 30 settimane consecutive, ha 50 ristampe e vende oltre un milione di copie in nemmeno due anni. Oltre che in Francia diventa un best-seller in Italia, Germania, Spagna, Corea del Sud e in molti altri paesi. Nel romanzo ci sono due voci narranti: quella di Paloma e quella di Renée. Il motivo sarà evidente alla fine. Parlando del del libro, in un’intervista (leggibile in inglese sul sito www.europaedictions.com) Barbery racconta così la nascita del personaggio:

Renée, la portiera, era un personaggio secondario del mio primo romanzo. Ho riletto per puro caso alcuni capitoli di “Estasi culinarie” parecchi anni dopo la pubblicazione (2000, ndr), perché il libro era sepolto tra i miei scaffali. E mentre lo leggevo ho ricordato una cosa che mi aveva detto il mio editor. Nel manoscritto, Renée parlava in modo estremamente rude, stereotipato: sembrava la caricatura di una portiera, e lui disse: “Sei una romanziera, tutto è possibile: la tua portiera potrebbe esprimersi come la duchessa di Guermantes”. Mi sono ricordata delle sue parole e all’improvviso ho avvertito la necessità di provare la voce di una portiera colta e istruita. Mi sono seduta alla scrivania e ho scritto le prime pagine de “L’eleganza del riccio”.

Nel romanzo ci sono anche particolari attinenti alla biografia della scrittrice: come Renée, Muriel Barbery e il suo ex marito erano amanti della cultura giapponese e hanno vissuto insieme un anno a Kyoto.

Da L'eleganza del riccio al film Il riccio

Mona Achache ha la fortuna di imbattersi nel romanzo prima che diventi un caso editoriale mondiale e se ne assicura i diritti a una cifra conveniente, visto che, come la scrittrice stessa ha raccontato, la sua fiducia nel libro era tale che sperava di venderne almeno 4000 copie e non si aspettava minimamente tanto successo. Per rendere più cinematografica la storia, Achache adotta degli accorgimenti come quello di trasformare il diario scritto di Paloma in riprese video effettuate dalla ragazzina e aggiunge la storia del pesce rosso, assente dal romanzo. Il nome del signore giapponese non è casuale ma riferito al grande regista nipponico Yasujirô Ozu, di cui nel film guarda assieme a Renée Le sorelle Munekata, un film del 1950. L’azione de Il riccio si svolge nel sedicesimo arrondissement parigino. La differenza tra titolo del libro e del film non è mai stata spiegata con sufficienza chiarezza: nonostante alcune divergenze secondarie nella trama, la trasposizione è stata ben accolta dalla critica e dal pubblico.



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I nuovi canali Sky Cinema #IoRestoACasa, con anteprime di Il giorno più bello del mondo e Rambo Last Blood

I due nuovi canali Sky Cinema #IoRestoACasa offriranno anteprime come Rambo 5 e Il giorno più bello del mondo, senza costi aggiuntivi per gli abbonati.

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Harry Potter: J.K. Rowling mette a disposizione degli insegnanti l'intera saga durante l'emergenza Coronavirus


I professori potranno postare sulle piattaforme per lezioni online video in cui leggono i vari libri.

L'isolamento da Coronavirus può portare tristezza e senso di impotenza, ma può anche aprire la mente e stimolare la generosità e la disponibilità delle persone. E se le persone in questione sono importanti, tanto meglio!
Per nostra fortuna è successo che J.K. Rowling abbia pensato di di mettere a disposizione degli studenti dell'intero pianeta Terra la saga di Harry Potter.

La scrittrice inglese ha deciso di consentire a tutti i professori e le professoresse del mondo di filmarsi durante la lettura di uno, due o addirittura dei sette volumi della saga e di postare quindi i video, non sui social o su youtube, ma su piattaforme per lezioni online. Il permesso scadrà al termine dell’anno scolastico 2020.

La Rowling ha dato notizia di questa gentile concessione sul suo sito ufficiale, aggiungendo una paginetta di istruzioni per l’uso. Inoltre, ed è questa la cosa che ci interessa di più e ci rende speranzosi, ha annunciato che le iniziative legate ad Harry Potter non finiranno qui. Ecco le sue parole: “La libera licenza per gli insegnanti è la prima di numerose iniziative pensate allo scopo di portare Harry Potter nelle case dei bambini e che saranno rese note a breve - tenete d'occhio questo spazio per dettagli supplementari!”.

Grandi cose, insomma, si preparano per i più piccoli, e anche per quei genitori che non hanno dimenticato il fascino del maghetto con gli occhiali e dei suoi mille compagni d'avventura. E poi chissà che le suddette iniziative non arrivino a riguardare anche gli otto film ispirati alla serie. Lo scopriremo solo vivendo.



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La Ragazza del Dipinto: la storia vera e il quadro che hanno ispirato il film

Chi era Dido Elizabeth Belle, la fanciulla interpretata da Gugu Mbatha-Raw nel film La ragazza del dipinto, che visse un po' come una nobildonna e un po' come una schiava?

Abbiamo visto la bellissima Gugu Mbatha-Raw nel secondo film da regista di Edward Norton Motherless Brooklyn, nel quale era l'interesse amoroso del bizzarro protagonista affetto da Sindrome di Tourette.
Ma nella carriera della bellissima attrice inglese di origini sudafricane c'è anche altro, per esempio un film in costume intitolato La ragazza del dipinto che porta la firma di un'altra splendida donna, la regista britannica Amma Asante, nata da genitori originari del Ghana.
Uscito nel 2013 e presentato al Festival di Toronto, La ragazza del dipinto ci fa compiere un viaggio a ritroso nell'Inghilterra di fine diciottesimo secolo, dove un ufficiale della marina britannica (Sir John Lindsay) riporta dall'India una bambina di nome Dido Elizabeth Belle avuta da una schiava africana delle Indie Occidentali, pregando lo zio di educarla come una nobildonna. Interpretato anche da un ricco cast, che comprende Miranda Richardson, Tom Wilkinson, Penelope Wilton, Matthew Goode ed Emily Watson, il film prende ispirazione da una storia vera, e anche da un'opera d'arte.

La ragazza e il dipinto

Quando il padre di Dido Elizabeth Belle la condusse dallo zio William Murray, primo Conte di Mansfield, era il lontano 1765 e la bimba aveva appena quattro anni. Murray - che era avvocato, politico e Presidente della Corte Suprema, abitava in una splendida tenuta chiamata Kenwood House che in Inghilterra tutti conoscono, anche i registi cinematografici, e infatti la residenza ha ospitato diverse sequenze di Ragione e sentimento e una scena di Notting Hill. Costruita nel diciassettesimo secolo e aperta al pubblico alla fine degli anni 20 del Novecento, Kenwood House si trova ad Hampstead, nella zona a nord di Londra, e ospita diversi quadri importanti, fra cui un dipinto di Vermeer e un autoritratto di Rembrandt.

A Kenwood House Dido Elizabeth Belle fu cresciuta insieme alla cugina Elizabeth Murray e, quando non erano più due bambine, le due vennero immortalate dal pittore scozzese David Martin in uno splendido ritratto.
Dovete sapere che i ritratti erano particolarmente in voga all'epoca e solitamente, accanto alla figura principale, "ospitavano" bambini o paggetti dalla pelle nera che avevano la funzione di servi. Fino al 1990 nessuno conosceva l'identità della fanciulla di colore del quadro, e ancora oggi molti si domandano quale significato si nasconda dietro la posa delle due ragazze e soprattutto perché Dido stia indicando il proprio visto. E' chiaro a tutti, in ogni modo, che le "protagoniste" della scena sono due. Il ritratto di Dido Elizabeth Belle e di sua cugina Elizabeth Murray, appartiene attualmente al Conte di Mansfield e si trova a Scone Palace, il castello di famiglia a Perth, in Scozia.

Dido Elizabeth Belle dopo il dipinto

William Murray aveva una predilezione per Dido Elizabeth Belle e apprezzava la sua intelligenza vivace. Nell'ultima parte della sua vita, l'uomo si fece spesso aiutare dalla nipote acquisita nelle questioni di lavoro e cominciò anche a dettarle lettere.
Dido conduceva una vita insolita, perché era sì una ragazza dell'aristocrazia britannica, ma nello stesso tempo restava una schiava.
Non cenava con la famiglia Murray ed era ammessa ai salotti soltanto alla fine dei pasti. Aveva una rendita annuale, più simile alla paga di un domestico che alla cifra che riceveva, per esempio, Elizabeth Murray. Quando William Murray morì, nel 1793, lasciò un testamento nel quale garantiva a Dido la fine della schiavitù. Le lasciò inoltre una piccola eredità. Poco dopo, la ragazza sposò un certo John Davinier, un francese che era assistente (o valletto, non è ben chiaro) di un gentiluomo inglese. I due ebbero tre figli e la donna morì, a soli 43 anni, nel 1804.



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Hunters (2020)

Hunters

“For where you're going, there'll be bears. And there'll be wolves.” — Ulysses F. O'Harrison

Hunters is a TV series filled with strategy and symbolism. Legacy, superheroism, and the battle between good and evil – and the moral gray area in-between – are a few of the themes explored in its first season.

The most integral element of the Amazon Prime production, though, is the study of strategy. The cat-and-mouse tactics employed by Meyer Offerman’s (Al Pacino) Nazi hunters and their fascist counterparts ensure that neither side has the upper hand for long and only adds to the tension as the season progresses. It’s apt, then, that a 3D-animated game of chess was chosen for Hunters’ title sequence. The board game offers a glimpse into the show’s strategic nature and basing the main titles on this presents the series’ recurring themes in a digestible manner.

Using chess as a metaphorical exploration of tactical acumen isn’t a new phenomenon in film and TV; The Seventh Seal, 2001: A Space Odyssey and Star Trek are but three classic examples that demonstrate its importance to plot subtexts. Its use in a title sequence, though, distinguishes it from similar miniature- or prop-based main titles.

For Elastic, the studio behind the sequence, the chessboard was one of a number of ideas pitched…

RSS & Email Subscribers: Check out the full Hunters article at Art of the Title.



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Song 'e Napule: i videoclip ufficiali delle canzoni del film con Giampaolo Morelli in versione cantante neomelodico


Nel film diretto dai fratelli Manetti, Giampaolo Morelli interpreta il ruolo di un cantante neomelodico napoletano di nome Lollo Love: qui potete ascoltarlo in due brani che appaiono nel film.

Attualmente impegnati negli ultimi ritocchi del loro attesissimo Diabolik, i Manetti Bros. avevano sbancato i David di Donatello del 2018 con Ammore e malavita, il divertentissimo musical d'azione interpretato da Giampaolo Morelli e Serena Rossi che, dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Venezia, è stato un grande successo di critica e pubblico.
I Manetti però avevano inziato da prima a sperimentare l'ibridazione tra commedia, trama poliziesca e canzone napoletana: qualche anno prima, infatti, avevano diretto il meno noto - ma non meno divertente - Song 'e Napule, del 2014, nel quale avevano diretto gli stessi Giampaolo Morelli e Serena Rossi ma anche Alessandro Roja, Paolo Sassanelli, Carlo Buccirosso, Peppe Servillo e molti altri ancora.

Song 'e Napule: la trama del film dei Manetti Bros.

Scritto e diretto dai Manetti, Song 'e Napule racconta la storia di Paco (Roja), un giovane napoletano, pianista raffinato ma senza lavoro, che grazie a una raccomandazione riesce a entrare in Polizia, dove però è un po' un pesce fuor d'acqua. Perlomeno fino a quando il suo talento musicale non torna utile in qualche modo. Dopo averlo sentito suonare, infatti, un commissario dell'anticrimine ha un'idea: Paco dovrà infatti entrare come tastierista nella band di un amatissimo cantante neomelodico di nome Lollo Love (Morelli), e così infiltrarsi nella villa di un camorrista che deve essere incastrato, dove la band di Lello deve esibirsi i occasione della festa di nozze della figlia del criminale.

Cuoricina: il videoclip ufficiale della canzone di Lollo Love

Come in Ammore e malavita, anche in Song 'e Napule le musiche sono firmate da Pivio e Aldo De Scalzi, che hanno anche composto alcune delle canzoni di Lollo Love, realmente interpretate da Morelli. La più famosa si intitola "Cuoricina", composta da Pivio & Aldo De Scalzi, Franco Ricciardi, e lo stesso Morelli, che poteve vedere in azione nel videoclip ufficiale della canzone:

Song 'e Napule: il videoclip ufficiale della canzone omonima di Lollo Love

Altra canzone interpretata da Lollo Love / Giampaolo Morelli è quella che porta lo stesso titolo del film: "Song ' Napule". Scritta da  C. Di Risio e F. D'Ancona, ha vinto il Nastro d'Argento come miglior canzone originale, e anche di questa vi mostriamo il videoclip ufficiale.



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Wonder, RakutenTV ti offre la visione condivisa del film su Simulwatch


In questo momento di difficoltà, che costringe a casa milioni di italiani, Rakuten TV mette a disposizione degli utenti di SimulWatch dei buoni per la visione in streaming del commovente film tratto dall'omonimo best seller di R.J. Palacio

Sono giorni complicati per tutti noi in Italia e non solo. L'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus e la necessità di limitarne la diffusione utilizzando l'isolamento sociale ci costringe a casa. Ma per fortuna esiste lo streaming, esiste SimulWatch, l'app creata da Coming Soon che vi permette di cercare il vostro film preferito e di creare appuntamenti condivisi con amici e familiari per vederlo e commentarlo insieme ma a distanza, utilizzando la chat integrata all'applicazione. E per fortuna esiste RakutenTV, che per sostenere la campagna #IoRestoACasa ha deciso di mettere a disposizione degli utenti di SimulWatch un numero di buoni visione per uno dei film del suo catalogo.
Gli utenti che più velocemente che si uniranno alla visione condivisa su SimulWatch di Wonder di sabato 4 aprile alle ore 18 riceveranno via mail, cliccando sul bottone in evidenza, un buono per la visione del film.
E a quel punto non avranno altro da fare che aspettare il momento giusto in cui premere play, e godersi lo spettacolo del film avendo la possibilità di commentarlo via chat con tutti gli altri utenti che si saranno iscritti a questa visione condivisa.

Uno dei gioielli del catalogo di RakutenTV, Wonder è un film commovente ed esaltante, che racconta la storia di Auggie, un bambino di 10 anni affetto da una rara sindrome che comporta una deformazione del suo volto. Dopo anni di home schooling per via dei numerosi interventi chirurgici cui si è dovuto sottoporre, per Auggie arriva il momento di affrontare la scuola, e soprattutto i suoi coetanei, pieno di timore per come verrà accolto a causa del suo aspetto. Ma, grazie anche supporto della famiglia, degli insegnanti, e di qualche vero amico che sarà in grado di incontrare, nel corso di un anno ricco di difficoltà e di momenti felici, Auggie scoprirà che non ci si può omologare quando ci è nati per distinguersi: specie se quello che distingue il bambino non è il suo aspetto, ma il suo coraggio e la sua generosità.
Tratto da un best seller omonimo di enorme successo firmato da R.J. Palacio, che in poco tempo è diventato un caso letterario in tutto il mondo, Wonder vede nei panni di protagonista il il giovanissimo Jacob Tremblay di Room, mentre Julia Roberts e Owen Wilson, interpretano il ruolo di sua madre e suo padre.
Con oltre 305 milioni di dollari incassati in tutto il mondo Wonder è stato un grandissimo successo di pubblico, e anche la critica lo ha apprezzato: sul noto aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes ha una valutazione positiva per l'85%.

Non perdete tempo: andate su SimulWatch - scaricatela gratuitamente, se ancora non l'avete fatto, dagli store online di Apple e Google, oppure cogliete l'occasione per aggiornarla all'ultima versione disponibile - e unitevi di corsa alla visione condivisa di Wonder che abbiamo organizzato per sabato 4 aprile alle 18, per ricevere uno dei buoni visione da RakutenTV.



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Turbo: il film d’animazione sulla lumaca più veloce del mondo


Le gare di automobilismo di velocità e l'animazione, un amore che non va mai in crisi.

Il fascino dell’outsider, deriso per le sue caratteristiche che lo rendono meno popolare, diverso dagli altri, ma che ce la mette tutta e supera i suoi limiti. Quante volte abbiamo visto sviluppare un soggetto come questo al cinema, specie quello d’animazione? La Dreamworks in questo è maestra e in Turbo sceglie come protagonista proprio una lumaca, Teo detto Turbo, che da sempre si porta appresso un'etichetta, in verità basata sull'evidenza dei fatti, di essere lenta, ma lenta veramente. 

Turbo: lumaca da corsa

Non potrà che smentire questo suo limite dimostrando di essere da corsa. Si trova in una comunità di lumache ortolane, ma è sempre stato il suo sogno quello di diventare il più veloce pilota da corsa, come il suo idolo, cinque volte finitore della Formula Indy, Guy Gagné, come dire, nomen omen. Non che sia molto popolare questa sua ambizione fra le colleghe, che a dir poco non lo capiscono e cercano di convincerlo a ridurre la portata dei propri sogni. Un fortuito incidente gli darà letteralmente una botta di adrenalina nel cuore e nel sangue, rendendo giustizia  in pieno al nome di Turbo, fino a partecipare alla 500 miglia di Indianapolis, una delle gare mitiche del mondo dell’automobile.

Insieme a Turbo le altre lumache, i suoi amici e compari: Chet, il suo opposto, poi c’è Fighetto, un pilota super cool anche se basso, quindi Sbandone, il re delle acrobazie, Frusta, leader delle lumache e campione in carica, Fiamma, l’unica donna del gruppo, e infine Ombra lesta, che dice di essere veloce come un’ombra. Parlando delle voci originali, al solito sono stati scelti molti grandi attori, come Ryan Reynolds per Turbo, Paul Giamatti è Chet, Michael Pena, Luis Guzman, Bull Hader, Richard Jenkins, Michelle Rodriguez, Samuel L. Jackson e Snoop Dog. Insomma, come al solto non si sono risparmiati nella selezione del cast vocale.

Il film ha incassato un totale di 282 milioni di dollari in tutto il mondo, di cui 83 in Nord America, a fronte di un budget di 127 milioni.  Prima dell’uscita in sala del film è stata prodotto una serie televisiva, Turbo Fast, ispirata ai personaggi e alle ambientazioni del film. Turbo è basato su un’idea di David Stern, animatore e story artist canadese della Dreamworks, che qui è anche regista all’opera prima . Si sono avvalsi della consulenza tecnica di un pilota, Dario Franchitti, quattro volte campione IndyCar Series.



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Fuori cinema. Film in TV (ma da vedere)

Prosegue la rubrica quotidiana per orientarsi nel palinsesto televisivo. Nel menù di oggi tutte le sfumature della commedia: da Dino Risi a Matarazzo, da Billy Wilder a Totò, fino al dolceamaro Il riccio di Mona Acache.



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No Time to Die è un film... da piangere, lo dice Léa Seydoux


L'attrice confessa di essersi commossa dopo aver visto il venticinquesimo Bond movie, in uscita il 12 novembre, e parla del suo personaggio.

Anche se manca tanto al 12 novembre, nuova data d'uscita di No Time to Die, siamo in possesso di preziose informazioni riguardanti il venticinquesimo film di James Bond. A darcele è Léa Seydoux, che nella nuova avventura dell'agente con licenza di uccidere riprenderà il ruolo della Dottoressa Madeleine Swann.
In un'intervista al Daily Mail, l'attrice francese, entrata nel franchise con Spectre, ha dichiarato: "L'emozione ha un ruolo importante in questo film di James Bond. E’ molto commovente. Scommetto che piangerete. Quando ho visto il film, ho pianto, il che mi è sembrato strano, visto che faccio parte del cast".

Nel film con Daniel Craig, dunque, non ci sarà soltanto azione, e Bond non si limiterà a correre e a sedurre splendide fanciulle. Del resto, tempo fa, il regista Cary Joji Fukunaga aveva dichiarato: "In quanto sceneggiatore e regista, per me era essenziale riscoprire Bond. Dopo cinque anni di pausa, che uomo è diventato? (...) Le persone vicine a Bond - quelle che lui considera la sua famiglia - sono in grave pericolo e adesso c'è qualcuno di nuovo là fuori, qualcuno che è più pericoloso di chiunque altro mai incontrato. No Time to Die è il culmine di tutto ciò che Bond è diventato, di ciò che ha visto, di tutti i suoi traumi e le sue perdite".
Ciò significa che qualche personaggio della saga andrà all'altro mondo? Chissà… ricordiamoci comunque che, quando era legato al progetto, Danny Boyle aveva addirittura ipotizzato di uccidere James Bond nell'ultima scena del film.

Sempre nell'intervista al Daily Mail, la Seydoux ha parlato del suo personaggio, che non è certo un'inerte damigella in pericolo: "Non è un personaggio che è stato scritto per compiacere gli uomini, non è un oggetto, non si definisce attraverso la propria sessualità. E' intelligente, è intelligente e molto profonda".

No Time to Die è l'ultimo film della serie interpretato da Daniel Craig e vede nel cast anche Ben Whishaw, Ralph FiennesNaomie Harris, Jeffrey Wright, Léa Seydoux, Ana de Armas e Rami Malek.



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Disney, i dirigenti si tagliano o azzerano lo stipendio per la crisi del Coronavirus

Potente o meno, la Disney risente del cinema bloccato e dei parchi a tema chiusi: presidenza e dirigenti si decurtano o cancellano gli stipendi.

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Sam Neill ci parla dello stop di Jurassic World Dominion e della necessità di restare ottimisti


Attivissimo sui social, soprattutto Instagram e Twitter, l'attore neozelandese è un grande consolatore in questi tempi bui. Le sue parole e i suoi video sulla sospensione del lavoro e sul periodo di isolamento.

Di questi tempi, se non fossimo piombati nell'incubo coronavirus, Sam Neill, l'amato attore neozelandese, sarebbe stato sul set di Jurassic World: Dominion, mentre invece, come tutti noi, è chiuso in casa. O meglio, buon per lui, in isolamento nella sua bella fattoria tra i suoi amati animali, e soprattutto i maiali che lo seguono come cagnolini e che ha presentato a tutti sui social. Neill è infatti attivissimo sia su Instagram (@SamNeillTheProp) che su Twitter (@twopaddocks) e sul sito della sua azienda, www.twopaddocks.com.

In questi giorni è un piacere sentirlo parlare e cantare, accompagnato dal suo ukulele, per farci compagnia e raccontarci le sue giornate. Tra le cose di cui ha parlato sui social c'è anche il blocco del suo lavoro:

"All'improvviso, eccoci qua. Siamo stati surgelati, e Jurassic World: Dominion è sospeso. Insetti nell'ambra. E come praticamente ogni altro attore nel mondo in questo momento, non sto lavorando. Dannazione. Ma torneremo. E che gioia sarà essere di nuovo su un set, a fare quello che amo di più, col genere di persone che amo: altri attori e tutte le persone speciali che servono per fare un film. Quel privilegio raro. E per mettere le cose in prospettiva: ci sono cose assai peggiori di un film sospeso".

Sam Neill è uno dei personaggi che seguiamo con più interesse, proprio per la sua visione ottimistica della vita, nonostante tutto. Questi i suoi consigli per questi giorni, e il modo in cui li sta trascorrendo (se seguite i suoi post ne avrete un'idea più precisa):

"Dunque che fare nel frattempo? Intanto, ed è la cosa più importante, stiamo a casa. Mi scopro sorprendentemente occupato qui. Il fatto è che la maggior parte del tempo che trascorro lavorando, la passo effettivamente a fissare annoiato la parete di un trailer. Invece qui sono occupato con tutte le cose di cui sono in genere troppo occupato per occuparmi. Suono il mio ukulele. Canto. Incontro i miei amici su Skype. Sono intimamente coinvolto nell'educazione dei miei nipoti che stanno a tremila chilometri di distanza. Riscopro la poesia. Metto delle scemenze sui social per incoraggiare le persone e rallegrarle con un messaggio. Mi diverto a stirare le mie camicie e a lucidare un vassoio d'argento fin nei minimi particolari. Leggo dei romanzi fantastici che non ho mai aperto. Ho piantato un arbusto. C'è della bellezza nelle cose di tutti i giorni".

Insomma, se avete bisogno di tirarvi su di morale vi consigliamo di seguire i social di Sam Neill, un attore e uomo, che, come il buon vino (che lui stesso produce) è addirittura migliorato con gli anni.



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Ghostbusters 3: Legacy, Morbius e Uncharted spostati al 2021 dalla Sony


A causa del Coronavirus la major fa slittare di diversi mesi l'uscita dei suoi titoli di punta, nel caso che le sale cinematografiche dovessero restare chiuse per un bel po'.

Continua la lunga lista di film la cui uscita viene necessariamente rimandata a causa del Coronavirus, obbligando alla pausa forzata un numero sempre crescente di lavoratori dell’industria dell’'ntrattenimento, dalle troupe a gli addetti alle pulizie nelle sale cinematografiche, dai giornalisti di settore agli attori. Oggi tocca alla Sony Pictures annunciare gli slittamenti in avanti dei suoi film, tutti rimandati, tanto per stare tranquilli, addirittura al 2021. Ecco l'elenco:

  • Ghostbusters 3: Legacy, terzo capitolo della saga degli acchiappafantasmi: spostato dal 10 luglio 2020 al 5 marzo 2021
  • Morbius, il cinecomic con Jared Leto: spostato dal 31 luglio 2020 al 19 marzo 2021
  • Uncharted, adattamento dell'omonimo videogioco con protagonista Tom Holland: spostato dal 5 marzo 2021 all'8 ottobre 2021
  • Peter Rabbit 2: Un Birbante in Fuga, sequel di Peter Rabbit: spostato dal 7 agosto 2020 al 15 gennaio 2021
  • Un film senza titolo targato Sony/Marvel: spostato dall'8 ottobre a data da destinarsi nel 2021.

A questa lista bisogna aggiungere Fatherhood con Kevin Hart, che invece di arrivare il 15 gennaio 2021 sarà nei cinema già dal 23 ottobre 2020. Per quanto riguarda il film con Tom Hanks ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale Greyhound, sappiamo che gli Stati Uniti non lo vedranno nel mese di giugno, ma ignoriamo un'eventuale nuova data.

La Sony è convinta che le sale resteranno chiuse fino a metà estate, previsione che forse è troppo ottimistica. Altri Studios hanno spostato in avanti i loro film: la cominciare dalla Disney (con Mulan e Black Widow), la Warner (Wonder Woman 1984), la Universal (Fast 9), la MGM (No Time to Die), la Paramount (A Quiet Place 2).



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lunedì 30 marzo 2020

Robert Zemeckis e la moglie Leslie supportano l'Italia (grazie a Tiziano Ferro)

Il regista di Forrest Gump, Ritorno al futuro e Polar Express, Robert Zemeckis ha inviato un messaggio insieme alla moglie Leslie all'Italia attraverso i social di Tiziano Ferro.

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Anne Hathaway sarà protagonista di French Children Don’t Throw Food


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Hobbs & Shaw 2 è entrato ufficialmente in fase di sviluppo


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Jack Black rilancia mezzo nudo con una danza propiziatoria in un video social

Video spassoso e per deboli di cuore di Jack Black con pancia in resta e cappello d'ordinanza in un ballo propiziatorio che invita a restare a casa.

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Invasion: sul set del film in cui Daniel Craig diventò James Bond

Nuovo adattamento del romanzo L'invasione degli ultracorpi, il set del film Invasion con Nicole Kidman e Daniel Craig fu il momento in cui quest'ultimo seppe che sarebbe diventato l'Agente 007.

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Crawl - Intrappolati: il film da vedere e commentare insieme martedì 31 marzo con SimulWatch


Un uragano in Florida. Un padre e una figlia bloccati in un seminterrato. L'acqua che sale e gli alligatori che arrivano. Appuntamento su SimulWatch martedì 31 marzo alle ore 21.

La visione condivisa di martedì 31 marzo organizzata dalla redazione di Comingsoon.it su SimulWatch, la nostra app disponibile gratuitamente su Google Play e App Store, è quella di Crawl - Intrappolati, un teso e avvincente thriller horror che racconta di un padre e una figlia bloccati nel seminterrato di casa loro in Florida mentre fuori infuria un uragano, le acque si alzano, e gli alligatori invadono le strase
L'appuntamento per vedere tutti insieme Crawl - Intrappolati e commentarlo con amici e familiari, ognuno a casa propria, attraverso la chat di SimulWatch è fissato oggi martedì 31 marzo alle ore 21.

Leggi anche La nostra recensione di Crawl - Intrappolati

Gli sceneggiatori di Crawl sono i fratelli Shawn e Michael Rasmussen, autori tra le altre cose del copione di The Ward di John Carpenter. Alla regia c'è invece uno specialista dell'horror come il francese Alexandre Aja, che con le creature acquatiche affamate di carne umana aveva già avuto a che fare nel divertentissimo Piranha 3D, e il grande Sam Raimi produce attraverso la sua Ghost House Pictures.
Il risultato è quello di un godibilissimo mix tra il b-movie (siamo nel sottogenere degli horror con animai assassini) e toni più seri legati ai risvolti familiari, con un rapporto tra padre e figlia che viene raccontato con intelligenza, anche nell'inversione dei ruoli tradizionali.

SimulWatch è la app creata da Coming Soon che è sia motore di ricerca di film all'interno di tutte le piattaforme di streaming legale operanti in Italia, sia una piattaforma attraverso la quale fissare appuntamenti condivisi per la visione di un film e commentarlo attraverso la chat interna con amici, parenti o perfino sconosciuti comodamente dal divano di casa vostra.
Il prossimo appuntamento con la visione condivisa SimulWatch sarà con: Mortdecai.



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Bruce: Lo Squalo, con la sua lavorazione da incubo, diventa un musical


Gli incidenti che hanno funestato le riprese del terzo film di Steven Spielberg arrivano a teatro. Succederà nel 2021.

Forse non tutti sanno che la lavorazione de Lo Squalo, nel lontano 1975, fu un vero e proprio incubo. I guai e gli incidenti furono talmente tanti che oggi qualcuno ha deciso di raccontarli in un musical. E visto che il nome del bestione meccanico marino che attaccava bagnanti e imbarcazioni si chiamava Bruce, proprio come l'avvocato di Steven Spielberg dell'epoca, lo spettacolo in questione, perché parliamo di uno show teatrale e non di un film, si intitola "Bruce". In realtà ce n'erano diversi di Bruce ne Lo Squalo, ma quello intero costruito per le riprese subacquee non funzionava. Appena venne messo nell'acqua, andò immediatamente a fondo, e non fu facile recuperarlo. Fra gli altri disastri di un film che fu girato in 155 giorni invece che nei 50 previsti, e la cui sceneggiatura veniva cambiata quasi ogni giorno, ci furono le liti furiose fra Richard Dreyfuss e Robert Shaw (che aveva un problemino con l'alcool) e la barca Orca che iniziò ad inabissarsi con il cast e la troupe a bordo. Insomma, l'esperienza forse più traumatica della vita professionale di Spielberg è piena di spunti narrativi, e quindi il musical dovrebbe essere davvero appassionante.

Lo spettacolo andrà in scena nel 2021 presso il Paper Mill Playhouse, un teatro di Millburn, in New Jersey. I fan del film, anche quelli più lontani, hanno quindi tutto il tempo per organizzarsi, comprando i biglietti e pianificando la trasferta. La fonte di ispirazione di "Bruce" è il libro dello sceneggiatore de Lo Squalo Carl Gottlieb "The Jaws Log". Autore del libretto del musical (e delle parole delle canzoni) è Richard Oberacker (che ha lavorato con Le Cirque du Soleil), mentre la regia e le coreografie sono di Donna Feore, nota regista teatrale canadese che ha diretto tantissimi musical.

Questa la sinossi di Bruce, che speriamo arrivi prima o poi anche nei nostri teatri, preferibilmente in versione originale:

Ricostruendo la lavorazione di un film iconico, Bruce racconta la storia del tormentato set dell'allora sconosciuto regista Steven Spielberg e delle continue sfide che ostacolarono a più riprese la sua squadra e perfino la star del film: uno squalo meccanico di nome Bruce che si rifiutava di collaborare. Lo spettacolo ci insegna che quando si affrontano le avversità lavorando in squadra, possono accadere cose eccezionali.


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Spike Lee regala la sceneggiatura non realizzata del film sul campione di baseball Jackie Robinson

Il regista americano rende scaricabile lo script di un film che non è riuscito a girare e ne parla in un video come del progetto dei suoi sogni.

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Chris Hemsworth è Tyler Rake nel poster e nelle prime foto ufficiali del nuovo action movie targato Netflix

Il Thor del MarvelVerse interpreta un nuovo eroe del cinema d'azione nel film di Sam Hargrave prodotto dai fratelli Russo, in streaming su Netflix dal prossimo 24 aprile.

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Il Commissario Montalbano, L'altro capo del filo fra migranti e delitti


Il mare amato da Montalbano si riempie di migranti che sbarcano nella notte mentre il commissario deve occuparsi di un delitto misterioso.

La Sicilia di mare è il cuore della serie dedicata al Commissario Montalbano, anche noti a tutti ormai come Luca Zingaretti, così come dei romanzi scritti da Andrea Camilleri. Non è possibile immaginare le vicende narrate senza il sole e lo splendore del mare di quella terra, oltre alle sue campagne così caratteristiche. Non causalmente il nostro eroe dialettale abita in una bella casa a ridosso della spiaggia e ogni volta che deve prendere una decisione importante, lavorativa ma ancora di più personale, non manca una scena in cui si affaccia dal terrazzo e riflette respirando salsedine a pieni polmoni. Spesso lo fa con accanto la persona più importante della sua vita, Livia, interpretata da Sonia Bergamasco. Ma dal mare, si sa, proprio in Sicilia soprattutto, negli ultimi anni sono arrivate tante persone in cerca di una nuova vita e di fortuna.

L'altro capo del filo, Montalbano e i migranti

Stiamo parlando naturalmente dei migranti, al centro de L’altro capo del filo, tratto dal romanzo omonimo. Questo film cade nel ventennale della serie di maggior successo della televisione pubblica di questo secolo. Tutto cominciò nel 1999 con Il ladro di merendine, primo appuntamento con le storie scritte da Andrea Camilleri per l’editore Sellerio, con Luca Zingaretti nel non semplice tentativo di non deludere i fan. A distanza di così tanti anni possiamo senz’altro dire che chiunque legga i suoi romanzi lo fa avendo ormai in testa proprio Zingaretti, unico e solo possibile MontalbanoAlberto Sironi ancora alla regia, poco prima della sua prematura scomparsa, in una film scritto da Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini, oltre a Camilleri stesso.

I migranti sbarcano ormai quasi ogni notte, sulle rive del mare prossimo a Vigata, e il commissario si deve occupare dell’emergenza con i pochi uomini che ha a disposizione. La Storia irrompe dunque nella sua quotidianità e Montalbano cerca di affrontarla senza perdere responsabilità, giustizia e umanità. Nel frattempo in paese una donna viene uccisa con violenza nella sua sartoria. Una donna che il commissario conosce bene, che sta confezionando proprio un vestito destinato a lui, trattandosi di un’amica di Livia. Partiranno dunque le indagini anche su quest’altro caso, apparentemente inspiegabile, giunto inatteso a sconvolgere la quiete ordinaria del paesino di Vigata. Per la prima volta i risolti del caso lo porteranno addirittura a spostarsi nell’estremo nord, in un piccolo paese del Friuli-Venezia Giulia.



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Buon 90° compleanno a John Astin, carissimo Gomez Addams!

Oggi festeggia un importante compleanno il celebre caratterista John Astin, patrigno di Sean Astin, il cui volto è legato per sempre a quello del baffuto capofamiglia degli Addams televisivi.

Ci sono personaggi di fantasia che per sempre verranno identificati col volto dell'attore che per primo li ha interpretati. Uno di questi è sicuramente il baffuto Gomez Addams, marito di Morticia e padre di Mercoledì e Pugsley. Creato dalla penna di Charles Addams, il personaggio che fuma il sigaro e che si eccita quando la moglie gli parla francese, è stato interpretato nella mitica serie televisiva degli anni Sessanta da John Astin che oggi compie 90 anni!

Proponendovi di festeggiarlo con una maratona degli episodi della serie che trovate gratis su youtube, vi ricordiamo chi è questo simpaticissimo signore prima di lasciarvi con un ricordo personale pre-Comingsoon (che mi concederete, in questi giorni in cui stando in casa saltano fuori vecchi cimeli). Nato a Baltimora il 30 marzo 1930, John Astin studiava matematica all'università quando si rese conto che recitare gli piaceva molto di più. Iniziò così ad apparire sui palcoscenici newyorkesi e a prestare la sua voce alla pubblicità. Dopo una gavetta televisiva, al cinema arriva nel 1961 con un piccolo ruolo in un grande film: West Side Story. Ma è ancora dalla tv che gli arriva la grande occasione, quando nel 1964 viene scelto per il ruolo di Gomez Addams nella popolarissima serie della ABC La famiglia Addams, che va in onda per sole due stagioni ma che diventa un classico.

Dopo la fine della serie, Astin interpreta L'Enigmista in due episodi della serie tv Batman e compare in molti altri show televisivi, mentre al cinema lo vediamo in Candy e il suo pazzo mondo e in altre commedie. Non abbandona mai Gomez Addams: la prima volta lo doppia nel 1972 in un episodio di Scooby-Doo, poi nel 1977 torna nei panni del personaggio nel tv movie Halloween con la famiglia Addams, nel 1992 gli presta la sua voce per la serie animata The Addams Family e nel 1998 interpreta Nonno Addams nella serie di breve durata La nuova famiglia Addams.

Continua ad essere un volto familiare in tv, dove nel 1977 è il tenente Sherman nella serie tratta dal film Operazione sottoveste, che ha una sola stagione, appare in molti episodi di La signora in giallo, Giudice di notte, Attack of the Killer Tomatoes, Gli Acchiappamostri, Le avventure di Brisco Country, Fantasilandia, La tata e moltissimi altri show. Al cinema, Peter Jackson gli offre il ruolo del Giudice nel suo Sospesi nel tempo. John Astin non smette mai di lavorare, è tutt'ora attivo, e quando non appare di persona lo fa attraverso la sua voce. Dal matrimonio con Patty Duke, dalla quale divorzia nel 1985, ha il figlio Mackenzie Astin, anch'esso attore, come John Astin, figlio di Patty Duke da lui adottato. Tre figli li ha avuti dalla prima moglie Suzanne Hahn, uno dei quali, David Aston, è un altro attore.

E ora l'aneddoto personale: nel lontano 1994 Ezio Greggio diresse una specie di parodia de Il silenzio degli innocenti, intitolata Il silenzio dei prosciutti (sic). Nel cast di quella squinternata produzione il neoregista coinvolse in veste di attori o con piccole partecipazioni amici d'oltreoceano come Dom De Louise, Martin Balsam, John Landis, Joe Dante e... John Astin. Alla presentazione alla stampa romana, fatta senza proiezione ma con un bel pranzo conciliatorio, era presente proprio quest'ultimo. E figuratevi se all'epoca mi sarei lasciata l'occasione di fare una foto col mitico Gomez, che tanto aveva rallegrato le mie giornate da bambina! Quindi eccoci qua, entrambi un po' più giovani, in un'immagine di un secolo fa (o almeno così sembra), che è tra i miei ricordi più cari. Auguri di cuore a questo grande caratterista americano di un felicissimo novantesimo compleanno!



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Coronavirus, James McAvoy aiuta l'Inghilterra con una donazione di 275.000 sterline, le sue parole su Instagram


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Harry Potter e l'Ordine della Fenice, il primo bacio di Harry?, Daniel Radcliffe: "Devo deludervi"

Daniel Radcliffe in diverse interviste parlò del primo bacio di Harry in Harry Potter e l'Ordine della Fenice: che effetto gli fece?

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La storia del medico diventato regista e ora tornato medico per lottare contro il coronavirus

Thomas Lilti ha diretto piccoli gioielli come Ippocrate e Il medico di campagna e ora ha sentito di dover rispondere al richiamo forte della sua vocazione.

Thomas Lilti è un francese di poco più di quarant’anni che ha fatto del giuramento di Ippocrate una missione; non solo esercitando la professione di medico per anni, ma anche recitandolo di nuovo, quel giuramento, al cinema e in tv. Lo ha fatto analizzando gli ospedali pubblici, proprio con un film intitolato Ippocrate, che ha lanciato Vincent Lacoste, ma anche ne Il medico di campagna, sui dottori delle zone rurali, e infine in Première année, sull’estenuante test d’ingresso alla facoltà di Medicina in Francia. Quest’ultimo sarà distribuito da Movies Insipired, quando i cinema riapriranno. Tre film che hanno totalizzato nei cinema transalpini tre milioni e mezzo di spettatori. C’è poi anche una serie televisiva, Hippocrate, che riprende l’ambientazione e le dinamiche del film, ma non il cast, di cui Lilti è showrunner, le cui riprese della seconda stagione sono state da poco sospese.

“Magari non farò altro che parlare di medicina per tutta la mia carriera, ci sono molte altre professioni nella sanità che meritano di essere raccontate, come gli infermieri”, mi aveva risposto non più di un paio di mesi fa, quando l’avevo incontrato a Parigi per i Rendez-Vous del cinema francese, con il suo sguardo sornione. Nella prima stagione della serie Hippocrate, alcuni medici vengono costretti in quarantena a causa di un batterio. In molti, vedendolo, hanno pensato che stavolta si fossero spinti troppo avanti.

“Il rapporto con la sanità interessa molto in Francia”, ci ha poi detto, “cos’è un malato, cos’è un medico, qual è il rapporto fra chi cura e chi è curato? Siamo molto legati nel nostro paese al servizio pubblico, al fatto che lo stato sia sostenuto dallo sforzo collettivo di tutti per far sì che possa curare, aiutare e educare le persone in maniera ugualitaria. Ci rendiamo molto ben conto, però, come questo sistema sia sempre più fragile e in cattiva salute, in difficoltà. Non mi pongo personalmente troppo la domanda su cosa farò prossimamente, non so se farò il regista per molti anni ancora, il prossimo progetto sarà ancora autobiografico e, indovini un po’, ancora legato alla medicina.”

Lilti in questi giorni è tornato a fare il suo vecchio mestiere, da lui abbandonato definitivamente solo nel 2014, quello di medico. Non ha potuto resistere alla sua vocazione, a quell’Ippocrate che tanto gli ha portato fortuna al cinema, con sette candidature ai César e il consolidamento di una nuova carriera, una vocazione che l’ha colpito insieme a quella per la medicina. “I medici sono esausti, alcuni sono stati infettati”, ha dichiarato Lilti al Journal de Dimanche, “Mi sono offerto volontario al pronto soccorso, per cercare modestamente di essere d’aiuto, al fine di permettere ai medici più competenti, quelli che detengono davvero il sapere, di riposarsi anche solo qualche ora. È il minimo, ho prestato i giuramento di Ippocrate, la medicina ha fatto parte della mia vita per quindici anni. Quando mi chiedono quale sia la mia professione rispondo ‘medico’, nonostante tutti gli ultimi anni in cui non ho praticato”.

Quello che non avrebbe mai immaginato, e neanche noi, è che le corsie e i locali dell’ospedale Robert-Ballanger, nella Seine-Saint-Denis, periferia della grande Parigi, proprio quelli in cui si stava girando la serie Hippocrate, avrebbero riaccolto Lilti con càmice e targhetta al petto. Non come comparsa, ma come medico in servizio effettivo anti coronavirus.

Per quanto tempo ancora? “Non ne ho idea, non mi considero un salvatore, non sono un grande regista che sveglia le coscienze artisticamente. Ma, perché il mio cinema abbia un senso, ha bisogno di acquisirne dalla realtà. Non ne avrebbe più alcuno se non fossi ora accanto a chi sta curando i malati. Lo faccio anche per testimoniare il nostro affetto nei confronti del personale, che ci ha aiutato enormemente durante la serie. Ci sono pochi letti in rianimazione e molti dei pazienti si aggravano rapidamente. Se vediamo quello che succede in Italia e Spagna ci sono buone ragioni di essere inquieti sulla capacità degli ospedali francesi di prendere in carico l’afflusso di malati atteso per i prossimi giorni. L’ospedale sta scricchiolando, ma nessuno è sorpreso, non c’era bisogno di questa pandemia per constatare la penuria e precarietà del personale curante da anni a questa parte.” 



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Montecarlo Film Festival de la Comédie: l'edizione 2020 si svolgerà fra il 20 e il 25 luglio

Il Festival ideato e diretto da Ezio Greggio è stato posticipato di tre mesi e conferma il suo Presidente di Giuria in Nick Vallelonga.

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Vento di Passioni e il Brad Pitt più selvaggio, sfrontato, romantico e tormentato di sempre

È nel magniloquente melodramma western di Edward Zwick che Pitt ha visto consolidarsi lo status di stella hollywoodiana e icona sexy che tutt'ora gli appartengono. E il Tristan di quel film riecheggia perfino nel Cliff Boothe di C'era una volta a... Hollywood.

Se chiedete a qualcuno di dirvi quali siano stati i film che per primi hanno regalato e consolidato lo status di stella hollywoodiana e icona sexy a Brad Pitt, i più vi risponderanno con titoli come Thelma & Louise, Intervista col vampiro, Seven. Molti si spingeranno fino a Fight Club, mentre una buona fetta del pubblico femminile potrebbe citare lo smielato Vi presento Joe Black.
Più raramente, credo, ci sarà qualcuno capace di ricordare il film che, come e in qualche modo più di tutti questi, ha fatto sì che Brad Pitt fosse Brad Pitt, e che in lui e nella sua presenza sullo schermo vedeva le sue fondamenta e la sua struttura portante.
L'anno è il 1994 (lo stesso in cui Pitt è al fianco di Tom Cruise in Intervista col Vampiro). Il regista è Edward Zwick, che è uno dei registi più classici della Hollywood contemporanea. Il film è Vento di passioni, epica e magniloquente saga sentimental-familiare che si basa su una mescolanza sfacciata di generi, ibridando nel melodramma che ne rappresenta la linea portante il western, l'avventura, il gangster movie, e perfino il film di guerra. Un film dal romanticismo sfacciato e sopra le righe, nel quale un Brad Pitt dai lunghi capelli e l'indole ribelle interpreta un personaggio il cui nome è già una dichiarazione d'intenti: si chiama Tristan, come il protagonista del mito di Tristano e Isotta.

Siamo nel selvaggio Montana d'inizio Novecento, e Tristan è il secondo di tre fratelli: oltre a lui ci sono il quadratissimo, noiosissimo e gelosissimo Alfred (Aidan Quinn) e il poetico e idealista Samuel (Henry Thomas). Sono figli di un colonnello in pensione (Anthony Hopkins) che si è ritirato in quella natura bellissima e maestosa per fare l'allevatore di bestiame.
Tristan è il cowboy dei tre. Quello selvaggio. Quello che è cresciuto vicinissimo agli indiani che lavorano nella sua fattoria, e che ne ha fatta sua la cultura. Per chi guardava i cartoni animati giapponesi tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, il Tristan di Vento di passioni sembra un po' l'erede del Terence Granchester di Candy Candy. E, col procedere della storia e della tragedia, anche un po' della figura del componente alto, magro, silenzioso e un po' tormentato e malinconico del terzetto di eroi di tanti anime, che era regolarmente completato dall'impavido leader del gruppo col ciuffo sbarazzino, e dal ciccione compagnone e spiritoso.
Ma torniamo al film.
Il fatto che a un certo punto, per sposare Samuel, arriva nella fattoria anche la Susannah di Julia Ormond, che è bella, molto bella, tanto che pure Tristan e Alfred non sono indifferenti al suo fascino. Ma poco dopo scoppia la Prima Guerra Mondiale, e Samuel (che è idealista, ve l'avevo detto) sceglie di arruolarsi, e allora si arruola anche Tristan per proteggerlo, e Alfred anche, per non essere da meno nei confronti del fratello di cui è chiaramente invidiosissimo.
Nel Montana torneranno solo Tristan e Alfred: e va da sé che, tra Brad Pitt e Aidan Quinn, Julia Ormond sceglierà il primo. Che pero è selvaggio e irrequieto ("si risveglia in lui l'orso", racconta l'indiano che narra la storia) e allora parte, e a Julia Ormond dice addio, non aspettarmi sveglia, sposa pure un altro. Lei, per non saper né leggere né scrivere, sposerà Alfred. Il tutto mentre al vecchio colonnello prende un colpo apoplettico.

Badate bene che non ho fatto grandi spoiler, e col racconto sono arrivato più o meno a metà film.
Avrete comunque già capito, se non l'aveste già visto, quali sono i toni non certo sottili di Vento di passioni, che calca sulle tragedie e sull'esasperazione del melodramma in maniera spudorata, immergendo il racconto nel calore barocco di una fotografia (premiata col l'Oscar) e di una colonna sonora che non si fanno alcun problema nello stare al passo e anzi esaltare l'epica da polpettone hollywoodiano del film di Zwick.
E però, a tenere tutto in piedi è il Tristan di Brad Pitt, protagonista di scene e momenti a modo loro davvero indimenticabili.
Potremmo parlare di quando Tristan, sconvolto dalla morte di Samuel, s'insinua da solo dietro le linee nemiche e torna poi indietro, nella nebbia nel mattino, coperto di sangue e degli scalpi dei soldati tedeschi che ha ucciso per vendicarsi.
Del sorriso che sfoggia quando, toccandosi la tesa del cappello, saluta per la prima volta la Susannah di Julia Ormond.



Di quando uccide pietosamente il vitello rimasto inestricabilmente impigliato nel filo spinato di una recinzione, o di quando piange singhiozzante sulla tomba del fratello Samuel.
Di quando va a letto con Susannah, e però poi, quando lei al mattino lo accarezza, si sveglia di soprassalto afferrando il suo coltello, preda dei demoni che lo spingeranno a viaggiare attorno al mondo in fuga da sé stesso (e qui si potrebbe parlare delle scene che lo vedono eroico e solitario al timone di una nave che solca le acque del Pacifico, o di quando arriva sulle spiagge popolate da indigeni coi quali intavola commerci, delle fumate d'oppio e nel suo risvegliarsi annebbiato in bordelli cinesi).
Delle sfuriate di rabbia, le cavalcate solitarie, della speranza di una pace che non arriverà mai, se non con l'incontro conclusivo con un orso che metterà fine alle sue sofferenze.

Per tutto questo, Brad Pitt ottenne una nomination al Golden Globe, che è ha rappresentato il primo suo vero riconoscimento come attore. L'anno successivo, quel premio lo vincerà (ricevendo anche una candidatura all'Oscar) per un ruolo del tutto opposto a quello di Tristan: quello dello svitatissimo Jeffrey Goines di L'esercito delle 12 scimmie.
Per vincere un altro premio come attore, Pitt ha dovuto attendere quasi un quarto di secolo, arrivando ai primi mesi del 2020, quando sia l'Academy che la Hollywood Foreign Press Association l'hanno scelto come miglior non protagonista della stagione precedente per il ruolo di Cliff Booth in C'era una volta... a Hollywood.
Venticinque anni che, a vederlo riparare antenne a torso nudo sul tetti di Cielo Drive, per lui sembrano quasi non essere passati: ma questo è un altro discorso, che riguarda lui, il suo personal trainer, e il suo comparto genetico.
E però, a guardarlo bene, perfino il Cliff Boothe scritto da Tarantino sembra avere dentro qualcosa del Tristan di Vento di passioni: il disincanto e la disillusione, il passato complicato, la rabbia repressa, la capacità di menare le mani. E, ovviamente, il sorriso sornione e inconfondibie del suo interprete.



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Dragon Trainer: tutti i segreti di una saga animata che ha conquistato il mondo


Dai libri per bambini di Cressida Cowell alla trilogia cinematografica di Dragon Trainer di Dean De Bois fino alle serie televisive, la storia di un fantasy che ha catturato grandi e piccini.

Il 26 marzo 2010 arriva nei cinema italiani Dragon Trainer, primo capitolo di una bellissima trilogia della DreamWorks Animation, conclusa nel 2019, che porterà allo Studio 4 candidature all'Oscar (una per la colonna sonora) e innumerevoli premi, tra cui 11 Annie Awards. Il film è diretto a quattro mani da Chris Sanders e Dean DeBlois, anche sceneggiatori, mentre il secondo e il terzo sono interamente opera di DeBlois.
Da una serie di libri per bambini nasce una saga fantasy che parla di accettazione, perdita, crescita e separazione con grande maturità e spettacolarità. Ripercorriamo lo sviluppo e i volti di questo franchise di successo, in cui il giovane vichingo di Berk, Hiccup, maldestro e timido figlio del capo villaggio Stoich l’immenso, insegna al suo popolo a non combattere ma ad addestrare e amare i draghi attraverso l’amicizia con la Furia Buia Sdentato, fino a diventare un uomo e una nuova guida per gli abitanti dell’isola.

Dragon Trainer: Cressida Cowell, la mamma di Hiccup

Come ogni buon fantasy che si rispetti, tutto ha origine in Inghilterra, patria della scrittrice Cressida Cowell, che nel 2003 pubblica il primo di quelli che darà il via a una serie di 15 libri, intitolato “How To Train Your Dragon”, sulle avventure del giovane vichingo Hiccup nell’ isola di Berk, assediata dai draghi. Il titolo significa “come addestrare un drago” e come gli altri romanzi è una specie di guida all’argomento. In Italia vengono pubblicati - dal 2009 da Mondadori e dal 2018 da Rizzoli - solo i primi quattro libri delle avventure – - in cui l’eroe Hiccup Horrendous Haddock III, viene ribattezzato, chissà poi perché, Topicco Terribilis Totanus III. L’idea viene alla scrittrice dalle estati trascorse dall’età di 9 anni su una sperduta isola delle Ebridi scozzesi, quando, senza tv, internet e computer, Cressida inventava storie per il fratello e la sorella: le prime isole invase dai vichinghi furono infatti proprio quelle scozzesi e i vichinghi credevano all’esistenza dei draghi. Un’altra ispirazione è stato il classico di avventura "L’isola del tesoro" di Robert Louis Stevenson, partito col disegno di una mappa, ed è la mappa di Berk che la stessa Cowell ha disegnato a darle spunto per il suo mondo. Nelle parole della creatrice, rispecchiate alla perfezione dai film: “Per me era importante che Hiccup non fosse un classico, grande, forte vichingo. Volevo scrivere di un vichingo comune e dall’aspetto insignificante che dimostra a tutti che può UGUALMENTE essere un Eroe”.

I film: Dragon Trainer

Per portare sullo schermo il mondo fantastico creato da Cressida Cowell, c’è bisogno di sceneggiature che sappiano descriverlo in tutti i dettagli e soprattutto rendere graficamente le moltissime razze di draghi che esistono nella finzione. Per quanto riguarda la trama, Sanders e De Blois (sceneggiatore e regista di Lilo & Stich) si rendono conto che non possono restare fedeli al libro per cui cambiano la sceneggiatura originale e decidono di trasformare Sdentato, in origine un drago comune di modeste dimensioni, in una più temibile Furia Buia, e soprattutto di indirizzare la storia a un pubblico non solo infantile. Per dare maggiore credibilità all’azione animata, scritturano il grande direttore della fotografia Roger Deakins, perché dia loro le giuste indicazioni sulla luce e sul movimento. Particolare attenzione viene prestata agli effetti di volo e del fuoco, sempre nella ricerca di un realismo all’interno del mondo fantastico del film. Anche se Sanders e De Blois sono ottimi illustratori, il design dei draghi era preesistente al loro ingresso nel progetto e in gran parte è opera di Ricardo Delgado. Quanto al carattere di Toothless, una creatura felina resa molto più imponente rispetto all’origine, si deve all’animatore Gabe Hordos, che è partito da una pantera ma ha preso ispirazione da Stufen, il gatto soriano che aveva adottato e che era reduce da una storia di maltrattamenti, e dal suo avvicinamento graduale al nuovo padrone. Costato 165 milioni di dollari, il primo Dragon Trainer in tutto il mondo ne incassa oltre 494.

Dragon Trainer 2

Dragon Trainer 2 esce nel 2014 ed è di nuovo molto liberamente ispirato ai libri di Cressida Cowell. De Blois accetta l’incarico a condizione che gli si permetta di concludere la trilogia e dichiara come proprie ispirazioni Il mio amico Totoro e soprattutto L’Impero colpisce ancora. Presentato al festival di Cannes, il secondo capitolo vince il Golden Globe come miglior film d’animazione. Alla fine del suo percorso nelle sale, Dragon Trainer 2 – che parte da un budget di 145 milioni di dollari - porta a casa un incasso globale di 621 milioni, risultando il film di maggior successo della saga. Oltre 500 persone lavorano alla realizzazione di una pellicola che può avvalersi degli ultimi ritrovati tecnici in fatto di programmi digitali, che permettono agli animatori una ancora maggiore accuratezza nelle espressioni e nei movimenti e i cui risultati sono visibili in fase di sviluppo in tempo reale, senza dover attendere i tempi di rendering. La storia si sviluppa in modo commovente e vede la crescita in parallelo dei due protagonisti, Hiccup e Sdentato, attraverso un percorso doloroso quanto spettacolare.

Dragon Trainer: Il mondo nascosto

Dragon Trainer: Il mondo nascosto arriva al cinema – dopo una serie di spostamenti di date - nel 2019, sempre scritto e diretto da Dean DeBlois, e conclude l’arco narrativo dei personaggi in modo coerente e soddisfacente, continuando a moltiplicare con estrema fantasia le specie di draghi presenti all’interno del mondo fantastico in cui vivono i protagonisti. Anche le scene d’azione sono maggiori e più spettacolari che nei precedenti episodi, anche se a volte rischiano di mettere in secondo piano la storia. Costato 129 milioni di dollari, il terzo e conclusivo capitolo della saga ne incassa 521 in tutto il mondo.

Dragon Trainer la serie animata

Oltre a quattro cortometraggi, inseriti nei dvd dei film, e a due videogame legati ai primi due film, la saga di Dragon Trainer dà origine a una divertente serie animata, Dragons, che vede Hiccup, i suoi amici e i loro draghi, impegnati in diverse avventure. In Italia la prima e la seconda stagione (20 episodi ciascuna) sono state trasmesse col titolo I cavalieri di Berk e I Paladini di Berk su Cartoon Network, mentre le stagioni dalla terza all’ottava (13 episodi ciascuna) da Boomerang, in chiaro da Boing e successivamente da Netflix.

Le voci originali di Dragon Trainer

Anche se noi li abbiamo visti doppiati, in originale le voci dei personaggi principali nei film (e in alcuni casi anche nelle serie animate) sono prestate dai seguenti attori: Hiccup è doppiato da Jay Baruchel, attore, doppiatore e cabarettista canadese, apparso anche in film come Cosmopolis, Facciamola finita e RoboCop. Stoick l’immenso ha l’inconfondibile vocione di Gerard Butler, che non ha bisogno di presentazioni. Skaracchio è l’attore e sceneggiatore scozzese Craig Ferguson. America Ferrera, indimenticabile Ugly Betty della serie omonima, presta la voce ad Astrid, Jonah Hill - un altro che non ha bisogno di presentazioni – è Moccicoso e Christopher Mintz-Plasse, che ricorderete sicuramente in Suxbad e Facciamola finita, è Gambedipesce. I pestiferi gemelli Testaditufo e Testabruta sono invece doppiati da T. J. Miller e Kristen Wiig, Stizzabifolco è l’ex dottor Who David Tennant, l'ex del Trono di Spade Kit Harington è Eret, mentre Valka, la mamma di Hiccup, è niente meno che il premio Oscar Cate Blanchett: un cast vocale di alto livello per una serie che ha scelto il meglio in tutti i reparti.



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Squadra 49: quando Joaquin Phoenix diventava un pompiere per fare il pompiere

Per interpretare un vigile del fuoco nel film Squadra 49 di Jay Russell con John Travolta, l'attore ha vinto la sua paura delle altezze e ha imparato a calarsi dagli edifici.

Se dovessimo elencare, così a bruciapelo, i primi cinque titoli che ci vengono in mente pensando a Joaquin Phoenix e alla sua gloriosa carriera, diremmo: Joker, Vizio di forma, The Master, Quando l'amore brucia l'anima e Il Gladiatore. Se ci fosse dato appena un po’ più di tempo, però, probabilmente ci ricorderemmo di un film intitolato Squadra 49 nel quale l'attore premio Oscar era un valoroso, aitante e splendido pompiere. Diretto da Jay Russell e interpretato anche da John Travolta (nel ruolo del capo dei vigili del fuoco), Squadra 49 è uscito nel 2004, tre anni dopo la tragedia dell'11 settembre. L'attentato alle Torri Gemelle naturalmente è stato una delle ispirazioni della pericolosa avventura fra le fiamme di Mike Kennedy e del suo team di salvataggio. C'è dell'altro però alla base della cronaca delle gesta di un pugno di eroi quotidiani, che corrono e soccorrono, e che si arrampicano sulla scala a 49 pioli che dà il titolo al film (Ladder 49) per salvare da morte certa decine di persone intrappolate in un inferno di cristallo alto 20 piani.

Squadra 49: comincia l'avventura

Certamente è stato l'11 settembre a convincere Jay Russell a buttarsi a capofitto nel progetto Squadra 49, ma l'idea di mettere una valorosa equipe di vigili del fuoco al centro di un film attraversava già da un po’ la mente del regista. Suo zio aveva fatto il pompiere a Little Rock, in Arkansas, per 30 anni, e un suo caro amico del liceo aveva scelto di percorrere la stessa strada, domando fiamme e recuperando gatti dagli alberi per un quarto di secolo. Avvertendo un forte senso di responsabilità nei confronti di coloro che avevano estratto corpi dalle macerie delle Torri Gemelle, Russell ha sottoposto ogni singola scena contenuta nella sceneggiatura all'attenzione dei pompieri di una caserma di Baltimora, trovando in ognuno di loro enorme coraggio ma anche le fragilità che caratterizzano qualsiasi essere umano. Eroicamente, e per amore di verità, Jay Russell ha partecipato a un paio di missioni dei vigili del fuoco. E’ entrato in un edificio in fiamme e, una volta arrivato al terzo piano, si è reso conto che il destino gli avrebbe potuto riservare qualsiasi cosa, persino una prematura dipartita. Certamente la presenza di esperti compagni d'avventura lo confortava, ma il rischio era dietro l'angolo, perché il palazzo rischiava di crollare. Quel giorno il regista ha realizzato una cosa forse banale: ha capito che il fuoco è caldissimo.

Per fare il pompiere bisogna trasformarsi in un pompiere: il training di Joaquin Phoenix

Se Jay Russell ha scelto Joaquin Phoenix per il ruolo di Jack Morrison è perché il Joker del film di Todd Phillips ha sempre avuto la fama di attore che dedica anima e corpo ai suoi personaggi, lasciandosi totalmente invadere da essi. Phoenix è un artista che si informa, si documenta e impara il mestiere degli uomini che interpreta. Per Squadra 49, Joaquin ha sentito la necessità di frequentare una scuola antincendio di Baltimora. Il primo giorno di "lezioni", si è presentato vestito da vigile del fuoco, scatenando l'ilarità generale. Anche il primo esercizio che ha fatto non lo ha certo messo in buona luce. Il nostro doveva eseguire diverse ripetizioni di saltelli a gambe divaricate, e poco dopo aver cominciato, ha vomitato per la fatica. "Erano le 6 del mattino" - ha raccontato in seguito - "e io non mi ero mai allenato a quell'ora”.
Il problema più grande, per Joaquin Phoenix, erano le altezze. Il nostro soffriva (e soffre ancora) di vertigini, e quindi anche un palo di 6 metri gli sembrava un nemico invincibile. Ecco perché, la prima volta che è salito sul tetto di un edificio dal quale doveva calarsi legato a corda doppia, ha detto al suo istruttore: "Scordatevelo, non mi avrete!". Per fortuna poi è sceso, e più tardi ha dichiarato: "Sono riuscito a non perdere il controllo, se non hai paura, allora non puoi fare il pompiere". La prova più difficile, comunque, è stata per Phoenix il cosiddetto Labirinto, una simulazione di un edificio in fiamme che prevede fumo, pochissima luce, spazio ridotto e cumuli di macerie: "E’ un posto buio, e io detesto i posti bui. Mi hanno bendato, fatto girare su me stesso. Dovevo stare in ginocchio, strisciare per terra, ero disorientato, dovevo arrivare alla fine del labirinto e poi tornare indietro".
Nonostante queste oggettive difficoltà, l'attore si è diplomato a pieni voti, dopodiché ha prestato servizio, per due mesi, presso la caserma Truck 10. Gli altri vigili del fuoco lo prendevano spesso in giro, durante le missioni, e avevano l'abitudine di chiamarlo "Hollywood". Comunque tutto è andato liscio, compreso il primo (vero) incendio, durante il quale Phoenix non ha mai perso la concentrazione. A fine esperienza, orgoglioso e felice, l'attore si è tatuato il simbolo della centrale: un calabrone con un elmetto e un'ascia.



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