lunedì 30 settembre 2019

Quentin Tarantino rivela i dettagli di un romanzo che sta scrivendo


In un'interessantissima conversazione con Martin Scorsese, pubblicata sul sito dell'AFI, il regista parla del suo attuale progetto.

Se avete tempo e leggete l'inglese, sul sito dell'American Film Institute è stata pubblicata Wise Guys, una conversazione tra Quentin Tarantino e Martin Scorsese che non potete perdere, perché rivela moltissimo sui metodi di lavori e le passioni di questi due grandi cineasti, divisi dagli anni ma non dal talento. Di Scorsese aspettiamo con ansia The Irishman, il film realizzato con Netflix che arriverà in anteprima alla Festa del cinema di Roma, preceduto dagli entusiastici responsi ottenuti da chi ha avuto già modo di vederlo, mentre C'era una volta... a Hollywood di Tarantino è ancora in sala da noi ed è record di incassi. Per il regista è un periodo davvero magico: durante la post-produzione del film si è sposato, sta aspettando di diventare padre e per la sua opera numero 9 aspetta diverse candidature all'Oscar. Una delle cose di cui ha parlato con Scorsese nella conversazione di cui sopra è il suo attuale progetto, ovvero un romanzo che sta scrivendo e di cui ha rivelato interessanti dettagli.

Sapevamo già che Tarantino ha in progetto diversi libri, per lo più saggi, tra cui quello attesissimo su Sergio Corbucci, ma qua parliamo di un libro di fiction, con questa trama:

"Al momento sto scrivendo un romanzo. Ho questo personaggio che è stato nella Seconda Guerra mondiale e ha visto tantissimi spargimenti di sangue. Ora è tornato a casa, sono gli anni Cinquanta, e i film non gli dicono più niente. Li trova infantili, dopo tutto quello che ha passato. Per quanto lo riguarda, i film di Hollywood sono solo film. E poi, all'improvviso, inizio a sentir parlare di questi film stranieri di Kurosawa e Fellini. E dunque si dice ' forse è qualcosa di diverso da questa roba hollywoodiana fasulla'. Quindi viene attratto da questi film, alcuni gli piacciono e altri no e altri ancora non li comprende, ma si rende conto che sta vedendo qualcosa di importante. Perciò ora ho questa fantastica opportunità di rivedere in alcuni casi, e in altri di vedere per la prima volta dei film di cui ho sempre sentito parlare, ma dal punto di vista del mio personaggio. Perciò me li gusto ma al tempo stesso mi chiedo lui cosa ne pensi e come li percepisca". 

Questa è solo una delle tante, succose chicche che potete leggere nella conversazione che trovate nel link iniziale e che vale davvero la lettura. Per quanto ci riguarda, non vediamo l'ora di leggere questo romanzo su cinema e vita reale, un argomento su cui Tarantino ha riflettuto a lungo per preparare C'era una volta... a Hollywood e che è da tempo al centro dei suoi interessi.



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Anche David Stathairn reciterà in Nightmare Alley di Guillermo Del Toro


L'attore raggiunge così Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara e molti altri nomi noti.

Il già straordinario cast di Nightmare Alley, nuovo lungometraggio diretto da Guillermo Del Toro, s’impreziosisce anche con la presenza del grande “veterano” David Strathairn. Pochi giorni fa era stata confermata anche Rooney Mara nel ruolo di Molly, giovane che rappresenta il vero amore dell’ambiguo protagonista Stanton Carlisle, che sarà interpretato da Bradley Cooper.

Nightmare Alley sarà adattato dal romanzo omonimo di William Lindsey Gresham. Ad occuparsi della sceneggiatura lo stesso Del Toro insieme a Kim Morgan. Dallo stesso testo è già stato tratto un film nel 1947, La fiera delle illusioni con Tyrone Power, produzione 20th Century Fox. La storia erte intorno ai crimini di un truffatore che riesce a spacciarsi per guru spirituale e sfruttare la fragilità mentale di molte persone. A David Strathairn andrà il ruolo del marito alcolizzato di Zeena, che avrà il volto di Toni Collette. Quest’ultima figura sarà una sorta di mentore oscuro per Stanton.

Il cast di Nightmare Alley vedrà come co-protagonista insieme a Cooper anche Cate Blanchett nel ruolo di una psichiatra anche lei corrotta che si allea con Carlisle per le loro macchinazioni. Insieme a lei dovrebbero entrare nel progetto anche Richard Jenkins, che ha già lavorato con Del Toro al precedente La forma dell’acqua, e Ron Perlman, il quale invece col regista ha una collaborazione lunga decenni.

Lanciato dal grande cineasta indipendente John Sayles, per cui ha interpretato capolavori come Matewan, Otto uomini fuori o Limbo, David Strathairn ha recitato anche in film di spessore come Silkwood, L.A. Confidential, Un bacio romantico, Lincoln. Nel 2005 ha ottenuto la nomination all’Oscar come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Edward R. Murrow in Good Night and Good Luck, diretto da George Clooney.



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Schermi e Lavagne



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Gender Bender



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CinemAfrica



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Domeniche (matinée) marziane



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Omaggio a Pietro Marcello



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Il Cinema ritrovato al cinema



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Uscite al cinema, 30 settembre-4 ottobre 2019

Sono undici i nuovi titoli in uscita al cinema, tra il 30 settembre e il 4 ottobre, tra i quali: l'attesissimo stand-alone diretto da Todd Phillips, sulla figura del criminale più famoso della storia dei fumetti, il Joker; un noir ambientato nel Rione Sanità, diretto da Mario Martone; la nuova commedia firmata da Francesco Mandelli, con protagonisti Max Giusti, Massimo Wertmüller, Loretta Goggi, Paolo Calabresi ed Herbert Ballerina; un biopic sulla figura di Leonardo Da Vinci.

AQUILE RANDAGIE
Regia: Gianni Aureli; Genere: Drammatico, storico; Cast principale: Ralph Palka, Alessandro Intini, Teo Guarini, Anna Malvaso, Romeo Tofani, Marc Fiorini, Marco Pratesi; Data di uscita: 30 settembre.

Breve sinossi: La storia del gruppo di scout che decise di ribellarsi al governo di Mussolini, mettendo a repentaglio la loro vita per aiutare i perseguitati dal nazifascismo...

IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ
Regia: Mario Martone; Genere: Drammatico; Cast principale: Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Ernesto Mahieux; Data di uscita: 30 settembre, 1 e 2 ottobre.

Breve sinossi: Antonio Barracano é il “sindaco del Rione Sanità”, un uomo d'onore che amministra il quartiere a modo suo, seguendo un codice etico e morale tanto ostentato, quanto temuto e fragile...

MANTA RAY
Regia: Phuttiphong Aroonpheng; Genere: Drammatico; Cast principale: Wanlop Rungkamjad, Aphisit Hama, Rasmee Wayrana; Data di uscita: 30 settembre.

Breve sinossi: Un giorno, un mite pescatore soccorre un uomo sconosciuto, salvandolo da morte certa. Tra i due nascerà un'amiciza molto speciale...

IO, LEONARDO
Regia: Jesus Garces Lambert; Genere: Biografico, storico; Cast principale: Luca Argentero, Angela Fontana, Massimo De Lorenzo, Francesco Pannofino; Data di uscita: 2 ottobre.

Breve sinossi: Provare a comprendere il genio di Leonardo Da Vinci e, dietro di lui, l'uomo che fu...

APPENA UN MINUTO
Regia: Francesco Mandelli; Genere: Commedia; Cast principale: Max Giusti, Massimo Wertmüller, Loretta Goggi, Paolo Calabresi, Dino Abbrescia, Herbert Ballerina, Mirko Frezza, Susy Laude, Carolina Signore, J-Ax, Francesco Mura; Data di uscita: 3 ottobre.

Breve sinossi: Claudio é un agente immobiliare spiantato e un pò frustrato da una vita che non lo soddisfa. Il suo amico Ascanio ha, però, in serbo un consiglio che gli cambierà la vita da così a così...

IL PICCOLO YETI
Regia: Jill Culton, Todd Wilderman; Genere: Animazione, commedia, avventura; Data di uscita: 3 ottobre.

Breve sinossi: Il giovane Yi ama suonare il suo violino e, come molti della sua età, sogna di fuggire e scoprire le meraviglie del mondo. Una sera, Yi si imbatte in una creatura molto speciale...

JOKER
Regia: Todd Phillips; Genere: Drammatico, cine-comics; Cast principale: Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Bill Camp, Zazie Beetz, Brett Cullen, Frances Conroy, Glenn Fleshler, Marc Maron, Douglas Hodge, Josh Pais, Shea Whigham; Data di uscita: 3 ottobre.

Breve sinossi: Arthur Fleck vive a Gotham City. Ma la violenta e crudele Gotham City non é il posto giusto per uno come Fleck che, timido e introverso, sogna di fare il clown e far divertire la gente. Fino a quando...

NATO A XIBET
Regia: Rosario Neri; Genere: DRammatico; Cast principale: Vittorio Vaccaro, Gabriele Pisano, Lorenza Denaro, Francesco Capizzi, Domenico Gennaro, Giuseppe Maurizio Piscopo; Data di uscita: 3 ottobre.

Breve sinossi: Pietro, nato e cresciuto in un paesino dell'entroterra siciliana, ha da sempre anteposto i doveri verso la sua famiglia ai suoi sogni. Ma una volta diventato adulto, prenderà una drastica decisione...

NON SI PUÒ MORIRE BALLANDO
Regia: Andrea Castoldi; Genere: Commedia; Cast principale: Salvatore Palombi, Mauro Negri, Gianni Quillico, Lorenza Pisano, Jvonne Giò, Marco Speziali, Danny Duyko, Rebecca Amodeo, Valentina Scuderi, Alessandra Brambilla; Data di uscita: 3 ottobre.

Breve sinossi: Gianluca e Massimiliano sono due fratelli che condividono il dolore per una malattia incurabile. Quella di cui é affetto Gianluca, a cui restano solo tre mesi di vita. Ma Massimiliano nutre ancora speranza in un ultimo, seppur stravagante, tentativo...

TUTTAPPOSTO
Regia: Gianni Costantino; Genere: Commedia; Cast principale: Luca Zingaretti, Roberto Lipari, Ninni Bruschetta, Monica Guerritore, Sergio Friscia, Silvana Fallisi, Paolo Sassanelli, Maurizio Marchetti; Data di uscita: 3 ottobre.

Breve sinossi: Roberto é uno studente universitario, figlio del magnifico Rettore di un ateneo corrotto e costruito sui favoritismi. Ma il giovane ha in mente un piano per ribellarsi a questa inverosimile e opprimente situazione...

THANKS!
Regia: Gabriele Di Luca; Genere: Commedia; Cast principale: Antonio Folletto, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Francesca Turrini, Maria Chiara Augenti, Claudio Bigagli, Luca Zingaretti; Data di uscita: 4 ottobre.

Breve sinossi: Fil e Charlie sono due ragazzi che si impegnano nella coltivazione della marijuana e per dare una svolta alle loro vite, decidono di mettere in pratica un progetto un tantino rischioso...



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La Dea Fortuna: il teaser trailer del nuovo film di Ferzan Ozpetek


Il regista italo-turco sarà nelle nostre sale dal 19 dicembre con una storia di sentimenti e con Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca.

La Dea Fortuna, nuovo e atteso lungometraggio di Ferzan Ozpetek, conquisterà le nostre sale il prossimo 19 dicembre, pronto a distrarre da panettone, pandoro e torrone gli italiani che festeggiano il Natale. Interpretato da Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca, il film ha finalmente un teaser trailer che il regista ha appena lanciato in anteprima sui suoi profili social e che noi immediatamente vi mostriamo, anche perché l'attesa è lunga e l'hype deve per forza crescere, visto che con la sua tredicesima opera Ferzan torna al suo cinema per così dire più iconico, quello che fruga nei cuori e racconta i sentimenti, in primis l'amore, che è sempre sorprendente, impetuoso, appassionato.

Prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli, La Dea Fortuna è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia e sarà distribuito da Warner Bros. Pictures. Il soggetto è di Gianni Romoli e la sceneggiautura di Ferzan Ozpetek, Silvia Ranfagni e dello stesso Romoli. Accanto ai tre protagonisti, troviamo Sierra Yilmaz, Barbara Alberti, Sara Ciocca, Edoardo Brandi, Cristina Bugatty, Pia Lanciotti e Filippo Nigro. Quest'ultimo ha già lavorato con il regista per La finestra di fronte, mentre Accorsi è alla sua terza collaborazione con Ozpetek dopo Le fate ignoranti e Saturno Contro. Quanto alla Yilmaz, prima de La Dea Fortuna è stata diretta dell’autore di Rosso Istanbul sei volte. L'ultimo film di Ozpetek che abbiamo visto al cinema è Napoli Velata, che ha incassato 5,8 milioni di dollari.

Ecco la sinossi de la Dea Fortuna:

Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo) sono una coppia da più di quindici anni. Nonostante la passione e l’amore si siano trasformati in un affetto importante, la loro relazione è in crisi da tempo. L'improvviso arrivo nelle loro vite di due bambini lasciatigli in custodia per qualche giorno da Annamaria (Jasmine Trinca), la migliore amica di Alessandro, potrebbe però dare un'insperata svolta alla loro stanca routine. La soluzione sarà un gesto folle. Ma d'altronde l'amore è uno stato di piacevole follia.


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North Country - Storia di Josey: Charlize Theron in difesa delle donne molto prima del #MeToo


Il film di Nikki Caro del 2006 racconta una storia (vera) di lotta alle molestie sessuali.

Era il 2003 e Charlize Theron - che al cinema aveva debuttato otto anni prima, appena ventenne, ma con già una notorietà come modella alle spalle - aveva dimostrato a tutti quanto faceva sul serio riguardo la carriera d'attrice. Ma, come purtroppo è accaduto e continua ad accadere a molte sue colleghe, per dimostrare al mondo la sua bravura, Charlize aveva dovuto mortificare il suo aspetto: in Monster, il film che raccontava la storia della serial killer Aileen Wuornos e che gli è valso un premio Oscar, appare ingrassata di 15 chili e quasi irriconoscibile sotto un trucco che ne camuffa i lineamenti.
Chissà che non sia stato anche per reazione al pregiudizio (che non è però unicamente maschile) che due anni dopo Theron abbia voluto dimostrare al mondo di poter essere bravissima anche senza trucco, e rimanendo bella com'è. Per di più, in un film - ancora una volta tratto da una storia vera - nel quale si parla con veemenza di molestie sessuali e di violenza maschile, con oltre dieci anni di anticipo dall'esplosione del movimento #MeToo.

North Country - Storia di Josey è infatti il film del 2005 per cui Charlize Theron è stata nuovamente nominata al Premio Oscar come miglior attrice protagonista, e che si basa su un caso giudiziario che negli Stati Uniti ha fatto storia e giurisprudenza: quello della prima causa collettiva per molestie sessuali intentata negli USA da parte di un gruppo di donne dipendenti di un'azienda mineraria, che denunciavano comportamenti illeciti, mobbing, abusi fisici e verbali, minacce e discriminazioni da parte dei colleghi di sesso maschile.
Nel film, diretto dalla regista neozelandese Niki Caro e sceneggiato da Michael Seitzman a partire dal libro di Clara Bingham e Laura Leedy Gansler "Class action: the landmark case that changed sexual harassment law", il nome della donna che si fece propugnatrice dell'azione legale, Lois Jenson, diventa Joey Aimes, e la sua storia e quella della causa condensate in un numero minore di anni rispetto a quelli dei fatti reali per motivi drammaturgici, ma gli eventi raccontati rispettano quelli del libro e della realtà.
Anche il personaggio che nel film è interpretato da Frances McDormand è basato su quello di una reale protagonista della vicenda, Pat Kosmach, che però morì nel 1994 prima di vedere la sua battaglia legale concludersi, nel 1998, con un risarcimento di tre milioni e mezzo di dollari andato a quindici lavoratrici dell'azienda mineraria Eveleth Taconite.

North Country, nel quale recitano anche Sissy Spacek, Michelle Monaghan, Woody Harrelson, Richard Jenkins e Jeremy Renner, è ambientato nel Minnesota, che è il luogo dove è avvenuta realmente la storia, e che è anche lo stato natale di Bob Dylan, che ha voluto omaggiare il film e il suo valore civile e liberal, sottolineato da tutta la critica al momento della sua uscita nelle sale, componendo un brano originale dal titolo "Tell Ol' Bill" che appare nella colonna sonora.



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VISIONI CORTE: i premi dell'VIII edizione del festival di corti internazionali

Si è conclusa sabato sera, con successo, presso il Cinema Teatro Ariston di Gaeta, l'8^ edizione di Visioni Corte International Short Film Festival, che si è svolto dal 21 al 28 Settembre 2019. Otto giorni intensi di proiezioni di cortometraggi provenienti da tutto il mondo, ben 71, per le diverse categorie in gara ovvero fiction internazionale e italiana, animazione, documentario e la nuova sezione dedicata alle opere in realtà virtuale. Ospite della cerimonia di premiazione è stata l'attrice Tosca d'Aquino.

L'8^ edizione – sostenuta dalla Direzione Generale Cinema del Mibac – è stata dedicata al Maestro Sergio Leone, che in questo 2019 avrebbe compiuto 90 anni e al contempo ricorre il 30° anno della sua scomparsa. In suo onore è stata allestita una bellissima mostra fotografica con immagini – molte inedite – provenienti dall'archivio della Cineteca Nazionale nel suggestivo ex ospedale medievale Ipab SS. Annunziata con il supporto delle associazioni AnteOmnia e I tesori dell'Arte. Straordinaria l'affluenza. Proprio con Leone si è aperta la serata conclusiva del festival con un video-tributo contenente un montaggio di scene tratte dai suoi film con l'accompagnamento dal vivo della Maestra d'arpa Vanessa D'Aversa. È stato proiettato anche il cortometraggio “Per un pugno di banane” per la regia di Daniele Forte e un cast d'eccezione, i ragazzi Centro Diurno “La Tartaruga” (Asl Roma 1).

Sono poi stati assegnati i premi delle 5 categorie in gara, oltre ai premi tecnici e speciali per i cortometraggi che sono stati visionati dalla Giuria Tecnica, presieduta dal regista Luigi Parisi e formata da Filippo Kalomenìdis, sceneggiatore e autore di serie TV, dal regista italo-marocchino Elia Moutamid, Alice Rotiroti, sceneggiatrice e regista, e infine i critici cinematografici Roberto Donati e Alessandro Izzi.

TUTTI I VINCITORI

CortoAnimation: APRES LA PLUIE (Dopo la pioggia) regia di Valérian DESTERNE, Rebecca BLACK, Céline COLLIN, Juan Olarte, Juan Pablo DE LA ROSA ZALAMEA, Carlos Osmar SALAZAR TORNERO e Lucile PALOMINO – tutti studenti della prestigiosa scuola d'animazione francese MoPa. Nazione Francia.

CortoDoc: WE LISTEN, regia di Roberta De Paoli, nazione Italia.

CortoFiction Italia: FINO ALLA FINE, regia di Giovanni Dota.

CortoFiction International: A L'AUBE, regia di Julien Trauman, nazione Francia.

CortoVirtual: RONE, regia di Lester Francois, nazione Australia.

Menzione speciale: Un tipico nome da bambino povero, regia di Emanuele Aldrovandi, nazionale Italia

Miglior attore: Tsahi Halevi per “Pigua” (Israele)

Miglior attrice: Donatella Finocchiaro per “She fights” (Italia)

Miglior regia: Matteo Petrelli per “Vetro” (Italia)

Miglior sceneggiatura: Yonatan Shehoah per “Pigua” (Israele)

Miglior fotografia: Vladan Radovic per “Insane Love” (Italia)

Miglior montaggio: Yuval Orr per “Skin” (Usa)

Miglior musica originale: “Erin Buhr” per “A snake marked” di Juan Riedinger (Canada)

Premio Fedic: “Insane Love” di Eitan Pitigliani (Italia)

Premio CSC: “Baradar” di Beppe Tufarulo (Italia)

Premio del Pubblico: “Tweet tweet” di di Zhanna Bekmambetova (Russia)

Dichiara il direttore artistico Gisella Calabrese: “È stata una edizione molto ricca di contenuti, con un'ottima affluenza di pubblico, sempre più interessato ed esigente. La qualità delle opere in gara è stata davvero di alto livello, con diverse anteprime italiane. Molto apprezzata anche la mostra fotografica dedicata al Maestro Sergio Leone, che ha impreziosito tutta la programmazione, grazie alla particolare partnership con il Centro Sperimentale di Cinematografia con il quale il festival continuerà a collaborare in futuro per altri eventi speciali. Anche quest'anno abbiamo raggiunto un nuovo record con oltre 1200 opere giunte da tutto il mondo, segno di una sempre più crescente attenzione da parte di registi e produttori verso il progetto ‘Visioni Corte' che pone al centro la qualità della selezione”.



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C'era una volta... a Hollywood: immagini, parole e musica di un affresco d'epoca

Cerchiamo di districarci nel tessuto visivo e sonoro del film, in cui la colonna sonora è protagonista al pari del cinema.

Nella città dei sogni perfino il ristorante che le star frequentano da 100 anni può avere la sua stella sul Walk of Fame, come succederà questa settimana per Musso & Frank Grill, lo storico locale in cui vediamo Rick e Cliff incontrare l'ineffabile mister Schwarz di Al Pacino. In un Paese in cui per definizione tutto è effimero e scompare sotto i colpi della modernizzazione, un luogo del genere, miracolosamente sopravvissuto, diventa un sacrario. Per realizzare il suo nono capolavoro, C'era una volta... a Hollywood, e ricostruire la Los Angeles del 1969, però, Quentin Tarantino ha dovuto moltiplicare all'estremo la sua nota precisione. Musso & Frank è infatti l'eccezione che conferma la regola. Se qualche cinema o locale degli anni Sessanta esiste ancora, tutto intorno è cambiato: per trasportarci con la sua macchina del tempo esattamente in quei giorni, più ancora che in quell'epoca, questo regista demiurgo ha ricreato un mondo con tutti gli elementi che lo costituivano. È ovvio che per apprezzare C'era una volta... a Hollywood non c'è nessun bisogno di aver vissuto a Los Angeles in quel periodo, ma è una conoscenza che aiuta, perché quello di Quentin Tarantino non è un citazionismo fine a se stesso, ma serve a restituire intatto il mood in cui si muovono i suoi personaggi veri e di finzione, che non sono mai completamente immaginari.

Si potrebbe obiettare che sapere che il Westwood Bruin, il cinema dove Sharon Tate va a vedere se stessa in Missione compiuta stop. Bacioni, Matt Helm, esiste ancora oggi poco incide sulla storia di un film che racconta alcune giornate nella vita dei tre personaggi. Ma in questa fiaba che parla della Hollywood del passato la ricostruzione filologica è fondamentale. Bruce Lee, ad esempio, viene chiamato Kato da Cliff, come negli show in cui appariva, Batman e The Green Lantern, andati in onda dal 1966 al 1967. Prima di diventare famoso con le sue indimenticabili performance sul grande schermo, Lee coreografava le scene d'azione dei film hollywoodiani. Il fatto che sia rappresentato come uno sbruffoncello che le prende da Cliff Both è del tutto plausibile, perché all'epoca era solo uno dei tanti personaggi televisivi aspiranti al successo. Tra l'altro a presentare il giovane atleta al produttore che lo introdusse nel mondo del cinema fu, bizzarra coincidenza, proprio Jay Sebring, il parrucchiere delle star ed ex di Sharon Tate. Tra le star allenate da Lee ci sono Steve McQueen e la stessa Tate, nel film di cui vediamo diversi spezzoni.

Nella continua commistione che Tarantino fa tra vero e falso può essere difficile districarsi per il pubblico di oggi. Ovviamente Mannix, F.B.I., Lancer, Tarzan, La terra dei giganti, Bonanza e Hopalong Cassidy (delle cui tazze Rick Dalton fa collezione), sono veri telefilm, così come è davvero esistito l'attore e regista Sam Wanamaker, che nel 1969 però non si trovava sul set di un western. Oltre ai celebri serial televisivi ci sono poi i film citati, visti, letti, presenti in ogni inquadratura. Nei cosiddetti “marquees”, i cartelloni luminosi dei cinema vediamo la commedia con Yvette Mimieux 3 femmine in soffitta, su tre ragazze che hanno, senza saperlo, lo stesso boyfriend. Poi, per ben due volte, a febbraio e ad agosto (“per l'ottavo mese al cinema”) leggiamo il titolo di Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, un film che fece sensazione, venne candidato all'Oscar (lo vinsero Danilo Donati per i costumi e Pasqualino De Santis per la fotografia) e resta uno dei più grandi successi di un regista italiano in America.

Il Westwood Bruin, oltre al film in cui Sharon Tate va a vedersi, ha in cartellone Il mercenario di Sergio Corbucci, con Franco Nero, mentre il trailer che vediamo in sala è quello del biker movie Quattro sporchi bastardi (C.C. & Company) con Ann-Margret, da noi uscito l'anno seguente. Il Cinerama Dome dà Krakatoa est di Giava, mentre un altro cinema proietta The Night They Raided Minsky's (Quella notte inventarono lo spogliarello), divertente commedia e terzo lungometraggio di un William Friedkin ancora in attesa di diventare una delle voci più importanti della nuova Hollywood. Il Van Nuys Drive-In, alle cui spalle vive Cliff Booth, ha in programma La signora nel cemento con Frank Sinatra e Raquel Welch e Dolce veleno con Anthony Perkins e Tuesday Weld. Cliff ha appeso nella roulotte un poster da pin-up di Anne Francis, l'attrice nota per Il pianeta proibito, che nel periodo in cui si svolge il film era una dei protagonisti dello show televisivo Il virginiano. La car chase del finto Operazione Dyn-o-mite con Rick Dalton diretto da Sergio Corbucci è tratta dal film dello stesso regista Bersaglio mobile, il cui protagonista era Ty Hardin, che è uno degli attori a cui Tarantino si è ispirato per il personaggio di DiCaprio.

La radio, di cui parleremo dopo, trasmette anche pubblicità cinematografiche, ad esempio quella de L'uomo illustrato con Rod Steiger, dal romanzo di Ray Bradbury, e Love, Hate and Dishonor, ovvero La donna del lago di Luigi Bazzoni e Franco Rossellini con Peter Baldwin, Salvo Randone e Valentina Cortese. Ma anche i nudies hanno il loro spazio: allo Spahn Ranch, con una piccola licenza poetica (il film uscì in realtà a settembre), nella baracca occupata dal vecchio proprietario c'è il poster del softcore Linda and Abilene del re del gore Herschell Gordon Lewis, che è stato girato proprio sul posto quando ci viveva la Manson Family (di fatto un attore del film apparteneva alla setta). Il Pussycat Theater invece ospita Babette e The Turn On. Infine (in un elenco ben lungi dall'esser finito) Wojciech Frykowski commenta quanto sia meglio la tv americana rispetto a quella polacca mentre in tv passano le immagini di Teenage Monster, film del 1958 introdotto dal famoso horror host Larry Vincent, alias Seymour, presentatore nel 1969 di Fright Night, passato poi nelle mani di Elvira dal 1975 dopo la sua morte prematura.

E infine le voci, i suoni, il tessuto musicale che accompagna i protagonisti nelle loro giornate e nei lunghi percorsi in macchina: l'album doppio della colonna sonora contiene 22 canzoni e 9 spot radiofonici ma nel film sono più di 100. Con la fida music supervisor Mary Ramos, che lavora con lui da ben 27 anni, Tarantino ha setacciato circa 17 ore di registrazioni d'archivio della Radio AM che all'epoca tutti, specie i ragazzi, ascoltavano, la Boss Radio KHJ, e le ha ridotte a 3 ore circa per il film. Jingle, spot e canzoni presentate dai vari DJ dell'epoca sono il quarto protagonista del film. Da sempre fondamentale nell'opera di Quentin Tarantino, il soundtrack non si riduce alle hit del momento, ma è parte di un contenitore comune e condiviso della vita del periodo, tanto che il regista ha chiamato Boss Film, proprio in omaggio alla radio, la casa di produzione per C'era una volta... a Hollywood. Ci sono poi brani a modo loro speciali: ad esempio quelli che Terry Melcher - il produttore che Charles Manson sperava gli avrebbe prodotto un disco e che viveva a Cielo Drive prima di Sharon Tate - scrisse per Paul Revere & The Raiders. O una versione finora inedita di "You Keep Me Hanging' On" (the Quentin Tarantino edit) dei Vanilla Fudge, che il batterista Carmine Appice ha dato al regista il permesso di utilizzare e mettere nell'album. E non è un caso che tra le track dei Mama's and Papa's presenti nel film ci sia anche "Straight Shooter": lo spartito di questa canzone venne trovato sul pianoforte nella villa della strage.

Poi ci sono, qua e là, dei brani di Bernard Herrmann, il grande compositore legato soprattutto alle colonne sonore di Alfred Hitchcock. Brani mai pubblicati e mai sentiti prima perché composti per il soundtrack de Il sipario strappato, quando Hitch litigò furiosamente con il compositore per non aver rispettato le sue direttive di dargli una colonna sonora jazz. Da allora i due non lavorarono più insieme, ma Tarantino ha ripescato anche questi preziosi brani dall'archivio. Torna Neil Diamond (chi ha dimenticato la scena che la sua "Girl You'll be a Woman Soon" accompagna in Pulp Fiction?) e ci sono José Feliciano in una splendida versione di "California Dreamin'" e i mitici Deep Purple ma anche, ovviamente, una canzone composta da Manson, "Never Say Never To Always". Ci sono I Cantori Moderni di Alessandroni dalla colonna sonora di Dinamite Jim, "The Letter" di Joe Cocker, "Out of Time" dei Rolling Stones, un pezzo di Ennio Morricone dal Diabolik di Mario Bava, la celeberrima "Mrs. Robinson" di Simon and Garfunkel, "The Green Door" incisa da Jim Lowe nel 1956 e cantata da Leonardo DiCaprio all'Hullabaloo e molto, moltissimo altro che per ovvi motivi non troveremo sui dischi.

Ogni epoca ha la sua colonna sonora, fatta da capolavori e dimenticabili canzonette, ogni giorno veniamo accompagnati dalla musica al punto che nemmeno ci facciamo più caso, ma negli anni Sessanta, e in particolare nel 1969 a Los Angeles, la radio dettava davvero il ritmo della vita quotidiana. Vorremmo chiudere con una nota sulla musica che accompagna la scena più bella e commovente, quella finale: fa parte della colonna sonora di Maurice Jarre per L'uomo dai 7 capestri, dove una disascalia iniziale dice “Forse non è così che è andata... ma è come avrebbe dovuto andare”, a ulteriore dimostrazione del fatto che niente, ma proprio niente, nel cinema di questo appassionato regista, è lasciato al caso.

C'era una volta... a Hollywood è ancora nel cinema e a ogni successiva visione porta nuove scoperte e meraviglie, noi vi consigliamo di rivederlo.



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Joker: i cinema USA proibiscono maschere e costumi in sala


Una lettera inviata alla Warner Bros. dalle famiglie delle vittime della strage di Aurora fa scattare l'allarme sicurezza.

A pochissimi giorni dall’uscita nelle sale americane di Joker, prevista per il 4 di ottobre, negli States scatta l'allarme sicurezza e le principali catene di cinema prendono giusti e ferrei provvedimenti. La Landmark Theatres, per esempio, ha scritto sul suo sito internet che non sarà possibile, per coloro che andranno a vedere il film, né vestirsi da Joker, né indossare una maschera sul volto, e nemmeno truccarsi come il celebre personaggio del fumetto. L'AMC Theatres, invece, dice sì al costume da Joker, ma no al trucco, alle maschere e alle armi giocattolo, e impone a ogni spettatore di tenere braccia e mani bene in vista. A monte di tali provvedimenti c'è una lettera inviata alla Warner Bros. da parte delle famiglie di chi ha perso la vita nella strage di Aurora in Colorado. I parenti delle vittime hanno paura che qualche squilibrato possa replicare il gesto folle compiuto il 19 luglio del 2012 dallo studente universitario James Holmes, che durante una proiezione di mezzanotte de Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno, sparò sul pubblico uccidendo 12 persone e ferendone 70. Il killer era mascherato ed è per questo che, a partire dal prossimo venerdì, a ogni cosplay interessato al film di verrà negato il diritto di spacciarsi per un personaggio di un cinecomic.

Gli autori della missiva chiedono inoltre alla major di sostenere la battaglia contro il libero possesso delle armi. Quest’ansia generalizzata non sembra preoccupare più di tanto Joaquin Phoenix e Todd Phillips, nonostante L'FBI abbia individuato, setacciando il dark web, serie minacce di attentati o comunque di azioni pericolose. La Warner ha espresso la propria solidarietà alle vittime del massacro, mentre tutte le sale d'America si preparano a raddoppiare le misure di sicurezza.

In Italia Joker arriva non il 4 ma il 3 ottobre, forte del Leone d'Oro vinto all’ultimo Festival di Venezia e del plauso delle critica.



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Joker: all'anteprima americana un red carpet senza giornalisti


Todd Phillips ha deciso di lasciare che "il film parli per sé" e di evitare inutili polemiche sulla violenza al cinema. Da noi il film Leone d'Oro a Venezia arriva al cinema il 3 ottobre.

Mentre cresce l'attesa per l'uscita il 3 ottobre di Joker, il film di Todd Phillips con Joaquin Phoenix che ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del cinema di Venezia, tra mille polemiche e misure di sicurezza (secondo i cronisti non eccessive) si è tenuta ieri sera a Hollywood l'anteprima americana del film al TCL Chinese Theater di Los Angeles.

Per volontà della produzione e del regista, per una volta sul red carpet non c'erano giornalisti ma solo fotografi, e fan che si sono comunque accalcati, cantando il nome di Phoenix non appena l'hanno visto arrivare. Un portavoce della Warner ha dichiarato a Variety: "Si è detto moltissimo di Joker e pensiamo che sia l'ora che la gente veda il film". 

Dichiarando che il film deve parlare per se stesso, Phillips si è rivolto con una battuta al pubblico presente: "Se il film vi piacerà, ditelo a un amico, perché i giornali non ne hanno parlato abbastanza".

Di fatto la crociata contro le supposte imitazioni della violenza rappresentata nei film non è nuova e com'è noto viene quasi sempre lanciata da chi il film in questione non l'ha visto e non ha nemmeno intenzione di farlo.

In America Joker uscirà un giorno dopo che da noi, il 4 ottobre, e per l'occasione nei cinema che lo proiettano sono previste imponenti misure di sicurezza, nonostante non ci siano state minacce ed espliciti motivi di allarme.



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Non succede, ma se succede…

Come conquistare una donna irraggiungibile
* * 1/2 - - (mymonetro: 2,50)
Consigliato: Nì
Regia di Jonathan Levine. Con Charlize Theron, Seth Rogen, O'Shea Jackson Jr., Randall Park, June Diane Raphael, Ravi Patel, Bob Odenkirk, Alexander Skarsgård, Andy Serkis, Aviva Mongillo, James Saito, Tristan D. Lalla, Aladeen Tawfeek, Nathan Morris (I), Wanya Morris (), Shawn Stockman, Isla Dowling.
Genere Commedia - USA, 2019. Durata 115 minuti circa.

Rimasto senza lavoro dopo la vendita del giornale per cui collabora, il giornalista di New York Fred Flarsky incontra per caso un'amica d'infanzia, Charlotte Field, che un tempo gli faceva da baby sitter e ora è Segretario di Stato e prossima candidata alla presidenza degli Stati Uniti. Decisa a servirsi di una penna libera dai giochi di potere di Washington, Charlotte chiama Fred nel suo staff e con lui gira il mondo per imporre ai Paesi alleati un nuovo programma di politiche ambientali. Inaspettatamente i due si innamorano, ma la carica di Charlotte e il veleno che i media e gli avversari della donna gettano sullo strambo Fred mettono a dura prova l'amore.





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Non solo Spider-Man nell'accordo tra Marvel e Sony?


Le due major secondo le voci potrebbero collaborare sui dettagli di altri franchise come Venom 2 e Sinister Six.

Dopo la risoluzione del "problema" Spider-Man, su cui Sony e Marvel hanno trovato un accordo soddisfacente per entrambe, ma soprattutto per i fan, altri rinnovi potrebbero essere in arrivo. Secondo un articolo del bene informato Deadline:

"Ci sono voci che mentre la Sony va avanti col proprio universo Marvel con titoli come Venom 2 e Sinister Six, e la Disney/Marvel coi propri film,  potrebbe esserci un "botta e risposta" tra i due franchise per quanto riguarda i dettagli di quello che potrebbe essere liberamente descritto come un universo complesso condiviso".  Sembra che insomma, sia pure in modo non stretto come per il film di Spider-Man, ci sarà uno scambio di idee tra gli Studios anche per eventuali crossover e spin-off della serie. 

Quando ha parlato del nuovo accordo, Kevin Feige è sembrato alludesse proprio a questo quando ha detto:

"Spider-Man è un'icona potente e un eroe la cui storia coinvolge diverse generazioni e pubblico in tutto il mondo. Inoltre è l'unico eroe col superpotere di attraversare gli universi cinematografici, così, mentre la Sony continua a sviluppare il proprio Spiderverso non si può mai sapere quali sorprese abbia in serbo il futuro". 

Deadline sottolinea come questa parte dell'accordo sia ancora nelle fasi iniziali. La Disney/Marvel, è stato finora deciso, metterà il 25% del budget e incasserà il 25% dei profitti mentre la Sony distribuirà il film, e Spider-Man apparirà in un altro film del MCU. Scopriremo in futuro se la possibilità di collaborazione tra Marvel e Sony su altri film è davvero concreta o se si tratta solo di speculazioni.



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C'era una volta a Hollywood ancora primo al boxoffice italiano, batte The Hateful Eight


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The King's Man - Le Origini: un nuovo trailer italiano del film che racconta le origini dei Kingsman


Terzo capitolo cinematografico basato sul Comic Book "The Secret Service" di Mark Millar e Dave Gibbons, arriverà nei cinema italiani il 13 febbraio 2020.

I Kingsman, oramai, dovreste averceli presenti tutti. Quel gruppo di incredibili agenti segreti quintessenza del più puro spirito british, raccontati da Matthew Vaughn in due film di grande successo interpretati da Colin Firth e Taron Egerton. Quello che è stato inventato da Mark Millar nel fumetto "The Secret Service", firmato assieme a Dave Gibbons.
Ebbene, dal 13 febbraio 2020 potremo vedere nei cinema italiani un terzo film di questa fortunata serie, che in realtà è un prequel, e si chiama The King's Man - Le Origini.

Interpretato da Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, Djimon Hounsou e Charles Dance, il film racconta le origini di questo straordinario gruppo di eroi, e di come, nel corso della travagliata alba del Novecento, i Kingsman si troveranno contretti a fronteggiare un pericolo di enormi proporzioni, incrociando eventi fantastici e di fantasia con quelli storici.
I più attenti tra di voi, infatti, avranno riconosciuto nell'uomo della foto in testa a queste righe il temibile monaco Rasputin, e nel nuovo trailer di The King's Man - Le Origini che vi andiamo ora a presentare, invece, riconosceranno eventi direttamente riconducibili allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e al deflagrare del conflitto.



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domenica 29 settembre 2019

Attachment anxieties at the Vancouver International Film Festival

DB and KT, front row center, at the screening of The Lighthouse. Photo by Shelly “Sales Agent Cinema” Kraicer.

DB here:

Storytelling cinema depends on characters, and our relations to them. At the level of individual scenes, we can be more or less restricted to what they experience; we can know as much as they do, or more, or less. Across a film, the filmmaker can attach us consistently to one or two characters, or instead roam freely among many viewpoints. And within a scene, the filmmaker’s choice of camera placement can put us “with” one character or another.

In other words, narrative cinema 101. But it’s worth remembering that these are forced choices. As a filmmaker, you can have restricted or unrestricted access to characters, but at every moment you have to choose one or the other. How objective or subjective will you make your presentation? Will you limit your camera setups or go for ubiquity–that tendency to give us shots divorced from the immediate situation? Examples are a drone-delivered image above a city, or that sudden high or low angle that calls our attention to a detail the characters may have missed.

Three films at the Vancouver Film Festival presented a nice menu of attachment options–ways in which we can be tied to our protagonist. All are well worth your attention, so without getting too much into spoilers, I’ll use them as an occasion to study how these forced choices are handled creatively.

 

The party’s over

Take as a midrange example The Realm (El Reino, 2018), a Spanish political thriller directed by Rodrigo Sorogoyen. Manuel López Vidal is a brisk, no-nonsense functionary enjoying the good life thanks to the corruption of his party. He and his colleagues, the Amadeus Group, meet regularly over expensive meals to plan their schemes of influence-peddling and money laundering. They tease their fastidious accountant about his meticulous ledgers, but those records will become important to Manuel when one colleague leaks incriminating audio tapes of Manuel’s dealmaking. There’s an orgy of document shredding, damage control among the party’s top brass, and the growing likelihood that Manuel will go to jail.

The screenplay restricts nearly all the action to Manuel. This method is established at the start, when a long tracking shot follows him from the beach as he strides into an Amadeus lunch. Thereafter, we’re with him as he learns of the danger he’s in and mounts one tactic after another to save himself. At a couple of moments the camera lingers on his colleagues’ reactions after he’s left the scene, but on the whole we’re firmly attached to him. Some virtuoso long takes, including a ten-minute shot that follows Manuel’s frantic search for the ledgers, virtually fetishize our adhesion to the protagonist.

By and large, the presentation doesn’t delve into his mind. The throbbing techno score conveys his growing panic as he strides from one confrontation to another, but we get no voice-overs, or flashbacks, or mental imagery. And we don’t see Manuel confide his plans to others (although he seems to have told his wife some of them offscreen). This degree of objectivity allows more suspense, as his schemes to save himself unfold in the moment. We must figure out why he’s bracing one colleague, or bursting into a friend’s home in the course of a teenage party. His manic resourcefulness is all the more impressive when he keeps dodging new problems, often revising his plan on the fly.

It’s no easy feat to maintain tension across two hours, especially when we’re asked to invest our sympathy in a corrupt politician, but The Realm manages it. It’s achieved partly through the trim, crisp performance of Antonio de la Torre but also through plot and style: the refusal of omniscient narration (say, showing us the police or party officials tracking him) and a mild degree of camera ubiquity that accentuates the character’s plight, whether in a meeting or all alone.

The Realm is a good example of how manipulating character attachment can strongly engage the audience. We know just enough to understand Manuel’s crisis, but without access to his mind, each scene can yield a surprise when he comes up with a new survival stratagem.

 

A lot from a little

I hadn’t really considered the Dardennes brothers “minimalist” filmmakers, but seeing Young Ahmed brought home to me how strictly they’ve limited their cinematic palette. Given their emphasis on actors and faces, you might think they rely on the sort of “intensified continuity” on display in modern film and television. Yet they’re far more purist than that, and they take objective presentation further than does Sorogoyen.

They seldom use long shots, let alone establishing shots: a scene starts in medias res with character action, shot from quite close. Filming in handheld long takes, they avoid shot/reverse-shot cutting, either panning between participants in a dialogue or simply framing them in tight two-shots.

The Dardennes minimize camera ubiquity. Not for them the picturesque, distant shots that The Realm sometimes provides. In a car carrying two passengers, the camera isn’t lashed to the hood or filming alongside; it’s in the back seat.

True, cutting yields some ubiquity. When Ahmed’s teacher pursues him through a classroom, she runs ahead of us but then, in the next shot, she catches up with him as he’s about to leave the building.

     

Like most cuts, it’s an instantaneous change of position that a real observer couldn’t execute. Still, this frame-edge cut creates simple  continuity, driven by dramatic necessity and barely noticeable. The cut is softened by a staging that neatly settles into a standard over-the-shoulder setup.

     

Apparently uninterested in pictorial composition, these filmmakers simply center their subjects in undistinguished framings. No shot becomes strikingly lit or framed. There’s no nondiegetic music, and the soundtrack is subdued; of all modern filmmakers, they benefit least from surround channels.

As in The Realm, the Dardennes’ minimalist approach works well in tying us to the protagonist, while also denying us direct access to his mind. Ahmed, an adolescent in Liège, has given up video games for fundamentalist Islam. Convinced by his imam that his classroom teacher has become an apostate, he decides to take action against her.

His plans emerge wholly through his actions. Without benefits of voice-over, subjective sequences, or flashbacks, we must infer how he will respond to the demands of the Qu’ran as he has been taught to understand it.

The Dardennes’ objectivity doesn’t make the plot hard to follow. A dozen minutes into the film, the premises are clear, the main characters (Ahmed’s mother, his imam, his teacher) are delineated, and Ahmed’s motivation is established. At the half-hour point, his mission is launched. Apart from the ellipsis I mentioned, everything that follows stems from the dramatic premises. And however horrifying Amed’s plans may be, the wistful, pursed-mouth young actor Idir Ben Addi is mesmerically angelic. His glasses make him look adorable.

The style also keeps everything clear. The texture is close to that of documentary filmmaking, but of course the Dardennes’ films are scripted and staged. There’s a high degree of artifice in their apparently artless method. As in the more flamboyant Birdman, their long takes catch every reaction and gesture with great precision.

We always see what we need to see at just the right moment. When something is suppressed–here, the result of a violent knife attack–it’s not an accident (as if the camera were in the wrong spot) but rather the result of our attachment to Ahmed and a clever narrative ellipsis. We could have had a cut like the one in the school, but we remain with Ahmed, and in fact know a bit less than he does about the result of the violence.

All of which is not to deny the originality of Young Ahmed. All the Dardennes films seem modest, but they are, within their limits, quite ambitious in using dramatic psychology to probe social problems. Throughout, I think, we are asked to reflect on how firmly Ahmed believes in his version of Islam. Is it a transitory teen obsession or is he on his way to becoming a dogmatic martyr? We watch his behavior, his encounters with farm life and a young girl, for any signs that his lonely, taciturn demeanor will crack. In other words, this is a suspense film–one based less on the threat of violence (which is there, to be sure) than on how a boy who hasn’t fully formed his character will define himself.

 

Not such light housekeeping

Both The Realm and Young Ahmed are, to varying degrees, objective in their presentation. We must judge characters by what they do and say. Something very different is going on in Robert Eggers’ The Lighthouse. It too adheres largely to one character, but a battery of cinematic techniques, including camera ubiquity, works to plunge us into the man’s mind.

Although the film is a two-hander, it doesn’t balance viewpoints. Thomas Wake, an experienced lighthouse supervisor, arrives at his post with the novice Ephraim Winslow. Almost immediately we are attached to Winslow, who’s assigned grimy menial duties while Wake tends the beacon. Wake tells Winslow that his previous assistant went mad from the weeks of isolation, and very quickly Winslow struggles against the bleak, craggy island they’re on.

We’re prepared for an assault on your senses by the opening, when a ship roars out of the fog toward us. Thereafter, Wake subjects Winslow to a punishing routine of cleaning the cistern, heaving coal into the boiler, and scrubbing floors, while nightly meals with the nattering old salt are just as hard to bear. Winslow’s misery is rendered in vivid, expressionist terms. The deafening fog horns, thunderclaps, and boiler blasts are reinforced by stark, ominous black-and-white imagery. (The film was shot on 35mm film.) Winslow seems trapped in a world of raging elements and gigantic machines.

     

     

Eggers builds our affinity with Winslow through classic techniques. He watches Wake at the beacon from a distance; we get optical point-of-view shots of discoveries (real? imagined?) that start to unhinge him.

     

All the drudgery and pain, punctuated by Wake’s continual harangues and farts, lead Winslow into fantasies and hallucinations. His deterioration is rendered in shock cuts and distended compositions reminiscent of Welles’ Mr. Arkadin or German’s Hard to Be a God. Some will compare the film’s over-the-top climax to that of Aronofsky’s Mother!, but The Lighthouse, with its rapid montage and Gothic chiaroscuro, harks back to silent cinema. The fact that it’s shot in the 1:1.17 ratio favored by early sound film gives it an archaic feel as well. The dialogue, a late title informs us, is drawn from nineteenth-century sources, including Melville and Sarah Orne Jewett.

The Lighthouse has a cadence typical of modern horror films, but Kristin points out that it’s an expressionistic Kammerspiel too–a subjectively tinted drama setting very few characters in a constrained locale. Eggers shows that you can renew a genre’s appeals by reviving imagery from a classic period of film history. When you do it, you’ll still have to make fundamental choices about viewpoint and camera placement. They come with the territory.


We thank Alan Franey, PoChu Auyeung, Jenny Lee Craig, Mikaela Joy Asfour, and their colleagues at VIFF for all their kind assistance. Thanks as well to Bob Davis and Shelly Kraicer for invigorating conversations about movies.

For more on classic Kammerspiel films go here and here.

The Lighthouse (2019).



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Il sindaco del rione sanità

Dall'omonimo spettacolo teatrale di Eduardo De Filippo
* * * - - (mymonetro: 3,26)

Regia di Mario Martone. Con Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia, Giuseppe M. Gaudino, Gennaro Di Colandrea, Lucienne Perreca, Salvatore Presutto, Viviana Cangiano.
Genere Drammatico - Italia, 2019. Durata 115 minuti circa.

Antonio Barracano, "uomo d'onore" che sa distinguere tra "gente per bene e gente carogna", è "Il Sindaco" del rione Sanità. Con la sua carismatica influenza e l'aiuto dell'amico medico amministra la giustizia secondo suoi personali criteri, al di fuori dello Stato e al di sopra delle parti. Chi "tiene santi" va in Paradiso e chi non ne tiene va da Don Antonio, questa è la regola. Quando gli si presenta disperato Rafiluccio Santaniello, il figlio del fornaio, deciso a uccidere il padre, Don Antonio, riconosce nel giovane lo stesso sentimento di vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e poi cambiato per sempre. Il Sindaco decide di intervenire per riconciliare padre e figlio e salvarli entrambi.





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SimulWatch: le proiezioni pubbliche della settimana del 30 settembre suggerite da Comingsoon.it


Tornano i nostri suggerimenti per sfruttare al meglio le possibilità offerte dalla nostra app.

Con SimulWatch, la app sviluppata da Coming Soon, non solo potete trovare i film che preferite e che sono disponibili sulle varie piattaforme in streaming, ma anchecreare degli appuntamenti, invitare i vostri amici a vedere come voi quel certo film a quella determinata ora, e chattare con loro commentando il film a piacimento senza mai dover uscire dalla app. Con SimulWatch siete anche liberi di decidere se le proiezioni digitali che pianificate siano aperte a tutti, o ristrette agli amici che voi avete deciso d'invitare.
Noi, intanto, vi suggeriamo alcuni film da vedere, rivedere e commentare utilizzando la nostra app. Questi sono quelli di questa settimana:

Lunedì 30 settembre, ore 21:30: The Foreigner

Jackie Chan è un ristoratore londinese con un passato nelle forze speciali e un addestramento da Rambo. Pierce Brosnan è un politico irlandese. Quando la figlia del primo viene uccisa nel corso di un attentato dell'IRA, e il secondo sembra restio a dare risposte utili a risolvere il caso, le loro strade s'incroceranno drammaticamente. Dirige il Martin Campbell di Goldeneye, La maschera di Zorro e Casinò Royale: uno che l'azione la sa girare, e bene.

Martedì 1° ottobre, ore 22: Il figlio di Saul

Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2015; Premio Oscar, Golden Globe e David di Donatello come miglior film straniero. Un biglietto da visita notevole ma che non rende comunque la forza e l'intensità di un film che racconta l'orrore dei campi di steminio nazisti con una vicinanza e un nervosismo mai visti prima. Girato come fosse un lungo piano sequenza, col protagonista Géza Röhrig sempre chiuso dentro l'inquadratura in 4:3, questo di Lazlo Nemes è un film che ricorderete a lungo.

Mercoledì 2 ottobre, ore 22:30: The Bay

Gli allegri festeggiamenti del 4 di luglio nella cittadina costiera di Claridge, nel Maryland, vengono bruscamente interrotti quando si scatena rapidissima un'epidemia fra la popolazione, che si manifesta sotto forma di dolorose e incurabili vesciche su tutto il corpo. Colpa di parassati sviluppatisi in mare, dopo lo sverso di feci di pollame contenenti strane sostanze chimiche date alle bestie dagli allevatori. Un horror found footage ecologista prodotto da Jason Blum e diretto da Barry Levinson.

Giovedì 3 ottobre, ore 21: Doppio gioco

Una donna appartenente all'IRA viene arrestata dai servizi segreti inglesi, che la mettono di fronte a una scelta: venire arrestata e lasciare quindi sola la sua bambina, o collaborare diventando una talpa all'interno della sua organizzazione. Atmosfere ambigue e affascinanti in questa storia di spionaggio alla Ken Follett, diretta da James Marsh (quello del documentario Man on Wire) e con protagonisti i bravissimi Andrea Riseborough e Clive Owen. Presentato al Sundance, al Festival di Berlino e a quello di Torino, è valso un British Independent Film Awards alla Riseborough, e ne ha lanciato la carriera.

Venerdì 4 ottobre, ore 18: Flashdance

Ha bisogno di ben poche presentazioni questo film diretto da Adrian Lyne con protagonista Jennifer Beals, nel ruolo che l'ha resa famosa in tutto il mondo ma dalla cui ombra non è mai davvero riuscita a liberarci. L'estetica di Lyne segnerà tutto il cinema degli anni Ottanta, e le musiche del film - firmate da Giorgio Moroder - conosceranno una popolarità strepitosa: anche i fratelli Manetti le hanno citate nel loro recente Ammore e malavita. La canzone "Flashdance... What A Feeling", vinse l'Oscar come miglior canzone del 1983, e anche "Maniac" ottenne una nomination.

Sabato 5 ottobre, ore 16: Casper

Il regista Brad Silberling (qui al suo esordio) e Christina Ricci (che pochi anni prima era diventata famosa come la Mercoledì della Famiglia Addams cinematografica)  portano al cinema il popolarissimo fantasmino dei cartoni animati degli anni Sessanta. A produrre c'è la Amblin Entertainment di Steven Spielberg, che avrebbe anche dovuto apparire in un cammeo. Non l'ha fatto, ma ci sono quelli di Dan Aykroyd, Mel Gibson e perfino Clint Eastwood.

Domenica 6 ottobre, ore 20:30: Palombella rossa

Ha da pochi giorni compiuto trent'anni, questo film di Nanni Moretti, l'ultimo in cui ha messo in scena il suo celeberrimo alter ego, quello di Michele Apicella. Trent'anni sono passati, ma Palombella rossa non ha perso un grammo della sua forza innovativa, della sua originalità, della sua freschezza e della sua profondità. Uno di quei film che bisognerebbe vedere e rivedere almeno una volta al mese per stare bene con sé stessi e col cinema.



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Jon Watts tornerà dietro la macchina da presa anche per il terzo Spider-Man


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Sarà Travis Knight a dirigere Uncharted con Tom Holland


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Il primo Natale: il teaser e il titolo del nuovo film di Ficarra e Picone


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