sabato 1 settembre 2018

Venezia 75 - Ni de lian (Your Face) - Fuori Concorso

Ni de lian, tradotto in inglese Your Face, il tuo viso, è un magnifico esercizio di stile. L'amato dalla critica e dai festival Tsai Ming-Liang, regista taiwanese, confessa che il progetto è nato di reazione a un suo precedente film di finzione girato senza costruzione né primi piani. Questo strano oggetto filmico - né finzione, né documentario, né film d'arte - è formato quasi esclusivamente di visi: un'unica inquadratura finale, un totale di un salone delle feste vuoto - con lampadari di cristallo appesi al soffitto, balconata, colonne, quattro finestre a garantire un esterno - chiude un'ora e un quarto di osservazione paziente di facce. La cosa più importante dunque è la partecipazione dello spettatore, indotto forzatamente a osservare dettagli, rughe, gonfiori, macchie, peli e colori dei visi di persone comuni. L'inizio è folgorante: per alcuni minuti (non si capisce quanti perché il tempo si dilata come una molla) una donna sui sessanta/settanta anni sta immobile, non parla, guarda ogni tanto in giro, mai in macchina, ridacchia tra sé e sé per una durata che rasenta l'inverosimile: diventa specchio riflesso, paesaggio, empatico riconoscimento dell'altro da sé. La seconda persona inquadrata è di nuovo una donna e di nuovo non proferisce parola. La terza donna è la più anziana delle tre e invece di parlare fa dei movimenti incredibili con la lingua: poi spiega che bisogna fare esercizio per non balbettare e per avere una buona parlantina. Racconta anche che, ogni giorno, passa del tempo a massaggiarsi il viso (mostra come e in che parti: il naso, le tempie, la fronte, la cute) e il corpo, funzione che ritiene fondamentale per la salute dell'uomo. Il quarto e un vecchio che si addormenta davanti alla telecamera che lo riprende, la quale segue le fasi del suo sonno. La quinta è più giovane, sui cinquanta e ci racconta la prima storia del film: deve essere già passata una buona mezz'ora. Non si esce da questo schema irregolare di una decina di facce silenti e parlanti, si va avanti così, tra persone che offrono le loro storie di vita - attinenti alla sfera lavorativa o privata: debiti, perdita al gioco, lavorare per guadagnare il più possibile, ritrovare un vecchio amore riconoscendo una attitudine del volto in un ragazzino che si scopre esserne il figlio - o solamente il passaggio degli anni sui loro volti. L'epidermide si fa quaderno di scuola, a righe o a quadretti a seconda delle esigenze: guance calanti, prognatismo, occhi minuscoli, invisibili quasi, froge del naso larghe a sorriso, rilassamento dell'espressione pre-onirica. Ni de lian è un viaggio senza ritorno nei lineamenti umani, nelle diversità che ognuno ha di pronunciare alcune parole, di posare le labbra una sull'altra in attesa, di spostare lo sguardo a destra o a sinistra: l'attenzione si perde nelle porzioni di pelle sotto gli occhi, nell'equilibrio della fisionomia, nella libertà dell'autore con cui mette in gioco i primi piani di coloro che si sono prestati a vivere con lui questa esperienza. Esercizio di stile metodico, precostituito, programmatico ma estremamente efficace.

(Ni de lian); Regia: Tsai Ming-liang; fotografia: Ian Ku; montaggio: Chang Jhong-yuan; musica: Ryuichi Sakamoto; interpreti: Huang Hsueh-feng, Hsu Lin Yu-jung, Lin Chi-hua, Chiang Shih-hui; produzione: Homegreen Films; origine: Taiwan, 2018; durata: 76'



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