William James Murray, per tutti Bill. Attore, comico, scrittore. E figura mitologica. Non si tratta di una esagerazione, ma di un fenomeno attualissimo. Da qualche anno infatti si stanno diffondendo storie che assomigliano a leggende urbane sulle misteriose e spontanee apparizioni di Bill in luoghi del tutto inasaspettati. Racconti che hanno contribuito a conferire all'attore questo ruolo di guro e figura iconica della società moderna.
Chi lava i piatti in un house party in Scozia? Chi ti serve una birra dietro il bancone di un bar in Austin, Texas? Chi appare nelle foto di fidanzamento di due perfetti sconosciuti a Charleston? Chi suona il tamburello con una band al femminile in una festa improvvisata? Chi canta "tanti auguri a te" alla nonnina per il suo compleanno? Chi duetta con te e i tuoi amici al karaoke a New York?
La risposta è una sola: Bill, no one will ever believe you, Murray. Questa è la frase che ti sussurra all'orecchio il celebre comico poco prima di svanire nel nulla. Nessuno ti crederà mai. Infatti, come potrebbero credere che un attore dalla carriera così importante, iniziata nella seconda metà degli anni settanta, e diretto da grandissimi autori quali Sofia Coppola, i fratelli Coen e Wes Anderson (solo per citarne alcuni), possa trovare il tempo e la voglia di partecipare ad eventi mondani di completi estranei. Eppure le prove al riguardo esistono e come per Nessie o Bigfoot vanno esaminate.
Le premesse per il documentario di Tony Avallone sono ottime, indagare una figura così amata e riverita ha, tuttavia, le sue difficoltà. A partire dall'idea di incontrare in prima persona il mito, la leggenda. Tony si scontra con la famigerata segreteria del numero 1-800, unico modo per contattare Bill, a cui anche Sofia Coppola ha duvuto attenersi per proporgli il ruolo di Bob Harris (Lost in Translation, 2003). E fallisce. Senza l'uomo e il suo punto di vista, il documentario diventa così un collage di episodi della vita di quegli estranei, di quei momenti unici e irripetibili e di ciò che significano nel ricostruire la figura di Bill Murray. Il giocoso intrecciarsi di racconti al limite del surreale e perle di saggezza tratte dalle battute dei personaggi interpretati dall'attore dell'Illinois, crea un atmosfera di semplice divertimento, intrisa di quella leggerezza dell'essere che sembra la chiave di volta per capire Murray.
Il cambio di rotta necessario per portare a termine il documentario ne salva l'esito, rendendo il poco pretenzioso docu-ritratto un simpatica visione con note profonde sul senso del prezioso consiglio del poeta latino Orazio, "carpe diem", a cui Bill Murray sembra attenersi con ottimi risultati.
(THE BILL MURRAY STORIES: LIFE LESSONS LEARNED FROM A MYTHICAL MAN); Regia: Tony Avallone; sceneggiatura: Tommy Avallone, Max Paolucci; produzione: Max Paolucci, Derrick Kunzer, Raymond Esposito, Kevin Sisti Jr. ; origine: USA, 2018; durata: 72'
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