lunedì 31 marzo 2025

I migliori film in streaming di David Cronenberg, che torna al cinema con The Shrouds - Segreti sepolti

L’arrivo nelle sale italiane di The Shrouds - Segreti sepolti segna il ritorno al cinema del genio cinematografico di David Cronenberg. Attivo fin dall’inizio degli anni ‘70, l’autore ha segnato un punto di svolta nella concezione dell’horror come genere capace di produrre anche un tipo di cinema personale e autoriale. Manca purtroppo all’appello dei suoi film in streaming il capolavoro Inseparabili (Dead Ringers, 1988), interpretato da uno straordinario Jeremy Irons. I titoli che abbiamo comunque selezionato per ripercorrere la sua incredibile carriera testimoniano la lucidità di un autore costantemente deciso a mettere in discussione la sua arte e se stesso attraverso essa. Buona lettura.

Cinque film in streaming diretti da David Cronenberg, autore di The Shrouds - Segreti sepolti

  • Il demone sotto la pelle
  • Videodrome
  • La mosca
  • A History of Violence
  • Cosmopolis

Il demone sotto la pelle (1974)

Il primo horror a lanciare a livello internazionale la carriera di Cronenberg è uno zombie-movie in salsa trasgressiva ambientato dentro un lussuoso condominio. Il demone sotto la pelle vede nel proprio cast la musa del genere Barbara Steele e un efficacissimo Alan Migicovsky. Momenti di cinema visivamente fortissimo che mettono subito in evidenza la visione dell'autore e le sue idee di metamorfosi del corpo che diventa espressione del mutamento anche interiore dell’essere umano. Con un finale aperto sorprendente e rivelatorio. Un horror “sociale” visionario e di enorme impatto. Primo film di culto di una serie interminabile. Disponibile su Google Play, Apple Itunes.

Videodrome (1983)

A conti fatti Videodrome è il primo vero capolavoro diretto da David Cronenberg, una dissertazione sul potere che il mondo mediatico può avere sulla psiche e sul corpo del singolo individuo. James Woods come protagonista è carismatico ma anche capace di esplicitare i sottotesti più fragili e complessi del proprio personaggio. Accanto a lui una Debbie Harry affascinante, una “Dark Lady” di enorme impatto emotivo. Pian piano il film si trasforma in un girone di un inferno cinematografico affascinante e visivamente portentoso, fino al finale profetico. Respingente negli effetti, follemente circolare e geometrico. FIlm imprescindibile per chi ama Cronenberg. Disponibile su Google Play, Apple Itunes.

La mosca (1986)

E qui arriviamo ai livelli massimo non soltanto della carriera del cineasta, ma dell’intera storia del cinema. Jeff Goldblum conduce La mosca dentro i meandri del dramma psicologico mentre il suo regista costruisce un puzzle visivo difficile da dimenticare, tanto è orripilante e ipnotico. Geena Davis e John Getz a supporto sono magnifici, ma a farla da padrone sono i trucchi da premio Oscar di Chris Walas. E incredibilmente alla fine del film, quando l’orrore è ormai esploso e ha invaso la nostra mente, si spende anche una lacrima per il mostro che anela l’oblio…Che altro aggiungere? Pietra miliare del cinema contemporaneo. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Amazon Prime Video, Disney +.

A History of Violence (2005)

Questo è un film di passaggio fondamentale nella carriera di Cronenberg, dal momento che i mostri si trasferiscono realmente sotto la pelle, ovvero nel senso di identità, nell'inconscio e nella mente dei personaggi. Ma allo stesso modo A History of Violence rimane un tassello corrente dentro la carriera di Cronenberg. Viggo Mortensen, Maria Bello, Ed Harris e un grandissimo William Hurt firmano un cast spettacolare, lucido e spietato. Film violentissimo, ipnotico, che conquista le nomination all’Oscar per l’adattamento da una graphic novel e per l’attore non protagonista (Hurt). Tra i migliori due, tre film di Cronenberg. Disponibile su Google Play, Apple Itunes, Netflix, TIMVision, Amazon Prime Video, NOW.

Cosmopolis (2012)

La critica e il pubblico lo hanno piuttosto ignorato, invece secondo noi questo rimane uno dei migliori film di Cronenberg degli ultimi anni. Perché Cosmopolis mette in scena una New York alienante e costantemente pervasa da un rumore di fondo che opprime, regalando un senso costante di minaccia in cui sono immersi tutti i personaggi. Robert Pattinson è perfetto come protagonista, Paul Giamatti, Juliette Binoche, Kevin Durand e tutti gli altri a supporto davvero perfetti. Dissacrazione di una classe sociale di aguzzini economici realizzata con cura e visione personalissima. Adattamento di un romanzo di culto di Don DeLillo. Lungometraggio assolutamente da riconsiderare. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, TIMVision, Amazon Prime Video, Rai Play.



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Biancaneve è ancora primo al boxoffice italiano del weekend

Il remake disneyano di Biancaneve ha mantenuto il primo posto in un boxoffice italiano del weekend sottotono, che ha globalmente registrato un calo del 37% rispetto alla settimana precedente (fonte Cinetel). Il film di Marc Webb con Rachel Zegler e Gal Gadot ha comunque tenuto la vetta con 1.507.500 euro, raggiungendo il nostro totale di 5.968.000. Non sono numeri altissimi, ma sono relativamente migliori di quelli negl USA, dove il lungometraggio è già slittato di una posizione e ha incassato al secondo weekend meno di Dumbo, che finora era il remake Disney più ansimante al cinema. In totale nel mondo Biancaneve veleggia sui 143.114.600 dollari, molto poco considerando il suo budget sui 250 milioni (stando a Forbes, Variety e Deadline).

Entra al secondo posto Le assaggiatrici di Silvio Soldini, dove si racconta di Rosa, che nell'autunno del 1943, rifugiatasi in un paesino per sfuggire alla guerra, scopre che lì vicino c'è il quartier generale segreto di Hitler. Il dittatore cerca delle persone che possano assaggiare quello che mangerà, terrorizzato dall'idea di essere avvelenato. Il film interpretato da Elisa Schlott parte con 792.400 euro (804.300 contando le anteprime).
Scivola dalla seconda alla terza posizione l'ormai trionfatore di questo inizio anno: FolleMente di Paolo Genovese guarda la concorrenza dall'alto del suo totale di 16.640.000 euro (di cui 580.900 raccolti nel fine settimana). Per quanto tempo rimarrà il film più visto in Italia del 2025? Edoardo Leo e Pilar Fogliati si amano e si scontrano, come si amano e si scontrano le loro personalità (Giallini-Lastrico-Santamaria-Papaleo e Puccini-Fanelli-Pandolfi-Giannetta).

Slitta dal terzo al quarto posto The Monkey di Oz Perkins, adattamento dell'omonimo lavoro di Stephen King: rastrella altri 267.700 euro e tocca il totale nostrano di 890.000. Quando una scimmia giocattolo batte il suo tamburo, qualcuno muore: lo sanno bene due fratelli gemelli, che arrivano all'età adulta ancora perseguitati dalla presenza... Costato solo una decina di milioni di dollari secondo Vulture, The Monkey ne ha totalizzati nel mondo 63.400.000.
Esordio in quinta posizione per la commedia E poi si vede con Fabrizio & Federico Sansone, meglio noti come I Sansoni, che spopolano sulle piattaforme. Storia umoristica di concorsi pubblici e raccomandazioni, ha raccolto 237.800 euro.

Il box office completo del weekend



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domenica 30 marzo 2025

I migliori film in streaming di Christopher Walken, grande istrione che compie oggi 82 anni

Compie oggi 82 anni l'istrione del cinema americano per eccellenza, ovvero il grande Christopher WalkenNel celebrare questo artista sempre scanzonato e capace di performance indimenticabili anche con poche scene in un lungometraggio, vi presentiamo come sempre cinque film in streaming da lui interpretati, scelti in mezzo a una filmografia davvero sterminata e preziosa. Buona lettura.

Cinque film in streaming interpretati dal grande Christopher Walken

  • Il cacciatore
  • La zona morta
  • Batman - Il ritorno
  • Prova a prendermi
  • Dune - Parte Due

Il cacciatore (1978)

L’epopea sulla Guerra del Vietnam realizzata da Michael Cimino regala a Walken l’Oscar come miglior attore non protagonista. Il cacciatore è un film controverso, non conciliatorio, anche ambiguo se vogliamo, ma senza la minima ombra di dubbio potentissimo. la sequenza sterminata del matrimonio è un momento di cinema inarrivabile per passione, realismo, le grandi interpretazioni anche del protagonista Robert De Niro, di Meryl Streep, John Cazale e tutti gli altri.  Altri quattro oscar vinti tra cui quelli per il miglior film e la regia. Sequenze destinate a rimanere impresse nell’immaginario collettivo, rivelatrici di una visione onirica e “larger than life”. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes.

La zona morta (1983)

L’adattamento del bellissimo romanzo di Stephen King offre a Walken il ruolo di protagonista ma soprattutto la possibilità di lavorare insieme a un “maestro” come David Cronenberg. Il risultato è un dramma a sfondo soprannaturale di enorme impatto emotivo. Se La zona morta funziona in maniera evidente lo si deve alla prova superba dell’attore ma anche alla regia attenta e sensibile del cineasta canadese. Altro enorme punto a favore del film è il supporto di Martin Sheen nel ruolo del senatore contro cui si scaglia la “maledizione” Johnny. Con un finale bellissimo e purtroppo oggi più che mai inquietante…Disponibile su Infinity +, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

Batman - Il ritorno (1992)

Nella parte di Max Schreck Walken sciorina tutta la sua enorme carica istrionica, contribuendo a fare di Batman - Il ritorno il film diretto da Tim Burton che più si avvicina alla sua visione dark del supereroe. Michelle Pfeiffer nel ruolo di Catwoman e Danny De Vito in quello del Pinguino sono due antagonisti eccezionali, a cui si contrappone un Michael Keaton più in parte rispetto al primo episodio. Scenografie bellissime e dark, costumi straordinari, un universo cinematografico preciso e davvero potente. Film da amare senza riserve, è davvero uno dei migliori cinecomic mai realizzati. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, TIMVision, Amazon Prime Video, NOW.

Prova a prendermi (2002)

Partecipazione straordinaria nel film di Steven Spielberg, in un ruolo che soprattutto per il cineasta significava davvero molto, quello di un padre assente e inaffidabile. Per le poche scene girate con i due protagonisti Leonardo DiCaprio e Tom Hanks Walken conquista una seconda nomination all’Oscar come non protagonista. Prova a prendermi è un biopic che si poggia su una relazione complessa e bellissima tra due uomini che devono imparare prima di tutto a capirsi. Uno dei migliori film di Spielberg nel nuovo millennio, con momenti di cinema assolutamente eccelsi. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, TIMVision, Amazon Prime Video, NOW.

Dune - Parte Due (2024)

Interpretazione contenuta e ammirevole nel ruolo dell’Imperatore che diventa il vero bersaglio della furia vendicativa di Paul Atreides. Con la sua presenza scenica unica Walken eleva il livello già molto alto di Dune - Parte Due, sequel che Denis Villeneuve rende degno capitolo successivo al magnifico originale. Timothée Chalamet fa un enorme e sorprendente lavoro, Zendaya, Rebecca Ferguson, Javier Bardem, Josh Brolin e tutti gli altri sono impeccabili. Prodigio visivo e un adattamento comunque robusto del capolavoro letterario di Frank Herbert. Enorme successo di pubblico e critica, candidato all’Oscar come miglior film. Disponibile su Google Play, Apple Itunes, TIMVision, Amazon Prime Video, NOW.



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Matt Damon, il film di Steven Spielberg che ama di più non è Salvate il Soldato Ryan (e c'è una buona ragione)

Matt Damon ha recitato in alcuni dei film più acclamati della nostra generazione, tra cui Interstellar (2014), The Departed (2006) e l'emozionante Salvate il soldato Ryan. A proposito della sua unica collaborazione con Steven Spielberg, sappiate che l'attore, nonostante sia una delle star principali del film, non ha annoverato il dramma bellico tra i suoi film favoriti. Nella sua top 5 c'è uno dei titoli più noti diretti dal papà di Jurassic Park, ma non è il dramma storico del 1998.

Non c'è dubbio che il film sulla seconda guerra mondiale con Tom Hanks sia uno dei capolavori di Spielberg. Salvate il soldato Ryan è stato un successo al box office, con oltre 481 milioni di dollari di incassi in tutto il mondo, e ha portato a casa ben 5 Premi Oscar, tra cui Miglior Regia. Tuttavia, per Matt Damon, è un altro il film del leggendario regista che merita il podio del suo cuore.

In una conversazione con Rotten Tomatoes, l'attore ha ammesso che Lo Squalo (1975), con le sue riprese in mare aperto, riflette "l'incredibile maestria" del regista e si è ritagliato uno dei primi posti nella lista dei suoi film preferiti.

È un film terrificante e perfetto. È semplice e, in un certo senso, perfetto e bello. È il primo Spielberg e dimostra semplicemente… Voglio dire, so che è stato un errore che lo squalo non fosse pronto, ma l'idea di non vedere lo squalo è semplicemente geniale. Ha attinto agli aspetti più primordiali e terrificanti del nuotare nell'oceano.

Il thriller del 1975, bsato sull'omonimo romanzo di Peter Benchley (1974), è stato un vero tour de force per l'allora giovane autore. Gli imprevisti sul set e la pressione dei piani alti ha causato a Spielberg uno stress difficile da metabolizzare per mesi, se non anni. Al tempo stesso, il clamoroso successo del blockbuster gli ha spianato la strada verso l'Olimpo hollywoodiano.

Gli altri quattro film del cuore del protagonista di The Odyssey sono Il Padrino Parte I e Parte II di Francis Ford Coppola, Prima di mezzanotte di Martin Brest e Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Leggi anche Steven Spielberg era convinto che Lo Squalo sarebbe stato un flop: "Sembrava così stupido!"

Salvate il Soldato Ryan: Steven Spielberg ha reso un inferno la vita di Matt Damon

Se c'è una cosa per cui il regista di E.T. è proverbiale, è la sua costante e meticolosa ricerca dell'autenticità. Un'aspirazione che, per Matt Damon, sarebbe diventata un incubo sul set di Salvate il soldato Ryan. Anche se, in nome della riuscita del film, è stato un prezzo onesto da pagare.

Spielberg ha fatto frequentare al cast un campo di addestramento militare per una settimana, affinché capissero a fondo lo stile di vita militaresco. Non a tutti i protagonisti, però, è stata inflitta questa pena. La star di Jason Bourne è stata esentata dal massacrante addestramento per una ragione ben precisa: il regista voleva che gli altri provassero un reale risentimento nei confronti del 'fortunello' Matt Damon.

A raccontarlo è stato il divo in persona, circa 3 anni fa, ai microfoni di GQ: "Non mi ha fatto andare al campo di addestramento in modo che gli altri ragazzi mi detestassero". Secondo il regista, l'assenza di Damon dal campo a cui tutti gli altri erano obbligati a partecipare avrebbe aiutato il cast a provare reali emozioni, quando, sul set, avrebbero rischiato la propria vita per salvare il personaggio principale, Ryan. Una strategia contorta, ma innegabilmente efficace!



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Death of a Unicorn, il regista spiega perché ha voluto evitare uno specifico cliché horror

Alex Scharfman ha voluto evitare uno specifico cliché horror in Death of a Unicorn e per un motivo ben preciso che rispecchia la trama.

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Un film Minecraft, Jack Black ha quasi interpretato un personaggio completamente diverso

In principio Jack Black era stato coinvolto in Un film Minecraft per interpretare un personaggio completamente diverso.

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Guardiani della Galassia, Will Poulter sul ritorno di Adam Warlock tra gli Avengers

Will Poulter ha interpretato Adam Warlock ed è diventato ufficialmente parte dei Guardiani della Galassia, ma tornerà nei prossimi film sugli Avengers? La parola all'attore.

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sabato 29 marzo 2025

Biancaneve, tutte le attrici che hanno interpretato la principessa Disney

Biancaneve è di ritorno al cinema con un film live action guidato da Rachel Zegler, ma quest’ultima non è stata l’unica ad aver interpretato una delle principesse più amate del repertorio Disney. Insieme ai sette nani, Biancaneve ha contribuito alla storia di Walt Disney, nato come primo lungometraggio dei suoi classici d’animazione. Sono trascorsi quasi cento anni dal suo arrivo al cinema (correva l’anno 1937) e Biancaneve resta uno dei personaggi più amati nel panorama animato e più in generale cinematografico: ma chi, oltre a Rachel Zegler, ha avuto l’opportunità di interpretarla?

Biancaneve, tutte le attrici che hanno interpretato la principessa Disney

Biancaneve e i sette nani con Adriana Caselotti

Non potremmo che partire da Adriana Caselotti, la voce originale di Biancaneve e i sette nani che nel 1937 ha introdotto al mondo intero il fascino di Biancaneve e la mela avvelenata. Assunta appena compiuti 18 anni, Adriana Caselotti è risultata essere la scelta giusta per il ruolo che doveva essere amichevole, innocente e senza età. La sua voce ha valorizzato la prima principessa d’animazione Disney ed è stata scelta tra altre 150 aspiranti.

C’era una volta con Ginnifer Goodwin

Pur non essendo una produzione cinematografica, Ginnifer Goodwin ad oggi è una delle interpreti di Biancaneve più apprezzate dell’intero repertorio. Si è cimentata nel ruolo in C’era una volta, Serie TV che ha proposto sul piccolo schermo nuove interpretazioni delle classiche fiabe riportando i suoi personaggi a Storybrook. Ginnifer Goodwin ha interpretato Biancaneve e la sua controparte nel mondo reale, Mary Margaret, ed è proprio sul set di C’era una volta che ha conosciuto il suo grande amore, Josh Dallas che ha interpretato il Principe Azzurro.

Descendants con Stephanie Bennet

Descendants è una saga cinematografica distribuita in streaming sulla piattaforma di Disney+ che ha introdotto un nuovo focus: raccontare la storia dei figli di villain ed eroi Disney, motivo per cui non può mancare di certo Biancaneve, che in questo caso ha le fattezze di Stephanie Bennett. Apparsa nel primo film della saga nel 2015, l’attrice interpreta Biancaneve intesa come un’eroina e regina di Charmington, che lavora come giornalista ed è proprietaria di Snack Shack.

Ralph Spacca Internet con Pamela Ribon

Anche in Ralph Spacca Internet, sequel animato di Ralph Spaccatutto distribuito al cinema nel 2018, sono state coinvolte le più famose principesse Disney e tra Belle, Rapunzel e Cenerentola è apparsa anche Biancaneve, il cui cast originale ha coinvolto Pamela Ribon, che in realtà figura anche come co-sceneggiatrice del sequel animato.

Biancaneve con Lily Collins

Anche Lily Collins ha avuto l’opportunità di interpretare Biancaneve accanto a Julia Roberts che in questo caso è la Regina Cattiva. Ispirato liberamente alla fiaba di Biancaneve e i sette nani, il film distribuito nel 2012 con la regia di Tarsem Singh segue la figlia del re al compimento dei diciotto anni. Il film è stato candidato agli Oscar nel 2013 nella categoria dei migliori costumi.

Biancaneve e il cacciatore con Kristen Stewart

Kristen Stewart deve la sua notorietà a Twilight, ma ha interpretato anche Biancaneve nel film del 2012 diretto da Rupert Sanders e condividendo la scena con Charlize Theron che in questo caso ha dato vita alla Regina Cattiva. Ad assisterla in questa avventura anche il Cacciatore Eric interpretato da Chris Hemsworth. A differenza degli altri progetti cinematografici, questa versione in Biancaneve e il cacciatore è più coraggiosa e battagliera.

Biancaneve con Rachel Zegler

Rachel Zegler è quindi l’ultima in ordine cronologico ad avere avuto l’opportunità di interpretare Biancaneve in carne ed ossa. Scelta come protagonista dell’ultimo live action Disney dedicato ai film dei grandi classici, la Zegler ha accompagnato la performance anche con la sua voce, già arrivata al pubblico in West Side Story.



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Les Misérables, Amanda Seyfried ha un unico rimpianto per la sua Cosette

Amanda Seyfried ha un unico e grande rimpianto in merito alla sua performance in Les Misérables.

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Harry Potter, Jamie Campbell Bower ricorda di aver lottato per prolungare il suo cameo

Jamie Campbell Bower è apparso brevemente nella saga cinematografica di Harry Potter e ricorda di aver rischiato un cameo ancora più breve, se fosse dipeso dal regista.

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venerdì 28 marzo 2025

Red Sonja: il film con Matilda Lutz sta finalmente per arrivare

Di Red Sonja, il film con Matilda Lutz che riporta sullo schermo il celebre personaggio appartenente al mondo di Conan il Barbaro, si sta parlando da anni, tra mille incertezze. Ora sappiamo non solo che il film è pronto, ma anche che è stato appena acquistato dalla Samuel Goldwyn Films che lo distribuirà in sala negli Stati Uniti nel corso di questo 2025. Il che, con tutta probabilità, significa che Red Sonja si preparerà anche a una distribuzione internazionale, se non in sala almeno su piattaforma.
Nata nel 1973 come personaggio di un fumetto Marvel firmato dallo sceneggiatore Roy Thomas e dal disegnatore Barry Windsor-Smith (che si sono ispirati a due personaggi di Robert E. Howard, il creatore di Conan, Red Sonya di Rogatino e Dark Agnes de Chastillon), Red Sonja è apparsa per la prima volta al cinema nel 1985 in un film da noi intitolato Yado, dove aveva le fattezze di Brigitte Nielsen, che con quel film esordì come attrice e si vide spalancare le porte di Hollywood. Yado era nato ovviamente per sfruttare la popolarità dei film di Conan con Arnold Schwarzenegger (che infatti appariva anche in Yado) e, sebbene il reboot di Conan del 2011 con Jason Momoa non sia stato un grandissimo successo, da allora si è iniziato a parlare di un possibile nuovo film su Red Sonja. Tramontato il progetto che avrebbe visto Robert Rodriguez regista e Rose McGowan protagonista, poi quello che coinvolgeva Simon West e Amber Heard, qualche anno il film sembrava rinascere grazie al coinvolfimento di Bryan Singer, poi finito nel turbine degli scandali sessuali e allontanato dal progetto.
Alla fine Red Sonja, che come detto vede nei panni della protagonista Matilda Lutz (probabilmente grazie alla sua performace feroce in Revenge di Coralie Fargeat, è stato affidato alla regia di Michael J. Bassett, che ha all'attivo diversi episodi della serie Ash vs. Evil Dead e film come Solomon Kane e Silent Hill: Revelations. Del cast fanno parte anche Robert Sheehan, Wallis Day, Michael Bisping, Luca Pasqualino, Rhona Mitra, Martyn Ford, Ben Radcliffe, Eliza Matengu, Veronica Ferres, Phillip Winchester e Trevor Eve.
Questa la trama ufficiale diffusa finora:

“Catturata. Incatenata. Costretta a combattere per la sopravvivenza. Red Sonja deve farsi strada tra le trincee di sangue dell'impero di un tiranno e radunare un esercito di reietti per reclamare la sua libertà e sconfiggere Dragan e la sua spietata sposa, Dark Annisia”.


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Fight or Flight: Josh Hartnett scatenato nel trailer di questo nuovo film d'azione

Un po' John Wick, un po' Bullet Train, questo action con protagonista l'attore di The Trap debutterà nelle sale statunitensi il prossimo 9 maggio. Ecco trailer e trama di Fight or Flight.

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giovedì 27 marzo 2025

La Settimana senza Dio: intervista a Nicola Nocella, lost in translation nella commedia tunisina presentata al Bif&st 2025

In Tunisia c'è stato un film che per ben dieci settimane ha battuto diversi record di incassi e che ha come protagonista maschile un attore italiano, che abbiamo conosciuto nel 2010 ne Il figlio più piccolo di Pupi Avati e abbiamo particolarmente apprezzato in Easy - Un viaggio facile facile. Parliamo di Nicola Nocella, che ha accettato la proposta del regista tunisino Mourad Ben Cheikh di capitanare il cast di una commedia intitolata La Settimana senza Dio e che racconta la disavventura di un antiquario mammone che vuole sposare una ragazza tunisina di nome Betty e parte per incontrare la famiglia di lei, che pretende che si converta alla religione musulmana e che accetti di farsi circoncidere. La risata, nel film, nasce dallo scontro di civiltà e culture. Come se non bastasse, Amadeus - questo il nome del personaggio di Nocella - ha una madre bigotta e possessiva che si oppone al matrimonio e che lo raggiunge nel paese dei futuri suoceri. Proprio da questo personaggio rompiscatole e bacchettone è partita la nostra intervista a Nicola Nocella, che ha accompagnato il film al Bif&st 2025, dov'è stato presentato in anteprima nazionale. A Nicola abbiamo domandato se sia peggiore una madre castrante o la circoncisione, e lui, sorridendo, ci ha risposto così: "Credo che sia peggio una madre castrante, per un motivo molto semplice. Una madre castrante è qualcosa che ti ritrovi fin dall'inizio della tua vita, esattamente come la circoncisione. Tuttavia la circoncisione, al di là del significato religioso, è un mero atto fisico, un taglio, un pezzettino di carne che va via e soprattutto una scelta che, volendo, puoi anche rinnegare. Una madre castrante non riesci a rinnegarla, perché in fondo ha il tuo stesso sangue e ti ha generato, anche se poi il principio cardine della psicoterapia è: uccidi tua madre, uccidi tuo padre. Sarebbe la prima cosa da fare, ma in realtà non la fa nessuno. Ogni volta che dico questa cosa, ripeto sempre: "Uccidi tuo padre e tua madre e, se capisci come si fa, spiegamelo, perché io non proprio non lo so". In ogni modo mi sono reso conto che mia madre è castrante senza volerlo essere, mentre la madre del film è veramente terribile, e a questo proposito Mourad ed io abbiamo lavorato tanto sulla postura di Amadeus, che è molto rigido, molto dritto, molto "comportati educatamente, stai su, stai dritto". Amadeus si è sentito ripetere queste cose in continuazione, per cui per lui è naturale tenere il petto in fuori e la pancia in dentro, insomma girare come una mamma vorrebbe che girasse il proprio figlio. Amadeus è ben vestito, educato, elegante, è il cocco di mamma, il bello di mamma, ed evidentemente questo è uno dei motivi per cui Betty si innamora di lui".

Betty a un certo punto dice che gli uomini sono tutti uguali, che siano italiani o tunisini. Hanno un rapporto morboso con la madre, che per le loro future mogli o fidanzate è un nemico imbattibile. Secondo te c'è una soluzione per questo increscioso problema?

Molti dei miei coetanei hanno capito che stare a casa dei genitori è brutto, soprattutto se hai 40 anni. Io non mi so stirare le camicie, ma piuttosto che darle a mia madre, le porto in lavanderia, e quindi mi prendo la responsabilità di dire: "Non so stirarmi le camicie, però lavoro, guadagno dei soldi e do del lavoro a qualcun altro". Credo che sia importante emanciparsi ma senza rinnegare completamente i propri genitori. Io una madre castrante l'ho avuta per troppo amore, e troppo amore fa male. Mia mamma mi considera ancora figlio, forse perché non ho figli. Sulla questione padri, invece, ti do una chicca: è vero che noi maschi ammazziamo il padre molto presto, ma arriva un momento in cui gli somigliamo sempre di più. Somigliamo sempre di più a quelle cose che abbiamo odiato di nostro padre.

L’Italia e la Tunisia sono davvero vicine, ma si tratta di due mondi contrastanti e che quindi faticano a comunicare. Girando il film in Tunisia, hai percepito una grande differenza fra te e la gente del posto?

La Tunisia è dietro l'angolo, come dici giustamente tu, però da Bari io non posso andare a Tunisi con 1h di aereo come vorrei. Per arrivare a Tunisi io devo fare Bari - Roma e Roma - Tunisi. Lo scorso anno mi è stato proposto di fare addirittura Bari -Berlino, Berlino - Tunisi, che significa che per arrivare a Tunisi mi devo prima allontanare, il che trasforma un viaggio che sarebbe di un'ora scarsa in un viaggio di 6,7,8 ore. Questo vuol dire che la Tunisia è vicinissima eppure si allontana in una maniera quasi organica, proprio per una questione di tempi di viaggio, dal posto in cui noi abitiamo. Mi sono subito reso conto che fisionomicamente i tunisini sono simili a noi. Quando vivevo a Milano e frequentavo le agenzie di scommesse, arrivavano i muratori algerini e, te lo giuro, sembravano i miei zii, quindi il Nord Africa è vicino a noi in una maniera feroce. Però, quando arrivi in Tunisia, ci sono dogane su dogane e controlli su controlli, che sono cose che rendono il paese respingente, perché molto probabilmente loro sono abituati a queste seccature, anzi le amano, perché forse così si tutelano. Io sono stato fortunato perché ho incontrato Mourad, che è considerato uno dei più grandi intellettuali del paese. È stato uno dei promotori della Primavera Araba. Stava sotto gli spari, stava lì con la sua macchina da presa, e con i suoi documentari è arrivato al Festival di Cannes. Inoltre è stato chiamato da un produttore illuminato per fare una serie tv che è partita con il 13% di share ed è finita con il 62%. Quando sono arrivato in Tunisia, mi sono reso conto di essere davanti a una figura enorme. La grandezza di quest'uomo è nella sua apertura e nel suo sforzo per farmi sentire gli altri al suo livello.

Come ti sei trovato con gli attori tunisini?

Essendo Mourad una figura importante, i suoi attori erano tutti bravissimi, anzi dei veri e propri fenomeni. l'attore che fa l’Imam è una specie Gassman tunisino. Con me parlava in italiano perché si ricordava quando aveva fatto l'Antigone a Taormina. Ci sono delle scene in cui siamo andati a braccio e gli attori tunisini erano talmente straordinari da mettermi o condizione di entrare quando era giusto per dire le battute che servivano per mandare avanti la scena, ma era tutta una questione di feedback emotivo, di orecchio, di emozione, di sensazione. Non c’è mai stato un "tocca a te, tocca a te, tocca a te". Mourad è un regista di attori e ci ha potenziati tutti tantissimo. Amal Mannai non è un'attrice, ed è andata a vincere il premio a Luxor come miglior attrice. Mourad ti tira fuori ogni stilla di emozione e lo fa in maniera pulita: ti accoglie e ti rilancia. Mi ha portato in Tunisia una settimana prima e mi ha detto: "Vorrei che conoscessi i miei attori, mi piacerebbe che facessi delle prove insieme a loro". Poi ha aggiunto: "Io voglio fare un concerto jazz, dobbiamo fare uno dei più bei concerti jazz della storia. La partitura è questa però poi cercate di divertirvi".

Mourad Ben Cheikh si definisce un erede illegittimo della commedia all'italiana. Tu lo vedi così?

Ama definirsi erede illegittimo della commedia all'italiana perché dalla Tunisia è venuto via a 20 anni, si è laureato al DAMS, a Bologna, e poi, dopo il DAMS ha iniziato a lavorare anche come scenografo, perché si era diplomato alle belle arti in Tunisia, dopodiché ha cominciato a lavorare per Rai 3 a un programma che secondo me è uno dei più belli degli ultimi 20 anni, e cioè Sfide. Mourad faceva l’autore e per 10-12 anni è rimasto in Italia. Nel nostro paese ha costruito la sua cultura e la sua voglia di cinema, aggrappandosi alla commedia all'italiana degli anni '70, '80, '60. Lui dice sempre: "Io sono illegittimo ma sicuramente sono figlio di quella roba lì". Se posso dirti una cosa, è che questo film è molto più lieve delle commedie che ci sono in questo momento in giro, è un po’ teatrale ogni tanto e si muove su dei temi che vengono trattati in maniera meno violenta che altrove. Mourad ha deciso di fare un film come se l'avesse girato 50 anni fa, e secondo me ci è riuscito. Tu parli di contrasto: ebbene la commedia è contrasto. Noi siamo quelli che ridono quando uno scivola sulla buccia di banana, sappiamo che fa malissimo però ridiamo, altrimenti non ci sarebbe Paperissima, che da 40 anni va in tv. Ma se tu non vai fino in fondo con le tue emozioni, il contrasto non c'è. Nel film, se ci fai caso, non c'è mai una battuta pronunciata per far ridere. Mourad ha preso me, mi ha voluto così, esattamente come sono, e non ha mai insistito sulla mia taglia macchiandosi di bodyshaming. Ne La Settimana senza Dio è sempre tutto molto leggero, non c'è mai un giudizio. La mamma e la zia di Betty fanno un solo commento sulla mia corporatura, ma quando Betty dice: “Io sono innamorata di lui", le critiche finiscono. Noi siamo circondati da uomini e donne meravigliosi, poi ci sono quelli come me, e quelli come me devono imparare una cosa fondamentale, vale a dire che, e io '’ho scoperto a 29 anni, non sono figo perché lo decidono gli altri, ma sono figo perché lo decido io che mi sento figo, e se mi sento figo, gli altri mi vedono figo. Come vorrei poter dire questa cosa a un sedicenne, per questo lo ripeto e lo ripeto: "Sei figo perché fai delle cose che ti fanno stare bene e perché sei bravo in quello che fai".

La Settimana senza Dio parla anche di sorellanza. Le donne della famiglia di Betty sono un nucleo compatto e solidale. In questo vedi una somiglianza fra Tunisia e Italia?

Nel film a un certo punto l'Imam che dice: "Per fortuna in Tunisia le donne non subiscono la circoncisione", nel senso che là c'è tutto un mondo che racconta davvero questa sorellanza in maniera fortissima, potentissima, nel senso che le donne sono sempre un gruppo. Dopo un primo momento di screzio, i personaggi femminili che fanno? Trovano un fronte comune e vanno avanti. I maschi no, continuano a litigare fra di loro, perché alla fine sanno benissimo in che direzione stanno andando. Murad trasforma questa commedia leggera in politica e alla fine capisci perché quest'uomo sia passato dal raccontare la Primavera Araba a questa commedia. La Settimana senza Dio è anche una commedia di cliché, e lo dico sapendo che non parlo male del mio film. È una commedia fatta di stereotipi e di stereotipi distrutti, massacrati uno dopo l'altro, e sai la cosa che mi ha fatto veramente amare questo film fin dalla prima lettura? La certezza che, se io sposassi una ragazza tunisina di 25 anni, la mia famiglia direbbe: "Ecco, chissà che cosa vuole, chissà perché sta con te!". Insomma la farebbero a pezzi questa povera ragazza. Succede che vai dall'altra parte del mondo, che sembra vicina ma in realtà è lontanissima, perché è in un altro continente, ha un'altra tradizione e un’altra religione, e scopri che loro si comportano nella stessa identica maniera. Loro dicono: "Ma tu puoi avere di meglio, ma perché proprio lui?". Tutte e due le famiglie del film rispondono nella stessa maniera. E la cosa incredibile è che vedere loro che reagiscono come una tipica famiglia italiana mi fa ridere da morire. Secondo me, però, il gruppo di donne che viene fuori da questo film è granitico. Non so se ci sia qualcosa di simile in Italia, probabilmente no. Le famiglie numerose sono sempre di meno, quindi fanno fatica a creare un gruppo forte e unito. Io sono cresciuto in una famiglia molto numerosa, ed è una cosa bellissima.

Se tu dovessi fare un bilancio della tua esperienza in Tunisia, cosa diresti?

Ti confesso che ho passato un mese strano, perché gli attori tunisini hanno un modo di relazionarsi alla professione molto diverso dal nostro. Arrivano sul set con un'idea, un'infarinatura, se poi è il regista a volerlo, spingono sulla memoria, altrimenti si prova tanto sul set. Io sono abbastanza una macchina da guerra. Ammetto di aver fatto fatica durante la lavorazione di La Settimana senza Dio e ho capito perché Mourad ha voluto alcuni giorni prima dell'inizio delle riprese, per cui al principio ho faticato davvero e ho addirittura perso il sonno, e ho fatto una fatica terribile ad adeguarmi a quel modo di lavorare, ma una volta trovato, siamo partiti e ci siamo divertiti, e quindi è stato strano, però mi porto negli occhi delle immagini stupende: ad esempio uno che arriva e parcheggia una capra, o altre cose quotidiane che mi hanno emozionato.



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Rust, il trailer del western con Alec Baldwin, esce il film segnato da un incidente fatale

È uscito il trailer ufficiale di Rust, un western interpretato da Alec Baldwin e diretto da Joel Souza: difficile però far finta che la notizia sia davvero questa, perché se avete buona memoria dovreste ricordare cosa accadde sul set di questo lungometraggio, il 21 ottobre 2021. Dalla pistola di Baldwin partì un colpo reale, che uccise la direttrice della fotografia Halyna Hutchins e ferì il regista. La produzione del film si interruppe per le ovvie conseguenze penali del fatale errore, traumatizzando non ultimo proprio Baldwin, indagato e suo malgrado protagonista di un iter giudiziario molto lungo. Si riprese comunque a girare il film dopo una lunga pausa.

Rust, la storia di finzione e il dramma reale

Dopo le vicende che ne hanno drammaticamente segnato la lavorazione, Rust ha faticato per trovare una distribuzione, alla fine gestita in patria dalla Falling Forward Films, che si occupa di un'uscita limitata, alla quale seguirà la pubblicazione in digitale a stretto giro, a cura dell'Ascending Media Group. Evidentemente per ragioni economiche non è stato possibile archiviare il tutto, per cui arriva sullo schermo questa storia western ambientata nel Kansas del 1880: quando l'orfano Lucas McCalister (Patrick Scott McDermott) uccide per errore un rancher, viene condannato all'impiccagione, ma si trova a evadere col pistolero Harland Rust (Alec Baldwin). I due fuggono verso il Messico, braccati dalla legge e da un cacciatore di taglie.
Che il film narri di una morte accidentale suona ora come una beffa del destino. C'è da dire che la tragica situazione si può dire ormai legalmente conclusa. Già nell'ottobre del 2022 la famiglia Hutchins aveva ottenuto un risarcimento, tanto che il vedovo Matthew dichiarò: "Non ho interesse nel recriminare o attribuire colpe, ai produttori o al sig. Baldwin. Tutti noi crediamo che la morte di Halyna sia stata un terribile incidente. Sono grato ai produttori e alla comunità dello spettacolo per essersi uniti nel celebrare l'ultimo lavoro di Halyna". In realtà, a riprese ripartite, nel gennaio 2023 Baldwin era stato accusato di omicidio involontario dal tribunale del New Mexico, ma le accuse sono state ritirate nello stesso aprile (mentre è stata condannata Hannah Gutierrez-Reed, la responsabile delle armi da fuoco sul set).
C'è da aggiungere che comprensibilmente non tutta la troupe ha accettato di tornare a lavorare sul progetto quando è ripartito, mentre Bianca Cline prendeva il posto della scomparsa Halyna come direttrice della fotografia. Un paio di attori sono anche cambiati per cause di forza maggiore, avendo preso altri impegni incociliabili con lo slittamento. Le riprese si sono concluse nel maggio 2023. Leggi anche Alec Baldwin - Archiviate le accuse di omicidio colposo per la morte di Halyna Hutchins sul set di Rust



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A Working Man: il trailer finale del film con Jason Statham

Manca poco al 10 aprile, giorno in cui arriverà nei cinema italiani questo nuovo film con l'attore inglese, diretto nuovamente dal David Ayer di The Beekeeper. Ecco il trailer finale di A Working Man.

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mercoledì 26 marzo 2025

Armageddon, Ben Affleck demolì il film... nel commento audio (ma pochi se ne sono accorti)

Avete presente quei video sui social stile "tutti gli errori di qul film", con i tormentoni sui "plot hole"? È divertente realizzare come Ben Affleck stesso, tra gli interpreti dell'Armageddon di Michael Bay, avesse preso in giro le forzature logiche della storia, ma nel commento audio ufficiale del dvd! E nessuno lo bloccò...

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James Bond, il prossimo film coinvolgerà anche i produttori di Spider-Man e Harry Potter

Il franchise di James Bond continua ad evolversi e questa volta avrebbe puntato a nuovi produttori. Secondo quanto riferito, la produttrice Sony Amy Pascal nota per il suo coinvolgimento nella trilogia di Spider-Man si concederà un tentativo con 007 e non sarà l’unica. Anche David Heyman, produttore di Harry Potter, si è unito alla causa e insieme daranno il loro contributo ad una nuova era di James Bond, la cui gestione creativa è stata totalmente ceduta ad Amazon MGM Studios da parte dei produttori di lunga data Barbara Broccoli e Michael G. Wilson.

James Bond, i produttori di Spider-Man e Harry Potter si occuperanno del prossimo film

Secondo quanto riferito da ComicBook, Amy Pascal è stata coinvolta nel franchise di 007 e produrrà con la sua Pascal Pictures, mentre David Heyman produrrà con Heyday Films, la società di produzione dietro Harryu Potter e Animali Fantastici. Courtenay Valenti, Head of Film di Amazon MGM Studios, ha chiarito:

Stiamo affrontando ogni decisione creativa con James Bond, che Barbara Broccoli e Michael G. Wilson hanno guidato in modo così magistrale, con il massimo senso di responsabilità. Amy Pascal e David Heyman, parte di un gruppo d'élite di produttori che hanno sviluppato e gestito enormi franchise cinematografici con successo al botteghino e consensi della critica, sono due dei produttori cinematografici più affermati, esperti e rispettati del nostro settore. Siamo onorati di lavorare con loro al prossimo capitolo di James Bond e siamo entusiasti di offrire al pubblico globale una narrazione che mantenga l'impeccabile eredità di questo amato personaggio.

In una dichiarazione congiunta, i due produttori hanno dichiarato: “James Bond è uno dei personaggi più iconici della storia del cinema. Siamo onorati di seguire le orme di Barbara Broccoli e Michael Wilson, che hanno realizzato così tanti film straordinari, e onorati ed emozionati di mantenere vivo lo spirito di Bond mentre si imbarca verso la sua prossima avventura”. Secondo quanto riferito da The Hollywood Reporter, l’accordo stipulato tra il franchise i due produttori sarebbe strettamente collegato al prossimo film su James Bond ancora sprovvisto di titolo e di data d’uscita, per cui non è un accordo a lungo termine.



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Jude Law è Vladimir Putin: l'impressionante trasformazione nei primi scatti dal set de Il Mago del Cremlino

Siete pronti a vedere l'affascinante e carismatico Jude Law in una veste completamente inedita? Il divo, tra i sex-symbol più desiderati di Hollywood, è impegnato su uno dei set più complessi della sua brillante carriera: quello de Il Mago del Cremlino, diretto Olivier Assayas, in cui interpreta il Presidente russo Vladimir Putin. I primi scatti della star di L'amore non va in vacanza nei panni del controverso politico hanno fatto in un baleno il giro del web e non è difficile capire il perché.

A gennaio, l'attore ha dichiarato ai microfoni di Deadline di sentirsi piuttosto teso all'idea di calarsi nei panni di Putin. Si tratta di un ruolo destinato indubbiamente a far discutere, proprio com'è appena successo a Sebastian Stan, che ha raccontato di aver trascorso "notti insonni" dopo essersi trasformato in Donald Trump per The Apprentice. Le riprese del film sono da poco iniziate a Riga e, a diffondere le prime immagini dal set, è stato il portale Novaya Gazeta Europa. Non si può negare che la metamorfosi di Jude Law sia impressionante.

Il Mago del Cremlino con Jude Law non è un biopic su Vladimir Putin

Il Mago del Cremlino è l'adattamento dell'omonimo bestseller del 2023 di Giuliano da Empoli (che firma anche la sceneggiatura, a quattro mani con Emmanuel Carrère), ambientato tra gli Anni Novanta e i primi anni del Duemila. Cominciamo con le dovute precisazioni: Assayas non dirige un biopic su Putin. Il romanzo, infatti, racconta un immaginario incontro a Mosca fra l'autore del romanzo e il produttore televisivo Vadim Baranov (personaggio basato su Vladislav Surkov), braccio destro di Putin. Jude Law, dunque, non sarà il protagonista del film. Tuttavia, la trama seguirà anche la scalata al potere dell'ambizioso futuro presidente.

A gennaio, prima di cominciare a girare, Law ha confidato a Deadline di sentirsi come di fronte a "un Everest da scalare". "Spesso è così che mi sento quando dico di sì. - ha aggiunto - Pensavo: 'Oh Dio, come farò?' Ma comunque, questo spetta a me risolverlo". Al suo fianco recita un cast di tutto rispetto, annunciato da Variety a maggio 2024, che include Paul Dano, Alicia Vikander, Zach Galifianakis e Tom Sturridge. Il primo interpreterà probabilmente Baranov: un artista che, secondo la sinossi diffusa dal portale, "confonde la verità con le bugie, le notizie con la propaganda, dirigendo l'intera società come un grande reality show", mentre "lavora nel cuore del potere russo. Solo il suo amore per la magnetica e libera Ksenia può distoglierlo da questo gioco pericoloso". Quest'ultima potrebbe avere il volto della star di The Danish Girl.



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martedì 25 marzo 2025

Twisters, in arrivo il sequel del reboot con Glen Powell e Daisy Edgar-Jones?

Secondo lo scooper Daniel Richtman, il progetto di un Twisters 2 sarebbe già avviato presso la Warner Bros., evidentemente contenta di come si è comportato il primo capitolo al boxoffice internazionale: non era così immediato dedurlo, considerando che al di fuori degli States il lungometraggio catatrofico con Glen Powell e Daisy Edgar-Jones non è stato un campione d'incassi. Dovremo attenderne per saperne qualcosa di più, e specialmente per avere dettagli ufficiali sul seguito del film, che era a sua volta un reboot del Twister del 1996...

Twisters, dal reboot al sequel, gli uragani vendono ancora bene

Twisters non poteva essere costruito in modo più tradizionale, nell'ambito del filone catastrofico: i protagonisti sono una cacciatrice d'uragani (Daisy Edgar-Jones), apparentemente pentita dopo un evento traumatico negli anni dell'università, e un influencer spaccone (Glen Powell) che cerca l'evento perfetto per i suoi follower, tirandola fuori dal suo isolamento. Due punti di vista diversi, tra scienza e divertimento, per raccontare un fenomeno atmosferico che soprattutto negli USA è un flagello molto sentito: tanto sentito che il film di Lee Isaac Chung ha incassato in patria 267.760.000 dollari del suo totale mondiale di 372.260.300 (fonte Boxofficemojo). Se lo scoop di Richtman sarà confermato, la Warner Bros. starebbe dunque puntando su un incasso soprattutto nordamericano, una mossa coraggiosa per blockbuster sui 155 milioni di budget. L'originale Twister del 1996, diretto da Jan de Bont, era interpretato dal compianto Bill Paxton e Helen Hunt, da una sceneggiatura di Michael Crichton: raccolse nel mondo quasi 500 milioni di dollari, per un budget sui 92. La vicenda originale era simile: la protagonista era sempre traumatizzata, ma interagiva non con un bell'uomo aitante, bensì col suo ex-marito, inventore di uno spericolato sistema per studiare gli uragani... dall'interno! Leggi anche Grazie a Twisters, Glen Powell ha allargato la famiglia adottando Brisket



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Fratelli di Culla: Alessandro Piva racconta i figli di nessuno del Brefotrofio di Bari tra femminismo e senso di appartenenza

Alessandro Piva, che abbiamo conosciuto nel 1999 grazie al folgorante LaCapaGira, parlato quasi completamente in dialetto barese, continua il suo percorso di documentarista interessato alla storia italiana del secolo scorso con Fratelli di Culla, un'incursione nell’ex Brefotrofio di Bari che, dal dopoguerra agli anni '90, è stato la casa di tanti neonati abbandonati dalle madri per ordine delle loro famiglie, determinate a non accettare i bambini nati al di fuori del matrimonio o concepiti in età troppo giovane. A occuparsi di questi "figli di nessuno" è stata una comunità femminile instancabile e generosa, formata da balie, suore, cuoche, bambinaie, educatrici e assistenti sociali che ancora ricordano con affetto decine di lettini pieni di bimbi e neomamme smarrite alle prese con qualcosa di molto più grande di loro. Nel suo film Piva ha dato voce a questi bambini - che oggi hanno tra i 50 e i 60 anni - e lo ha fatto con grande delicatezza, con la consapevolezza di chi sa che deve procedere con cautela per rispettare le fragilità e le debolezze altrui e la curiosità di chi è interessato al cuore umano e alle sue intermittenze.
Incontriamo Alessandro Piva al Circolo della Vela, che da quest'anno è uno dei luoghi del Bif&st, e ci facciamo raccontare innanzitutto la genesi di un progetto che ha catturato fin dai primi fotogrammi il nostro interesse.

"L’idea di Fratelli di Culla" - ci spiega il regista - "nasce fondamentalmente dalla coincidenza topografica di aver abitato per molti anni a pochissima distanza dal Brefotrofio di Bari, che ho visto slabbrarsi negli anni. Considerata la mole dell'istituto, ho pensato che ci dovessero essere delle storie legate a quel posto che avevano attraversato i decenni. Un altro elemento scatenante è stato rendermi conto che online ci sono tantissimi annunci di persone che, da neonate, erano passate da quell'istituto. La rete ormai sta sopperendo agli impedimenti che rendono faticoso risalire alle proprie origini biologiche da parte di coloro che scoprono di essere stati adottati, e quindi online ci sono appelli di individui che cercano di ottenere informazioni sulla propria madre biologica. Alcuni sono toccanti, disperati e ossessivi e mi hanno intenerito e commosso. Così ho pensato che, unendo questi due elementi, il mio documentario poteva diventare il secondo capitolo di un mio lavoro sulla storia italiana relativamente recente che è partito con Pasta nera, un documentario che parla dei bambini meridionali ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sia Pasta Nera che Fratelli di Culla narrano storie che riguardano centinaia di migliaia di individui. Considera che si stima che un milione di persone siano passate da istituti come il brefotrofio di Bari. Di loro si parla pochissimo, e così ho pensato che sarebbe stato bello dare a questi individui il giusto spazio".

Nel documentario si avverte una forte empatia nei confronti dei bambini che sono stati abbandonati e che oggi sono adulti. Che impressione ti hanno fatto?

Mi hanno colpito moltissimo. Quando un documentario funziona, ti coinvolge quasi inconsapevolmente sempre di più. Così è stato per Fratelli di Culla, per cui ho incontrato prima di tutto le operatrici della struttura. Anche se non erano coinvolte così personalmente nelle vicende dei bambini adottati, sono tornate indietro nel tempo con una vivacità e un'energia che ci ricorda che, all'interno di questi istituti, si era formata una comunità al femminile molto solidale. Dopodiché ho rintracciato i testimoni che vedete nel documentario, che spesso e volentieri hanno scoperto molto più avanti nella vita di essere stati adottati. Parlare con loro è stato molto emozionante. Considera che questo è il mio documentario in cui la troupe ha vacillato di più mentre girava: c'era il fonico che singhiozzava, l'operatore che chiedeva di fare una pausa. Avevamo a che fare con temi decisamente coinvolgenti, che però venivano raccontati quasi con freddezza e con molta pacatezza dai nostri protagonisti, perché probabilmente molti sono riusciti a trovare un equilibrio tra un passato pieno di punti interrogativi e un presente carico di possibilità. Le famiglie adottive hanno regalato a molti di questi bimbi una nuova opportunità, qualcosa che probabilmente le famiglie di origine non avrebbero potuto garantire.

Nel documentario ci sono filmati delle battaglie delle donne, a cominciare dalle manifestazioni a favore dell’aborto. Come mai?

Il filo rosso che lega il racconto anche cronologico del documentario sono le lotte femminili, il cambio culturale che ha portato all'emancipazione e al femminismo, o forse è il femminismo che ha innescato un mutamento socio-culturale che ha portato a due enormi conquiste che hanno cambiato totalmente il paradigma sociale italiano: la legge sul divorzio prima e la legge sull'aborto poi. Questi due colpi assestati all'Italia conservatrice, in altre parole l'Italia di matrice cattolica e democristiana, hanno demolito la ragione sociale di istituti come il Brefotrofio che racconto nel documentario, e infatti sono stati chiusi per mancanza di utenti.

A proposito di rivendicazioni femminili, credi che il #MeToo abbia davvero cambiato le cose? Cosa vedi, ad esempio, in questo momento nel nostro paese?

L'emancipazione femminile, il concetto della famiglia e la maternità sono i temi fondamentali del nostro stare insieme, del nostro vivere civile, quindi è ovvio che tornino in maniera ricorrente. Certamente anche il femminismo ha una storia di ondate, di movimenti: il primo femminismo, il secondo femminismo e così via. il #MeToo è un movimento che noi uomini abbiamo vissuto come un insieme di tentativi di scuotere un sistema e un modo di pensare ormai superati, ma credo che cambiare la cultura del nostro paese e demolire definitivamente il patriarcato sia una cosa che ha bisogno di tempi ragionevoli. Ci dobbiamo arrivare piano piano. I miei figli sono sicuramente più pronti di me ad affrontare questi cambiamenti paradigmatici, che a una certa età è più faticoso gestire.

Torniamo ai fratelli di culla e alle difficoltà che molti di loro hanno avuto nel rintracciare la propria mamma biologica. Qual è stato il problema? Scartoffie?

Scartoffie, burocrazia, leggi. In Italia è famosa una legge degli anni '80, chiamata La legge dei 100 anni, che cerca di rispondere, con gli strumenti che si avevano all'epoca, a una doppia necessità: innanzitutto quella di continuare a garantire l'anonimato alle madri che avevano richiesto di rimanere sconosciute favorendo così il percorso dell'adozione di bambini che avevano diritto a una seconda opportunità. Poi c'era il desiderio di garantire alle persone adottate il diritto di risalire alle proprie origini. Sono due esigenze completamente diverse, però oggi abbiamo capito che moltissime delle madri che hanno abbandonato i loro figli l'hanno fatto per costrizione, e quindi qual è la vera volontà di una donna che rinuncia al proprio figlio? Ecco cosa bisognerebbe capire. È anche vero che in questo momento c'è già uno strumento che consente a chi è stato adottato di far arrivare alla madre naturale la richiesta di uscire dall'anonimato. La madre in questo momento ha facoltà di negare questa richiesta e questo diritto, e comunque si tratta di una materia molto complessa. Quello che è certo è che in Europa la tendenza è diversa da quella italiana, però credo che le cose abbiano cominciato a cambiare e che quindi siamo pronti per affrontare l’intero impianto legislativo alla luce di una cultura che è cambiata e di necessità che sono mutate, e penso in particolare alle necessità sanitarie. Ci sono persone che hanno un grande bisogno di risalire al proprio patrimonio genetico o di rintracciare eventuali compatibilità midollari, e quindi, proprio alla luce di questo, bisognerebbe ripensare il rapporto tra diritti e possibilità.



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Clown in a Cornfield: il trailer del nuovo slasher satirico di Eli Craig

L'autore di Tucker & Dale vs. Evil torna con un nuovo film che è appena stato presentato al SXSW di Austin. Ecco trailer e trama di Clown in a Cornfield.

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lunedì 24 marzo 2025

5 cult intoccabili che sono stati dei flop al botteghino!

È difficile da credere, ma alcuni dei più grandi film della storia del cinema hanno ricevuto una pessima accoglienza al debutto. Oggi sono considerati intoccabili - guai ad affermare che non piacciano! - eppure, al botteghino, sono stati delle cocenti delusioni. Il tempo ha dimostrato che il disastro al box office non necessariamente determina il destino di un lungometraggio, ma quali sono i fattori che hanno giocato a sfavore dei suddetti? Proviamo a scoprirlo attraverso 5 titoli emblematici.

Le ragioni del flop sono variabili. La causa potrebbe essere una fiacca campagna di marketing, il periodo di uscita nelle sale, o, ancora, una versione cinematografica non all'altezza. Fortunatamente il pubblico ha deciso di dare una seconda possibilità a questi film, trasformandoli in classici di culto (se non in alcuni dei migliori film mai realizzati).

La donna che visse due volte (1955) di Alfred Hitchcock

Via il dente, via il dolore. Vertigo (tradotto in italiano con La donna che visse due volte) è, secondo voci eminenti, il capolavoro più importante nella filmografia del leggendario Alfred Hitchcock. Eppure, a suo tempo, gli incassi furono tutt'altro che appaganti e il film riuscì a malapena a pareggiare i conti. La trama di Vertigo è appassionante e ricca di tensione: non per questo il thriller fu accolto calorosamente. In parte la responsabilità fu del regista, che ritirò il film dalla circolazione per molti anni.

Nel corso degli anni, tuttavia, il capolavoro con James Stewart e Kim Novak si è riscattato, raggiungendo il traguardo più ambito. Nel 2012, la rivista Sight and Sound del British Film Institute ha decretato Vertigo il miglior film mai realizzato, sostituendolo a Quarto potere (rimasto in vetta per 50 anni).

Donnie Darko (2001) di Richard Kelly

Donnie Darko è uno di quei film che lasciano gli spettatori con più domande che risposte. L'esordio alla regia di Richard Kelly è uno straordinario thriller psicologico e fantascientifico che ha fatto fatica a guadagnarsi la meritata popolarità. Stroncato al Sundance Film Festival da una recensione negativa, il film con Jake Gyllenhaal ha tribolato per trovare una distribuzione. Allo scarso successo ha contribuito non poco la data di uscita, sei settimane dopo gli attentati dell'11 settembre. Nel trailer di Donnie Darko si vede chiaramente un incidente aereo, scelta che è apparsa decisamente inappropriate per l'epoca.

Si aggiunga una promozione sottotono, ed ecco che, al box office, il film ha racimolato poco più di 517mila dollari (a fronte di un budget di 4,5 milioni di dollari). Le ristampe hanno rappresentato un decisivo punto di svolta: dopo le riedizioni, il film ha incassato 7,6 milioni di dollari in tutto il mondo.

Blade Runner (1982) di Ridley Scott

Eccoci di fronte ad una pietra miliare della fantascienza, nonché una delle più celebri interpretazioni di Harrison Ford. A compromettere la ricezione di Blade Runner fu indubbiamente la distribuzione della cosiddetta Workprint Version, che i critici bocciarono senza pietà. Roger Ebert, uno dei più famosi, affermò che quella versione fosse un fallimento sotto ogni punto di vista. Il film di Ridley Scott guadagnò solo 41,8 milioni di dollari.

Da quel momento, il film ha attraversato complesse vicissitudini e subito una lunga lista di modifiche, fino a conquistare l'Olimpo del genere fantascientifico. Esistono in tutto sette versioni di Blade Runner. A ribaltarne le sorti, sono state soprattutto la Director's cut del 1992 e la Final cut del 2007. Quest'ultima, l'unica in cui a Scott è stata concessa totale libertà artistica, ha corretto piccole sviste ed errori tecnici, migliorando la qualità delle immagini e del suono (restaurati digitalmente e rimasterizzati).

Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato (1971) di Mel Stuart

La favola sognante con un indimenticabile Gene Wilder, adattamento del romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, ha avuto una produzione travagliata fin dall'inizio. Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato è riuscito a malapena a realizzare la scena finale del film prima che il budget di 3 milioni di dollari si esaurisse. Dahl è stato rimosso dal progetto quando non ha accettato i cambiamenti alla trama: non gli è mai andato giù che Mel Stuart abbia trasformato le sue pagine in un film musicale.

I problemi non terminarono col debutto in sala: nemmeno la celebrità di Gene Wilder riuscì a portare spettatori al cinema e il film portò a casa l'avvilente risultato di 4 milioni di dollari. La commedia fantasy ha ricevuto il dovuto riconoscimento dopo l'uscita in home video. Le esilaranti stranezze di Wilder sono diventate proverbiali e i divertenti numeri musicali tornano, rielaborati, anche nei moderni adattamenti con Johnny Depp (La Fabbrica di Cioccolato, 2005) e Timothée Chalamet (Wonka, 2023).

Leggi anche Willy Wonka, Gene Wilder era irremovibile: "Se avessero tagliato quella scena, avrei abbandonato il film!"

Fight Club (1999) di David Fincher

Chiudiamo con un'altra grossa sorpresa. Fight Club è stato un film divisivo, proprio come il romanzo di Chuck Palahniuk dal quale è tratto. Il cult di David Fincher, realizzato con un budget di 65 milioni di dollari, ha incassato in totale di 101 milioni di dollari: molto al di sotto delle aspettative dello studio. Le recensioni negative si scagliavano contro il 'machismo' del film, in cui i più hanno visto una celebrazione della violenza. Il potente messaggio del film, che attacca energicamente la cultura capitalista e il consumismo, ha ricevuto il giusto plauso quando Fight Club è stato distribuito in home video negli Stati Uniti. E le travolgenti interpretazioni di Edward Norton come narratore e Brad Pitt come Tyler Durden sono passate alla storia.

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Guardiani della Galassia, Amanda Seyfried ha quasi interpretato Gamora

Oltre a Zoe Saldana, anche Amanda Seyfried è stata valutata per interpretare Gamora nella trilogia dei Guardiani della Galassia, ma l’attrice di Mamma Mia! ha preferito cedere quest’opportunità, finita poi nelle mani di Zoe Saldana. Sono trascorsi più di dieci anni dal debutto dei Guardiani della Galassia sul grande schermo, personaggi che ancora oggi rientrano tra i preferiti del pubblico Marvel e che avrebbero potuto contare anche sul supporto di Amanda Seyfried, se quest’ultima non avesse rifiutato. Ma perché?

Guardiani della Galassia, Amanda Seyfried avrebbe potuto interpretare Gamora: perché ha rifiutato?

Difficile oggi immaginare un’altra attrice al posto di Zoe Saldana per il ruolo di Gamora, eppure c’è stato un tempo in cui i Marvel Studios hanno preso in considerazione per il ruolo proprio Amanda Seyfried. Intervistata durante una puntata del podcast Happy Sad Confused, l’attrice candidata agli Oscar ha ammesso di essere stata presa in considerazione per il ruolo di Gamora, tra i personaggi principali dei Guardiani della Galassia, ricevendo persino un’offerta. L’attrice, però, ha ammesso di aver riflettuto sulla proposta per qualche giorno giungendo poi alle proprie conclusioni:

Ero davvero spaventata all’idea di rimanere come bloccata e dipinta di un colore diverso a causa della quantità di tempo che ci vuole per farlo. Era una grande opportunità. Avevo incontrato da poco James Gunn di persona, è meraviglioso. A quanto pare qualcuno ha detto che non si ricordava di questo, ma è andata così. Ho ricevuto l’offerta e ci ho rimuginato su per un paio di giorni. Non volevo vivere a Londra per sei mesi all’anno.

Amanda Seyfried ha citato il lungo processo di preparazione per diventare Gamora, raccontato più volte anche da Zoe Saldanda, che ha richiesto numerose ore di lavoro dietro le quinte tingendo la pelle dell’attrice di verde. Inoltre la Seyfried ha ammesso che dietro la sua decisione c’era anche il fatto che all’epoca avesse un altro progetto tra le mani: “C’era un altro film che volevo davvero fare con Seth MacFarlane intitolato Un milione di modi per morire nel West. Mi è sembrava una buona opportunità”. Un altro motivo che l’ha spinta a dire di no a Gamora è stata l’idea di essere trascinata nel Marvel Cinematic Universe temendo il fallimento: “Ricordiamoci anche che far parte del primo film Marvel che fa fiasco non fa bene alla tua carriera. Pensavo che, poiché si trattava di un albero parlante e di un procione parlante, sarebbe stato il primo fiasco della Marvel e che io e Chris Pratt non avremmo mai più lavorato. Mi sbagliavo! Stavo cercando di cavarmela con intelligenza, ma non è stato coraggioso da parte mia”. Pur avendo riscosso successo, i Guardiani della Galassia hanno interagito anche con altri film corali sui Vendicatori coinvolgendo Gamora anche in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Ciononostante Amanda Seyfried è certa di non avere rimpianti: “Ero in un momento precario della mia carriera e non volevo soffrire per il lavoro. Sedermi lì per quattro ore e mezza ogni mattina sembrava poco divertente. Avevo fatto già qualcosa con il green screen ma non mi piacevano, non ero a mio agio all’epoca. Non mi pento di nulla. Ho preso quella decisione per me stessa. È stata una buona scelta per me allora e lo è anche adesso” .



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Biancaneve, primo posto al boxoffice italiano del weekend, ma stenta nel mondo

Biancaneve, remake dal vero del classico Disney, ha avuto al boxoffice italiano del weekend un debutto piuttosto buono, seppur non stellare: 3.800.000 euro in quattro giorrni, una delle partenze mondiali migliori di quest'azzardata operazione, insieme agli esiti messicani e inglesi, come nota Boxoffice Pro. Ciò non toglie che, valutandone il budget cresciuto a dismisura con i reshoot (si parla di circa 250 milioni di dollari), l'esordio nel mondo da 87.300.000 dollari conferma comunque il flop annunciato, per un lavoro che è stato gravato anche dalle polemiche, oltre che dal rischio di rileggere un caposaldo della storia del cinema. Comprensibile però che il caos generato sui social dalle dichiarazioni politiche delle attrici protagoniste, Rachel Zegler e Gal Gadot, si sia spento nei mercati stranieri... e che il film abbia incontrato un pubblico più sereno. Il debutto nordamericano è il peggiore per un remake Disney, arrivando persino dopo quello di Dumbo (43 milioni contro 46).

Viene quindi detronizzato e slitta al secondo posto il grande successo di FolleMente di Paolo Genovese, ormai in volata con il suo totale da 15.842.000 euro (ancora 1.114.000 nel fine settimana). A questo punto si può facilmente immaginare che il film batterà il record personale di Genovese, quei 17.370.300 di Perfetti sconosciuti nel 2016: manca poco. Ha fatto davvero centro la serata romantica tra Edoardo Leo e Pilar Fogliati, comicamente controllati dalle loro coscienze multiformi (Santamaria-Giallini-Papaleo-Lastrico per lui, Giannetta-Fanelli-Pandolfi-Puccini per lei). Risate e sentimenti presentati con contorno all-star: ricetta favorita, servita evidentemente a dovere.
Entra in terza posizione l'horror The Monkey di Oz Perkins, adattamento di "La scimmia" di Stephen King, dove due fratelli gemelli (interpretati entrambi da Theo James) devono affrontare una volta per tutte la minaccia di una scimmia giocattolo sterminatrice. Da noi parte con 502.000 euro, nel mondo si gode i suoi 61.000.000 di dollari (fonte Boxofficemojo), a fronte di un budget indie da una decina di milioni (fonte Vulture).

Slitta dalla terza alla quarta posizione la commedia action cinocapitolina La città proibita di Gabriele Mainetti, dove una letale ragazza cinese (Yaxi Liu) arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa, legata al babbo altrettanto scomparso (Luca Zingaretti) di un giovane cuoco (Enrico Borriello). Raccoglie altri 423.200 euro e tocca il totale di 1.131.000.
Casca dal secondo al quinto posto il discusso Mickey 17 di Bong Joon Ho con Robert Pattinson, che in una colonia spaziale fa da cavia, morendo ripetutamente e reincarnandosi tramite l'ingegneria genetica, con i suoi ricordi intatti via backup. Il film sci-fi beffardo e grottesco ha raggiunto qui da noi i 2.341.000 euro, di cui 341.000 nel fine settimana. Costato sotto i 120 milioni di dollari, il lungometraggio è stato già derubricato a flop, anche se nel frattempo nel mondo intero fa quel che riesce con 110.000.000 (in assoluto non pochi per un film così strambo, da un punto di vista mainstream).

Il box office completo del weekend



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domenica 23 marzo 2025

Stanley Tucci rivela qual è il personaggio che più gli somiglia

Stanley Tucci ha interpretato numerosi personaggi nell'arco della sua lunga carriera, eppure soltanto uno lo rispecchierebbe nella vita vera: di chi si tratta?

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Jennifer's Body, Amanda Seyfried commenta il flop al box office e rilancia: "Ci rifaremo col sequel"

Al momento della sua uscita, Jennifer's Body non ha riscosso il meritato successo: Amanda Seyfried ne è sicura. E addita come responsabile la pessima campagna di marketing che, nel 2009, ha anticipato il debutto in sala della nota horror comedy. In una video intervista per GQ, Seyfried ha ricordato i ruoli più iconici della sua carriera, tra cui quello di Needy Lesnicki nel teen-movie scritto da Diablo Cody con una sanguinaria Megan Fox.

Jennifer's Body, diretto da Karyn Kusama è stato indiscutibilmente un fiasco al box office. Tuttavia, col passare del tempo, è diventato un piccolo cult, complice la sensualità esplosiva di Megan Fox e la scrittura ironica ed eccentrica. Seyfried ha definito il film "perfetto", ma ha precisato che è stato "rovinato" da una strategia di marketing che lo ha completamente travisato. A fronte di un budget di 16 milioni di dollari, ne ha incassati a stenti 31 in tutto il mondo.

È un film con le palle. Stavamo esprimendo una certa angoscia in un modo molto, molto specifico, comico, in un genere molto specifico… C'era tutto quello che si poteva desiderare- Se i critici criticano qualcosa, è il marketing. Il marketing faceva semplicemente schifo. E siamo tutti d'accordo… Il team del marketing lo ha sminuito come se fosse solo, sai, una cagnara, una scorribanda sanguinosa. Penso che l'abbiano rovinato.

La protagonista di Jennifer's Body è Jennifer Check (Fox), la cheerleader più popolare e corteggiata della scuola nonché migliore amica della timida secchiona Needy (Seyfried). Una sera, il locale in cui le due stanno assistendo al concerto dei Low Shoulder prende fuoco. L'incendio miete molte vittime ma Needy riesce a salvare Jennifer, che quella notte decide di rientrare a casa insieme al gruppo. Il giorno dopo, a scuola, tutto sembra tornato alla normalità. Ma Needy si renderà conto che qualcosa non quadra e che c'è qualcosa di oscuro nell'amica, che rischia di mettere in serio pericolo la sua vita e non solo…

Amanda Seyfried ha aggiunto che lei e Megan Fox formano davvero una bella squadra e non vede l'ora di recitare di nuovo accanto a lei nel sequel: "Ci stanno lavorando. Ho già detto che ci sto. Ero, tipo: 'Quando sarete pronti, sarò pronta anch'io'. Ci siamo divertite un sacco, quindi voglio festeggiare facendo un sequel". Al momento, Jennifer's Body 2 non è stato annunciato ufficialmente, ma l'entusiasmo e la buona volontà della star di Mamma Mia! sono evidenti... e lasciano ben sperare!

Jennifer's Body: perché l'horror con Megan Fox è stato un fiasco al box office?

Diablo Cody, a gennaio 2024 ha dichiarato a People di essere al lavoro su un reboot o un sequel della horror comedy. Quanto al flop al botteghino, ha commentato: "Quando è uscito, il film non è stato un successo. E questo è stato incredibilmente doloroso per me, perché amavo quel film ed era un progetto molto personale per me. Sono rimasta molto ferita".

La sceneggiatrice, vincitrice dell'Oscar nel 2008 per Juno, ha confermato che il marketing non era adatto al film che si era prefissata di realizzare. Jennifer's Body è stato pubblicizzato come un film orientato prevalentemente ad un giovane pubblico maschile. Nel cast del film c'è anche Adam Brody che, nel 2023, ha rimarcato l'incoerenza di fondo della campagna promozionale

Il film è stato diretto da una donna, con due donne protagoniste, scritto dalla vincitrice dell'Oscar per la migliore sceneggiatura originale di quell'anno... e invece dicono: 'Seppelliamo tutto questo. Non ditelo a nessuno. Questo è per le persone a cui piacciono i Transformers'.

Megan Fox, intervistata da Entertainment Tonight in occasione dei 10 anni del film, ha rincarato la dose:

Non mi piace niente di quello che faccio, ma anche io, dopo aver visto il film, ho pensato: 'Questo è un film fot**tamente fantastico, fantastico.' [...] Mi ha sorpreso che al film in sé non sia stato dato più rispetto. Ma, anno dopo anno dopo anno, la sua popolarità sta crescendo… non so, può essere considerato un cult a questo punto? Ho la sensazione che molte persone siano ossessionate da questo film!


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Captain America: Brave New World, Giancarlo Esposito rivela che in origine aveva un ruolo diverso nel film MCU

In principio Giancarlo Esposito era stato coinvolto in America: Brave New World per interpretare un personaggio diverso da Sidewinder.

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sabato 22 marzo 2025

La Settimana senza Dio: Nicola Nocella si presenta ai suoi nel trailer della commedia in anteprima al Bif&st 2025

Nei panni di un tenero antiquario di nome Amadeus, Nicola Mocella si ritrova in Tunisia per amore nel trailer della commedia La settimana senza Dio, che oggi vi facciamo vedere in anteprima esclusiva. Il film, nella sezione A Sud del Bari International Film&Tv Festival 2025, è diretto da Mourad Ben Cheikh, che ha trasformato in una sceneggiatura il capitolo intitolato "La semaine sans Dieu" del romanzo "La marmite d'Ayoub" di Med Ridha Ben Hammouda.

Mourad Ben Cheikh ama considerarsi un "erede illegittimo" della commedia all'italiana e infatti, nel film, la risata si mescola a una più seria riflessione sui pregiudizi, sulle religioni e sulle relazioni interpersonali, nel tentativo di creare una connessione fra Italia e Tunisia e più in generale fra i popoli delle due sponde del Mediterraneo. Questo desiderio nasce da un regista che ha studiato alle Belle Arti di Tunisi per poi continuare la sua formazione al DAMS di Bologna, diventando così un cittadino del mondo o meglio del Mediterraneo. A questo proposito il filmmaker ha dichiarato:

Sono il prodotto di un processo di ibridazione culturale; a seconda dei periodi della mia vita, sogno in tunisino, francese o italiano. E so ridere e far ridere in tutte e tre le lingue. Questo film è una commedia schietta in cui la risata viene innescata dal ribaltamento delle situazioni: due culture che interpretano le cose in modo diverso, due lingue in cui i significati sono spesso contrastanti. E anche due religioni che decodificano il mondo in modi apparentemente opposti.

La settimana senza Dio: la trama

La settimana senza Dio vede protagonista, accanto al nostro Nicola Nocella,  la tunisina Amal Mannai, che ha vinto il premio per la migliore attrice al Luxor African Film Festival. Il film ha ottenuto inoltre una menzione speciale all’Agadir Film Festival ed è stato presentato anche al Carthage Film Festival. La trama, come abbiamo già accennato, ruota intorno a uno scontro di civiltà. L'antiquario Amadeus, che ha 45 anni e abita a Lecce, è innamorato di une ragazza tunisina di 28 anni e di nome Betty. Amadeus la raggiunge nel suo paese con l'intenzione di sposarla e riportarla in Italia, ma si scontra con la famiglia di lei, che tenta di imporgli una serie di regole, a cominciare dalla circoncisione.

In anteprima esclusiva, Il trailer de La settimana senza Dio

Ed ecco in anteprima il trailer de La settimana senza Dio, che vedremo con piacere al Bif&st 2025 prima di intervistare Nicola Nocella.



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