Émilie Dequenne è morta a soli 43 anni dopo due anni dall'annuncio di avere un cancro molto raro.
Con il suo viso arrossito dal freddo e dalla vita rurale, piena della rabbia di chi pretende una vita migliore, ha fatto irruzione nel cinema mondiale a 18 anni come protagonista di un film cruciale per i fratelli Dardenne, Rosetta, e per quegli anni, mentre si entrava nel nuovo secolo. Émilie Dequenne ha vinto il premio come miglior attrice a Cannes, per quella storia che ha portato a casa la prima palma d'oro per i fratelli d'oro del cinema belga.
Un talento che ha mantenuto un contatto con la realtà, scegliendo i progetti sempre compatibilmente con le scelte della sua vita privata. Ha annunciato due anni fa di avere un cancro rarissimo, un caso su un milione, un carcinoma corticosurrenalico. Allo scorso Festival di Cannes un'apparizione sul tappeto rosso, con il consueto sorriso, i capelli molto corti e la speranza di un male in remissione. Ora arriva la notizia terribile della sua morte a soli 43 anni.
Una carriera segnata da ruoli pieni di umanità, senza mai urlare ma con grande coraggio, con una discrezione che andava oltre il set. Ha lavorato in film di genere come Il patto dei lupi o Ci rivediamo lassù, adattamento del romanzo di Pierre Lemaitre vincitore del premio Goncourt, ma anche in convincenti store intime e sociali come A casa nostra, A perdre la raison di Joachim Lafosse o l'ultimo film, con il ruolo magnifico della madre di uno dei protagonisti in Close di un altro autore belga come lei, Lukas Dhont. Noi siamo particolarmente legati a un bellissimo personaggio, quello della parrucchiera di provincia che si innamora di un professore di filosofia che viene da Parigi in Sarà il mio tipo? di Lucas Belvaux. In carriera ha ottenuto quattro candidature ai premi César e una vittoria, come non protagonista nel 2020 per Les Choses qu'on dit, les Choses qu'on fait di Emmanuel Mouret.
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