Finalmente ce l'ha fatta! Dopo numerosi contrattempi, susseguitisi nel giro di trent'anni, il regista che vive nel suo ‘mondo capovolto', nel suo “Tideland”, ha finito il suo film clandestino. È stato quasi surreale entrare nel buio della sala e cominciare un viaggio cavalleresco ad opera di un sognatore che, per trent'anni, ha portato una troupe a sognare e quindi vivere come lui. La storia di Toby ci affascina fin da subito. Lui è un giovane e cinico regista pubblicitario, ormai privo della verve artistica, che finisce intrappolato nelle bizzarre illusioni di un vecchio calzolaio spagnolo che crede di essere Don Chisciotte della Mancia. Le loro avventure comiche e paradossali nascono dal graduale sgretolarsi del confine tra realtà e illusione anche nella mente del giovane pubblicitario il cui comportamento nei confronti del piccolo villaggio spagnolo che aveva ospitato le riprese di un film su Don Chisciotte non era stato proprio esemplare. Toby troverà una soluzione per farsi perdonare e ritrovare la sua umanità? Don Chisciotte si salverà o arriverà fin quasi a morire per la sua visione fatata della realtà? L'amore sarà la chiave per tutte le risposte?
Gilliam ci diverte ancora con la sua necessaria follia. A un cinema zeppo di super eroi anonimi e privi dell'originaria filosofia che ancora c'era nelle pagine dei fumetti, oppone un cavaliere dall'anima valorosa anche se in realtà non è niente più che un semplice calzolaio.
Il tutto è condito da un'atmosfera spassosa, da commedia, e da un romanticismo seicentesco che riequilibra, come lo storico romanzo di genere, i valori cristiani con gli eroi immaginari dei libri cavallereschi.
Un mondo, quello secentesco, travasato nel nostro, dove tutto è troppo veloce ed è difficile per questo capire quali sono i veri valori che rendono le nostre vite degne di essere vissute.
Toby è l'emblema di questo mondo moderno fondato sui disvalori. Pur avendo accarezzato il sogno di fare il regista, di fronte alle difficoltà era uscito dal mondo "parallelo" dei sogni e aveva scelto il benessere, lo star system dal quale poteva ricevere successo e soldi, dimenticando quell'utopia dell'illusione che pure è necessaria per un artista.
In questo modo quando Toby accetta il suo ruolo di Sancho Panza finisce per trovarsi in una situazione paradossale: da una parte è sedotto dalla capacità di sogno di Don Chisciotte, dall'altra deve mediare tra quella capacità e il necessario principio di realtà. Don Chisciotte, da parte sua, è il vecchio calzolaio di un piccolo e dimenticato villaggio spagnolo che schiavizza, come ad un arcaico carosello umano, il nostro eroe e che nonostante tutto ancora crede nei suoi sogni. Per Toby e per il mondo reale è tutto un'utopia, almeno all'inizio. Ma le cose stanno davvero così? È veramente, quella che vediamo, la semplice utopia di un vecchio strampalato che veste ancora la sua corazza arrugginita che con il suo peso grava sulle spalle dell'esile e non più muscoloso destriero o non piuttosto un viaggio necessario tra realtà e sogno? Un'avventura per ritrovare se stessi, ciò che siamo stati e che non siamo più. Ritrovarsi faccia a faccia con i demoni, veri o falsi che siano, moderni e medievali, Donzelle come Angelica o Dulcinea, che non possono che essere le Colonne d'Ercole per un mondo che ha battuto la ritirata, rispetto a quelle vaste terre ecumeniche del sogno che prima aveva scoperto. Donzelle da salvare, dicevamo, tornei di combattimento, giganti da uccidere e, sì, anche donne sotto incantesimo con la barba. Un bizzarro viaggio dall'esito sfolgorante.
Gilliam è soddisfatto per essersi auto-citato costruendo il film intorno ad elementi autobiografici senza perdere di vista l'idea di un sogno che vince contro una Ragione sempre pronta a trascinarti giù. Il regista commenta così il suo intento: "è un film sui sogni e sul loro potere di trasformare il mondo".
Il contesto storico è molto ben definito pur nei salti che ci catapultano dalla realtà dei nostri giorni a quelli di una Spagna del XV e XVI secolo vista come luogo d'incontro grandioso tra culture e religioni: musulmani, ebrei e cristiani che vivono in pace subito prima dell'avvento della Santa Inquisizione.
Gilliam, a giudicare dalle immagini del fila, è sicuramente stato stregato, come Leone e molti altri, dal paesaggio montanaro spagnolo pieno di vaste e sconfinate steppe che a tratti ci ricordano i veri ambienti del western.
Il cast con la straordinaria coppia di Adam Driver e Jonathan Pryce e con Stellan Skargard, Olga Kurylenko e Joana Ribeiro corona il tutto. Il lavoro di squadra, le musiche, le luci, la sceneggiatura riadattata da un romanzo non semplice e la scenografia curata ed astratta come i più bei sogni vogliono sono solo la ciliegina sulla torta che, dopo trent'anni è assolutamente deliziosa da gustare. Il Monty Python che è dentro Gilliam è vivissimo, nostalgico dei tempi lontani che erano.
Gilliam ancora sogna e questa è la nostra più grande speranza. Abbiamo tutti sentito la storia che quando si invecchia si torna un po' bambini? Certo. Lui ne è la più viva e visibile prova. Non poteva trovare personaggio più azzeccato (Don Chisciotte) per rappresentarsi. Troppe volte ci ritroviamo ad immaginarci lo stesso regista su quel destriero. Un alter ego evidente che nella sua pozione cinematografica travasa tutta la sua filmografia dentro questo suo ultimo film. Si gira portando a mano la camera ondeggiando come faceva l'occhio di Duke (Fear and Loathing in Las Vegas) dopo l'ennesimo trip, troviamo la malvagità del potere (Brazil), il desiderio del viaggio (The Adventures of Baron Munchausen) e la continua intenzione del mondo di moderare la follia (Twelve Monkeys). Si potrebbe continuare fino all'infinito, ossia dove è proiettata già l'ispirazione di Terry. Dove i suoi sogni trovano il loro vero habitat e verso cui la realtà non potrà mai ambire, visti gli innumerevoli muri che continua a costruirsi.
(The Man Who Killed Don Quixote); Regia: Terry Gilliam; sceneggiatura: Tony Grisoni, Terry Gilliam; fotografia: Nicola Pecorini; montaggio: Lesley Walker, Teresa Font; musica: Roque Baños; interpreti: Adam Driver, Jonathan Pryce, Stellan Skarsgard, Olga Kurylenko, Joana Ribeiro; produzione: Alacran Pictures, Amazon Studios, Entre Chien et Loup, Euromages Movistar, RPC, TVE; distribuzione: M2 Pictures; origine: Regno Unito, Spagna, Francia, Portogallo, Belgio, 2018; durata: 132'
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