La grande attesa sta per finire: il film sarà in oltre mille cinema italiani dal 1° gennaio 2020.
Checco Zalone, finalmente, è tornato.
Mancava dallo schermo da quattro anni, come ricorda il suo produttore Pietro Valsecchi, e sarà nuovamente nei cinema dal 1° gennaio 2020 in più di mille copie, pronte a levitare fino a oltre 1200.
Torna con un film, Tolo Tolo, che lo vede per la prima volta dietro la macchina da presa, senza il Gennaro Nunziante dei film precedenti né il Paolo Virzì con cui ha sviluppato soggetto e sceneggiatura di questo; e che racconta sì il solito arci-italiano del Terzo Millennio, ma lo mette alle prese col grande tema della politica dei nostri anni: quella dell'immigrazione.
Perché, fuggito dall'Italia per evadere - letteralmente - dalle tasse, Checco dovrà farvi ritorno da migrante, con tanto di attraversata del deserto, detenzione in Libia e traversata in barcone, assieme a tre nuovi amici africani: Omar, che ha la la fissa del cinema e della cultura italiane, e Idjaba, ragazza misteriosa di cui Checco s'innamora perdutamente, e il bambino che si chiama Dudù "come il cane di Berlusconi".
Inevitabile che il suo incontro con la stampa, avvenuto oggi a Roma, girasse quasi esclusivamente attorno a questi due poli: la regia e la politica.
Tolo Tolo: il trailer ufficiale
Tolo Tolo: Checco Zalone e la regia
"Se da neo regista mi sono mai sentito smarrito? Diciamo che ci sono stati giorni in cui mi sono sentito trovato," dice Zalone, al secolo Luca Medici. "Ero sempre smarrito, in preda all'ansia e allo stress: stare a capo della macchina che serve a fare un film è difficilissimo."
Con Nunziante, spiega, "siamo ancora amici, e nel nostro lavoro assieme mi ha sempre dato grande libertà, anche riguardo questioni tecniche." Mentre di Virzì dice che "il soggetto che aveva in mente e che abbiamo sviluppato quando abbiamo iniziato a frequentarci e scrivere l'ho fatto diventare sempre più mio, mano mano gliel'ho rubato. Ci sono stati momenti in cui il peso della responsabilità mi hanno fatto pensare sarebbe stato meglio ci fossero loro, a dirigere, ma poi quando le cose funzionavano ero contento di aver scelto di fare io il regista."
Zalone è pronto poi ad ammettere che i suoi modelli siano quelli della grande commedia all'italiana: "I Risi, i Sordi, con le dovute proporzioni ovvio." Ma se gli si chiede un modello non da comico ma da regista mette le mani avanti: "Per parlare di modelli in quel senso è ancora presto."
L'essere regista di Zalone, in Tolo Tolo, è stato anche un andare per tentativi. È lui stesso a fare un esempio, facendo riferimento a una scena in cui, mentre si reca in un villaggio assieme all'amico Omar, l'arrivo di guerriglieri armati trasforma quel luogo in un campo di battaglia, ma Checco sembra non accorgersi di nulla e continuare a pensare ai suoi problemi con le ex moglie e le tasse rimaste in Italia: "Avevamo provato a farla con me che mi spaventavo, ma mi sono accorto che non funzionava: e allora l'ho girata così, in modo grottesco, raccontandomi come uno che è capace solo di guardare ai suoi piccoli problemi contingenti. Ma senza diti puntati o moralismi: l'egoismo è qualcosa di congenito all'uomo, ce l'abbiamo dentro tutti."
Tolo Tolo: Checco Zalone e l'intolleranza
Per quanto - giustamente - restio a spiegare il suo film e le sue gag ("sono in imbarazzo, mi sembra di banalizzare tutto, se lo faccio"), Zalone indica un'altra cosa che, secondo lui e il suo film, abbiamo dentro tutti ed emerge "con lo stess e con il caldo, come la candida": l'intolleranza, che poi nel film è più esplicitamente il fascismo, con Checco che in qualche occasione sembra posseduto dallo spirito e dalla voce di Mussolini. "Inserire Mussolini mi pareva divertente," dice.
Ma se gli si chiede qualcosa di diretto circa i contenuti di Tolo Tolo e delle possibili reazioni della politica, Zalone si schermisce, ma non certo per ingnavia. "Che cazzo ne so io di cosa dirà Salvini del film," risponde a chi glielo chiede, per poi aggiungere: "Lui è l'espressione della gente, sarà la gente casomai che si sentirà chiamata in causa. Salvini nel film non c'è proprio, e io non faccio mica i film contro qualcuno. Qualcuno penserà l'abbia fatto? Boh."
Anche se, parlando del personaggio interpretato nel film da Gianni D'Addario, quello di un compaesano di Zalone che nell'arco del film passa gradualmente da disoccupato a Presidente della Commissione Europea, Checco si lascia scappare che "fa la carriera di Di Maio, veste come Conte e parla come Salvini: è un mostro dei nostri tempi. Non è una metafora, è proprio quello che succede davvero."
Ma quali sono i politici che Zalone vorrebbe vedessero il suo film? "Mattarella lo consideriamo un politico? Lui, comunque. E il Papa."
Tolo Tolo: Checco Zalone, le polemiche e il pubblico
Zalone racconta che le polemiche nate dopo la diffusione del video di "Immigrato" "ce le aspettavamo, ma non fino a questo punto. All'inizio mi sono divertito, dopo un paio di giorni mi hanno un po' stancato, e non le ho seguite più. Certo sono state un bel battage pubblicitario."
Non lo preoccupano nemmeno le reazioni a una scena del film nella quale il naufragio di un barcone carico di immigrati di tramuta nell'occasione di fare un numero musicale quasi alla Ester Williams: "È una scena che nasce dalla canzone che avevo scritto, e che recita 'Da qualche parte nel planisfero c'è sempre uno stronzo un po' più nero'. I ragazzi che l'hanno girata si sono divertiti, e commossi. Non è una presa per il culo cinica e inutile. e non è una ruffianata."
Su una cosa però Checco Zalone vuole puntualizzare e rispondere: certe sceme accuse di sessismo: "A Manda Touré, che interpreta Idjaba, ho fatto fare un personaggio che penso sia interessante, e nel film non ho mai fatto vedere un culo, una tetta, una doccia. Altro che sessismo."
Pressione, casomai, Zalone l'ha sentita ("tantissima") per eguagliare i successi del precedente Quo Vado?: "Inutile fare gli ipocriti, siamo qui per fare i soldi." Ma non si dà pena a chiedersi se il suo pubblico capirà o meno il senso di Tolo Tolo: "A questo rispondo citando De Gregori: la gente sa benissimo dove andare: quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare."
È una citazione da "La storia siamo noi". La scelta non appare casuale. Anche perché, a naso, con Tolo Tolo Zalone sta per fare, un'altra volta, la storia della commedia italiana.
Immigrato: il video della canzone di Checco Zalone
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