Uscito nel 1980 e diventato subito un cult movie, raccontava una storia in cui ogni adolescente innamorato può ancora identificarsi.
Per chi negli anni '80 sperimentava i cambiamenti della preadolescenza e alle feste dei compagni di classe ballava i lenti abbracciando goffamente tanto l'amico con gli occhiali come fondi di bottiglia quando il bello di turno lungamente sognato e desiderato, Il tempo delle mele è stato un film di culto, la tappa fondamentale di un'educazione sentimentale cinematografica in cui forse mancava una storia in cui identificarsi fino in fondo, una vicenda, insomma, nella quale i sentimenti non erano la grande passione tragica che rendeva indimenticabile Il dottor Zivago o l'amore non corrisposto di Rossella O'Hara per l'algido Ashley di Via col vento. No, nel film con Sophie Marceau c'erano amore e innamoramento, ma anche leggerezza giovanile, bugie snocciolate ai genitori, brandelli di vita quotidiana, incertezze sul "farlo" o "non farlo" e dissertazioni varie sulla pillola anticoncezionale.
Diretto da Claude Pinoteau, Il tempo delle mele ebbe un successo straordinario e portò nelle sale francesi circa 4 milioni di spettatori. Da noi lo videro in 7 milioni e quei 7 milioni c'è anche chi scrive che, vista la tenera età che aveva all'epoca, si fece accompagnare al cinema King di Roma da un padre riluttante. Ha senso oggi guardare tutto d'un fiato Il tempo delle mele? Certo che sì, innanzitutto perché, parlando dei primi palpiti del cuore, racconta una storia universale, e poi perché fa ridere, molto ridere, evitando così all'elemento romantico di prevalere sul resto spingendo il film nella direzione di uno stupido teen-movie.
Le cinque ragioni per cui Il tempo delle mele resta un film indimenticabile
Sophie Marceau
Prima de Il tempo delle mele, Sophie Marceau, allora tredicenne, non aveva mai recitato, ma il cinema le interessava, e anche molto. Lo disse durante il provino con il regista, dove si presentò, accompagnata dai genitori, in tenuta sportiva. Era minuta e aveva i capelli a caschetto con cui l'avremmo vista nel film e sembrava timida, ma quando cominciò a recitare la scena in cui Vic e Penelope vengono invitate alla festa dove la prima conoscerà Mathieu, accadde un piccolo miracolo: quella ragazzina era bravissima, sicura di sé e capace di cambiare con estrema facilità tono, sguardo e atteggiamento. Protagonista anche de Il tempo delle mele 2 per cui vinse il Premio César come miglior attrice promettente, e de Il Tempo delle mele 3, la Marceau ha resistito sia come attrice che come donna al passare del tempo. La sua filmografia è vastissima e abbraccia diversi generi (ricordiamo Braveheart e Al di là delle nuvole). Quanto al suo aspetto, bisogna ammettere che diventa sempre più bella e fascinosa, e infatti sono stati in molti a perdere la testa per lei, fra cui il collega Christopher Lambert.
La canzone Reality e la scena in cui la sentiamo per la prima volta
"Reality", che è cantata da Richard Sanderson ed è stata scritta Vladimir Cosma e Jeff Jordan appositamente per la colonna sonora del film, non è un brano musicalmente complesso e seduttivo. Non è né "Bohemian Rapsody" dei Queen né "Kashmir" dei Led Zeppelin, ma quasi tutti gli abitanti del pianeta la conoscono e la sanno canticchiare. Divenne un tormentone, con quel suo ritornello "Dreams are my reality, the only kind of real fantasy" perché il furbo Mathieu ne fece uno strumento di seduzione. Avvicinandosi da dietro a Vic a una festa, dopo il loro incontro, le mise le cuffie di un walkman sulle orecchie (al tempo non c'erano né gli auricolari né le cuffie wireless) e, mentre gli altri invitati si dimenavano al ritmo di un brano veloce, la invitò a ballare un lento. "Reality", che ha raggiunto la prima posizione in classifica in 15 paesi diversi, vendendo la bellezza di quasi 10 milioni di copie, portò molto denaro sonante nelle tasche di Sanderson, che all'epoca aveva inciso un solo album e che nell'83 si presentò addirittura al Festival di Sanremo.
La bisnonna Poupette
Diciamolo chiaramente: il personaggio più simpatico de Il tempo delle mele è Poupette Valadier, l'eccentrica bisnonna di Vic. Refrattaria al matrimonio e alle convenzioni della vita borghese, voleva essere chiamata per nome e, nonostante la veneranda età, frequentava concerti, musei, ristoranti alla moda come La Coupole di Parigi e e guidava la macchina anche se in maniera a volte spericolata. Memorabile una scena in autobus con Vic e Penelope nella quale parlava senza problemi di sesso, scandalizzando una vicina di posto che si alzava e se ne andava. A interpretare il personaggio era Denise Grey, attrice dalla lunga carriera che morì a 99 anni, recitò con Marcello Mastroianni in Cin cin ed ebbe un ruolo ne Il diavolo in corpo.
Penelope e la varicella
Penelope Fontanet era la migliore amica di Vic. Era simpatica, peperina e protagonista di alcune scene indimenticabili. In una davvero spassosa, se ne stava immersa, vestita, nella vasca da bagno piena d'acqua, convinta che così avrebbe reso attillatissimi i suoi jeans. In un'altra si presentava al compleanno a casa di Vic con le bolle della varicella furbamente nascoste. Parlando della malattia tipicamente infantile, il personaggio pronunciava una delle battute più memorabili del film: "Mi sono presa la varicella, è la prima volta che mia sorella mi dà qualcosa". Penelope era interpretata da Sheila O'Connor, che abbiamo ritrovato anche ne Il tempo delle mele 2.
Parigi
Se c'è un film parigino dalla testa ai piedi, è senza dubbio Il tempo delle mele. Chi l'ha visto in originale, avrà riconosciuto l'accento e i modi di dire della tipica borghesia un po’ anticonformista e un po’ bohemienne di alcune zone della città. Uno dei posti privilegiati del film, situato nel V° arrondissement, è il Liceo Enrico V, dove si svolgono scene fondamentali. Del quartiere si vedono altri edifici simbolo come il Panthéon, L'Università Panthéon-Sorbona. Poi c'è la discoteca Main Jaune, situata nel XVII° arrondissement. Luogo di culto delle notti della capitale negli anni Ottanta, a un certo punto è precipitata nell’abbandono ed è stata occupata da un collettivo di artisti. Di recente è stata chiusa. Infine, come dimenticare Corinto, il ristorante italiano preferito dei genitori di Vic che si trovava al numero 25 di Rue du Faubourg St. Honoré? Al suo posto oggi c'è un Indiana Café.
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