venerdì 20 dicembre 2019

Pinocchio dalla A alla Z: tutto quello che c'è da sapere e che ci piace del film di Garrone

I personaggi più simpatici, le curiosità, gli attori, i riferimenti visivi e le location della nuova versione della fiaba di Collodi.

Quante cose ci sono nel Pinocchio di Matteo Garrone, quanti personaggi, quanti bravissimi attori, quanto amore da parte del regista e quanto lavoro di ricerca: delle location adatte, della fotografia più capace di esprimere la qualità visiva dell'opera, dei riferimenti pittorici in grado di conferire realismo alla Toscana ottocentesca ricostruita. Abbiamo riassunto tutto quello che sappiamo del film e le impressioni che abbiamo avuto vedendolo in un alfabeto, che potrete leggere prima di andare al cinema o anche dopo, con l'illusione di trovarvi ancora nel mondo immaginato da Collodi e trasformato in immagini in movimento da uno dei nostri più grandi registi.

L'alfabeto di Pinocchio

A come abbecedario

L'abbecedario è il libro per imparare a leggere senza il quale nessun bambino può frequentare la scuola. Geppetto, per comprarlo, è costretto a vendere il suo cappotto e perfino la giacchetta. Da figlio inizialmente ingrato qual è, Pinocchio si limita a portarlo sotto il braccio per pochi minuti, visto che, invece di andare in classe, lo rivende per poter entrare nel teatro dei burattini di Mangiafuoco.

B come bugie

Il naso che si allunga quando dice le bugie è forse la caratteristica più conosciuta di Pinocchio, e il tratto che meglio lo identifica. Garrone mostra il prodigio solamente in una scena e, per aiutare il burattino a liberarsi del legno in esubero, inventa un delizioso stratagemma. Il regista ricorre agli effetti speciali, ma l'impressione è di verità.

C come comicità

Matteo Garrone non aveva mai avuto fra le sue corde il saper far ridere, avendo diretto prevalentemente film drammatici o comunque piuttosto cupi. Siccome, però, Pinocchio è un libro per bambini che ha lo scopo di insegnare ma anche di intrattenere, il regista ha deciso di essere almeno un po’ spiritoso. Così ha regalato a Roberto Benigni una scena iniziale degna del miglior Charlie Chaplin e si è affidato a un'irresistibile galleria di animali antropomorfizzati.

D come disegni

Matteo Garrone ha scoperto "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" quando era appena un bambino e il desiderio di libertà e la ribellione dell'impertinente protagonista di legno lo hanno subito ammaliato, così ha cominciato a disegnare Pinocchio, realizzando tavole a colori che possiamo tranquillamente paragonare a uno storyboard e su cui campeggiavano scritte che indicavano i nomi dei personaggi.

E come esterni

La ricerca delle location ha richiesto a Garrone tempo e pazienza, perché al regista stava a cuore una rappresentazione il più possibile veritiera della Toscana di fine '800. Perfino la sua versione del Paese dei Balocchi doveva tenere saldamente ancorati i personaggi alla realtà e riprodurre i giochi dei bambini dell'epoca: inseguimenti fra le balle di fieno, bagni nelle fontane, corse fra gli alberi. Dopo lunghe peregrinazioni, Matteo ha trovato il suo set ideale a Sinalunga, in provincia di Siena.

F come fiaba

Pinocchio non è la prima fiaba in cui si tuffa Matteo Garrone. Già nel 2015 il regista aveva portato al cinema "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, appassionandosi al mix di reale e soprannaturale che l'operazione gli consentiva. Pinocchio segue la stessa strada, anche se il surreale diventa quotidiano e perfettamente normale.

G come Gatto e Grillo

In Pinocchio il Gatto ha il volto di Rocco Papaleo. Il Gatto è un furfante, ma se la passa piuttosto male, perché sta perdendo la vista. E’ antipatico, ladro e "scroccone", e impolverato e malvestito, e anche piuttosto inquietante con quei suoi sporchi e grossi artigli. La sua particolarità è che ripete, a mo' di eco, le parole che concludono le frasi della Volpe. Il Grillo, o Grillo Parlante, ha il volto di Davide Marotta. Secondo la tradizione protesta e impartisce consigli, ma nel nostro film è particolarmente rabbioso e… parla con una comica cadenza napoletana.

H come Horror

In alcune scene, in primis nella sequenza con il Giudice Scimmia, Pinocchio è una favola dark, ma non è assolutamente una rielaborazione in chiave horror, e neppure fantasy, del libro di Collodi. Consapevole di avere una responsabilità nei confronti dei bambini, che sono qui il suo pubblico di riferimento, Matteo Garrone, replica per così dire l’incanto dell’opera di partenza e la sua morale che vuole che un bravo bambino alla fine venga premiato. Alle maschere grandguignolesche, il regista preferisce personaggi dall'aspetto rassicurante o buffo.

I come Ielapi, Federico Ielapi

Quando ha avuto finalmente tempo e modo di lavorare al suo film della vita, Garrone ha deciso che a interpretare Pinocchio doveva per forza essere un bambino e non un burattino realizzato al computer. Se ci pensiamo, alla fine della sua rocambolesca avventura, Pinocchio diventa un bambino e quindi perché non far interpretare le sue due "versioni" dallo stesso attore in carne ed ossa? L'attore è Federico Ielapi, un delizioso bimbo vivacissimo che sul set si guardava intorno e imparava in continuazione dai compagni di lavoro adulti. Il regista lo ha definito "un bambino bionico" per la sua energia. Ielapi si è sottoposto a diverse ore di trucco mattutino senza mai lamentarsi. "Good boy!" gli avrebbero detto nei paesi anglosassoni.

L come Lumaca

Come abbiamo scritto nell'articolo Pinocchio: alla scoperta della Lumaca, il personaggio più simpatico del film, la Lumaca è una delle più felici novità di Pinocchio. Cameriera della Fata Turchina, è proverbialmente lenta e si lascia dietro una scia di bava che fa inciampare chiunque capiti nella dimora in cui presta servizio. E’ più dolce e magnanima di come l'abbiamo conosciuta nel libro di Collodi. La interpreta Maria Pia Timo.

M come mamma

Nel libro di Collodi i personaggi maschili superano in numero quelli femminili, e la mancanza di qualche donna in più si sente: di una compagna di vita per Geppetto, che è un uomo sostanzialmente solo, e quindi di una mamma per Pinocchio. Ma Collodi una figura materna la inserisce ed è la Fata Turchina, una donna dolce, gentile, accudente, all’occorrenza severa. Anche nel film di Garrone la Fata Turchina è madre, ma la sua versione bambina è per il burattino la sorella che probabilmente avrebbe sempre voluto avere. Le due leggiadre creature sono interpretate dalla francese Marine Vacht e dall'italiana Alida Calabria.

N come Nicolaj Brüel

La fotografia di Nicolaj Brüel è uno dei punti di forza di Pinocchio. A Brüel, già suo collaboratore per Dogman, Garrone ha chiesto di inondare di luce le scene in esterno e di giocare con i chiaroscuri in quelle in interno, che spesso somigliano a dei tableau ma tutt'altro che statici, dove i rossi e i gialli dialogano con il nero. Di notte poi, il rosso dell’abitino di Pinocchio contrasta con la luce lunare e i verdi, i grigi e i celesti.

O come Omino di Burro

L'Omino di Burro è il cocchiere dell'immenso carrozzone che porta i bambini che non vogliono obbedire ai genitori e andare a scuola nel paese dei balocchi. Il carrozzone arriva di notte, perché nessuno deve vederlo e quindi gli adulti della fiaba non conoscono l'Omino di Burro. Ma perché Omino di Burro? Lo spiega Collodi nel libro: “E il conduttore del carro?... Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di mela rosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d'un gatto, che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa”. Il personaggio è dunque un po’ viscido e tale lo rende Nino Scardina.

P come Proietti

E’ una piccola parte quella interpretata da Gigi Proietti in Pinocchio. L'attore, vestito di scuro e armato di stivali, cappello a falda larga e barba lunga, ci regala un Mangiafuoco che per cuocere la carne pensa di bruciare i suoi amati burattini ma che, oltre a starnutire, è anche capace di commuoversi e di fare regali. Proietti è rimasto poco sul set, ma quel poco gli è bastato per capire che nessuno gira come Matteo e intende il cinema come Matteo.

Q come Quadri

Avendo cominciato come pittore e non come regista, Matteo Garrone è un gran conoscitore d'arte, e i riferimenti pittorici sono spesso presenti nei suoi film. A influenzare Pinocchio e sono stati innanzitutto i quadri dei Macchiaioli, in particolare "L'addio del volontario" di Vincenzo Cabianca, che mostra il momento in cui un giovane soldato in divisa saluta la giovane moglie e l'anziano padre prima di partire per la guerra. Il regista ha tenuto conto anche della lezione di Giovanni Fattori, nelle cui opere i colori e la luce sapevano raccontare l'anima dei personaggi.

R come Roberto Benigni

Che Matteo Garrone avrebbe chiamato Roberto Benigni era quasi scontato. Siccome tanto per il regista quanto per il toscanaccio de Il pap'occhio nella vita siamo tutti prima Pinocchio e poi Geppetto, era arrivato per il burattino dal costume a pois del film del 2002 il momento di diventare il suo babbo, un babbo amorevole che l'attore interpreta con maestria e con tanto cuore, dimostrando la sua padronanza dei ruoli drammatici. Il Geppetto di Roberto è povero e malconcio, ma di grande levatura morale. L'attore ha accettato immediatamente la parte, "Avrei fatto perfino la Balena" - ha dichiarato, come ci racconta l'articolo di Federico Gironi Roberto Benigni è Geppetto nel Pinocchio di Garrone.

S come Spizzichiamo

"Spizzichiamo" sarà sicuramente una delle parole "tormentone" del film. La pronunciano in continuazione il Gatto e la Volpe, a sottolineare la loro intenzione di mangiucchiare qualcosa a spese di altri. In realtà hanno entrambi una fame atavica, tanto che accettano con gratitudine gli avanzi dell’osteria.

T come Tonno

Se la Lumaca è il personaggio che abbiamo amato di più nel Pinocchio di Matteo Garrone, anche il Tonno ci ha rubato il cuore. Appare nell'ultima parte del film, precisamente nella pancia del pescecane, e ha l'aria malinconica e rassegnata, ma non perde il senso dell’umorismo. Sua è una delle "freddure" più spassose di Pinocchio. A impersonare questo pesce dalla carne tenera e rosa è Maurizio Lombardi.

U come Uscio

Uscio è il termine con cui nella Toscana di una volta, ma anche in quella di oggi, si indicava una porta, solitamente di modesta apparenza e modeste dimensioni. Anche la porta d'ingresso della casa della Fata Turchina nel romanzo di Collodi viene chiamata "uscio", ma nella spassosa sequenza d'apertura di Pinocchio Benigni dice semplicemente "porta".

V come Volpe

Anche la Volpe gode del nostro indiscusso favore, nonostante le sue pessime maniera a tavola ci abbiano fatto alzare un po’ il sopracciglio, ma, del resto, mica si può pretendere che un animale mangi come un lord inglese… Il Gatto lascia che sia la Volpe a fare il lavoro sporco, e la Volpe ci prende gusto, e anche Massimo Ceccherini ci prende gusto, ed è non bravo ma bravissimo! Prima di noi se n'è accorto Garrone, che ha chiesto all'attore di collaborare alla sceneggiatura.

Z come Zecchini

Quando lascia andare Pinocchio, Mangiafuoco gli regala cinque zecchini d'oro, monete veneziane con lo stesso peso e titolo del fiorino fiorentino. Pinocchio fa salti di gioia, fin quando non incontra e viene imbrogliato dal Gatto e la Volpe, che gli dicono che i soldini sonanti si moltiplicheranno se verranno piantati nel Campo Dei Miracoli. Questa parte del libro è fra le più nere e drammatiche, perché sottolinea l’ingenuità del burattino, impreparato alla crudeltà del mondo e non ancora pronto a emanciparsi dal genitore.



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