Tutti noi abbiamo approfondito Tenet su vari fronti, scientifico, filosofico e narrativo, nel tentativo di dare una o più risposte alle tante domande che solleva la visione dell'opera di Christopher Nolan. Avendo visto il film una quarta volta, si è manifestato un pensiero che in questo caso prende in esame qualcosa al di fuori dei 150 minuti della storia.
Andiamo dunque a dissezionare l'ultimo dialogo tra i personaggi di John David Washington e Robert Pattinson, immaginando come potrebbe continuare il film dopo i titoli di coda se seguisse coerentemente le sue stesse regole.
Ovviamente Tenet lo avete visto, giusto? Altrimenti, per il vostro bene, non proseguite la lettura.
Tenet: cosa significa il dialogo finale tra Neil e il Protagonista
Kat uccide Sator sul suo yacht al largo delle coste del Vietnam. Contemporaneamente a Stalsk-12, il Protagonista e Ives recuperano l'algoritmo e vengono tirati fuori da Neil prima che la cava imploda. È finita, la missione è compiuta, il mondo è salvo. Tutto sembra già accaduto, ma non per Neil. Il personaggio di Robert Pattinson deve di nuovo invertirsi e tornare a ritroso dentro la cava, perché è lui ad aprire il cancello e a sacrificarsi prendendo una pallottola in testa al posto del Protagonista John David Washington. Questo dettaglio Nolan ce lo fa capire quando mostra il laccetto rosso sul suo zaino. Leggiamo lo scambio di battute fuori dalla cava dopo l'esplosione in cui è presente anche Ives, interpretato da Aaron Taylor-Johnson.
Protagonista [a Neil]: Non eri in inversione?
Neil: Un cambio marcia a metà strada. Pensavo servisse aiuto qui.
Ives: Neil, serviva aiuto laggiù. [al Protagonista] Come hai forzato la chiusura?
Protagonista: Non sono stato io. [a Neil] Non aiuti la tua squadra?
Neil: Lo faccio al prossimo giro.
Neil è già al corrente del fatto che morirà, perché allo scadere del countdown lui non è rientrato sul container agganciato all'elicottero che avrebbe riportato la squadra blu ai tornelli per il ritorno al flusso del tempo in avanti. La battuta di Ives "Neil, serviva aiuto laggiù" gli fa capire che deve invertirsi nuovamente per tornare a ritroso nel tempo, scendere nella cava e permettere ai suoi colleghi di recuperare l'agolritmo. Segue un altro scambio con la divisione in tre pezzi dell'algoritmo, ma Neil consegna il suo al Protagonista che è ancora confuso.
Protagonista: Davvero vuoi tornare dentro?
Neil [a Ives]: Sono l'unico che poteva aprire in tempo quel cancello, giusto?
Ives: Non conosco un altro fabbro come te.
Neil [al Protagonista]: Vedi? Sono ancora io lì dentro che intreccio un'altro passato nella trama della missione.
Protagonista: Neil, aspetta...
Neil: Hai salvato il mondo, non si può lasciare niente al caso.
Protagonista: Ma cambia se ci comportiamo diversamente?
Neil: È andata come è andata. È un'espressione di fiducia nella meccanica del mondo, non una scusa per non far niente.
Protagonista: Destino?
Neil: Chiamalo come vuoi.
Protagonista: Tu come lo chiami?
Neil: Realtà. Lasciami andare.
"Cambia se ci comportiamo diversamente?" chiede il Protagonista. Ogni battuta scritta da Christopher Nolan contiene una risposta alle domande che lui stesso si è posto scrivendo Tenet. Il Protagonista ha capito che Neil sta andando a morire e si chiede cosa potrebbe succedessere se non andasse, se non tornasse nella cava per sacrificarsi.
Si riaffaccia qui il concetto di libero arbitrio. Neil può scegliere o è già tutto deciso? Nolan fa dare da Neil la risposta più filosoficamente scientifica possibile: "È andata come è andata".
Costruendo la sua opera di fantasia, il regista rimane ancorato alla realtà che conosciamo e ribadisce tra le righe quanto sia determinante la prospettiva personale per interpretare la vita intorno a noi. "È un'espressione di fiducia nella meccanica del mondo", nonostante sembri una supercazzola, è una bellissima sintesi di come vedere le cose. Il mondo c'è, ha un suo equilibrio che non possiamo comprendere appieno e noi umani siamo solo di passaggio. Abbiamo un margine di scelta e di azione, ma facciamo parte di qualcosa di estremamente grande e complesso che procede a prescindere da noi, comunque lo si voglia chiamare, "destino" o "realtà". E il fatto di non poter dare un senso a tutto, non può essere "una scusa per non far niente".
Tenet: il presente, e dunque il futuro, è sovrascrivibile?
Non c'è storia sui viaggi nel tempo che non sia priva di un paradosso irrisolvibile. Il film che meglio illustra la correlazione tra causa e effetto e l'impossibilità di scinderla è L'esercito delle 12 scimmie. Bisogna però riconoscere quanto Tenet arrivi vicino all'essere impeccabile nella gestione dei paradossi. Intanto Christopher Nolan schiva il concetto classico di viaggio nel tempo, inventando l'inversione temporale. La linea del tempo è una. Non ci sono futuri alternativi, né universi paralleli.
Ragioniamo sull'ultima scena. Il Protagonista salva Kat e uccide Priya. Ciò accade perché è lei ad avvisarlo di un'auto sospetta, ma lo fa "in differita". Quello che non vediamo è l'assassinio di Kat che fa in tempo ad avvisare "la posterità" con il suo messaggio vocale. Il Protagonista va a ritroso e arriva al momento giusto per salvare la donna. È sufficiente questa scena per capire che il presente viene riscritto ogni volta che qualcuno cambia qualcosa nel passato. E in generale, è l'intera trama del film che lo suggerisce. Tanto i buoni quanto i cattivi vanno si invertono per fare gli aggiustamenti necessari nel passato tentando di modificare il presente/futuro.
La domanda cruciale è: ora che Sator è morto, il Protagonista ha una reale necessità di fondare Tenet e reclutare Neil? La risposta è sì, perché tutto quello che vediamo nel film, è l'ultimo mese di operazioni che hanno portato alla sconfitta di Sator. L'ultimo mese di un lavoro durato anni. Cinque o forse dieci i quali, alla fine del film, devono ancora avvenire.
Facciamo un esempio in un contesto più semplice e ristretto. Voi uscite di casa e dopo circa tre ore vi ricordate di non aver chiuso la porta. Alcuni curiosi sono entrati in casa e vi hanno rubato il computer. Cosa fate? Entrate in un tornello di inversione e viaggate a ritroso per tre ore. Vedete voi stessi uscire di casa e lasciare la porta aperta. La chiudete e andate al tornello per tornare alla normalità. Per un tempo di poco meno di tre ore ci sono due voi, fino a quando l'altro voi si ricorderà di non aver chiuso la porta ed entrerà nel tornello.
Rappresentando graficamente la storyline del film, dobbiamo immaginare una serpentina, ovvero una linea retta che curva a 180° e torna indietro per poi curvare nuovamente a 180° e riprendere la direzione corretta.
In Tenet succede la stessa cosa in un arco di tempo molto più ampio. Sator è morto sullo yacht, ma la vecchia versione di Sator esiste ed esisterà ancora per qualche anno ed è per questo motivo che il Protagonista deve fondare Tenet, organizzare la grande operazione a tenaglia contemporaneamente a quanto farà Sator, per poi reclutare il Neil sapendo esattamente quando morirà. Capiamo così che le parole che Neil dice al Protagonista, "nessuno dovrebbe sapere troppo", le ha apprese dal Protagonista del futuro.
La risposta dunque è sì, il presente è riscrivibile all'interno del periodo di tempo in cui le direzioni opposte si sono accavallate e per tutto ciò che è accaduto in quella sovrapposizione, "è andata come è andata". Tutto questo ragionamento ci porta a un'altra conclusione. In un eventuale sequel, se fosse ambientato nei primi anni della fondazione di Tenet, il personaggio di Robert Pattinson sarebbe vivo e vegeto. Anzi, sarebbe interessante se in questo caso il punto di vista della storia fosse il suo.
Protagonista: Ehi, non mi hai mai detto chi è stato a reclutarti.
Neil: Non l'hai ancora indovinato? Tu l'hai fatto, ma non quando credi. Hai un futuro nel passato. Anni fa per me, tra qualche anno per te.
Protagonista: Mi conosci da anni?
Neil: Per me, credo sia la fine di una bella amicizia.
Protagonista: Ma per me è solo l'inizio.
Neil: Ne combiniamo di casini. Ti piacerà, vedrai. Questa operazione è una tenaglia temporale.
Protagonista: Di chi?
Neil: Tua! Sei solo a metà strada, ci vediamo all'inizio amico mio.
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