Il cinema per ragazzi, che nel resto d’Europa e del mondo non ha solo pari dignità rispetto a quello adulto, ma è anche altrettanto e spesso perfino più remunerativo, è qualcosa che in Italia fa fatica ad attecchire.
Ci sono comunque stati tentativi più o meno recenti (come Amori elementari, o la serie Disney+ I cavalieri di Castelcorvo), e ora c’è Glassboy, nuovo film del regista e sceneggiatore toscano Samuele Rossi, che l’ha scritto e diretto ispirandosi liberamente un romanzo di Fabrizio Silei intitolato “Il bambino di vetro”, vincitore del Premio Andersen, che è il più prestigioso riconoscimento italiano attribuito ai libri per ragazzi, ai loro autori, illustratori ed editori.
Nelle mani di Rossi, la storia del libro - che il regista ha detto di aver letto per la prima volta “il 26 dicembre del 2014”, e che da quel momento ha lavorato con passione e determinazione al suo adattamento - è stata trasportata in questo young movie dall'Ottocento ai giorni nostri, e adattata alla realtà contemporanea dei ragazzi e degli adulti (ad esempio anche trasformando alcuni personaggi, che nel libro erano maschili, in figure femminili), anche se il cuore di quel che racconta è rimasto lo stesso.
Al centro di Glassboy, infatti, ci sono le vicende di un 11enne di nome Pino, un bambino che vive la sua vita dentro casa, iperprotetto dalla sua famiglia ed educato da un precettore. A Pino il mondo esterno è proibito, perché Pino soffre di una forma grave di emofilia, e i suoi genitori (e, soprattutto, la sua dittatoriale nonna) temono possa farsi del male e morire, così come accadde a suo nonno. Il mondo esterno, Pino, lo guarda dalle finestre di casa, la più grande e la più bella del suo paese, che affacciano sulla piazza dove tutti gli altri bambini giocano, invidiati da Pino. Ma a un certo punto sarà proprio mondo esterno, e quei bambini osservati e ammirati da Pino, a entrare in casa sua e nella sua vita, spingendolo a trovare il coraggio per rivendicare il suo diritto a un’esistenza come quella di tutti gli altri, e a fare il primo passo verso una serie di avventure che, ovviamente, finiranno col complicarsi e farsi davvero pericolose.
“Volevo dedicare un film all’infanzia,” ha spiegato Samuele Rossi, che ha citato come riferimenti per Glassboy film leggendari come Stand by me, E.T. e I Goonies, assieme a altre opere europee che sono più attente alle tematiche sociali, e che ha rivendicato l’importanza e la necessità del cinema per ragazzi. “È un genere che in Italia si fa poco. Sembra quasi che un cinema alla Spielberg, alla Zemeckis o alla Disney in Italia non possa esistere,” ha detto il regista; “ma io in quell’immaginario vedo risorse, opportunità, grandezza; vedo la possibilità di dare voce ai bambini e far tornare i bambini gli adulti.”
Per questo Rossi ha parlato di Glassboy come di un film che in qualche modo è in lotta per la dignità del genere cui appartiene, e che spera “venga apprezzato per la sua magia.”
Non è stato il solo Rossi a porre l’accento sul fatto che Glassboy è, con giusto orgoglio, un film dichiaratamente per ragazzi.
Lo ha fatto anche il produttore Emanuele Nespeca, uno che in carriera ha prodotto cinema d’autore come Banat di di Adriano Valerio, Arrivederci Saigon di Wilma Labate, Dopo la guerra di Annarita Zambrano o Il banchiere anarchico di Giulio Base: “Sognavo di produrre un film per ragazzi da quando ho cominciato, nel 2005 a fare il produttore,” ha detto.
Lo ha fatto Giorgio Colangeli, che è uno degli interpreti, e per il quale “è stato importante ringrescare l’esperienza del teatro per ragazzi col il quale ho cominciato a fare l’attore con un film così, capace di ricchezza e fantasia, una favola nel quale il pensiero magico dei bambini viene trattato col giusto rispetto.”
E lo ha fatto anche un'icona della nostra cultura pop come Loretta Goggi, che nel film appare nel ruolo della severissima e dispotica nonna di Pino. “Mi piaceva l'idea di tornare a far quello che facevo da ragazzina: ovvero la tv dei ragazzi,” ha dichiarato Goggi, riferendosi a leggendarie produzioni Rai come Le avventure della squadra di stoppa, Scaramouche e La freccia nera. “Quegli sceneggiati erano molto importanti, aiutando i ragazzi a crescere in maniera sana, tenendo per mano la loro età, facendoli diventare spettatori e lettori più pronti. Oggi,” ha detto anche Loretta Goggi, “corriamo a vedere i film della Disney, ma Samuele Rossi è riuscito a fare un film che sembra americano, tanto sono alti i valori produttivi. Un film potrebbe aiutarci a riconquistare visibilità nel mondo.”
Il grande equivoco di cui il cinema per ragazzi è protagonista, è infatti quello per cui la sua scrittura, i suoi temi e la sua messa in scena siano di un livello inferiore a quello del cinema adulto. Ma Samuele Rossi e il suo Glassboy sono determinati a dimostrare che le cose non stanno affatto così.
Questo è un film che parla di “diversità e unicità, che sono due facce della stessa medaglia, perché anche i nostri difetti e limiti ci definiscono,” ha sostenuto Rossi, che ha parlato di quella di Glassboy come di una storia “pensata per il pubblico senza rinunciare alle possibilità e le capacità di un cinema importante.”
Ma oltre ai suoi temi espliciti, Glassboy, è involontariamente anche un film che parla al presente e all’attualità, in qualche modo profetico, arrivando nelle case grazie allo streaming in un periodo in cui tanti bambini in tutta Italia e in tutto il mondo sono chiusi in casa per via di una malattia: “una condizione che pesa a noi adulti, figuriamoci a chi ancora il mondo non l'ha esplorato,” come ha giustamente sottolineato Rossi.
Glassboy sarà disponibile dal 1°febbraio sulle principali piattaforme on demand (Sky Primafila, Google Play, Infinity, Apple tv, Chili, Rakuten Tv, The Film Club e Io resto in Sala).
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