sabato 24 ottobre 2020

Lasciami andare

Dopo il thriller intitolato Il testimone invisibile risalente a due anni fa e dopo il leggerino film a episodi Gli infedeli uscito su Netflix a luglio, Stefano Mordini (1968) presenta un altro thriller, Lasciami andare , adattamento del romanzo d'esordio Sei tornato, scritto da Christopher Coake e pubblicato da Guanda nel 2013. Ambientato nella Venezia contemporanea, ha chiuso la scorsa Biennale cinema ed ora passa anche nelle sale italiane. Lo potremmo definire Lasciami andare piuttosto una pellicola del “fantastico” proprio perché di questo genere, anzi come direbbe Todorov di questa modalità, il film presenta proprio la caratteristica tipologica principale ovvero l'esitazione, l'oscillazione fra credulità e incredulità.

Siamo a Venezia, città magica per eccellenza che di per sé già si presta con la sua struttura labirintica (e qui: tanto di acqua alta) a una continua sospensione e facciamo in pochissimi minuti la conoscenza dei quattro, anzi cinque, anzi sei personaggi principali: Marco (Stefano Accorsi, come minutaggio il più presente di tutti) che di mestiere fa l'ingegnere è stato sposato a Clara (Maya Sansa) che fa, invece, l'antiquaria (mestiere tipico di un'altissima percentuale di film veneziani). Dopo la morte per incidente casalingo del figlioletto Leo si sono separati. Clara adesso è sola, Marco si è riaccompagnato ad Anita (Serena Rossi) che canta nei locali ad uso di turisti e autoctoni. I due, adesso, aspettano un bambino. Questa già assai precaria “armonia” (lui si sente colpevole della morte del figlio ed è in autoterapia presso l'Anonima Alcolisti, lei ha appena lasciato il suo nuovo compagno e non sembra proprio essersi ripresa dalla morte del figlio), viene ad essere ben presto ulteriormente messa a repentaglio da Perla Gallo (Valeria Golino), una fascinosa e apparentemente facoltosissima imprenditrice che, reduce dagli USA, è andata con il figlioletto Giacomo ad abitare proprio la casa dell'incidente e – fra mille riserve e rifiuti degli ex coniugi -rivela che quella casa è haunted, è abitata dalla presenza di Leo, soprattutto Giacomo ne avverte di continuo l'ostile vicinanza.

Intorno a questa situazione, chiara a occhio e croce già dopo una quindicina di minuti, forse anche meno, ruota l'intero film che ben presto si incista in modo tutto sommato assai prevedibile: la ex moglie, la madre che “vuole” credere a quella presenza, l'ex marito, il padre che pur essendo probabilmente il più traumatizzato dei due non vuole credere al ritorno dello spirito diciamo così non riconciliato del figlio morto, quando poi ci prova a farlo, resta vittima di autentici attacchi di panico. E – come prevedibile - Anita, a poco a poco, si stufa perché Marco sembra molto più coinvolto dal figlio morto che dal nascituro, dalla ex moglie che dalla sua nuova compagna. Nel frattempo Perla, apparentemente così empatica e solidale, si rivela assai diversa da quel che sembrava, aprendo tutta un'altra chiave di lettura che non riveliamo.

Né riveliamo come la vicenda si conclude, anche se in fondo in fondo, come ogni testo fantastico che si rispetti, non si conclude affatto, non fornendo agli spettatori un'interpretazione univoca. Un'ambiguità che si specchia anche nelle due lezioncine, didascaliche assai, a cui ci è dato assistere: una ad opera del padre di Marco, storico delle religioni, e una da parte di un suo collega fisico, convocati entrambi al fine di capire che cosa stia succedendo. Allo spettatore la scelta se farsi convincere più dall'una spiegazione che dall'altra, da entrambe o da nessuna. Quanto al titolo – escludendo che si riferisca allo spettatore che implora il regista – non si capisce a cosa alluda.

(Lasciami andare); Regia: Stefano Mordini sceneggiatura: Stefano Mordini, Francesca Marciano, Luca Infascelli; fotografia: Luigi Martinucci; montaggio:Massimo Fiocchi; interpreti: Stefano Accorsi (Marco), Maya Sansa (Clara), Serena Rossi (Anita), Valeria Golino (Perla Gallo); produzione: Picomedia; distribuzione: Warner Bros Italia origine: Italia 2020; durata: 98'.



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