Venticinque anni fa veniva presentato al Sundance Film Festival di Robert Redford Sydney (in originale, Hard Eight), folgorante esordio di quello che sarebbe diventato uno dei più importanti registi dei nostri giorni, Paul Thomas Anderson. Un film che potete vedere o rivedere in streaming sulla piattaforma di Prime Video.
Da Cigarettes & Coffee a Sydney
Sydney nasce da un corto intitolato Cigarettes & Coffee, realizzato da Anderson nel 1993 e presentato proprio al Sundance. Il grande successo e la qualità di quel cortometraggio, realizzato da un Anderson poso più che ventenne, gli aveva aperto le porte del workshop per giovani registi del Sundance Institute, all'interno del quale realizzò il copione di questo suo lungometraggio d'esordio.
La trama di Sydney
Sydney racconta di un omonimo protagonista (Philip Baker Hall), un enigmatico, elegante e anziano giocatore d'azzardo che toglie letteralmente dalla strada un ragazzo indebitato fino al collo, John (John C. Reilly) offrendosi di aiutarlo, di insegnargli i trucchi del mestiere e facendolo diventare il suo protégé. Col tempo i due diventano una coppia inseparabile, e Sydney riesce perfino, coi suoi metodi precisi e silenziosi, a far scoccare la scintilla dell'amore tra John e Clementine (Gwyneth Paltrow), una cameriera di un casinò col brutto vizio di prostituirsi: ma proprio quando i due riescono a stare insieme, si ficcano in un brutto guaio. Sydney, come sempre, riesce a tirarli fuori da quella situazione, ma finirà ricattato da un amico di John (Samuel L. Jackson) per via di una storia avvenuta molto tempo prima.
Sydney tra passato e futuro
Neo-noir e, insieme, dramma psicologico, Sydney contiene già molti dei temi tipici del cinema di Paul Thomas Anderson: tra i quali ovviamente il rapporto di un protagonista con una figura paterna, e il passato che riemerge a turbare gli equilibri del presente. Ed è un film dove Anderson dimostra già tutto il suo talento tecnico, con una regia nitida e pulita che alterna piani fissi di grande effetto con i movimenti che saranno considerati i suoi marchi di fabbrica: dal piano sequenza (qui c'è n'è uno memorabile all'interno di un casinò) fino al cosiddetto whip pan, ovvero quello "schiaffo" della macchina da presa che si sposta da un punto all'altro della scena ruotando velocemente sul suo asse longitudinale, e che sostituisce un taglio di montaggio per spostare l'obiettivo da un personaggio (o un oggetto della scena) a un altro.
Sydney, che in Italia uscì fugacemente in sala nel giugno del 1997, è anche il film nel quale emergono da subito molti dei riferimenti cinematografici di Anderson, che non sono solo l'amato Robert Altman del quale la critica, soprattutto dopo Boogie Nights e Magnolia, lo dichiarò erede, ma anche tutto il cinema della New Hollywood. Come scrive Roberto Manassero in un bel libro dedicato al regista ("Paul Thomas Anderson - Frammenti di un discorso americano", edito da Bietti Heterotopia), Anderson «insegue lo stesso spirito umanista, tragico e moderno della New Hollywood». E, tra i riferimenti per questo film citati dallo stesso regista, c'è anche Bob il giocatore di Jean-Pierre Melville.
Da Philip Baker Hall a Philip Seymour Hoffman: il cast
Philip Baker Hall - che, come John C. Reilly, lavorerà ancora con Anderson nei suoi due film successivi, Boogie Nights e Magnolia - è un grande caratterista e attore teatrale americano, noto soprattutto per essere stato il Presidente Nixon nel Secret Honor di Robert Altman. Anderson lo aveva voluto già nello stesso ruolo in Cigarettes & Coffee, e il nome Sydney è lo stesso del personaggio interpretato da Baker Hall in Prima di mezzanotte: che, non casualmente, era quello un silenzioso giocatore d'azzardo di Las Vegas con una passione per gli abiti eleganti, proprio come in questo caso.
Nel cast del film, oltre a Paltrow e Jackson, compaiono anche in due piccoli ruoli altri due attori destinati a lavorare spesso con il regista: Melora Walters, che tornerà anche lei in Boogie Nights e Magnolia, e che presterà la voce anche in The Master, e soprattutto il compianto Philip Seymour Hoffman.
In Sydney, Hoffman appare nei panni di un giovane, arrogante e sovraeccitato giocatore di dadi che si diverte a provocare verbalmente il silenziosissimo personaggio di Baker Hall, cianciando a tutto spiano. Una scena che Hoffman - voluto fortissimamente nel cast da Anderson dopo averlo visto recitare nel 1992 in Scent of a Woman - ha praticamente improvvisato per intero, come testimoniato da Baker Hall.
I problemi con la produzione e il Festival di Cannes
A dispetto degli ottimi risultati ottenuti, Paul Thomas Anderson ha avuto grandi problemi con i produttori di Sydney. Tanto per cominciare, il titolo originale del film, Hard Eight, gli venne imposto: Anderson avrebbe voluto si chiamasse, appunto, Sydney, e per ironia della sorte, considerato che di lì a poco avrebbe realizzato Boogie Night, pensava che Hard Eight fosse un titolo adatto a un porno, e non al suo film.
Anderson girò il film in 23 giorni e ne montò una prima versione in 3 settimane. Ma la produzione non era soddisfatta del suo cut, e rimontò il film secondo il suo gusto. Iniziò così un braccio di ferro tra regista e produttori durato quasi un anno, e solo la determinazione di Anderson - e il supporto dei suoi attori, che lo aiutarono a trovate i soldi necessari per la fine della post-produzione - gli permise di averla vinta e di poter tornare in possesso del suo cut originale, che il regista inviò al Festival di Cannes, dove venne invitato nella sezione Un Certain Regard.
Ed è stato così che è decollata la carriera di uno dei più grandi registi dei nostri tempi.
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