Il 14 febbraio 1991 usciva nei cinema americani Il Silenzio degli innocenti, tratto dal romanzo di Thomas Harris e diretto da Jonathan Demme. Da noi sarebbe arrivato un po' più tardi, ad aprile, dopo l'anteprima europea al festival di Berlino. L'anno successivo avrebbe vinto i cinque maggiori Oscar (film, sceneggiatura, regia, attore e attrice protagonista) stabilendo un primato per il genere horror. Nell'imminenza dell'anniversario, Variety ha organizzato un incontro video tra i protagonisti, Sir Anthony Hopkins e Jodie Foster, dedicato per metà a questo mitico film e i cui punti principali vi riassumiamo in questo articolo.
Il personaggio di Hannibal Lecter, come sappiamo, era già apparso sullo schermo in Manhunter di Michael Mann, tratto da "Il delitto della terza luna" e interpretato dal pur bravo attore scozzese Brian Cox, ma fu Hopkins a farne il fulcro, impressionante e realistico, del film di Demme, con un'interpretazione eccezionale (in seguito diluita negli inferiori sequel, ma mai dimenticata), entrata nell'immaginario collettivo. I due attori in realtà non divisero molte scene, ma tutti ricordano la straordinaria intensità dei loro dialoghi e dei loro primissimi piani.
La prima impressione
Hopkins racconta che quando gli venne proposto il film, che in inglese come il romanzo si intitola "Il silenzio degli agnelli", pensò dapprima che si trattasse di una storia per bambini. Dopo aver letto le prime 10 pagine della sceneggiatura, chiamò il suo agente per dirgli che era la cosa migliore che avesse mai letto e chiese conferma a Jonathan Demme del fatto che il film si sarebbe fatto davvero, quando lo incontrò per cena, come se non credesse alla sua fortuna. A sorpresa, nonostante la sua carriera trentennale (ma fu proprio Il silenzio degli innocenti a farne una star), dice anche di aver avuto timore di lavorare con Jodie Foster, che aveva già vinto nel 1989 il suo primo Oscar per The Accused.
La voce del Male
Molte le curiosità rivelate da Hopkins in questo incontro, di cui soprattutto una colpisce: la creazione della voce di Hannibal Lecter. In Italia, ovviamente, il film fu distribuito doppiato (Dario Penne e Laura Boccanera fecero un lavoro da applauso), ma se nel corso degli anni lo avete visto in originale, avrete notato il timbro freddo e metallico di Anthony Hopkins. L'attore ha detto in merito che "la voce è venuta fin dalla prima lettura, non so come. Jonathan mi aveva chiesto cosa pensassi di lui e io avevo risposto che per me era come una macchina, come Hal, il computer di 2001 Odissea nello spazio, "Buonasera Dave, come stai?". Lo vedevo anche come una creatura sottomarina e dissi "arriva all'improvviso, come uno squalo silenzioso". Riguardo alla voce di Lecter, Jodie Foster più avanti dichiara: "Ricordo in modo particolare la tua voce, che aveva una sfumatura metallica, accentuata leggermente dal tecnico del missaggio Chris Newman".
Il primo incontro tra Hannibal e Clarice
Una delle cose note de Il silenzio degli innocenti è che Hopkins restò nel personaggio per quasi tutto il tempo delle riprese e contribuì in maniera determinante a creare il suo aspetto ("chiesi una divisa fatta su misura da un sarto, non quella informe del carcere, perché sapevo esattamente com'ero") e le sue caratteristiche, destando sia ammirazione che una sensazione di paura nei colleghi e nella troupe. Hopkins racconta rivolto a Foster la prima scena in cui lo vediamo nel film: "Il giorno in cui tu arrivi e cammini nel corridoio verso la mia cella. Jonathan mi chiese come volevo che mi si vedesse, se mentre leggevo un libro, o disteso sul letto e io risposi che avrei voluto stare in piedi. E lui "in piedi, perché?". "Perché posso sentire il suo odore mentre arriva". E la sua reazione fu: fa una faccia tra il terrorizzato e lo stupito. Dopo uno scambio di battute in cui Foster ricorda l'inquietante set della scena, con le celle avvolte nel buio e la particolare illuminazione nella cella di Lecter, Hopkins - che confessa un certo timore iniziale nell'interpretare, da gallese, un serial killer americano - racconta la reazione di Demme alla scena: "Oh mio Dio, sei così strano!" e la sua risposta "grazie!". E continua: "Quando fecero entrare il direttore della fotografia nella cella mi rivolsi a lui dicendo "cosa ci fai nella mia cella?" e lui si spaventò, così seppi di aver fatto la scelta giusta e da lì in poi tutto il resto venne naturalmente. Per il personaggio di Lecter e il suo modo di giudicare Clarice, chiederle le cose e analizzarla, Hopkins racconta anche di essersi ispirato a un "tagliente" insegnante di recitazione che ha avuto, di nome Christopher Fettes.
Se comprendete l'inglese (potete aiutarvi coi sottotitoli autogenerati), potete ascoltare qua sotto la conversazione, che inizia a circa metà del video. Colpisce molto vedere l'entusiasmo con cui i due attori parlano di un film di cui sono stati splendidi protagonisti e che non solo è rimasto impresso nella memoria degli spettatori, ma anche della loro, come quando Anthony Hopkins commenta la scena geniale e altamente simbolica di Clarice che entra nell'ascensore, piccola piccola, in mezzo a un gruppo di giganteschi uomini dell'FBI, rivelando la vera statura dell'eroe. O quando Foster racconta della sua scelta del modo di parlare come Clarice, estremamente ricercato e preciso, per non svelare le sue umili origini. Il loro incontro virtuale è un vero regalo per chi ha amato il loro lavoro e soprattutto quello del compianto Jonathan Demme, intelligente e sensibile regista che ci ha lasciato troppo presto.
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