Siamo reduci dalla proiezione stampa del Tenet di Christopher Nolan, in uscita al cinema domani 26 agosto in Italia: in attesa della nostra recensione completa del film , vi forniamo un doppio parere a caldo di due nostri redattori su questa storia in cui John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki e un minacciosissimo Kenneth Branagh si piegano nel tempo guidati dalla fantasia e dal gusto per la sfida del regista di Inception e Interstellar.
Il commento su Tenet da parte di Domenico Misciagna
Tenet rientra perfettamente nel percorso artistico di Christopher Nolan, però non mi ha convinto, per due principali ragioni: ero pronto ad affrontare una narrazione complessa, ma mi aspettavo che sarebbe stato l'elemento temporale quello più stimolante da interpretare. Sono invece rimasto perplesso dalla per me superflua complessità dell'aspetto spionistico dell'intreccio: mi è sembrato un sovrappiù di contorsione e nebbia che leva fiato alle potenzialità poetiche dell'idea. Ma se a una seconda visione i dubbi sul plot potrebbero essere fugati, il secondo problema putroppo continuerà a pesarmi: non sono riuscito a immedesimarmi nei personaggi, in primis nel protagonista, poco a fuoco tra ingenuità e durezza navigata. Lo spazio dedicato all'emotività mi è apparso trascurabile, con il solo personaggio di Elizabeth Debicki a stimolare un minimo di empatìa per quello che accade. Interstellar e Inception bilanciavano meglio sfida cerebrale ed emozione.
Cosa ne pensa di Tenet Antonio Bracco?
La domanda è semplice: com'è Tenet? La risposta è scontata: complicato. Più dei precenti film di Nolan? No. Ciò che cambia stavolta è il percorso. Nelle sue storie Nolan ha sempre portato avanti una trama costruita intorno a un concept creativo, volto a rimodellare la narrazione secondo linee temporali diverse. Alternate, accavallate o a ritroso. In Tenet, trama e concept vanno avanti di pari passo con ritmo sostenuto e seguirle, volendo ammirare anche la spettacolarità delle immagini, non è una passeggiata. Il film è una tenaglia che intrappola gli spettatori, ma chi riesce ad arrivare fino in fondo trovando l'allineamento con l'ambiziosa struttura del film, è premiato da un senso di appagamento e libertà per aver assistito a un'opera unica.
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